24/08/15

Il vino viene dallo spazio? *

Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "Figli delle stelle (e degli asteroidi, e delle comete...)"

 

Beh… cari ragazzi, sapete benissimo quanto io ami il grande vino e come lo giudichi una delle meraviglie della Natura. La fermentazione alcolica è stato il processo fondamentale per la produzione di energia nelle cellule più antiche, quando l’ossigeno era merce molto rara. E, ancora oggi, permette di creare una bevanda senza pari. Non per niente Feynman le ha dedicato una bellissima riflessione. Permettetemi, allora, di raccontarvi una storia fantastica che ha, però, una conclusione estremamente REALE, confermata da recenti esperimenti.

Intorno a stelle lontanissime, durante le violentissime e complesse fasi evolutive, sono nate molecole estremamente elaborate. Alcune le abbiamo osservate e tra loro il metilene e probabilmente, tra non molto, scopriremo anche l’alcol etilico. Non ci stupiremo più di tanto, dato che le fabbriche stellari sanno fare di tutto e di più.

Sono loro le nostre vere “mamme”, che hanno formato tutti gli elementi che compongono questa strana creatura che vive sicuramente sulla Terra e forse in chissà quanti altri pianeti del Cosmo. Il Sole ci ha solo allevato e messo assieme, utilizzando la materia prima regalatagli dalle nostre genitrici. Le “mamme” avevano già pensato a tutto per i loro figlioli: non solo carbonio, ossigeno, ferro, oro, potassio, sodio, ecc., ecc., ma anche tutti quei composti organici che sono poi diventate cellule vive.

Ma sono diventate cellule vive sulla Terra o erano già state preparate da quegli altruistici e infaticabili astri? Mi sorge un dubbio profondo… Forse la Terra primordiale le ha solo accolte, allevate e accudite con l’aiuto del tepore del Sole. Le ha fatte sviluppare, crescere, moltiplicare; le ha fatte procreare e diventare sempre più complesse, rischiando il dramma quando ha voluto inserire troppo cervello nelle teste umane. Cervello potenzialmente magnifico, ma che troppo spesso non è mai stato utilizzato o -alternativamente-  lo è stato nel modo peggiore possibile. Ma, oggi, non mi interessa parlare di cervello se non per le sensazioni più vivaci, spontanee e libere che può donarci. Tra queste il piacere del vino: “l’Universo in un bicchiere di vino”, diceva il grande Richard, che forse aveva già capito tutto…

Uno dei microorganismi più semplici e primordiali, che esisteva sulla Terra primigenia e che riusciva a non soccombere in quell’ambiente estremamente ostile, era senza dubbio il saccharomyces cerevisiae, il lievito più comune che permette di produrre il vino, ma anche il pane: le basi della vita più semplice e antica. Esso è stato capace di fare a meno dell’ossigeno, di trasformare gli zuccheri e di ricavarne energia… poca, rozza, ma sufficiente per le sue future generazioni che sapranno poi utilizzare sempre meglio la luce del Sole e l’ossigeno che loro stessi formeranno. Lo scarto di questo processo così fondamentale per la VITA è proprio l’alcol etilico, la base del vino, di un piacere sottile e limpido come l’Universo stesso.

Lo zucchero proviene dalle stelle, l’alcol etilico probabilmente si troverà vicino alle stelle… Perché, allora non pensare che anche il nostro lievito sia una creatura stellare? Forse solo “potenzialmente” viva e in perenne attesa di trovare un pianeta dove dar luogo al suo meraviglioso processo.

Volete una prova? Beh… posso darvela! Che ne dite di mandare il nostro lievito al di fuori della Terra e fargli sentire di nuovo le temperature e le radiazioni in cui è nato miliardi di anni fa?  Pensate che abbia dimenticato la sua infanzia? No, sono sicuro di no. Saprà sicuramente sopravvivere e ricordare il suo passato.

Così è stato fatto da quei soliti ragazzi americani in gambissima che sfruttano palloni sonda per studiare come i microorganismi si comportino al di fuori della nostra atmosfera (ne abbiamo parlato un paio di volte). Lasciamo, quindi, una storia un po’ fantastica (almeno così diranno i benpensanti)  e descriviamo l’esperimento.

I nostri lieviti sono stati inviati nella stratosfera, a oltre 35 km, dove si sono congelati a temperature di -63° C e sono stati investiti da radiazioni ionizzanti  almeno 100 volte più potenti di quelle subite al livello del suolo. “Un massacro”, direte?  Nemmeno per sogno! Praticamente il 100% dei piccoli astronauti sono tornati a casa in perfetta forma.

C’è, però, molto di più da raccontare, anche se qui le cose si complicano un poco. I lieviti e gli uomini (sì, proprio noi) hanno molto in comune. Circa 1/3 del nostro DNA è lo stesso. In altre parole, il DNA dei lieviti è così simile che può vivere con i geni umani, “incollato” al loro codice genetico. Lo studio del comportamento dei lieviti in condizioni così critiche permette di studiare come reagirebbe l’uomo e i suoi componenti più reconditi. Nell’esperimento si sono viste alcune mutazioni molto nette, ma anche altre molto particolari che potrebbero insegnarci come riparare il DNA.

Per adesso, lasciatemi pensare a questi piccoli ed eroici lieviti che potrebbero aver viaggiato attraverso migliaia e migliaia di anni luce per regalarci non solo la vita, ma anche i suoi piaceri  più semplici e raffinati!

Caro Richard Feynman, avevi proprio ragione: l’Universo è davvero in un bicchiere di vino!

6 commenti

  1. Michael

    Sarà per questo che il vino ci piace così tanto? :mrgreen:

  2. Diego

    Enzo ma è super!!!
    Bello allegorico e coinvolgente il tuo articolo, e leggerlo è come bere un bel bicchiere di vino....
    Un Vincenzo da Nobel... :-D :wink:

  3. piano Diego... io mi limito a bere il vino o -se vuoi- l'alienvino! (non tanto però... per via dell'ulcera :( ).

  4. Diego

    Mannaggia all'ulcera!!! :lol: :)

  5. peppe

    l'estrema resistenza della vita a condizioni estreme la dice lunga su come essa potrebbe avere delle chance concrete in altri luoghi nel cosmo.

    personalmente non credo ad "individui" vivi che vaghino nel vuoto cosmico, bensì ai vari ingradienti della vita che poi un pianeta "tranquillo" come la Terra si impegna a far da forno per costruire la torta. se dovesse succedere però di trovare batteri belli e pronti nel cosmo che non hano a che fare con il sistema Terra mi convincerò.

    non credo che un organismo batterico possa resistere a lungo in condizioni molto estreme. penso che possa magari trasformarsi in spora per un certo periodo di tempo, ma se nel frattempo non trova condizioni ideali per sopravvivere dubito che ce la faccia nel vuoto cosmico per un tempo prolungato.

    detto questo, sorprendono ogni giorno questi minuscoli esseri in grado di resistere a condizioni estreme. questo mi fa convincere che alla fine gli organismi vincenti sulla terra siano i monocellulari come i batteri e non l'uomo. :mrgreen:

  6. grazie Peppe,
    ovviamente, la mia fantasia era solo provocatrice... ma chissà... :roll:

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