27/04/16

Anche Makemake ha un fratellino **

Il nome è simpatico e ricorda un alieno… cosa, in realtà, abbastanza vera, dato che esso appartiene a un gruppo di Kuiper Belt piuttosto particolari. Sono simili a Plutone, ma sono molto più attenti alla loro traiettoria: non attraversano mai l’orbita di Nettuno.

Parliamo un po’ di loro, prima di passare alla novità del giorno. Già il nome del gruppo è tutto un programma: cubewani. Se non sapessimo che esiste Papalla, penseremmo di aver trovato il primo esopianeta abitato…

A parte gli scherzi, i cubewani non possono permettersi di attraversare l’orbita di Nettuno, dato che non sono protetti dalla risonanza 2/3 con Nettuno e prima o poi si scontrerebbero con l’ultimo pianeta. Essi, quindi, risolvono la faccenda stando sempre esterni al gigante. Un sistema meno raffinato, ma sufficiente a farli sopravvivere. Per non allontanarsi troppo, essi posseggono anche basse eccentricità e spesso basse inclinazioni. Da questo punto di vista sembrerebbero proprio dei piccoli pianeti che cercano di imitar quelli “veri”. Non per niente, vengono anche chiamati “classici”.

Le orbite di qualche cubewano, confrontate con i pianeti maggiori e con Plutone. Fonte: GPL
Le orbite di qualche cubewano, confrontate con quelle dei pianeti maggiori e con Plutone. Fonte: GPL

Il nome cubewani deriva dalla prima scoperta del gruppo: 1192 QB1 (cu-be-wan, che è la pronuncia inglese di q, b, e 1). Un oggetto storico, dato che è stato il primo KB a essere scoperto dopo Plutone e Caronte.

Makemake è il più grande di loro e ha un diametro di 1500 km. Per le sue caratteristiche è stato classificato “pianeta nano” (per quello che può contare…).

In realtà, si era già notato che Makemake presentava una strana macchia di albedo che compariva e scompariva. Oggi forse possiamo dire che non era altri che il satellite, decisamente più scuro, avendo probabilmente perso lo strato più chiaro dovuto al ghiaccio che si deposita sulla superficie e che, sublimando, sfugge facilmente a causa della sua minore gravità. In qualche modo, si comporta come una piccola cometa che viene sporcata dalla polvere interplanetaria.

Il satellite, per adesso MK 2, non è proprio un “nanetto” con i suoi 160 km  e si vede molto bene nell’immagine seguente ripresa da Hubble. La sua distanza dal fratello più grande è di circa 21 000 km.

L'immagine della scoperta ottenuta da Hubble. Fonte: NASA, ESA, and A. Parker and M. Buie (SwRI
L'immagine della scoperta ottenuta da Hubble. Fonte: NASA, ESA, A. Parker e M. Buie (SwRI

Come si diceva prima, la scoperta di un satellite non è niente di veramente speciale nella fascia di Kuiper, ma ha, come sempre un interesse molto grande. Perché?

Presto detto: attraverso le caratteristiche orbitali, come il periodo e la distanza, è possibile ricavare la massa del corpo decisamente maggiore e, quindi, anche la densità, se si ha il diametro, attraverso la terza legge di Keplero.

2 commenti

  1. Aldebaran

    Capirne di più sulle caratteristiche del pianeta!

    Agevolerà infatti conoscere la massa totale del pianeta e del sistema in generale, tutte cose importanti per ricostruire la formazione e l'evoluzione dei due corpi, sapendone quindi di più sulla nascita ed evoluzione di questi oggetti KB.

  2. bravo Aldebaran!

    Conoscendo il periodo e la distanza si può calcolare la massa dell'oggetto più grande, trascurando quella del satellite. eventuale determinazione accurata del diametro porta alla densità.

     

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