I Racconti di Mauritius: GHOSTWRITER
Non passa settimana che non compaiano sul mercato nuove automobili rivoluzionarie, nuove aspirapolveri semoventi, nuovi tagliaerba intelligenti, nuovi cellulari, televisori, computer e via discorrendo.
Se dovessimo dar retta al canto di tutte le sirene, alle suadenti argomentazioni che vogliono convincerci che la nostra vita sarà triste e vuota se ci faremo mancare l'ultima magia tecnologica, non avremmo un attimo di tregua.
Le innovazioni hanno la tendenza ad essere sorprendenti, a stupire con impensabili funzioni che vanno al di là di ogni desiderio e ogni immaginazione.
Ma, a volte, anche un obsoleto modello di stampante può riservare qualche sorpresa...
Ghostwriter
La bottega del rigattiere era una specie di discarica. La parte del leone la facevano vecchi mobili di stile incerto, vetuste credenze dalla antine cadenti, i cui vetri scompagnati lasciavano intravedere
ripiani colmi di cianfrusaglie di ogni tipo. Poltrone dal foderame sdrucito si sostenevano l'una con l'altra in un simbiotico, precario equilibrio, reggendo in grembo voluminosi tomi di enciclopedie scientifiche anni '60. Pentolame in alluminio, rame, acciaio di bassa lega, riempiva gli interstizi tra la mobilia, tenendo compagnia a riviste e libri gialli infilati a forza nei varchi tra gli oggetti.
Una pila di vecchi cellulari di ogni tipo torreggiava in un angolo, ergendosi piramidalmente sopra una distesa di pezzi di computer e di radioline a transistor.
“Buongiorno, cerco una stampante funzionante... a un buon prezzo.”
Il rigattiere lanciò un'occhiata al giovane cliente, poi gli fece un cenno verso un remoto angolo del magazzino.
“Provi a guardare là in fondo, dovrebbero essercene una mezza dozzina.”
Carlo si avventurò in direzione del piccolo giacimento, senza troppa fiducia.
Per uno che aspirava a diventare uno scrittore, avere una stampante era un obbligo; ma dopo aver comprato il computer gli era rimasto ben poco da spendere.
Nella luce incerta del magazzino gli parve di riconoscere una vecchia “Epson”, una delle prime ink-jet per stampe rigorosamente in bianco e nero. Chissà se si trovavano ancora le cartucce di inchiostro compatibili per quel modello.
Sentì al suo fianco la presenza del negoziante.
“Quanto costa questa?”
“Questa... era di un'anziana signora, credo fosse un'insegnante di lettere, o una scrittrice, forse entrambe le cose. Per 15 Euro può portarsela a casa.”
Carlo fece un rapido calcolo, ci poteva stare.
“La prendo, però prima devo vedere come funziona.”
“Si accomodi, può collegarsi alla presa sotto al banco, le do un paio di fogli.”
Carlo appoggiò il portatile e la stampante sul ripiano, armeggiò con il cavo di collegamento e accese le due macchine. Diede il comando per stampare la pagina di prova e il foglio si incanalò dentro la feritoia per riemergere poco dopo nel vassoio di uscita. Il ronzio di sottofondo ricordava un gatto intento a fare le fusa.
La stampa era incredibilmente perfetta.
Pagò il rigattiere ed uscì dal negozio soddisfatto, con il suo nuovo acquisto sotto il braccio.
***
La terza pagina scivolò fuori dai rulli andando a depositarsi nel vassoio di uscita.
Un altro racconto della sua antologia era concluso. Proprio mentre stava per chiudere il documento e spegnere il portatile, lo sguardo di Carlo si posò su uno degli ultimi paragrafi, cogliendo quasi inconsciamente la presenza di un errore. Sì, mancava una virgola, una assenza che cambiava sostanzialmente il senso di tutta la frase. Se ne fosse accorto un attimo prima di stampare... non avrebbe sprecato carta e inchiostro. Ora doveva ristampare quell'ultima pagina, per una stupida virgola, che seccatura!
Prese il foglio incriminato e lo guardò con disappunto. Cercò con lo sguardo il punto da correggere, pensando che forse sarebbe semplicemente bastato aggiungere a mano la virgola mancante, risparmiandosi la ristampa. Ma la virgola, inspiegabilmente c'era già, proprio al posto giusto.
Pensando ad uno scherzo dei suoi occhi, Carlo tornò a guardare lo schermo, ma ebbe solo la conferma che video e carta erano in conflitto.
La cosa, nella sua banalità, era inquietante.
Rilesse tutto il capitolo, a video e su carta, senza trovare altre differenze, solo quella virgola in più che non avrebbe dovuto essere stampata, ma c'era.
Salvò il documento su disco fisso, poi lo copiò su una chiavetta USB.
Poco più tardi, in biblioteca, stampò il file dalla chiavetta e, ovviamente, ottenne una riproduzione perfettamente fedele del testo: nessuna virgola in più di quelle presenti sul video.
Carlo non credeva al caso, la probabilità che un carattere extra venisse stampato era di per sé molto remota. Il fatto che poi fosse proprio il carattere giusto, al posto giusto, rendeva la cosa del tutto assurda.
Tornato a casa si mise al computer e scrisse un breve testo, introducendo deliberatamente piccoli errori di ortografia.
Esaminò l'anteprima e, accertatosi che fosse fedele al testo digitato, diede il comando di stampa. Sul foglio che uscì non c'era nessuno degli errori che aveva inserito: c'erano le maiuscole che non aveva volutamente usato, le consonanti doppie corrette, il corsivo per evidenziare le parole straniere, gli accenti acuti e gravi rimessi a posto.
Provò una sgradevole sensazione di nausea mentre riguardava incredulo il foglio. Che razza di stampante si era messo in casa?
Aprì la cartella dei racconti e scelse un testo. Selezionò le righe del finale e le rilesse accuratamente:
L'uomo afferrò la mano di lei che già stava alzandosi per avviarsi al diretto.
“Perché non fermasi?” le sussurrò guardandola negli occhi.
La donna ristette, esitando. “Siamo ancora in tempo?”
Lui le sorrise. Restarono seduti, immobili, mentre i loro treni ripartivano in direzioni opposte.
Non c'erano correzioni da fare. Questa volta la pagina scritta avrebbe coinciso con quanto appariva sullo schermo, necessariamente. Impartì il comando di stampa delle righe selezionate ma ottenne un risultato inatteso, un testo alternativo, questo testo:
Si salutarono con un cenno.
L'uomo, afferrando la sua valigia e quasi parlando a se stesso mormorò: “Perché non fermarsi?”
La donna si alzò a sua volta per avviarsi al diretto “Non siamo più in tempo.” rispose.
La vide scomparire, inghiottita dal sottopassaggio.
Posò la valigia e si sedette di nuovo guardando il suo treno che, mentre si avviava lentamente, andava scoprendo la fiancata del diretto ancora fermo sull'altro binario.
Un istante dopo anche il diretto si mise in movimento. Ad una ad una le carrozze sfilarono davanti ai suoi occhi, ultimo il vagone dei bagagli.
Sul marciapiedi, ora visibile, con l'abito che fluttuava per lo spostamento d'aria prodotto dal convoglio, trattenendosi il cappello con una mano, lei lo guardava e sorrideva.
***
Un'idea seguiva l'altra e Carlo scriveva tutto, in quel suo stile un po' scolastico, sostenuto da tanto entusiasmo e poco talento. La Epson smembrava e ricostruiva ogni sua narrazione trasfigurandola in uno stile brillante, accattivante, dando profondità alla nostalgia, respiro alla fantasia, aggiungendo dettagli, sfrondando frasi inutili, trasformando banali storie in piccoli capolavori.
Dopo poco più di un mese l'antologia era completa. Cinquantadue racconti, oltre trecento pagine di eccellente prosa, scritta con stile impeccabile ed originale. Storie permeate da un sottile umorismo, talvolta commoventi, talvolta introspettive, talvolta avvolte da una atmosfera di mistero, avvincenti e imprevedibili nel loro sviluppo.
Mancava solo la lettera di accompagnamento per l'editore. Recuperò il testo che già altre volte aveva utilizzato, senza peraltro ottenere il risultato sperato né alcuna risposta, e lo inviò alla stampante.
“Desidero sottoporre alla vostra attenzione alcuni miei racconti inediti, nella speranza che vengano ritenuti idonei alla pubblicazione. Attendo con fiducia una vostra valutazione.
Distinti saluti.
Aldrovandi Carlo”
Era sicuro che la macchina avrebbe riscritto il testo a modo suo, infatti …
“Desidero offrire alla vostra rivista l'opportunità di pubblicare i racconti allegati a fronte di un adeguato corrispettivo. Vi informo che ho contattato anche altre testate e che la mia scelta terrà conto delle condizioni contrattuali che mi verranno proposte. Il termine per la risposta è di trenta giorni.
Distinti saluti.
Carlo Aldrovandi”
Se il tono della sua lettera era certamente sottomesso (cosa che in passato non gli aveva giovato per nulla), quello scelto dalla Epson era, a dir poco, arrogante. Come poteva uno sconosciuto dilettante rivolgersi in quel modo ad una affermata casa editrice? Eppure poteva essere l'idea vincente, ostentare una sicurezza totale nella validità del proprio lavoro, far capire che la scelta era reciproca e non unilaterale.
Dopo un mese non aveva ricevuto alcuna risposta dagli editori a cui aveva scritto. La cosa non lo sorprese troppo. Probabilmente non avevano letto neppure una riga dei suoi racconti.
Accese il portatile per controllare ancora una volta la posta elettronica e, in quello stesso momento, dalla stampante uscì un foglio. Al centro c'era solo una breve scritta, un indirizzo internet:
https://kdp.amazon.com/help?topicId=A29FL26OKE7R7B
Carlo lo ricopiò nella finestra di ricerca di Google e gli apparve una pagina di Amazon su cui erano dettagliatamente descritte le condizioni contrattuali per pubblicare in proprio opere digitali.
Rispettando certe clausole, avrebbe incassato il 70% del prezzo di copertina fissato per il suo libro. Bastava registrarsi e seguire le istruzioni.
La cosa richiese davvero poco tempo e poco sforzo.
Una settimana dopo aveva venduto 15 copie, ma dopo altri dieci giorni altre 60 persone avevano scaricato il libro e, passato un mese, erano diventate oltre 400.
Per la prima volte qualcuno che non fosse un intimo amico o un conoscente compiacente aveva letto i suoi racconti e, certamente, ne aveva parlato (bene) con altre persone.
Il suo rating nella vetrina online era altissimo e presto le vendite salirono a livelli insperabili: 20.000 copie vendute in un solo mese. I followers su Facebook crescevano giorno dopo giorno, il saldo del suo conto corrente era aumentato di trenta volte.
Arrivarono anche le prime offerte dagli editori, adesso erano loro a cercarlo.
***
Lo stile di Carlo si era evoluto rapidamente. La continua interazione con la Epson gli aveva insegnato molte cose, non solo le tecniche di scrittura, i trucchi del mestiere, ma anche qualcosa che solo con molto tempo ed esperienza avrebbe potuto conquistare. Era la capacità di entrare nella testa dei suoi personaggi, di generare emozioni nel lettore, di intrecciare le vicende umane delle sue storie con una regia sicura e con una ricchezza di combinazioni e di complessità che superava la realtà stessa.
Ormai la stampante non modificava quasi nulla dei suoi testi, le pagine uscivano come le aveva concepite e scritte.
Gli editori si accapigliavano per avere l'esclusiva dei suoi racconti. Una famosa casa cinematografica gli aveva proposto una collaborazione come sceneggiatore. Era diventato il fenomeno letterario dell'anno. E tutto era cominciato quel giorno, in quella bottega.
Stava pensando a tutto questo quando, senza alcun motivo né preavviso, la stampante espulse un foglio completamente bianco.
Carlo lo guardò perplesso. Per un attimo fu preso da una sensazione di panico, poi sorrise, aprì un nuovo documento Word e iniziò a scrivere...
“La bottega del rigattiere era una specie di discarica. La parte del leone la facevano vecchi mobili di stile incerto, vetuste credenze dalla antine cadenti, i cui vetri scompagnati lasciavano intravedere ripiani colmi di cianfrusaglie di ogni tipo. Poltrone dal foderame sdrucito si sostenevano l'una con l'altra in un simbiotico, precario equilibrio, reggendo in grembo voluminosi tomi di enciclopedie scientifiche anni '60. Pentolame in alluminio, rame, acciaio di bassa lega, riempiva gli interstizi tra la mobilia, tenendo compagnia a riviste e libri gialli infilati a forza nei varchi tra gli oggetti.”
Le sue mani si muovevano veloci e sicure, sfiorando appena i tasti...
“Una pila di vecchi cellulari di ogni tipo torreggiava in un angolo, ergendosi piramidalmente sopra una distesa di pezzi di computer e di radioline a transistor.
“Buongiorno, cerco una stampante funzionante... a un buon prezzo.”
Tutti i racconti di Mauritius sono disponibili, insieme a quelli di Vin-Census, nella rubrica ad essi dedicata