07/02/17

Slow Food galattico **

Questo articolo è stato inserito nella serie "L'Infinito Teatro dei Buchi Neri", che raccoglie in modo organico gli articoli più significativi sull'argomento.

 

Anche ai buchi neri galattici piace lo “slow food”. No, non tanto la celebre associazione, ma il vero e proprio “mangiar lento”. D’altra parte lo dicono tutti i medici: masticare lentamente e ingoiare senza fretta. Si cresce meglio…

Non è certo la prima volta che si assiste al pasto di un buco nero galattico. In un certo numero di casi si è osservata addirittura una vera e proprio azione di “caccia”: la distruzione completa, per effetto dei ben noti effetti mareali, di una stella troppo spericolata. Una specie di camaleonte che aspetta che la preda si avvicini e poi “zac”, fuori la lingua e il pasto è assicurato!

Nel caso del buco nero, la lingua è la gravità che cattura la stella e la fa cadere verso di lui, disgregandola e inserendo la sua materia in un disco di accrescimento, che viene ingoiato un po’ alla volta. Normalmente, la stella viene completamente distrutta, ma buona parte del suo gas trova ancora la forza di fuggire dalla spirale senza speranza e ritornare nello spazio a distanza di sicurezza.

Una visione artistica del pasto del nostro buco nero, sostenitore del mangiar bene e mangiare lentamente. Fnte: CXC/M. Weiss; X-ray: NASA/CXC/UNH/D. Lin et al, Optical: CFHT.
Una visione artistica del pasto del nostro buco nero, sostenitore del mangiar bene e mangiare lentamente. Fnte: CXC/M. Weiss; X-ray: NASA/CXC/UNH/D. Lin et al, Optical: CFHT.

Il pasto ha tempi piuttosto brevi per la scala dell’Universo. Nel giro di un anno il buco nero finisce il pasto. Com’è possibile stabilire questo tempo? Facile… il materiale che cade viene accelerato, si riscalda sempre più ed emette lampi X ben visibili anche a grandi distanze.

Ovviamente, uno dei migliori osservatori X è sicuramente Chandra ed è proprio lui ad avere seguito con interesse un gigantesco buco nero che si affida alle regole dello “slow food”. I suoi bagliori X sono durati circa 10 anni (dieci volte il tempo normale). Le possibilità sono due: o la stella distrutta era la più grande mai vista precipitare nella gola del cannibale cosmico (povero buco nero, sempre questa terribile definizione), oppure era una stella normale che, però, è stata mangiata completamente, senza permettere a nessun pezzo di materia di scappare dalla tela del ragno gravitazionale. Qualcosa di simile a chi pulisce il piatto con un pezzo di pane per gustarsi fino alla fine l’ottimo sugo rimasto.

Il lento e affamato buco nero si trova in una piccola galassia a circa 1.8 milioni di anni luce. Sembra anche che la massa che sta ingoiando sia decisamente fuori quota. La radiazione emessa dal materiale circostante il gigante ha superato nettamente il limite di Eddington, definito come il bilanciamento tra pressione di radiazione del gas caldissimo e l’attrazione gravitazionale del buco nero. Questo fatto implicherebbe che i buchi neri riescano a crescere di più di quanto sembrerebbe imporre il limite di Eddington, durante pasti pantagruelici. Basta mangiare piano e mangiare tutto.

Le previsioni teoriche fanno pensare che ci vorrà ancora una decina d’anni perché il pasto si concluda veramente, con un bel … “ruttino”.

Articolo originario QUI

 

E se un buco nero rotante ingoiasse una stella “normale” come il Sole? Probabilmente darebbe luogo ad un fenomeno incredibilmente luminoso, come QUESTO

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