29/10/21

GEOLOGIA DELL'ALTRO MONDO (7)*

Aggiornamento della missione MARS2020: 29.10.2021 (Sol 246)

Potete seguire gli aggiornamenti nella pagina dedicata a Mars 2020, all'interno della sezione d'archivio "Strumenti e Missioni"

 

Nell’analizzare una roccia è molto importante non lavorare sulla superficie visibile direttamente. Il motivo risiede nel fatto che la superficie di una roccia, di solito, ha subito modificazioni dovute all’esposizione agli agenti atmosferici ed all’acqua, che determinano quantomeno l’ossidazione di una sottile pellicola superficiale. La manifestazione più eclatante del fenomeno è la variazione tra il colore dell’esterno della roccia e quello dell’interno, che può anche essere notevole.

Per questo motivo il rover Perseverance per condurre le analisi chimico-mineralogiche sulle rocce marziane, scelta la roccia-bersaglio, deve prioritariamente agire su di essa in modo da ottenere un settore di superficie “fresca”, cioè che non sia stata esposta per lungo tempo ad agenti esterni.

L’operazione consiste nell’abradere con uno specifico strumento la roccia così da asportarne la parte superficiale ed esporre alle analisi la sottostante porzione. La roccia scelta è la medesima da cui è stato prelevato il primo campione (QUI); l’abrasione ha esposto un settore di forma circolare, diametro 5 cm e profondo circa 1 cm, denominato “Bellegarde” (foto 18).

FOTO n. 18. La roccia-bersaglio da cui è stato prelevato il primo campione con il settore abraso “Bellegarde”. Fonte: NASA/JPL-Caltech.

Del settore “Bellegarde” sono state scattate diverse immagini ravvicinate per consentire l’esame più immediato e semplice, quello visivo. Quest’ultimo ha confermato la buona scelta della roccia-bersaglio, evidenziandone una certa eterogeneità mineralogica, rilevabile da forma e colore dei minerali presenti (foto 19).

FOTO n. 19. Immagine di dettaglio e in colori naturali della superficie abrasa “Bellegarde”. E’ evidente la presenza di mineralizzazioni di diversa natura. Fonte: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/IRAP.

Per ottenere informazioni più precise è tuttavia necessario condurre rilevazioni più raffinate e puntuali. A tal fine è stata scattata una serie di immagini ad alta definizione con la microcamera WATSON, sulla base di queste è stato selezionato un piccolo settore quadrato di 6.5 mm2 e all’interno di esso alcuni punti specifici, sottoposti a indagine spettroscopica con lo strumento SHERLOC dopo averli vaporizzati tramite un laser (foto 20).

FOTO n. 20. L’immagine ad alta risoluzione (a sinistra) ed il settore quadrato (a destra) con i singoli punti sottoposti a vaporizzazione laser e analisi spettroscopica. Fonte: JPL-Caltech/MSSS/LANL/Photon Systems/CIW/University of Pittsburgh.

Quali informazioni si sono attenute da questa complessa operazione?

Informazioni importanti, che hanno in parte confermato alcune ipotesi ma anche fornito ulteriori dati di rilievo. Nell’immagine seguente, risultato delle analisi spettroscopiche tramite fluorescenza a raggi X, si distinguono diversi colori, indicativi della presenza di differenti tipologie mineralogiche, in particolare i pixel in colore giallo indicano la presenza di sali.

FOTO n. 21. Risultato in scala di colore dell’analisi spettroscopica a fluorescenza a raggi X condotta sul settore quadrato della foto precedente. Colori diversi sono rappresentativi di diverso chimismo dei componenti mineralogici della roccia analizzata. In giallo i minerali a composizione salina.
Fonte: NASA/JPL/Caltech/DTU/WSU/QUT.

La roccia analizzata ha la composizione di una roccia basaltica, ciò rafforza l’ipotesi che il cratere Jezero sia impostato su rocce di origine magmatica effusiva. La loro datazione per via radiometrica potrà fornire indizi sull’età effettiva del cratere Jezero (se si riusciranno a riportare sulla Terra le carote campionate).

La presenza di minerali salini può derivare da due fenomeni: acqua circolante nelle fratture e microfratture delle rocce (in questo caso basalti) che ha trasformato parte dei minerali originari oppure residui formatisi per precipitazione a seguito dell’evaporazione dell’acqua presente nel bacino di Jezero (evaporiti).

I cristalli salini possono inoltre contenere minuscoli volumi di acqua e la loro analisi (possibile sulla Terra, non sul posto) potrebbe fornire ulteriori dettagli sulle condizioni climatiche marziane nel periodo di formazione dei sali.

La presenza di sali, unita all’alto grado di alterazione delle rocce finora esaminate da Perseverance, sembra indirizzare verso l’ipotesi di un periodo piuttosto lungo di permanenza stabile dell’acqua nel cratere Jezero o comunque all’interno delle microfratture delle rocce, condizione favorevole allo sviluppo di forme di vita microscopiche.

Alla prossima puntata...

2 commenti

  1. Alberto Salvagno

    Molto interessante. Solo i basalti o qualsiasi tipo di roccia presenta microfratture che permettono ai sali disciolti nell'acqua di penetrare all'interno? Quanto all'interno? Cioè è possibile fare una datazione misurando fino a quanti centimetri dalla superficie i sali sono penetrati? Scusa la mia ingenuità

  2. Guido

    Qualsiasi roccia in linea di principio può presentare microfratture, conseguenza della sua naturale esposizione alle vicissitudini della sua "lunga vita". Alcuni tipi di roccia, a parità di sollecitazioni, si fratturano più facilmente di altre ed in modo più pervasivo, consentendo alla fratturazione e microfratturazione di spingersi più in profondità. Tuttavia le variabili in gioco sono tante e tali da impedire una datazione sulla base del grado di fratturazione, tanto più che in generale la storia di una specifica roccia, se ricostruibile, lo è solo in modo notevolmente approssimativo e l'incertezza si amplifica quanto più la roccia è antica.

    Inoltre, tanto per fare un esempio, va considerato che una roccia sedimentaria come un conglomerato è in realtà composta da singoli elementi litoidi di varia dimensione, spesso di genesi tra loro diverse. Quindi un conto è parlare dell'età della roccia sedimentaria (cioè da quanto tempo quei materiali, da sciolti che erano, si sono cementati fino ad assumere le caratteristiche di una roccia), diverso è invece riferirsi all'età di uno di quei singoli componenti, che già erano frammenti rocciosi (provenienti da chissà dove e formatisi chissà quanto tempo prima) prima di cementarsi con gli altri.

    La datazione, anche solo relativa di una roccia (cioè semplicemente dire se si è formata prima o dopo di un'altra) è cosa non semplice e si basa su una quantità di informazioni ed indizi. E' quasi come risolvere un "cold case" (chiedo perdono per l'uso dell'idioma straniero....) e richiede un certo spirito da investigatore.

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