06/08/22

Ritorno al Medioevo? *

A causa di una discussione avuta con cari amici, apparentemente logici e razionali, mi sono accorto come sempre più velocemente l'uomo stia tornando al medioevo (con grandi scuse al medioevo, epoca troppo spesso ingiustamente maltrattata). Immersi come siamo in un mondo in cui la tecnologia ha ormai preso le redini del pensiero umano, la vera Scienza, invece di essere apprezzata e compresa dato che proprio ad essa si devono i compagni tecnologici che ci circondano, viene sempre più svilita a favore di credenze, di atti di fede, di menzogne spudorate che probabilmente non speravano più di tonare in auge.

Bufale come  l'astrologia, la biodinamica, il creazionismo, la marea lunare capace di tutto e di più (e assolutamente mai studiata), la magia e la superstizione stanno permeando la "cultura" scientifica odierna dell'uomo comune. Esse offrono la possibilità di sentirsi degni di inventare teorie alternative, senza alcuna base e di seguire con sempre maggiore fiducia ciò che i social offrono su un piatto d'argento. Una frase della discussione mi ha particolarmente colpito: "Fino a pochi anni fa la pensavo come te, ma oggi mi sono convinto che la Scienza non riesce assolutamente a spiegare certe evidenze e sono convinto che il mistero più profondo regni ancora nascosto". Frase che sarebbe anche sensata se fosse diretta alla quantità enorme di dubbi e di ipotesi ancora tutte da verificare e da capire profondamente, ma che non è certo accettabile se spinge verso il ritorno a credenze e a certezze del tutto immotivate scientificamente.

Gli esempi sarebbero moltissimi e spesso portano all'inversione totale del pensiero scientifico di Galileo. L'uomo fortemente ignorante dal punto di vista scientifico solleva dubbi sui risultati di teorie ormai assodate come la relatività sia speciale che generale, senza alcuna prova (e senza conoscere le teorie) e pretende, con fare arrogante, che sia lo scienziato a dover dimostrare di aver ragione e non il viceversa.

Non voglio andare oltre, dato che questa triste realtà è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono ancora studiare e imparare e mi limiterò a riprendere un vecchio articolo che avevo scritto molti anni fa, ma ancora attualissimo. L'argomento è relativo alle "famose" galassie di Arp, attraverso cui lo scienziato americano avrebbe voluto scardinare l'Universo in espansione. Sono anni ormai che la verità è saltata fuori in modo lampante, ma... niente da fare... esse sono rimaste uno di quei problemi che vengono ancora sollevati per dimostrare come la nostra conoscenza dell'Universo sia probabilmente del tutto errata. Un argomento che "fa fine e non impegna", scelto proprio per dimostrare la posticcia "preparazione" di chi solleva i dubbi.

 

Halton Arp e Fred Hoyle: due casi molto diversi.

La Scienza ha dovuto spesso lottare contro pregiudizi e assiomi religiosi e sociali. Questa verità è ben conosciuta ai giorni nostri a tutti i livelli culturali, ma spesso viene troppo generalizzata senza entrare nei dettagli. Nascono così le teorie del complotto e delle scoperte che non devono essere divulgate. In particolare si è creato, da parte di alcuni, l’idea che la scienza attuale sia una specie di “mafia”, dove può avere successo solo chi segue le regole decise e dettate da pochi scienziati potenti.
Niente di più sbagliato, ma la vita di tutti i giorni dà vigore a questa teoria molto semplicistica e che non ha bisogno di essere dimostrata: basta dire che è così e che le prove sono ben nascoste e quindi introvabili. Questa visione crea grandi problemi, perché se da un lato banalizza ogni ricerca seria e dà vigore a ogni teoria balzana, dall’altra si mescola troppo facilmente con le idee imposte come atti di fede da scienziati o pseudo-scienziati alle dipendenze della politica e degli affari. Ne consegue che tutta la moderna cultura occidentale è pervasa dal mito della “mente libera che combatte contro i pregiudizi” del sistema.
E’ bene, allora, confrontare Halton Arp con un altro “eretico” del ventesimo secolo: Sir Fred Hoyle. Egli nasce nel 1915 e muore nel 2001. Scienziato e divulgatore estremamente brillante, oltre che romanziere di fantascienza di successo, è autore di teorie controverse come quelle dello stato stazionario e della panspermia.
Lo stato stazionario è una teoria alternativa a quella del “Big Bang” (termine, per altro, coniato dallo stesso Hoyle con intento ironico). Ricordiamo le tre grandi evidenze sperimentali a favore della teoria del Big Bang: la radiazione cosmica di fondo, la recessione delle galassie e le abbondanze cosmiche degli elementi.

Secondo Hoyle non era necessario ipotizzare una fase iniziale di temperatura e densità altissime: l’espansione dell’Universo non esiste ed esso si “allarga” per una continua creazione di materia. Tuttavia, lo stesso Hoyle asseriva che si trattava di un’ipotesi alternativa e non pretendeva che la sua idea fosse la verità assoluta. Oltretutto, si rendeva conto benissimo che le osservazioni non avrebbero potuto confermarla. La creazione di materia necessaria per appoggiare la sua teoria è dell’ordine di un protone per chilometro cubo di spazio all’anno. Una quantità pressoché immisurabile. L’argomento ha sicuramente una sua eleganza formale, ma le osservazioni che abbiamo a disposizione supportano fortemente il Big Bang  e continuano a farlo sempre più.

Curiosamente, Fred Hoyle è fra gli scopritori di una reazione nucleare basata sul carbonio che ha un ruolo fondamentale nella nucleosintesi stellare. Il “curiosamente” si basa sul fatto che successivamente la nucleosintesi stellare è diventata uno dei pilastri del Big Bang…
Hoyle è anche  il padre della teoria della panspermia, ovvero dell’ipotesi che la vita sia un fenomeno globale nel cosmo, e che sulla Terra sia arrivata dallo Spazio. Anche se portata agli eccessi, le più recenti osservazioni dei composti chimici osservati nello Spazio e nelle comete e asteroidi, fanno pensare che i mattoni biologici fondamentali si creino realmente nello Spazio, mentre il brodo primordiale terrestre sta assumendo sempre più un’importanza secondaria. Non siamo ancora alla panspermia vera e propria, ma ci siamo avvicinati di molto.

Possiamo concludere che pur non essendoci un minimo riscontro sperimentale alla teoria dello stato stazionario, essa resta certamente un’idea originale e degna di studio. Oggi può essere tranquillamente abbandonata, senza per questo condannare Hoyle di eresia. Lui stesso non si è mai sentito osteggiato e attaccato, se non all’interno delle normali e costruttive regole scientifiche. Nessun boicottaggio nei suoi confronti, ma solo un giusto e serio dibattito scientifico, anche se acceso.

Ben diversa è la situazione di  Halton Christian Arp, che nasce nel 1927 e more nel 2013. Trasferitosi in Germania, al Max-Planck Institute di Monaco, ha rivestito una posizione di alto livello ed è ancora oggi altamente apprezzato per i suoi lavori osservativi.
È, però, maggiormente noto per le sue posizioni fortemente critiche verso alcuni aspetti della teoria del Big Bang. Il punto chiave del suo rifiuto è legato allo spostamento verso il rosso. Basandosi solo su osservazioni ormai obsolete, egli continua a non credere alla relazione di Hubble, smontando quindi tutta l’espansione dell’Universo. Attenzione, però... lui distrugge, ma non propone niente di veramente alternativo basato sulle sue osservazioni. O, quantomeno, si limita a dare una spiegazione fine a se stessa e “locale”, per non accettare l’importanza del redshift e combatterla globalmente.

Dato che uno dei pilastri della cosmologia osservativa è l’interpretazione del redshift, osservato negli spettri di galassie lontane come un effetto dell’espansione cosmologica, la distruzione di questo concetto fa automaticamente crollare l’intera teoria del Big Bang.
Secondo Arp ci sono molti, TROPPI, casi di oggetti chiaramente interagenti tra loro, con redshift completamente diversi. La sua spiegazione è che i quasar non siano nuclei di galassie "normali" ed estremamente brillanti, ma oggetti espulsi da galassie attive. Critica, però, soltanto passiva, dato che non propone modelli alternativi generali.

E, inoltre, una critica basata su osservazioni non recenti, smentite o inquadrate oggi in una realtà prima sconosciuta. In particolar modo, quello che ai tempi delle osservazioni di Arp sembravano sovrapposizioni che non potevano essere dovute al caso, oggi, con il miglioramento degli strumenti e delle tecniche,  sono ormai entrate nella norma.

Un esempio è dato dalla figura che segue e che mostra una galassia con “coda”, dovuta agli effetti mareali durante un incontro con una sorella. A sinistra in una vecchia immagine sembra che non possa esistere nessun oggetto più lontano che si sovrapponga all’oggetto principale. In altre parole, se qualcuno lo facesse sarebbe da considerare veramente vicino alla galassia deformata, dato che la probabilità di trovarne uno, che niente ha a che fare con lei, sarebbe piccolissima. A destra, invece, un’osservazione recente, dove si può notare che la coda è ricca di oggetti di sfondo che niente hanno  a che spartire con la galassia in primo piano.

D’altra parte, le sovrapposizioni casuali sono talmente all’ordine del giorno che si usa ormai l’effetto lente di Einstein come una specie di strumento normale  e “naturale” per l’osservazione delle galassie più lontane, altrimenti invisibili. Quello che per Arp era un caso che smontava il redshift cosmologico diventa oggi una normalissima consuetudine. L’Universo è molto più popolato di quanto non credesse Arp. Fin qui non ci sarebbe niente di male. Le osservazioni più recenti hanno escluso le possibili deduzioni provenienti dalla limitatezza di quelle più antiche. Il fatto grave è che Arp non ha mai voluto accettare questo dato di fatto e si è creato un alone di scienziato boicottato ed escluso. Una vittima di un sistema che non vuole accettare idee discordanti.

 

Vicino alla fine della sua vita egli diceva:  “La mia esperienza è che i primi dati contradditori apparsi nel 1966 riscossero notevole attenzione. Ma quando le conseguenza delle osservazioni divennero chiare, diventò sempre più difficile pubblicarle e discuterle”. Una visione parziale e vittimista, del tutto infondata.

Lui stesso si considerava una specie di Galileo redivivo. Un martire del pensiero libero. E invece non voleva accettare che ciò che era stato combattuto non era lui come persona, ma solo una sua convinzione dimostrata falsa dalle moderne osservazioni. Il confronto con il grande pisano non sta assolutamente in piedi e Arp, come già detto, non era isolato per niente ed era considerato dai colleghi un ottimo osservatore. Sono le sue deduzioni che non stanno in piedi.

Perché, allora, Arp ha ancora tanto successo tra le piccole comunità di astronomi ai margini della vera Scienza, soprattutto dilettanti? Perché gioca proprio su un perverso piacere dei nostri giorni, ossia quello della vittima perseguitata, dei grandi complotti, delle idee distrutte e nascoste da un’associazione scientifica di stile mafioso. E alla gente piace molto questa visione artefatta del mondo scientifico, forse perché lo fa sentire più vicino alla moderna società.

Possiamo quindi concludere che i due casi, apparentemente simili, sono invece del tutto diversi: Hoyle e le sue idee spesso contraddittorie rispetto a quelle più seguite non presentano aspetti realmente peculiari. Fanno parte della disputa scientifica corrente. Esse si sono, a volte, rivelate non corrette, ma non sono mai state considerate banali o “sciocche”. Al contrario, feconde di possibili sviluppi, magari anche solo collaterali. Vedi ad esempio la panspermia. Egli stesso, infine, non si è mai veramente considerato una vittima del sistema, un novello Giordano Bruno.

Arp è stato, invece, un eccellente osservatore, tuttavia le sue denunce di ostracismo e boicottaggio verso la comunità scientifica appaiono del tutto false e posticce. Possono attrarre i fautori della mancata libertà di pensiero, ma sono solo preconcetti e vittimismi legati a una voglia di apparire a tutti i costi, anche basandosi su dati ormai obsoleti.

Ricordiamoci che distruggere basandosi su convinzioni personali è sempre molto facile. Ben più difficile è confermare le proprie teorie attraverso indiscutibili prove osservative e sperimentali. La differenza con Galileo diventa quindi enorme.

9 commenti

  1. Guido

    Articoli come questo, d'età ma attuale, fanno sempre bene e aiutano a rimanere saldamente ancorati all'oggettività, alla bontà (ed ai limiti) del dato sperimentale ed al sano dubbio, a quella porticina che deve rimanere sempre accostata affinchè si possa sbirciare al di là. Sperando di avere una buona vista.

  2. hai proprio ragione, caro Guido!

  3. Alberto Salvagno

    Vietato pensare!

    Dilagano sempre più i complottismi che non portano a niente di buono, vedi quelli demoplutomassogiudaici.

    Vietato pensare!

    È tutto un complotto. Le migliaia di disperati che annegano nel Mediterraneo? Un ricatto! I vaccini? Manovre per privarci della libertà! (A proposito tanto tuono' che piovve: mi sono preso il Covid anch'io ed è stato Vincenzo a mandarmelo via e-mail affinché mi applicassi anima e corpo allo studio di Schroedinger).

    Vietato pensare!

    Votatemi è vi dò la soluzione semplice che vogliono gli italiani. Volete essere tutti uguali? Niente di meglio della flat tax. Paghiamo tutti il 24%, ricchi e poveri. Ma la progressività prevista dalla Costituzione? Comunisti! E la squola, la sanità chi le paga? Semplice, le affidiamo ai privati. E le strade? Si usa l'elicottero. Sempre per aiutare il popolo, anzi, togliamo anche le tasse di successione; è giusto che tutto il frutto delle mie fatiche lo possa lasciare ai miei figli! Ma io ho solo debiti. Poca voglia di lavorare!

    Mi fermo qui perché mi accorgo di essere influenzato nella mia prosa dalla terza rilettura del mio amato Joyce. Viva gli arresti domiciliari!

  4. Eh sì, caro Albertone: VIETATO PENSARE o, al limite,  bisogna pensare solo nel modo giusto!!!

    Come diceva Jannacci in "Ho visto un re": il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale... diventan tristi se noi piangiam.

  5. Francesco

    Io sono stupidino, sì e no riesco a risolvere i quiz con un solo asterisco, ma mi pare che un'aliquota fissa rispetti banalmente la progressività, no? Non è come pagare alla romana se io prendo aragosta e champagne e tu pizza e birra...

  6. Daniela

    Certamente, Francesco, l'esempio che sta circolando in rete in questi giorni, secondo il quale la tassa fissa (c.d. "flat tax") equivale a pagare alla romana aragosta e pizza non è corretto. Ma neanche è corretto considerarla un'imposizione progressiva, per la quale più guadagni più aumenta la percentuale di reddito che devi versare all'erario (ed è così che funziona l'attuale imposizione fiscale).

    Mi spiego con un esempio numerico, facendo riferimento a Luigi che ha un reddito di € 10.000 e Giulia di € 20.000

    Tassa fissa (10% per tutti i redditi): Luigi paga € 1.000, Giulia paga € 2.000

    Tassa progressiva (10% fino a € 10.000, 20% oltre 10.000): Luigi paga € 1.000, Giulia paga € 3.000 (1.000 sui primi 10.000 + 2.000 sui secondi 10.000 euro di reddito)

    Se la tassa fissa fosse equivalente alla tassa alla "romana", il totale di € 3.000 pagato da Luigi e Giulia nel primo esempio sarebbe diviso a metà, quindi Luigi pagherebbe il 15% del suo reddito e Giulia il 7,5% (in pratica Luigi guadagna la metà di Giulia, ma versa all'erario una percentuale doppia).

  7. Supermagoalex

    @Alberto:

    "I vaccini? Manovre per privarci della libertà!". Scusa ma devo risponderti: dalla tua "battuta" deduco che ti sei fatto 3 (o 4) dosi, e sei a casa col covid... quindi nella migliore della ipotesi non è servito a nulla, e nella tua stessa situazione ci sono migliaia di persone (vaccinate, positive, che hanno contagiato altre persone) e non aggiungo altro perché è meglio. Io per poter lavorare lo scorso inverno ho dovuto bere dal bicchiere di mia figlia (positiva) in modo da prendere il covid (curato in pochi giorni con aspirina e vitamine) ed avere quella infame tessera verde. Quindi io, soggetto sano, non avrei più potuto lavorare (si, alla faccia della Costituzione) se non mi fossi sottoposto ad un trattamento medico sperimentale inutile, in pratica sarei dovuto morire di fame. Complimenti!

     

  8. Paolo

    Caro Enzo, se non ricordo male, uno dei casi per contestare il redshift era quello del quintetto di Stephan.

    Tale diatriba (facilmente risolvibile considerando le sovrapposizioni prospettiche...) non mi ha mai appassionato, anche perchè basta pensare alla radiazione cosmica di fondo, che non a caso è rilevabile solo nelle microonde (di frequenza minore agli infrarossi), tanto la lunghezza d'onda è stata stirata dalla dilatazione spaziotemporale, ossia dall'espasnsione dell'universo.

    Poi se ci si intestardisce nell'aver ragione a tutti i costi, anche se i dati dimostrano il contrario, rifugiandosi in un vittimismo persecutorio non è che si fa un favore alla scienza...

    A proposito invece Chandrasekhar avrebbe avuto giustamente di che lamentarsi per come è stato trattato, soprattutto da Eddington, pur avendo ragione.

     

     

     

  9. grazie Paolo per avermelo ricordato... La storia della squallida disputa tra Chandrasekhar ed Eddington si può trovare qui:

    https://www.stoccolmaaroma.it/chandrasekhar-faticosa-difesa-idea/

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