19/09/18

Le pulsar vogliono mettersi in mostra*

Abbiamo appena parlato delle pulsar e della loro scopritrice a cui, finalmente, è stato dato un più che doveroso segno di  riconoscimento (meglio tardi che mai…). Forse si sono sentite messe in primo piano e hanno pensato di meravigliarci ancora di più.

Sappiamo che l’esplosione di una supernova è uno dei fenomeni più appariscenti ed energetici dell’Universo e il suo verificarsi catalizza sempre l’attenzione generale soprattutto se il fenomeno avviene relativamente vicino a noi. Purtroppo, dobbiamo solitamente accontentarci di oggetti di altre galassie ed è difficile analizzarle con l’accuratezza che meriterebbero (stiamo ancora aspettando una supernova nella Via Lattea, dopo le ultime due esplose nel 1572 e 1604 e osservate, rispettivamente, da Tycho Brahe e Giovanni Keplero... come Keplero "in persona" ci ha raccontato QUI). Sappiamo anche che le supernove sono le vere mamme degli elementi pesanti che inseminano lo spazio e che andranno a far parte delle nuove generazioni stellari (per non parlare della vita biologica).

Troppo spesso, però, ci si dimentica di ciò che è riuscito a causare una tale scenografica e utilissima esplosione e che ancora risiede al centro del grande fuoco d’artificio.  Sì, stiamo parlando proprio delle stelle di neutroni, decisamente oggetti fondamentali per molti risvolti della fisica, sia quella quantistica che quella legata alla relatività generale, ma che sembrano quasi estranee a ciò che hanno creato dopo un lavoro incessante di fusione nucleare.

E’ vero, spesso e volentieri diventano pulsar e mandano i loro segnali radio così precisi da far pensare, come è successo alla stessa Jocelyn Bell Burnell che le ha scoperte, a segni di una razza aliena intelligente. Ma, in tal caso devono avere campo libero davanti a loro e non essere infastidite dalla nebulosità che hanno espulso. Insomma, sembra quasi che non vogliano più avere niente a che fare con la supernova e viceversa. E, invece, il legame potrebbe essere ben più stretto di quanto si sia pensato finora.

La luminosità delle supernove ha un andamento abbastanza caratteristico, legato soprattutto al tipo di supernova coinvolta e all’energia che possiede il gas che si espande. A volte, però, la curva di luce, dopo il picco quasi immediato, tende ad affievolirsi, ma su tempi scala più lunghi rispetto a quanto previsto dalla teoria. In certi casi, come nella SN 2012au che ancora oggi sembra non aver perso un colpo, la luminosità si mantiene praticamente costante.

A differenza della maggior parte delle supernove che diminuiscono più o meno rapidamente la loro luminosità, la SN 2012au continua a brillare senza segni di cedimento. Che ci sia lo zampino della pulsar nascosta al suo interno? Fonte: NASA, ESA, and J. DePasquale [STScI])
A differenza della maggior parte delle supernove che diminuiscono più o meno rapidamente la loro luminosità, la SN 2012au continua a brillare senza segni di cedimento. Che ci sia lo zampino della pulsar nascosta al suo interno? Fonte: NASA, ESA, and J. DePasquale [STScI])
Episodi di improvvisa intensificazione o di durata leggermente maggiore sono solitamente imputabili alla presenza di nubi di idrogeno che si scontrano con il gas in rapida espansione (ne abbiamo parlato QUI). Fenomeni decisamente esterni… Ma la nostra SN 2012au non presenta tracce di idrogeno…  E, allora, perché non pensare che sia proprio la pulsar che si nasconde al suo interno ad alimentare la luminosità dell’involucro gassoso e magari sia anche in grado di accelerarne il moto? Se così fosse, sarebbe estremamente interessante andare ad analizzare nuovamente supernove anche datate che potrebbero presentare fenomeni del genere anche se su scala meno evidente. C’è sicuramente bisogno di telescopi di nuova generazione per entrare nei dettagli, ma, intanto, un bel “ripasso” sembra doveroso.

Ah… queste pulsar… così piccole ma così ambiziose e un po’ narcisiste. Siamo proprio sicuri che non siano segnali alieni?

Articolo originale QUI

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