Categorie: Astrobiologia Sistemi extrasolari
Tags: nane rosse paradosso di Fermi vita zona abitabile
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:13
Diamoci una calmata… non basta una zona abitabile! **
Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "Quanta vita sulla Terra e (forse) oltre..."
Abbiamo già parlato del “nervosismo” delle nane rosse, ma una ricerca molto accurata ci dice come esse potrebbero realmente comportarsi e sembra proprio che tutte le Terre 2.0 che nascono come i funghi, debbano rientrare nei ranghi. La vita ha bisogno di maggiore tranquillità…
L’abbiamo già detto svariate volte: le nane rosse sono tante e non hanno problemi a far figli. Molti di loro non sono troppo grandi e riescono a sopravvivere molto vicini alla mamma. Le condizioni sono spesso proprio quelle della zona abitabile, una zona “costruita” da noi umani sulla base delle nostre esigenze. Sì, ma abbiamo mai analizzato in dettaglio i sistemi molto “duri” di educazione delle nane rosse?
Non dimentichiamoci, innanzitutto, che per stare nella zona abitabile bisogna quasi essere abbracciati alla stella e ciò comporta un blocco mareale che fa del nostro Terra 2.0 una specie di Giapeto “termico”. Una faccia completamente esposta alla luce stellare e una in completa e perenne ombra (come nei sette pianeti del sistema di Trappist-1). E’ facile dire, basta portarsi vicini al terminatore e –magari- si riuscirebbe a sopravvivere… Sì, ma abbiamo tenuto in conto di come sarebbe il clima e i sistemi nuvolosi in un oggetto con una differenza estrema di temperatura tra due emisferi? Come soffierebbero i venti e come sarebbero le correnti oceaniche e via dicendo?
Cerchiamo di essere seri e concreti: le forme di vita dovrebbero avere molte differenze rispetto a noi per riuscire a evolversi e a creare una specie tecnologica. Ma tutto ciò sarebbe ancora niente, se la stella contribuisse a lenire le tante difficoltà. E, invece, no. Le nane rosse , forse un po’ scocciate di essere rimaste così piccole e tanto numerose, hanno un carattere molto particolare. Le loro macchie non sono fenomeni locali come quelle solari, ma possono coprire gran parte della superficie. Macchie vogliono anche dire brillamenti ed espulsione di materia coronale. Possiamo immaginare che valanga di particelle pioverebbero su un pianeta estremamente vicino (come è successo a Proxima b, piccolo pianeta roccioso orbitante intorno a Proxima Centauri, letteralmente bruciato da un potentissimo flare)
La nuova analisi ha mostrato che il pericolo maggiore sarebbero i raggi X, prodotti in gran numero e più che sufficienti a eliminare lo strato d’ozono tanto utile alla sopravvivenza umana. In qualche caso la vita potrebbe rifugiarsi negli oceani, ma il più delle volte il pianeta verrebbe completamente sterilizzato dalla doccia energetica della mamma. Pulizia innanzitutto e via tutti quei microbi pestiferi che sarebbero anche capaci di pensare con la propria testa o con la testa di pochi. Insomma, una vita simile alla nostra sarebbe praticamente impossibile vicino a una nana rossa, acqua o non acqua che vi sia…
Gli autori della ricerca ammettono: "Gli astronomi stanno facendo sforzi enormi per trovare pianeti simili alla Terra e rispondere al grande dubbio se si sia o non si sia soli nell’Universo. Possiamo concludere che le stelle più comuni nell’Universo, attraverso i loro “flare” sporadici ma violenti nei raggi X, avrebbero pianeti che non si potrebbero assolutamente considerare luoghi ideali per la vita (almeno nelle terre emerse)”.
Aggiungo, come sempre, alcune considerazioni molto personali. Sappiamo che i mattoni della vita sono dappertutto nel Cosmo e sembrerebbe assurdo limitarla alle poche stelle simili al Sole (quelle più grandi vivrebbero tropo poco). Forse, la vita è capace di fronteggiare particelle e radiazioni che per noi sono letali. Forse è capace di assumere strutture e meccanismi per noi ancora impensabili. Forse la cosa che conosciamo meno bene è proprio la vita, di cui dovremmo essere maestri. Forse le differenze sono tali che gli organi di comunicazione e di ricezione dovrebbero essere completamente diversi. Forse i messaggi ci arrivano ogni giorno, ma non potremo mai comprenderli. Una enorme Torre di Babele che darebbe una soluzione al paradosso di Fermi: siamo in tanti, ma parliamo lingue troppo diverse…
Forse, forse… in ogni modo i ricercatori concludono che la ricerca di una Terra 2.0 potrebbe essere impresa ancora troppo prematura. E io, forse, sono d’accordo con loro…
Il lavoro originario è stato presentato a un Congresso e l’articolo relativo deve ancora uscire.
13 commenti
Ciao Enzo, pur condividendo razionalmente quel che dici e i tuoi dubbi sulle risorse poste in queste ricerche guarda cosa suscita nelle persone a digiuno di astronomia il semplice guardare la Luna:
https://www.youtube.com/watch?v=as9UWmUPMF0
Immagina quale curiosità suscita nei contribuenti parlare di altri pianeti anche solo possibilmente ospitanti la vita. Credo che ricordi bene il problema asteroidi o comete.............
In ogni caso faccio i complimenti a chi ha avuto questa meravigliosa idea, forse si è ispirato a Mr. Dobson e la sua sidewalk Astronomy.
Il problema, Frank, è che troppi soldi dei contribuenti vengono buttati al vento (ops... nel vuoto cosmico...) per ricerche che suscitano molto interesse proprio nel “contribuente medio” ma che poco aggiungono al progresso della ricerca scientifica. Basterebbe impiegare gli stessi fondi per ricerche meno mediatiche (forse), ma più concrete: il contribuente non spenderebbe di più e la Scienza ringrazierebbe.
Purtroppo il “contribuente medio” preferisce vedere i primi kamikaze sbarcare su Marte (e gioire per i loro improbabili successi e/o piangere sui loro probabili tristi destini), piuttosto che sapere se ci sono anonimi batteri nell’oceano sotterraneo di Encelado. E poi i batteri non fanno tenerezza... ci fossero dei cuccioli di foca, forse la faccenda cambierebbe
Daniela con me sfondi una porta aperta su questo argomento ma questa è la realtà. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, in qualche modo al contribuente occorre, se non rendere conto, almeno dirgli cosa si fa. Non esiste solo la scienza e non tutti hanno passione innata per questa. Personalmente mi stupisco che si riesca a fare cose come LHC o gli osservatori dell'ESO in Cile, investimenti imponenti che politicamente portano ben pochi voti. Sarei molto più cauto sulle ricadute sia in termini tecnologici che economici, non dimentichiamo che lo sbarco sulla Luna è stata una corsa da macho e vorrei proprio sapere chi sarebbe stato in grado di prevedere le conseguenze positive che ha avuto.
Al di la di questo mi pareva interessante l'aspetto di curiosità suscitata nel video nel guardare un soggetto così "banale" come la Luna. Forse un impegno divulgativo, ben organizzato e inserito nei budget, da parte di chi si occupa di scienza porterebbe a buoni risultati.
Il video è indubbiamente interessante e non mi stupisce una simile reazione: sono certa che anch'io ce l'avrei se poggiassi l'occhio su un telescopio, nonostante, pur non essendo un'addetta ai lavori, un minimo di confidenza con la materia ormai ce l'ho.
L'impegno divulgativo sarebbe importante e dovrebbe partire dalla scuola, e avrebbe come conseguenza, nel giro di pochi anni, una classe di contribuenti sensibili all'argomento. Che, poi, da questa sensibilizzazione del contribuente derivino automaticamente più investimenti in ricerca e/o investimenti più mirati, qualche dubbio ce l'ho, ma sarebbe comunque un ottimo inizio...
Forse, caro Frank, ogni tanto l'uomo che ha potere sente il senso ormai scomparso della vergogna e usa i suoi mezzi per sapere e non per solo per ricevere più di quello che ha speso. Shoemaker, un carissimo amico, era lo scienziato leader del progetto Apollo e so benissimo che lui ha pensato solo e soltanto alla scienza da fare sulla Luna e non ad altri risvolti. Non so oggi, ma fino a ieri ogni tanto succedeva....
Enzo non sono sicuro di aver compreso quel che hai scritto, mi pare che coincida con la mia perplessità riguardo a progetti, come detto sopra, comunque finanziati nonostante costi difficili da giustificare di fronte allla penuria di denaro pubblico.
Non posso crederci Daniela, davvero non hai mai guardato dentro un telescopio????? Occorre rimediare è un'esperienza fantastica. Non so dove abiti ma basta che cerchi e sicuramente nelle vicinanze c'è una associazione di astrofili e saranno ben contenti di offrirti un paio d'ore di osservazione. Per non essere maledetto dopo ti dico subito le tre banali difficoltà che dovrai affrontare inesorabilmente. Le osservazioni si fanno di notte, al freddo e il tempo meteo non si può comandare, quando è buono si va. Se invece ti accontenti della Luna allora tutto è molto più semplice.
Sì Frank, il mio era un commento che andava proprio in quella direzione. Ogni tanto si riesce ancora, anche se sembra strano...
L'unico modo per non spegnere questi lampi sempre meno frequenti sarebbe la scuola... (come dice Dany) ma la scuola ha bisogno di insegnanti motivati e questo è un altro grave problema. Oppure, ci si limita a piccoli "circoli", sperando che non rimangano chiusi ma servano ad allargare gli interessi...
Aggiungo...
vedi quel filmato fa capire come basterebbe poco per alzare gli occhi da Terra e guardare in su (anche metaforicamente). L'astrofilia come amore per l'Universo è magnifica, ma non altrettanto l'astrofilia che diventa ricerca della tecnologia migliore solo per sentirsi più importante del vicino, senza più sapere cosa si sta guardando. Gli astrofili veri, che hanno voluto sapere e che guardano per amore sarebbero l'ideale per divulgare, ma quanti ce ne sono? Purtroppo, l'orgoglio e un po' d'arroganza fanno diventare il tutto una specie di "moda" da seguire senza nessuno scopo superiore... E ne conosco tanti...
Ebbene sì, anzi no, caro Frank, mai poggiato un occhio su un oculare! Mi sono sempre accontentata delle immagini del cosmo che si trovano sul web.
Le uniche “osservazioni” che ricordo sono i cieli stellati che ammiravo da ragazzina all’isola d’Elba nelle notti d’estate. Si distingueva molto bene anche la Via Lattea... e non faceva freddo!
Male, male... cara Dany... mi sa che quest'anno ti toccherà venire a Treiso quando facciamo la serata delle stelle e peccato che non ti piaccia il vino!!!!
Va beh... se proprio devo, mi “sacrificherò”... e magari potrei anche ubriacarmi con mezzo bicchiere di vino!
Ok ok Daniela, anche io da ragazzino camminavo scalzo sulla neve e non sentivo freddo. Ma no dai il freddo è necessario per avere un cielo terso, poi quasi tutti gli astrofili si spostano in quota per le osservazioni e li il caldo te lo scordi. Certo il metodo Zappalà proposto da Enzo funziona al meglio, se poi riempi il bicchiere riuscirai a vedere tutto quello che noi "telescopiomuniti" non possiamo vedere e nemmeno immaginare, da sobri.
Su questo non ho dubbi!! E sono certa che si senta anche meno freddo