Manifesto “etico” dell’Infinito Teatro del Cosmo

Questa riflessione era già nata parecchio tempo fa. Purtroppo, le varie polemiche sopraggiunte mi avevano convinto che non era più il caso di inserirla, anche perché non corrispondeva alla situazione che si era creata. Le riflessione è quindi stata accantonata e nessuno ha più pensato di riproporla. Rileggendola, però, mi sono accorto che risponde perfettamente allo spirito che vorrei dare a questo blog e quindi ho deciso di inserirla, anche per richiamare gli stupendi disegni di Ila, che spero ce ne regali molti altri. Ringrazio  Red Hanuman e altri lettori  per i contributi dati, a suo tempo, alla versione finale.

Sii umile perché sei fatto di terra,
sii nobile perché sei fatto di stelle.

Le caratteristiche essenziali per sentirsi parte di questo blog sono riassumibili in quattro semplici punti:

CURIOSITA’, FAME DI SAPERE,  PARTECIPAZIONE,  DIVERTIMENTO

Per ognuno di essi è stato inserito un disegno* della cara amica Ilaria che li riassume in modo splendidamente coinciso e allegorico.

CURIOSITA’

La volpe osserva il telescopio dalla parte sbagliata? No, non è vero. Nessun lato da cui si osserva la realtà è mai sbagliato. Ci si può accostare oppure a no al telescopio, muniti solo e soltanto di curiosità e di attenzione. Facendo lavorare il proprio cervello non vi è bisogno di sapere già tutto o di seguire regole prefissate.  Prima o poi la volpe riuscirà a guardare le stelle, ma soprattutto le guarderà dopo essersele conquistate da sola, con la propria curiosità. E, per farlo, non avrà bisogno solo degli occhi, ma soprattutto della mente, soprattutto, e del cuore. Senza questi due aiuti, gli occhi non vedono assolutamente quello che credono di vedere: davanti a loro scende implacabile un telone fittizio. Le stelle diventano oggetti freddi e ripetitivi e non possono regalare vere emozioni.

La curiosità è anche capacità di mettersi in gioco, senza timore dell’ignoranza, dato che l’ignoranza è il primo passo verso la conoscenza che TUTTI hanno dovuto, devono e dovranno compiere. Un passo che può essere fatto solo grazie alla nostra mente. La mente è il regalo più grande, non deve essere sprecato. La curiosità è la sua figlia prediletta. Accettare la propria ignoranza è il primo segno di non essere più ignorante.

FAME DI SAPERE

Il bimbo appena nato ha fame, ma non solo di cibo, bensì di sapere, di conoscere, di apprendere. La sua mente è ancora pura, libera da forzature esterne. I media sono ancora lontani. Se riuscirà a nutrirsi abbastanza di latte “stellare” acquisterà  anche gli anticorpi che lo difenderanno dalla stupidità e dall’apatia. Lui è appena nato, ma ci ricorda che non è mai troppo presto e nemmeno mai troppo tardi per bere il succo dolce della conoscenza.

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La fame deve essere controllata e dosata. Entra in gioco la serenità di giudizio, ossia la riflessione e la consapevolezza. Non tutto è commestibile, molte cose sono frutto di anni o secoli di lotte e incomprensioni scientifiche. Non crediamoci superiori solo perché pensiamo. Anche gli altri hanno pensato, pensano e penseranno, sicuramente non meno di noi.

La fame di sapere deve accettare che la conoscenza consapevole è sempre un’operazione più faticosa che ascoltare, accettare e limitarsi a memorizzare. Non siamo pappagalli. Se non siamo capaci di riflettere non capiremo mai  il valore e la verità dei concetti che l’Universo ci regala continuamente. Imparare a memoria ci costringe a soffrire tutte le volte che si ripropone lo stesso concetto. Capire e valutare ci impone uno sforzo iniziale, ma poi il concetto rimane nostro per sempre.

Durante la nutrizione della mente si costruiscono le proprie convinzioni, basate su una serena e consapevole visione del sapere che è diventato parte di noi. Bisogna difenderle con la forza del pensiero, ma si deve essere sempre pronti a fare un passo indietro, ad accettare una conoscenza che si dimostra più solida e corretta della nostra.

Bisogna far propria l’umiltà culturale che impone di essere sempre disposti a mettersi in dubbio, consci che la verità non è una meta, ma un percorso. Tuttavia, bisogna essere altrettanto pronti a difendere e lottare per le verità che abbiamo acquisito se qualcuno cerca di distruggerla senza avere le giuste conoscenze. Questa reazione non deve essere un gesto di superbia, ma solo di aiuto.

E’ necessario mantenere e sostenere una via lungo la quale tutti viaggino, anche se durante il viaggio ognuno coglie un particolare diverso del paesaggio. Solamente mettendo insieme quanto tutti abbiamo colto, potremo raggiungere la verità e la consapevolezza.

PARTECIPAZIONE

Chi impara ha il diritto e il dovere di partecipare e di trasmettere agli altri. L’astronauta è l’esempio di una partecipazione diretta, di un bisogno assoluto di fare parte di ciò che si è compreso e che si è  fatto proprio. Dobbiamo tutti essere, nel limite delle nostre capacità, astronauti, pronti a dimostrare e a provare, ad accettare e a donare. La nostra mente deve tenere strette le proprie conquiste, ma anche cercare di trasmetterle. Se i media distruggono i libri, non potranno mai distruggere il nostro libro mentale. Immagazzinare e trasmettere (ognuno con le proprie capacità) agli altri. Il tutto, sempre, sotto lo stretto controllo dell’umiltà culturale.

E’ fondamentale sentirsi parte di un gruppo in cui il fine non è l’autoaffermazione, l’egocentrismo, ma la volontà di dare un contributo, più meno grande, per poi assistere allo spettacolo che l’insieme ha generato. Più solidarietà e meno individualismo, più voglia di creare un contesto migliore dove crescere i propri figli e meno voglia di accaparrarsi un effimero momento di gloria.

Il continuo confronto permette a un individuo di sviluppare una forte capacità di pensiero e di critica ed è questa che poi lo mette in grado di affrontare i problemi (anche di tutti i giorni) in modo razionale, cercando di individuarne le cause e gli effetti.  Facendo leva sulle proprie conoscenze e su quelle di tutti gli altri si può realmente creare una grande conoscenza collettiva.

DIVERTIMENTO

Il divertimento è una delle cose più semplici e senza confini. Un gattino, simbolo di umiltà, di innocenza e di gioia di vivere viene trasportato nel mondo degli astri e le dimensioni perdono di significato. Le stelle e i pianeti lo riconoscono e lo invitano a giocare con loro. Tutto l’Universo è un gioco infinito e noi possiamo far parte di quel gioco solo se ce ne accorgiamo. Il gattino ci è riuscito. Sa di non essere il centro del mondo, di non poter mutare il suo pianeta, di essere uno dei tanti personaggi che trascorreranno nel Cosmo solo un respiro del tempo. Ma sa anche che può affrontare l’immensità e la brevità con umiltà, curiosità e voglia di divertirsi.

Bastano queste “banali” proprietà  per garantirgli il biglietto per un mezzo di trasporto che non teme le distanze: la gioia pura. E le stelle si faranno toccare senza problemi dalle sue delicate zampette senza peso e senza superbia.

Divertimento è quel misto di meraviglia ed esaltazione che deriva dal rendersi conto di avere davanti qualcosa di eccezionale. Un’emozione che ci fa capire di essere piccoli nei confronti dell'Universo, ma anche che se ne siamo parte integrante. Piccoli sia come dimensioni (e quindi umili) che come età (e quindi giovani dentro).

Il tutto, ovviamente, deve essere "spruzzato" di una buona dose di FANTASIA. Essa è ingrediente fondamentale delle migliori doti dell'uomo. Scrutando con attenzione ci accorgeremmo che lo stesso Universo ne è intriso.

Dovremmo essere sempre consci che l'Universo siamo noi stessi e che, perciò, il Cosmo ci regala meraviglia, stupore, ma anche consapevolezza e soddisfazione profonde. Rimaniamo costantemente  pronti ad accogliere quanto ci sussurra, sempre in attento ascolto...

Questo blog scientifico vuole solo cercare di percorrere le quattro strade aperte dai punti espressi precedentemente. Come diceva “Qualcuno”: “Se sbaglierò, mi correggerete!”

Fatemi concludere con una barzelletta:

Ci sono tre fisici al bar: Heisenberg, Bohr ed Einstein.

Heisenberg: "Anche se è molto improbabile, mi chiedo se per caso non siamo finiti in una barzelletta"

Bohr: "Se fossimo fuori dalla barzelletta, lo sapremmo, ma poiché ci siamo dentro, non abbiamo modo di determinare se siamo o non siamo in una barzelletta. Le misurazioni di quanto sia una barzelletta o meno cambiano le natura stessa della barzelletta"

Einstein: "Certo che è una barzelletta, ma voi la raccontate male!"

Questa barzelletta l'ha inventata Niels Bohr e amava raccontarla spesso, in quanto, oltre ad essere divertente, descrive esattamente i caratteri dei tre: Heisenberg sempre pronto a parlare di probabilità e quantistica, Bohr abituato a dilungarsi troppo sulle sue teorie, ed Einstein che dava sempre l'impressione di trattare l'argomento con leggerezza (cosa che irritava moltissimo Bohr) e "colpiva" con graffio fulmineo.

Noi la consideriamo un segno di riconoscimento nel nostro Circolo. Rappresenta non solo il significato scientifico che non vogliamo mai abbandonare, ma anche la voglia di rimanere leggeri, ironici e umili nei confronti dell'Universo e delle grandi menti che sono riuscite a coglierne i segnali... La vera Scienza è talmente  seria e sincera che non ha paura di apparire allegra e infantile.