01/03/14

Perché tanti tifosi di Plutone e nessuno di Cerere? *

perché Plutone non è un pianeta
La figura che avevo presentato a un Congresso americano dopo che Plutone era stato declassato dall'IAU. In seguito, è stata presentata su una rivista divulgativa. Chissà quanti se la sono presa con me...

In un recente articolo, Red mi diceva che in fondo la differenza tra vita e non vita è molto aleatoria, soprattutto basandosi sulle conoscenze attuali. Pienamente d’accordo. Tuttavia, mi diceva anche che l’argomento era molto simile all’essere pianeta o pianeta nano. Beh… qui, non mi trovo assolutamente d’accordo. Nel frattempo, ho letto in giro una nuova alzata di scudi a favore del piccolo corpo declassato, quasi fosse stato vittima di un’inutile cattiveria. Ritengo utile tornare nuovamente sul recente tentativo di classificazione di un pianeta vero e proprio, basato essenzialmente sulle sue caratteristiche fisiche e sulle interazioni con lo Spazio circostante.

Fermo restando che potrebbe essere inutile creare differenze, che di scientifico hanno risvolti forse troppo sottili per i media, reputo più che sensata la nuova classificazione, soprattutto per i risvolti evolutivi che può offrire. Si sta cercando qualcosa che è molto simile alla separazione tra pianeta e stella, tenendo conto della scomoda presenza delle nane brune. Non penso proprio sia un problema da giudicare come “cercare il pelo nell’uovo”. Capire se le nane brune e i pianeti si formano con le stesse strategie oppure no, può essere fondamentale per comprendere sempre meglio le prime fasi formative delle stelle. Analogamente, comprendere il vero significato fisico di pianeta e pianeta nano (al di là dei nomi assegnatogli), riveste un’importanza non meno scientifica. Non certo per il risultato più apparente di mera classificazione, ma per quello che comporta sulle fasi evolutive planetarie, che i nuovi sistemi extrasolari impongono oggi con sempre maggiore urgenza.

Se, da un lato, capisco benissimo il risentimento degli americani alla notizia del ridimensionamento non solo volumetrico di Plutone, non riesco proprio a interpretare il coro di seguaci di Plutone-pianeta che si sta alzando a livello italiano tra gli astrofili, a mano a mano che la sonda si avvicina all’ex pianeta. Forse le idee non sono molto chiare.

Lasciamo stare la parte orbitale che ci dice solo che un pianeta deve rivolvere attorno al Sole. Questa è la parte più debole della nuova definizione anche se la più intuitiva. Sarebbero pianeti tutti gli asteroidi e le comete. Qualcuno potrebbe pensare che “valgano” di più dei grandi satelliti, mondi di importanza fisica a volte superiore ai loro stessi pianeti. Qui non si tratta di importanza, ma di caratteristiche fisiche. Discorsi completamente diversi. Qualsiasi particella del Cosmo ha la stessa importanza, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo movimento. Completamente differente è invece la sua caratterizzazione. Non facciamo dei corpi celesti dei contendenti a una gara di atletica!

I pianeti devono sicuramente girare attorno al loro Sole, ma non basta di certo per dare un contributo fondamentale alla caratterizzazione finale del sistema planetario. Ci vuole ben altro. Guardiamo gli anelli di Saturno. Ogni pezzo di ghiaccio che forma gli anelli è un satellite di Saturno, ma la struttura generale è dominata a distanza da satelliti di massa superiore, attraverso il linguaggio delle risonanze. La faccenda è quindi ben più complessa che limitarsi a osservare il movimento reciproco.

Spostiamoci nel Sistema planetario e consideriamo come corpo planetario qualsiasi cosa abbia raggiunto dimensioni superiore ai grani di polvere originari. Tutti quei granelli erano pianeti, da un punto di vista orbitale, dato che ognuno di loro orbitava attorno alla stella centrale. Il primo passo da compiere è allora quello di diversificarli sulla base delle intrinseche caratteristiche fisiche di ciascuno. Per far ciò è essenziale fare riferimento alla massa e alla lotta non indifferente tra forza gravitazionale e forze di stato solido, ossia quelle che agiscono sui nuclei atomici e tengono unita la materia. Una pietra qualsiasi subisce sicuramente la gravità terrestre, ma essa è praticamente la stessa in ogni punto della pietra (gli effetti mareali sono quindi nulli). Inoltre, la gravità che tende ad attrarre tra di loro le singole molecole della pietra è ridicola rispetto a quella terrestre. Tuttavia, cosa succederebbe se portassimo la pietra nello spazio profondo? Le molecole sarebbero libere dalla gravità terrestre e potrebbero, perciò, interagire attraverso la mutua attrazione gravitazionale. In realtà, lo fanno e come. Tuttavia, sono impedite nello svolgimento di questa azione corale dalle forze di stato solido che predominano nettamente. In altre parole, la pietra mantiene la forma “strana” e irregolare che aveva anche sulla Terra.

Se, però, la pietra aumenta la sua massa e quindi la gravità dell’insieme, succede ciò che è più che ovvio nelle stelle: il corpo assume una forma dominata dalla gravità e nessun legame tra molecola e molecola o atomo e atomo può resisterle. In alcuni casi, sappiamo che la gravità può distruggere anche i nuclei atomici. Chiedetelo alle stelle di neutroni e ai buchi neri… Il corpi del Cosmo sono dominati dalla gravità e devono escogitare la fusione di elementi chimici, più o meno leggeri, per poterla fronteggiare (senza parlare dell’espansione dell’Universo che complicherebbe inutilmente la situazione).

I sistemi planetari hanno un vantaggio enorme in questo contesto e, soprattutto, la troppo spesso vilipesa e trascurata fascia degli asteroidi. Questi piccoli oggetti sono gli UNICI che conosciamo che ci mostrano il passaggio da corpi dominati dalle forze di stato solido (la pietra) a corpi dominati dall’autogravitazione (stelle o quantomeno corpi sufficientemente massicci). Questo passaggio fisico fondamentale avviene proprio nell’intervallo delle decine o delle poche centinaia di chilometri. E’ quindi sicuramente fondamentale caratterizzare un oggetto planetario sulla base della sua risposta alla gravità.

Abbiamo di fronte risultati profondamente diversi e facilmente quantificabili e classificabili. Non è certo simile a ciò che avviene tra un virus e una cellula vivente. E’ sicuramente qualcosa di ben definito e misurabile, sempre che si abbiano a disposizione gli strumenti adatti allo scopo. Questa caratteristica tipicamente e squisitamente fisica permette perciò di separare un corpo planetario dominato dall’autogravitazione da uno che altro non è che una scheggia più o meno informe.

Chiamiamo pure come vogliamo gli oggetti che hanno superato questo primo scoglio evolutivo (che ne comporta molti altri, come l’eventuale differenziazione e via dicendo), ma non possiamo certo trascurarlo. Ovviamente, se uniamo questa caratteristica con quella dinamica dell’orbita, metteremmo da parte i satelliti, dato che seguono perfettamente la parte fisica, ma non quella dinamica. Le due condizioni possono, perciò, definire molto bene le differenze tra oggetti orbitanti attorno al Sole, ma non sono applicabili ai satelliti. Lasciamoli allora, momentaneamente, da parte.

Abbiamo ottenuto, comunque, un bel successo, non solo per una ragione di nomi e cognomi, ma proprio di carattere fisico ed evolutivo. E, scusatemi, sono molto contento di aver contribuito a tutto ciò attraverso lo studio approfondito degli asteroidi, dei loro parametri fisici e delle loro risposte agli urti più o meno distruttivi. Ribadisco ancora: non si conoscono altri oggetti nell’Universo che permettano questa differenziazione. Una volta tanto, piccolo è bello, ma anche utilissimo!

Bene… cosa abbiamo conseguito a questo punto? Una sufficientemente netta separazione tra pianeta e corpo minore (sempre che si necessario chiamarli così, l’importante è il concetto). Tuttavia, la popolazione dei pianeti è oltremodo numerosa, soprattutto dopo l’avvento dei Kuiper Belt Objects o Trans Nettuniani. Centinaia -migliaia forse- di nuovi pianeti che si aggiungono a pochi asteroidi. In questo contesto Plutone sta più che tranquillo nella sua posizione acquisita storicamente e anche un po’ fortunosamente. Sta però anche tranquillo Cerere, scoperto dall’italiano Piazzi nel 1801. Tuttavia, stranamente, non ho sentito nessuno inveire contro gli astronomi odierni sul fatto che a Piazzi è stato subito tolto il piacere di aver scoperto un nuovo pianeta. Tanto rumore per l’americano Plutone e il silenzio totale per Cerere. Ignoranza o la solita esterofilia italiana? Teniamo presente che le dimensioni di Cerere e Plutone non sono molto diverse. In ogni modo, entrambi si piazzano facilmente nella categoria dei corpi regolati dall’autogravitazione.

Il problema, a questo punto, NON è il fatto di accettare come pianeti centinaia di corpi planetari, il cui numero è in continua crescita. Si potrebbe anche fare, senza però pretendere che gli studenti imparino a memoria tutti i loro nomi. Agli astrofisici importerebbe ben poco. In fondo vi sono miliardi e miliardi di stelle, ma vengono tutte accettate come tali. Potrebbero anche farlo con i pianeti del sistema Solare. No, il problema scientifico è un altro, ben più essenziale. Un sistema planetario non è solo una sfilata di pianeti e/o corpi minori, ma è un  insieme ben più globale e complesso. La formazione dei pianeti, o di come volete chiamarli, è ovviamente un’evoluzione del disco proto planetario, ma è anche un meccanismo che ha agito sul disco originario, deformandolo e portandolo all’aspetto attuale. I planetesimi prima e i pianeti dopo hanno funzionato come delle aspirapolvere, risucchiando gran parte della polvere e pulendo la maggior parte del teatro in cui le costruzioni planetarie hanno posto la loro residenza. Non tutti, però, allo stesso modo.

Ed ecco la terza e fondamentale parte della definizione di pianeta. Quella forse più importante dal puto di vista generale, relativa all’intera città che rivolve attorno alla stella centrale. In altre parole, una caratterizzazione scientificamente ineccepibile DEVE riguardare i rapporti tra corpo planetario e struttura dell’insieme di cui fa parte. Questa caratteristica acquista sempre più importanza a mano a mano che ci accostiamo ad altri sistemi planetari, osservati in momenti diversi della loro vita. Un pianeta, quindi, deve anche lasciare un segno nell’ambiente in cui vive. Un qualcosa in più, visibile su scala macroscopica.

Eccoci quindi arrivati all’esclusione di Cerere e di Plutone (per la stessa identica ragione). Benché entrambi (insieme a molti altri fratelli) capaci di assumere una forma fisicamente ben quantificabile e riconoscibile, hanno saputo lasciare la loro impronta nello spazio che li circonda? Ebbene, la risposta è NO. Essi, hanno fatto molto per loro, ma ben poco per ciò che li circonda. Non sono stati capaci di funzionare come delle perfette aspirapolvere e si sono accontentati di vivere in un ambiente “sporco” che poco o niente risente della loro presenza.

Esiste, infatti, una quantità enorme di corpi minori, di polvere accumulata e di residui di planetesimi, che ancora potrebbero impattarli e cambiare l’aspetto generale della zona che li circonda. Hanno avuto abbastanza tempo, ma non ci sono riusciti e questo fatto comporta una diversità abissale sulla loro identità. Si poteva spiegare la cosa attraverso parole o formule (ed è stato fatto), ma si è preferito dare anche un nome a questi comportamenti così diversi rispetto ai loro vicini di casa. Plutone, Cerere, altri pochi asteroidi e tantissimi Kuiper Belt non sono stati in grado di “pulire” la zona circostante la loro orbita. Oggetti auto gravitanti, sì, ma incapaci di dare un segno globale risolutivo.

Ben altro è stato il risultato ottenuto da Giove, Saturno, ma anche Marte e Mercurio. Essi, vuoi per posizioni favorevoli, vuoi per massa, hanno svolto un lavoro egregio, quasi perfetto. Dico “quasi”, in quanto qualsiasi pianeta vero e proprio può ancora essere colpito da un planetesimo o da un suo frammento vagante. Tuttavia, l’intruso proviene da “fuori”, non dalla zona di costruzione del pianeta. Al limite chi ha più problemi a questo riguardo è Giove, che vede residenti sulla sua orbita un  numero enorme (anche se di massa totale trascurabile) di piccoli oggetti sopravvissuti alla sua potenza gravitazionale: i troiani. Tuttavia, essi sono stati confinati in una zona stabile dallo stesso Giove e in posizione tale da non poterlo infastidire. Insomma, un gesto di magnanimità del gigante e non certo di debolezza.

Sotto questo punto di vista, nessun rammarico per la discesa nel limbo dei pianeti nani (nome molto brutto, comunque) per Plutone (l’ex pianeta americano) e per Cerere (l’ex pianeta italiano). Una semplice constatazione fisica ed evolutiva, niente di più. Che poi piacciano o no i nomi assegnati poco importa, l’importante è il concetto di base. Tra Plutone e Mercurio vi è un baratro evolutivo che va ben al di là delle loro dimensioni e delle loro caratteristiche fisiche intrinseche.

Come considerare i satelliti di grandi dimensioni. Io sarei dell’idea di considerarli praticamente come pianeti a tutti gli effetti, anche se la loro capacità di pulire l’ orbita in cui risiedono è stata regolata dai pianeti attorno a cui rivolvono e non da loro stessi. In qualche  modo è impossibile giudicarli con lo stesso metro. Consideriamoli, allora, satelliti, dove , però, il nome non rispecchia nessuna vera sudditanza fisica o psicologica. Un  altro campo di lavoro e di studio. Lasciamoli separati, senza tentare classificazioni insulse. E’ come se volessimo decidere se è più importante un neutrone o un elettrone…

Concludendo: suvvia ragazzi, smettete di pensare a Plutone come a una vittima sacrificale. Ha ottenuto il posto che si merita senza con questo giudicarlo di importanza inferiore. Godiamoci le immagini di New Horizons in tutta tranquillità. Inoltre, se volete rinverdire i fasti di un qualche ex-pianeta, fatelo con Cerere. E’ stato scoperto da un italiano ed è stato considerato immediatamente come nuovo pianeta.  Senza troppe indecisioni, è stato declassato non appena è stato trovato un fratello nettamente più piccolo, ma a lui relativamente vicino. Perché non accettare la stessa sorte anche per Plutone? Oltretutto a Plutone è stato dato il “ridicolo” contentino del nome plutino… una vera americanata…

Ho cercato di far capire il perché di certe decisioni. Se, poi, resteranno ancora molti tifosi di Plutone, sarà per una decisione del tutto personale e non per ignoranza della problematica scientifica.

Sempre e comunque: Viva Plutone e Caronte, ma anche Viva Cerere!

21 commenti

  1. alexander

    ma questi elencati sono gli unici elementi o solo i principali?
    Conta se hanno una propria atmosfera? 

  2. sono più che sufficienti, direi... L'atmosfera è qualcosa di aggiuntivo che dipende dalla distanza dal Sole e dalla massa totale. La definizione deve essere la più ampia, ma anche la più restrittiva possibile. Altrimenti avremmo una classificazione dipendente da troppi parametri. Per le stelle conta in fondo solo la massa, per i pianeti vi sono altre caratteristiche a causa delle dimensioni minori e delle interazioni con quanto sta intorno.

  3. Supermagoalex

    La distinzione tra pianeta e pianeta nano che hai esposto è netta ed osservabile, non comprendo i motivi di questa "crociata" a favore del pianeta Plutone, visto che si tratta di una classificazione in base alle caratteristiche fisiche, in cui non c'entra "l'importanza".

    L'immagine che avevi realizzato per il congresso è simpaticissima, sei un genio!  :-D

  4. davide1334

    enzo, quando parli del passaggio da corpi dominati dalle forze di stato solido (la pietra) a corpi dominati dall’autogravitazione- che avviene  nell’intervallo delle decine o delle poche centinaia di chilometri- è lo stesso limite che da agli oggetti una forma da "deforme" a  perfettamente sferica?

  5. Pier Francesco

    la fregatura per Cerere è che si trova nella "fascia degli asteroidi" e quindi ha fatto la fine di essere considerato uno di loro: applicazione astronomica del famoso detto "fare di tutta l'erba un fascio"...
    Per i satelliti, occorrerebbe usare la parola "luna", che suonerebbe meno offensivo e sminuente.  :mrgreen:  

  6. beppe

    Ebbene si, lo ammetto, ci sono rimasto male quando hanno declassato Plutone! Piuttosto avrei promosso Cerere Vesta e compagnia a pianeti. Il declassamento ha il sapore di una bocciatura, un po come se la comunità declassasse l'Italia o la Grecia. Ci rimarrei male!! Chissà com'è cambiato lo spread su Plutone...  :mrgreen: :mrgreen:

  7. caro davide,
    sì, tendenzialmente sì. Diciamo meglio: assumono forme di equilibrio che possono anche essere ellissoidi a due o tre assi o -addirittura- una struttura binaria. Tutto dipende dal momento angolare...

  8. caro Pier,
    come Cerere si trova nella fascia degli asteroidi così Plutone si trova tra i Kuiper Belt. l'unica cosa che cambia è che gli altri asteroidi sono stati scoperti in fretta, mentre per i KBO ci sono volute decine d'anni... ma oggi la situazione è perfettamente analoga!

  9. caro beppe,
    promuovere Cerere e Vesta vuole dire promuovere decine e, tra non molto, centinaia di KBO. Inoltre, non si terrebbe  conto delle capacità di un corpo planetario di gestire e controllare la zona in cui si trova: caratteristica veramente fondamentale per l'evoluzione di un sistema planetario... No, Plutone deve solo considerarsi "fortunato" di aver vissuto tanti anni sopra le sue possibilità. Tuttavia, ribadisco che il nome o -meglio- la caratteristica non è assolutamente segno di importanza scientifica. E' come dire che una stella gigante e  più importante di una nana bianca...o -ancora peggio- che una particella elementare come il quark è meno importante del protone e via dicendo...
    L'Universo non è interessato alle competizioni fini a se stesse...

    Vi racconto un aneddoto riguardo alla nuova definizione di pianeta. Stern, il responsabile di New Horizons (persona molto seria che conosco abbastanza bene), era soprattutto un teorico che si era occupato a lungo di evoluzione del SS. Tra i suoi studi vi era stato proprio quello relativo alle interazioni tra pianeta e detriti nella sua orbita. Aveva concluso descrivendo perfettamente come valutare questa differenza. Dopo qualche anno, quando è stato nominato responsabile della missione verso il "pianeta" americano Plutone, l'IAU ha utilizzato proprio i suoi studi per declassare il nono pianeta. Immaginate il suo imbarazzo e le grane che ha avuto... Conoscendolo, penso che sia diventato tutto rosso e abbia avuto paura di farsi vedere in pubblico... Insomma, chi è causa del suo mal...

  10. gioyhofer

    Gran bell’articolo Enzo,
    sinceramente io non ci vedo niente di male nel declassamento di Plutone, e mi viene proprio da pensare che sia stato considerato un pianeta per quasi 80 perché, fino a pochi anni fa, si conoscevano molto poco i confini del sistema solare e si pensava che oltre questi ci fosse il vuoto. Ma gli scienziato non avrebbero dovuto accorgersi prima, conoscendo la strana e diversa orbita di Plutone, che qualcosa non andava in questo “pianeta”? 
     
    Inoltre  Cerere non è mai stato considerato un pianeta proprio perché ne è stato scoperto un compagno vicino (parliamo di Pallas immagino) pochissimo tempo dopo? 

  11. Cara Giorgia,
    l'orbita di Plutone non è stabile e quindi si sapeva che la sua origine doveva essere diversa da quella degli altri pianeti. Tuttavia, qualsiasi essa fosse, il "potere" americano è sempre riuscito a tenere duro e a non renderlo oggetto "estraneo". Magari era un ex satellite di Nettuno, ma l'importante è che fosse americano e anche pianeta. Purtroppo abbiamo dovuto aspettare gli anni '90 per scoprire i suoi numerosissimi fratelli, di cui non si aveva idea, dato che troppo piccoli per perturbare in qualche modo rilevabile le orbite di Nettuno (sappiamo che le anomalie riscontrate erano fasulle...). Sì, Cerere ha avuto lo svantaggio di conoscere i fratellini in tempi rapidi. Tuttavia, una volta stabilito che Plutone non era il solo da quelle parti, si sarebbe dovuto passare subito al suo declassamento. Ma è stata dura convincere molti americani e l'opinione pubblica. Ricordiamoci che Lowell era ed è considerato un mito. Te lo dico con sicurezza, dato che in quel periodo ero presidente della Commissione 15 dell'IAU e non sapevamo cosa fare con la numerazione degli asteroidi, dato che i KBO necessitavano una loro classificazione numerica, ma aspettavano -giustamente- che si decidesse qualcosa riguardo al più famoso e al primo di loro (Plutone appunto). L'ipotesi di dare, comunque, un numero a Plutone, pur mantenendo una sua speciale rilevanza storica, è  stata rigettata anche con liti abbastanza furiose, che ancora continuano...
    Insomma, di una caso puramente scientifico è stato fatto un caso politico o giù di lì... :mrgreen:  

  12. davide1334

    ah questa politica,si insinua dappertutto,anche nello spazio profondo :lol:
    volevo chiedere un'altra cosa: senza tirare in ballo le boiate di nemesis,della sorella nascosta del sole e altre fantasticherie,tu dalla tua esperienza in materia ti senti di escludere che vi siano corpi più grandi di un plutone  in tutto il nostro sistema?(considerando anche tutta la nube di oort)cioè,se ci fossero altri oggetti anche più massicci, con orbite come quelle di sedna,per dire,che però ora si trovano magari vicino all'afelio,non ci accorgeremmo di essi,giusto?o è escludibile come cosa?

  13. caro Davide,
    proprio per questioni di distanza attuale e di eccentricità orbitale, è più che sicuro che ci siano altri oggetti anche ben più grandi di Plutone. Un paio si sono già trovati. E' difficile dare un limite superiore, sia per la distanza a cui possono trovarsi oggi, sia per la riflettività della loro superficie (normalmente sono molto scuri). Sono da escludere comunque oggetti come Nettuno o Urano ... O -almeno- con buona probabilità...

  14. Caro Enzo, 
    quando io mi riferivo alla definizione di pianeta nano, intendevo dire che per la Natura non esistono salti improvvisi, ma tutto è uno sfumare da una condizione ad un'altra. Noi umani, invece, abbiamo bisogno di incasellare tutto e di fare delle distinzioni, per poter progredire. Dobbiamo analizzare, insomma, e ci dimentichiamo spesso la visione d'insieme (olistica).
    Se Plutone o Cerere si fossero formati  in un'altra zona del Sistema Solare, forse sarebbero stati in grado di spazzare la zona a loro segnata. O, se per qualche strano motivo, si fossero formati da un'altra parte e poi migrati casualmente in una zona già spazzata, li avremmo chiamati erroneamente pianeti. Chissà.....
    Comunque, non sia mai che tratto meglio Plutone di Cerere.... Tanto più che il Piazzi è il pro pro zio di mia figlia! Per cui, Viva Cerere!!! :-D  

  15. Beh... se fossero riusciti a pulire la loro orbita sarebbero stati classificati -giustamente- pianeti. Per essere tale bisogna anche nascere nel punto giusto e al momento giusto. Se io fossi nato in Brasile sarei stato un brasiliano... :mrgreen: Ogni cosa è sfumata, anche il limite non si raggiunge mai... ma è giusto definirlo. Se fossero migrati in una zona ripulita, dovrebbe esserci un altro pianeta a comandare e la loro orbita sarebbe sicuramente anomala. Se invece fossero migrati e poi avessero pulito la zona, sarebbero correttamente dei pianeti. Comunque sia... viva Cerere!!!! :-P

  16. gioyhofer

    Magari era un ex satellite di Nettuno, ma l’importante è che fosse americano e anche pianeta...
    quindi vuoi dire che è rimasto un pianeta solo perchè l'ha scoperto uno scienziato americano? 

  17. Eh sì, cara Giorgia...
    Ovviamente non per la maggior parte degli astronomi e planetologi. Ma per alcuni di loro e per l'opinione pubblica: "Guai a toccare Plutone". Un successo americano in un campo che aveva raggiunto punte altissime molto prima che nascesse la nazione americana... Non potevano lasciarselo scappare per "mere" motivazioni scientifiche... :wink:

  18. Lampo

    Red...girare attorno al sole giri...ripulire la tavola alle mangiate la ripulisci...hai ancora la forma un po' allungata ma sei sulla buona strada!  :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

    Scherzi a parte...articolo interessante...anche se davvero il problema non sussiste, non ho mai capito nemmeno io tutto sto scandalo del declassamento! È semplicemente un'affinatura di un metodo di classificazione...come avviene in molti altri campi quando aumenta il numero delle cose/oggetti da classificare... 

  19. ice91

    Il problema è che noi umani abbiamo la tendenza, da sempre, a voler classificare tutto, a voler leggere la realtà con una logica "a compartimenti stagni". Il problema è che la realtà ha milioni di sfumature. Certo, un minimo di categorizzazione è anche pratica, non fosse altro che per esigenze di comunicazione. Però trovo che questa smania di categorizzare, e sotto-categorizzare tutto, alla fine non abbia molto senso, anche perchè poi, a voler inserire tutto nella giusta categoria, si rischia di creare una miriade di microcategorie, cosa che finisce per creare la confusione che si voleva evitare. Non sarebbe più giusto categorizzare, si, le cose, ma che le classificazioni siano solo ad alto livello ? Altrimenti è un dibattito continuo, ognuno dice la propria ... e dal proprio punto di vista ha ragione, e non se ne viene a capo.

  20. Pier Francesco

    Ho letto in un trafilett(in)o su "Le Scienze" di Marzo che è arrivata la conferma ufficiale della presenza di acqua su Cerere, poiché il telescopio Herschel ha osservato (seppure nell'IR) getti di vapore acqueo uscire dalla superficie. C'è chi ha ipotizzato fenomeni di crio-vulcanesimo ma più probabilmente, e più banalmente, si tratterebbe di sublimazione del ghiaccio in vapore sotto l'effetto della radiazione solare (scalda ancora fino a lì...), un po' come avviene per le comete. A sostegno di quest'ultima ipotesi c'è il fatto che l'osservazione è stata compiuta quando Cerere era nel perielio.
    Aspettiamoci quindi il prossimo dibattito se Cerere è un pianeta nano o una cometa mancata, e si ricomincia da capo con le classificazioni e i declassamenti... :)
    Poiché acqua vuol dire vita per la maggioranza delle persone, se la notizia trovasse spazio sulla stampa più diffusa, di colpo avremmo migliaia di tifosi di Cerere. :wink:  

  21. caro Pier,
    che dagli asteroidi possa uscire acqua che si sublima non mi stupisce di certo. Non esiste una divisione drastica tra asteroidi e comete. Esiste, invece, un gradiente continuo che rispecchia la nebulosa solare primitiva. I più vicini al Sole hanno composizione ricca di silicio, quelli più lontani di carbonio e sempre più acqua, fino a diventare comete, ossia più ghiaccio che altro verso Urano e Nettuno. Mi sarei stupito del contrario... :wink: Che poi Cerere possa essere ancora un po' attivo (criovulcani) non è del tutto impossibile: è abbastanza grande... e ci riesce anche Enceladus, anche se aiutato dalle risonanze nel sistema di Saturno...

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