17/04/15

Le stelle fabbricano tutto… anche la vita? *

Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "Figli delle stelle (e degli asteroidi, e delle comete...)"

 

Al di là delle notizie che si susseguono (e che stranamente pochi citano nei media, malgrado si riferiscano alla vita nel Cosmo – ma forse i tuttologi non ci capiscono niente…), vorrei mettere in risalto una nuova veste delle stelle, pensate finora come efficienti “stufe” cosmiche, capaci di mantenere una temperatura elevata e fabbricare, chi più chi meno, gli elementi chimici che serviranno alle generazioni future.

Esse non allevano soltanto i loro pianeti (se riescono ad averli), lasciandoli liberi di divertirsi con le molecole più complicate e a dar luogo a forme auto generanti (vedi gli articoli sulla vita del nostro grande Peppe, che mai come adesso arrivano proprio a “fagiolo”!), ma preparano fin dalla loro nascita tutto il materiale necessario. Sembrano quasi quelle scatole che contengono tutte le parti di una certa costruzione e lasciano ai compratori (i pianeti) il compito di metterle insieme (un “fai da te” di ultima generazione). Non è ancora chiaro se sono come i “lego” di una volta o come i “lego” più recenti. Nel primo caso i mattoncini potevano dar luogo a qualsiasi costruzione, oggi a una e una soltanto. Su questo problema torneremo alla fine con la riesumazione di un mio vecchio racconto che sembra scritto apposta…

Ma torniamo alle nostre stelle, sempre più mamme di tutto il Cosmo. Fatemi volare con la fantasia e vederle sempre più come creature viventi esse stesse. Le più massicce, coscienti di avere una vita molto corta, e quindi sapendo di non essere in grado di formare e mantenere cuccioli planetari in grado di divertirsi con i … lego, si dedicano alla costruzione della materia prima. La materia che servirà alle stelle più piccole per preparare i mattoncini per far divertire i loro figlioli.

I mattoncini si fabbricano da giovani, quando si è in piena euforia creativa; gli elementi si fabbricano quando si è vecchi e saggi. Nessuna gelosia, invidia, ma una ripartizione perfetta dei ruoli. Che dirvi, cari ragazzi, questa è veramente una splendida “VITA” sociale: uno per tutti e tutti per uno. Quando impareremo a vivere imparando dalle nostre mamme cosmiche? Ah… questi figli che non vogliono mai seguire l’esempio dei genitori!

Scusate le mie solite “sparate” e torniamo alla Scienza visibile e non oscura.

Studiando una delle tante zone di formazione stellare, si sono individuate un certo numero di proto stelle (cinque) simili al Sole. Niente di veramente speciale, se non per il fatto che in quegli ammassi di gas e polvere collassanti non si fossero osservate biomolecole estremamente importanti contenenti gli elementi base per la vita: idrogeno, ossigeno, azoto e carbonio. In particolare, molecole di formamide (NH2CHO), un composto che può sintetizzare mattoni più “pesanti” come gli aminoacidi, i carboidrati, gli acidi nucleici e altre “cosucce” del genere. Se le aggiungiamo al metil cianide di ALMA (CH3CN), vediamo che la scatola di costruzioni si sta arricchendo non poco. Da notare che la formamide contiene ossigeno, elemento non certo trascurabile per la vita.

La nebulosa NGC 1333, una regione di formazione stellare dove è stata rilevata la formamide. Fonte: NASA-Spitzer.
La nebulosa NGC 1333, una regione di formazione stellare dove è stata rilevata la formamide. Fonte: NASA-Spitzer.

In realtà, sono state studiate anche altre cinque proto stelle, le quali non mostrano lo stesso segnale. Come mai? La spiegazione sembra abbastanza logica. Queste ultime sono in una fase molto preliminare di formazione, tale che la temperatura non è ancora riuscita a liberare la molecola nel gas della stella nascente. Probabilmente la formamide si forma sulla superficie dei grani interstellari a partire dall’acido isocianico (HNCO) che viene arricchito di idrogeno. Le molecole restano attaccate ai granelli di polvere fino a che la temperatura della protostella non le libera e le mette nella … scatola di costruzione.

La vita nel Cosmo si allontana sempre più dalle vecchie idee… non più elementi disordinati che solo i pianeti possono trasformare e gestire in condizioni speciali. E nemmeno la Panspermia che implica mattoncini costruiti in zone favorevoli e poi trasportati in giro per l’Universo. No, i mattoni si formano ovunque e sta poi ai bambini aprire la scatola e mettere insieme i pezzi… sempre che abbiano voglia e tempo (ossia che possano avere lunghi momenti di rilassamento in cui permettersi di aprire le scatole e giocare).

E’ inutile andare troppo nel tecnico. Mi sembra che ciò che deve essere compreso sempre meglio è questo nuovo ruolo fondamentale delle stelle, un ruolo che viene giocato proprio nella prima gioventù: magnifico ed esaltante! Quanto abbiamo ancora da imparare dalle stelle, sia scientificamente che socialmente!

Articolo originale QUI

Come promesso, inserisco un raccontino scritto anni fa e relativo, in qualche modo, alla diversità tra scatole, dove si può costruire una e una cosa soltanto, e scatole che danno il via libera alla fantasia. Peppe ci aiuterà a capire le vere differenze in termini biologici, io preferisco regalarvi questo “scherzo” fantascientifico, dal titolo FANTASIA.

Finalmente eravamo pronti a viaggiare tra le stelle e a cercare altre forme di vita. L’astronave “Life” era saldamente ancorata sulla base di lancio lunare e sembrava fremere nell’attesa di lanciarsi verso la galassia sfruttando i motori neutrinici ideati dal grande scienziato Boris Pastosky solo vent’anni prima. La velocità della luce non era più un problema e nemmeno le deformazioni spazio-temporali.

Tutti i capi di stato della Terra si erano recati sul nostro satellite per la grande cerimonia. Vi furono discorsi e spettacoli fantasmagorici, mentre i 57 membri dell’equipaggio dormivano nelle loro camere insonorizzate nell’attesa del giorno dopo. Tra loro vi erano gli astronauti più esperti, ma anche astronomi, fisici, botanici, medici, biologi, psicologi, letterati, ecc., ecc.: nella speranza del primo incontro dovevamo essere preparati al meglio.

Alle 10:30 del mattino successivo, ora di Washington, capitale mondiale, l’astronave lasciò la Luna verso la più emozionante avventura della storia dell’umanità. La rotta era stata studiata con precisione quasi millimetrica. Doveva toccare 328 stelle simili al Sole, con pianeti alla giusta distanza per essere considerati abitabili. Tra questi ci sarebbe stato sicuramente un nostro “fratello”. Le stelle erano distribuite omogeneamente in tutta la galassia e avrebbe permesso di non tralasciare nessun angolo “nascosto”.

Superati in un attimo decine e decine di anni luce, la “Life” incontrò il suo primo obiettivo. La stella era tranquilla e il quarto pianeta aveva un aspetto invitante. Purtroppo era deserto, anche se i suoi continenti erano circondati da immensi specchi d’acqua azzurra. Non si poteva certo pretendere che il primo tentativo fosse già un successo. E poi eravamo ancora troppo vicini. Se ci fosse stata vita ce ne saremmo probabilmente già accorti dalla Terra. Passarono i mesi, senza novità di rilievo, e si arrivò alla stella numero 34, distante parecchia centinaia di anni luce. Di nuovo, la stella era ottima, praticamente un sosia del nostro Sole. Anche il terzo pianeta sembrava molto simile all’ amata Terra.

La “Life” si diresse senza indugio verso di esso. Mano a mano che si avvicinava, l’equipaggio ammutolì completamente. Non solo il nuovo mondo era somigliante al nostro, ma era praticamente identico! Si vedevano chiaramente l’Asia, l’Europa, L’America, i ghiacci dei poli. Tutto coincideva perfettamente. Il capitano cominciò a sudare freddo. Come aveva potuto sbagliare in questo modo la rotta ed essere tornato al punto di partenza?

Poi guardò le stelle di riferimento tutt’attorno. Meno male! Non erano certo quelle vicine al Sole. Erano proprio nel punto previsto dal piano di viaggio. Il problema a questo punto non era più suo, ma dei cervelloni della spedizione. Qualcuno cominciò a bofonchiare qualcosa, poi ci fu solo un caos indescrivibile. Il capo della delegazione scientifica dovette urlare per riportare il silenzio, coadiuvato dai militari.

Passarono vicinissimi all’unico satellite (avrebbero potuto chiamarla Luna senza alcun problema) e si diressero verso gli Stati Uniti e la città che sorgeva esattamente nel luogo dove, sulla Terra, si trovava Washington. Atterrarono davanti alla Casa Bianca … Tutt’attorno il traffico automobilistico si era fermato e migliaia di persone si affollavano trattenute da cordoni di poliziotti.

L’equipaggio scese in un silenzio quasi irreale. Sembrava proprio Washington e anche il caldo afoso era lo stesso. Non avevano certo bisogno di tute protettive. Si fermarono davanti alla loro nave, in attesa, incrociando gli occhi con quelli degli spettatori, altrettanto sgomenti e meravigliati. Se non fosse stato il momento più importante nella storia dell’umanità sarebbe stata una situazione di una surreale comicità.

Poi apparve il Presidente degli Stati Uniti seguito dai suoi più stretti collaboratori. E quando si dice “il Presidente” si dice proprio lo stesso “Presidente” dei nostri “Stati Uniti”. E anche i collaboratori erano gli stessi … L’uomo più potente del nuovo mondo respirò profondamente e poi parlò in perfetto inglese americano: ”Salve stranieri del Cosmo. La Terra vi dà il benvenuto!” E tese la mano verso l’anziano capo spedizione, uno psichiatra insigne che in quel momento sembrava egli stesso avere assoluto bisogno di una seduta.

“Sa-salve …”, balbettò l’autorevole personalità e vide che il Presidente lo guardava attentamente e con crescente meraviglia. Fu lui questa volta a balbettare: ”ma, ma le-lei è il pro-professor Keaton, dell’Università di Chicago?!” Da ambo le parti si sarebbe sicuramente voluto che in quel momento qualcuno urlasse: ”Lo scherzo è finito!”. E invece il silenzio continuò a regnare sovrano.

Lo psicologo professor Keaton si riprese per primo: “Scusi, signor Presidente, ma siamo noi che veniamo dalla Terra. E questa è la nostra capitale mondiale”. Il capo di stato cominciò a spazientirsi visibilmente: “La prego di non scherzare oltre. Noi siamo sulla Terra e questi sono gli Stati Uniti”. Non avrebbe mai pensato che i primi visitatori alieni fossero soltanto dei buontemponi. Non gli sembrava il caso di metterla sul ridere in un momento così epico.

Poi, finalmente, prese voce il geografo della spedizione: “E scommetto che dall’altra parte dell’Oceano Atlantico c’è l’Europa? E poi l’Asia?”. Il Presidente rimase a bocca aperta: come facevano a sapere tutte quelle cose sulla Terra? Forse si erano preparati a lungo su di loro e tutta quella messinscena rappresentava il subdolo preliminare di un devastante attacco militare? Bastò un’occhiata e si fece avanti un generale con alcuni chili di medaglie sul petto, che venne immediatamente fronteggiato dal suo collega sceso dall’astronave. I due si scambiarono sguardi di fuoco, ma vennero prontamente fermati dal resto dell’equipaggio, prima che venissero alle mani e facessero precipitare una situazione già di per sé abbastanza critica.

Poi, fortunatamente, presero la parola i biologi, i letterati, gli artisti, gli astronomi, i botanici. La situazione si rilassò, ma non certo lo stupore. Raffaello era conosciuto da entrambi e così pure gli elefanti e i leoni. Per non dire di Dante Alighieri e di Shakespeare e delle querce e degli abeti. La meraviglia era sempre più grande, ma anche l’interesse reciproco. Stava forse nascendo un dialogo?

Proprio in quel momento, si sentì un rumore di tuono e tutti volsero gli occhi verso l’alto. Stava scendendo un’astronave. Appena toccò terra ne uscirono una cinquantina di uomini, il cui capitano esclamò immediatamente: “Salve fratelli alieni! Noi veniamo dal pianeta Terra”.

Mentre la maggior parte dei presenti sveniva o dava fuori di senno, miliardi e miliardi di anni luce più lontano, i tre barbuti assistenti vestiti di bianco osservavano la scena scuotendo la testa. Il più vecchio mormorò: “Grande capacità organizzativa e grande tecnica costruttiva il nostro capo. Un vero Dio! Ma fantasia proprio niente!!”

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4 commenti

  1. peppe

    caro Enzo,
    sta per uscire un articolo (se sma e io riusciamo a risolvere un problema tecnico) che racconta un pò di storia, sempre necessaria per capire i perchè delle conoscenze di oggi, e dove andrò a sottolineare il fatto che per la vita terrestre non è solo "un ammasso di ferraglia" messa li e funziona. essa è frutto di interazioni particolari e queste la fanno funzionare.
    è come aver una squadra di calcio. posso fare una squadra di 11 campioni ma non funzioneranno mai da squadra se non ho l'allenatore bravo a guidarli.
    ho anticipato fin troppo :mrgreen: :mrgreen:

    comunque è buon segno che tali molecole hanno molte probabilità di formazione. Avere prove concrete significa aumentare le probabilità che la vita possa attecchire anche altrove.

  2. se hai tempo prima o poi riesci a costruire qualcosa di sensato. Sempre che ci siano i mattoncini giusti... Io non credo ovviamente alle istruzioni per come montare la costruzione... :mrgreen:

  3. peppe

    è quella che si definisce "evoluzione molecolare". immaginiamoci questi lego a darsi battaglia per prevalere. alla fine la costruzione migliore, sopratutto stabile, vince.

    all'inizio devono esserci state tante strutture idonee. poi la costruzione migliore, evolutivamente parlando, ha prevalso sulle altre.

    l'insieme di tutti questi mattoncini però devono interagire fra loro per creare la vita, altrimenti e come avere un'automobile spenta. accendi il motore è l avita parte. L'allentatore in questo caso che permette di far funzionare insieme i pezzi è "il metabolismo".

  4. perfetto direi, caro Peppe.
    io ho chiamato "pianeta" chi esegue la costruzione (per semplicità), ma è più giusto dire che il pianeta fornisce lo spazio e la tranquillità a colui che veramente gioca. Questo giocatore è il metabolismo, ossia colui che riesce a mettere insieme e far partire il modello finale... OK? :mrgreen:

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