19/01/21

Un piatto difficilissimo: il "flan"

Dobbiamo ammetterlo... i francesi, con la loro boria ormai storica, una cosa meglio di noi la sanno fare realmente: il flan. Un piatto terribile che illude e poi distrugge senza pietà.

Il flan è veramente una terribile impresa. Puoi seguire tutte le istruzioni del caso, vedere l'impasto gonfiarsi in modo meraviglioso nel forno e poi, appena uscito, ti regala solo pochi secondi di gioia. Implacabilmente e inesorabilmente inizia a sgonfiarsi fino a diventare una specie di ameba informe. Io stesso, ormai diventato chef  "stellato", non oso ancora cimentarmi, sicuro di avere una delusione che mi getterebbe nello sconforto più assoluto.

Sotto altri aspetti, noi e i nostri cugini d'oltralpe siamo invece molto simili. Una cosa fra tutte: l'assoluta impreparazione verso le lingue straniere, inglese per primo. Una delle grandi cause di tutto ciò (a parte la capacità degli insegnati scolastici e i metodi usati) sta sicuramente nel fatto che tutti i film trasmessi in TV sono doppiati, raggiungendo, specialmente in Francia, situazioni estremamente comiche. Mi ricordo, durante uno dei miei soggiorni a Nizza, di avere assistito a un western dove dominava la trama un pistolero estremamente violento e "duro". Dalla sua bocca tutto ti aspettavi, mentre stava condannando a morte qualcuno, con la sua pistola velocissima, tranne che una vocina estremamente melodiosa e raffinata alla "francese".  Una vera "comica finale".

L'italiano, però, ha un diverso approccio verso l'inglese o americano che sia. Mentre il francese lo "snobba" e continua implacabile a parlare la sua lingua, noi siamo invece ammaliati dall'uso delle parole inglesi. Ormai la metà dei vocaboli di uso comune sono tratti dall'inglese e spesso e volentieri non vi è assolutamente alcun bisogno di farlo, dato che l'italiano è una delle più ricche a variegate lingue mondiali. Se da un lato sarebbe giusto imparare l'inglese, in un mondo che "potrebbe" (non in questo periodo, ovviamente) non avere più confini, dall'altro è del tutto assurdo che tanti nostri splendidi e antichi vocaboli debbano essere trasformati in suoni spesso assolutamente incomprensibili. Ma, cosa ancora più grave, suoni dei quali, anche chi li sta usando, spesso e volentieri, non  comprende il significato.

Prendiamo una parola a caso: lockdown. La usano tutti, anche se completamente digiuni di qualsiasi lingua straniera. Non si sente altro in TV e non si legge altro nei media. Mi chiedo: "Perché mai, quando esistono tante parole italiane, molto più musicali e ricche di sfumature, per definire lo stesso concetto: chiusura, isolamento, confinamento, ecc., ecc.?"

Gli esempi sarebbero praticamente infiniti e tutti i "social" (appunto...) non fanno che propinarne di nuovi,  i cui utilizzatori più accaniti non conoscono nemmeno lontanamente il vero significato.

Un fenomeno che tocca soltanto i ceti più bassi? Assolutamente no! La politica dà l'esempio e se da un lato l'Italia è forse il solo paese in cui perfino il ministro degli esteri non sa l'inglese, dall'altro è quella che ne utilizza a palate, forse cercando di nascondere, dietro l'incomprensione, fatti più o meno leciti e/o svantaggiosi per il popolo.

Tuttavia, ultimamente si è raggiunto il massimo e mi riferisco a quello che è l'oggetto attuale di mille e una discordia e crisi politica e che riguarda una somma di circa 200 miliardi di euro (e chi li ha visti mai?! direbbe Totò...).

Analizziamo un attimo la faccenda: Vi è un PIANO europeo per la rinascita economica nel post Covid 19, che contempla l'elargizione, con tutte le modalità del caso, di un FONDO europeo agli Stati più colpiti. Vedete bene che in italiano tra piano e fondo la differenza è ben chiara e netta e il significato decisamente diverso.

Cosa succede invece nei quartieri alti delle Istituzioni, ma anche tra i soliti parlatori ed esperti televisivi, senza dimenticare molti giornalisti? Ci si DEVE riferire a questo importantissimo evento solo e soltanto usando l'inglese, la cui conoscenza è a dir poco insufficiente. E così qualcuno usa Ricovery FUND e qualcuno Ricovery PLAN. Dove sta il problema vero? Nella pronunzia... Il FUND inglese si pronuncia in modo molto simile al nostro "FAND" con una "a" che tende leggermente verso la "e". Come si pronuncia invece PLAN? In modo molto simile al nostro "PLEN", con la la "e" molto aperta. Il guaio è che spesso e volentieri il Fand si deforma in Faun e il Plen in Plaun, con mille varianti, dato che molte nostre "guide" istituzionali cercano di masticare tale parola tentando di unire entrambe le versioni: piano e fondo, plen e fand,  plaun e faun, plan e fan, e, infine solo e soltanto FLAN.

Eh, sì, cari amici, ascoltate bene molte versioni di questa grande speranza per l'Italia, nominata a ripetizione nelle TV, e vi accorgerete che ormai per molti autorevoli politici è diventata una nuova parola, proprio FLAN.

La faccenda mi preoccupa non poco... E se al pari del FLAN francese, apparisse tanto bello e invitante e poi si sgonfiasse inesorabilmente e si perdesse in mille rivoli, come le amebe in una pozza d'acqua stagnante?

Speriamo che tutto vada OK!

2 commenti

  1. Mauro

    La cosa peggiore è quando un termine inglese viene italianizzato come per esempio: brandizzare, killare, ecc...

  2. Hai ragione Mauro, lì si tocca proprio il fondo. E pensare che siamo la Patria di Dante! :(

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