21/09/21

I Racconti di Vin-Census: NOI E GLI ALTRI

Fu verso la fine del 2366 che l’ingegnere psico-teorico cinese Yang Le-Zhung dimostrò che si poteva fare. E da quel momento ci si accorse subito che non solo si poteva fare, ma che sicuramente sarebbe stato fatto in futuro.

Le diverse capacità degli esseri umani a fronteggiare gli eventi, le molteplici attitudini, il quoziente intellettivo, la predisposizione per le belle arti o la tecnologia, e le mille altre singolarità che contraddistinguevano un uomo da un altro, vennero viste sotto una luce del tutto nuova e sconvolgente. La stessa evoluzione globale del genere umano assumeva contorni inimmaginabili fino a quel momento. Ogni nostro simile cominciò a essere osservato con particolare interesse e nello stesso tempo s’iniziò lentamente a riscrivere tutta la storia dell’umanità. Non solo di fronte a un qualsiasi incontro fortuito, ma addirittura nelle riunioni tra amici e parenti, nasceva sempre lo stesso dubbio e si affacciava inevitabilmente la stessa domanda: “E’ uno di Noi o è uno degli Altri?”. Il problema più grande era che nessuno avrebbe potuto dare la risposta, tantomeno l’interessato.

Negli Altri s’innescava automaticamente l’AUTODIFESA che faceva immediatamente annullare il settore di memoria implicato, ne creava uno virtuale e li inseriva senza problemi nella realtà attuale. Questa capacità era chiaramente prevista dalle formule di Yang e anzi era una delle variabili fondamentali dell’intero processo fisico. Per l’ineluttabilità di questa legge tutti erano obbligati a credere di essere assolutamente uno di Noi, anche quelli la cui appartenenza agli Altri era stata completamente dimostrata. In altre parole, si poteva essere sicuri che alcuni fossero degli Altri, ma non si poteva assolutamente sapere chi fosse effettivamente uno di Noi, nemmeno se si parlava di se stesso. Questa completa immersione degli Altri tra di Noi, l’inconsapevolezza di quanto numerosi fossero gli Altri e l’incertezza su chi fossero esattamente, non crearono assolutamente panico. L’accettazione automatica del proprio ruolo, sia sapendolo o no, era anch’essa un parametro fondamentale delle equazioni di Yang e veniva definita come CSU (Costante di Sopravvivenza Universale). Essa definiva semplicemente che il prodotto tra lo STATO TEMPORALE e la variabile di AUTODIFESA doveva rimanere costante. La sua validità permetteva a chiunque di vivere senza shock la propria vita, qualsiasi fosse il momento e l’epoca della propria comparsa come Altro tra di Noi.

Come già si diceva prima, ancor più importante di sapere chi fosse attualmente un Altro, era interessante andare a cercare gli Altri nella storia della civiltà passata. Per alcuni, con le conoscenze attuali delle leggi di Yang e la possibilità concreta di metterle in pratica, non ci furono grandi problemi. Primo fra tutti, Leonardo da Vinci: la sua abilità artistica e tecnica nelle arti, la sua lungimiranza tecnologica erano sicuramente frutto della sapienza degli Altri. Malgrado rimanesse solo nell’inconscio, il bagaglio immagazzinato usciva nettamente allo scoperto.

L’EQUAZIONE CULTURALE di Yang, applicata al caso Leonardo, stabilì con buona affidabilità l’intervallo di tempo tra entrata e uscita, il cosiddetto SALTO, e questo risultò ovviamente molto alto se paragonato alla CAPACITA’ ASSOLUTA. Analogamente si aggiunsero alla lista degli Altri, personaggi come Cheope, Mosè, Gesù, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Carlo Magno, Michelangelo, e via via fino a Newton, Einstein e, perché no, probabilmente anche lo stesso Yang.

Non è difficile intuire che minore era il SALTO (l’intervallo tra entrata e uscita) e minore era la DIFFERENZA CULTURALE rispetto a Noi e quindi anche l’affidabilità dei risultati.

Fu anche facile stabilire quanto gli Altri avessero influenzato la vita di Noi a partire dalla loro comparsa, anche se forse questo processo veniva “contaminato” nella storia più recente dalla presenza di un numero sempre maggiore di Altri, caratterizzati da SALTI relativamente modesti. Questo legame Altri-Noi, sebbene esistesse solo a livello inconscio, era stato tradotto in formule da Yang. Fondamentale risultava in tutto il processo l’EPF (Equazione Psico-Fisica) che spiegava brillantemente come ogni buco che sarebbe stato aperto da uno di Noi venisse coperto e bilanciato perfettamente dalla comparsa di un Altro: nessuno strappo nel tessuto spazio-temporale dell’Universo.

E pensare che il grande Yang cominciò ad acquistare fama internazionale “solo” con lo studio delle interazioni tra mente umana e tessuto spazio-temporale. Riuscì a dimostrare che il pensiero poteva distorcere la realtà fisica del proprio futuro. Tuttavia, ottenne la celebrità assoluta quando dimostrò teoricamente, prima, e con esperimenti di laboratorio, poi, che la deformazione dello Spazio-Tempo poteva essere talmente forte da permettere di essere catapultati nel passato. Bastava regolare elettronicamente i neuroni cerebrali, disporre parallelamente le cariche psico-negative e convergere l’energia del pensiero verso una direzione ben precisa.

Il fascio risultante avrebbe avuto una potenza in grado di ribaltare la “freccia del tempo”, ossia il futuro sarebbe diventato passato e viceversa. L’inclinazione del fascio energetico rispetto a una direzione fissa avrebbe controllato l’intervallo tra entrata nel tessuto spazio-temporale del presente e l’uscita in una data anteriore. In altre parole, era perfettamente programmabile la durata del balzo temporale definito come il SALTO, già menzionato in precedenza. Maggiore o minore era l’inclinazione della direzione e maggiore o minore sarebbe stato il suddetto SALTO. Ovviamente, la scienza medica aveva ampiamente dimostrato che il cervello non avrebbe riportato alcuna lesione e avrebbe ripreso perfettamente la propria funzione al momento dell’arrivo. La mente coinvolta nel viaggio avrebbe poi seguito esattamente le equazioni illustrate da Yang.

Da lì a poco, il primo viaggio verso il passato sarebbe stato possibile e la certezza della sua realizzazione e della sua ripetitività era data dalla ormai assodata presenza di “viaggiatori del tempo”, comparsi nei secoli precedenti. Questi venivano chiamati gli Altri. Quelli chiamati Noi erano tutti in attesa di poter un giorno diventare Altri. Lo spazio-tempo era ormai modellabile a piacere.

Venne finalmente il giorno del primo tentativo. Speravo di essere scelto come pioniere e invece toccò a quel tipo saccente e incostante col quale avevo condiviso per diciotto anni l’ufficio presso la base aerospaziale in cui lavoravo. Fu catapultato in una ridente cittadina della campagna toscana nel 1452. Beh… per quanto mi costi, devo ammettere che aveva una mente fuori dal comune, e il suo vastissimo campo d’interessi ha probabilmente pesato sulla scelta più della mia sorprendente attitudine verso le discipline artistiche. O forse sono rimasto indietro per colpa della lite con quel pallone gonfiato di Yang… ehhhh… sono buono e caro io, ma se mi salta la mosca al naso sarei capace di mandare a quel paese anche il papa in persona!

Ma visto che a nessuno, tantomeno ad uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, si può chiedere di essere perfetto, alla fine riuscii a partire anch’io. Dopo un viaggio non privo di difficoltà, effettuai un atterraggio di emergenza nei pressi di Arezzo il 6 marzo del 1475. Il resto è storia.

E ora sotto a chi tocca! Il prossimo potresti essere proprio tu…

 

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2 commenti

  1. Guido

    Però, dai, al tuo saccente collega d'ufficio potevi dare qualche dritta sul corretto modo di fare gli affreschi!

  2. ho provato, ho provato... ma era un vero testone e faceva tutto di testa sua...

    e lo chiamano genio... mah!

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