13/02/15

Stelle come pianeti: chi va piano va sano e va lontano *

La Grande Nube di Magellano. Fonte: Robert Gendler and Josch Hambsch 2005
La Grande Nube di Magellano. Fonte: Robert Gendler and Josch Hambsch 2005

Ormai si sa molto bene che i sistemi doppi stellari (o anche multipli) potrebbero essere più frequenti che i casi singoli. In particolare, la probabilità di un parto gemellare cresce di molto quando i neonati sono molto massicci.

Non ci si deve stupire più di tanto, dato che le stelle nascono in ammassi di gas freddo che si contrae per autogravitazione e -se c’è molta materia a disposizione- le zone di concentrazione possono essere più di una. Poi magari due concentrazioni si uniscono o invece da una ne nascono due… insomma, un gioco di grande variabilità tra gravità, capacità di accumulare materia, pressione, rotazione e cose del genere.

Ciò che però si nota quasi sempre è che se uno dei due neonati è molto massiccio lo è anche il suo gemello. Normalmente, inoltre, le due sorelline nascono e crescono di pari passo. Tuttavia, anche se molto raramente (almeno così si pensa) vi sono parti gemellari piuttosto “sbilanciati”: un neonato è molto robusto mentre l’altro minuto e leggero. In parole “stellari”, una stella può essere una gigante di varie volte la massa solare, anche più di 15, mentre l’altra assomiglia al nostro Sole. In fondo non ci sarebbe niente di speciale ed entrambe potrebbero seguire una vita normale anche se di durata ben diversa.

Non è certo facile scoprirle, dato che la differenza di luminosità è tale che la secondaria sparisce letteralmente nel bagliore della primaria. Bisogna avere molta pazienza e cercare sistemi del genere che abbiano una geometria prospettica tale che la stella più piccola passi davanti alla sorella maggiore.

Sono state analizzate centinaia di migliaia di stelle della Grande Nube di Magellano e, alla fine, sono stati trovati 18 sistemi con le giuste caratteristiche. La gigante ha massa tra 6 e 16 volte quella solare, mentre la nanerottola varia da una a due masse solari. Le eclissi o transiti, come preferite chiamarli, ci sono stati e le dimensioni relative sono state individuate abbastanza bene. La vera scoperta è stata però la luce irradiata dalla stella più piccola. Essa varia durante l’orbita (di qualche giorno, in media), mostrando delle fasi simili a quelle di Venere e Mercurio… Però non ci sono dubbi: sono proprio stelle con la una giusta massa perché vivano come tali per miliardi di anni!

Come fa una stella a mostrare delle fasi come i pianeti? Relativamente facile rispondere: sono stelle ancora in costruzione che non hanno finito il loro accrescimento e stanno ancora contraendosi. In parole semplici, il gas, ancora relativamente freddo che le circonda, funziona come uno specchio e riflette la luce della compagna già pimpante e attiva. In parole tecniche, la grande è già in sequenza principale e la piccola è ancora in pre-sequenza.

Forse si poteva anche prevedere, ma quando qualcosa si osserva direttamente ha un valore ben superiore a tante ipotesi o modelli al computer. Insomma, ragazzi, speriamo che la sorella-mamma più evoluta insegni bene alla sorellina-figlia un po’ troppo pigra…

Che bello scoprire tutti i particolari delle famiglie stellari, anche e soprattutto i casi meno comuni… Non credo che si offendano se ogni tanto guardiamo dal buco della serratura!

3 commenti

  1. gioyhofer

    Ma come si fa a riconoscere una stella così, che crea delle fasi sfruttando la luce della compagna, da una stella effettivamente variabile?

  2. cara Giorgina.
    dal fatto che la variazione di luce è periodica e che avviene in concomitanza con le elongazioni: una variabilità intrinseca che coincida con una variabilità legata alla geometria è del tutto improbabile... Qualcosa del genere potrebbe capitare se le due stelle si scambiassero materia (punto caldo di caduta della materia), ma qui siamo nel caso di stelle giovani e lontane e quindi non ha senso... L'unica spiegazione è la riflessione pura.

  3. gioyhofer

    Ok grazie

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