12/01/16

Una stella marina ghiacciata *

Nell’immagine si vedono molto bene le innumerevoli buche che costellano la pianura ghiacciata, di cui avevamo già parlato QUI. Altrettanto bene si notano i solchi che separano le celle poligonali, segno indiscutibile di un continuo movimento sotterraneo dovuto a un riscaldamento interno del corpo planetario.

Esse subiscono un vero e proprio moto convettivo, in cui l’azoto sale verso l’alto, congela e poi ricade verso il basso. Le celle non sono perfettamente lisce, ma hanno la parte centrale più alta e i margini che sembrano “rincalzati”, con una differenza di circa cento metri.

Il sistema è in qualche modo simile alla “lampade lava” (lava lamp), in cui della cera mischiata con oli minerali viene immersa nell’acqua contenuta in un recipiente, normalmente affusolato. La cera rimane in immersione sotto forma di masse fluttuanti. Una lampadina posta al fondo (fonte di calore) riscalda la cera e tende a farla diventare più fluida ed essa inizia a salire verso l’alto separandosi in vari spezzoni. Raggiunta la superficie, la cera si raffredda e aumenta la densità ricadendo verso il fondo. In parole molto povere è un processo che dà luogo a un anomalo equilibrio in cui il materiale più denso si viene a trovare in alto e quello meno denso in basso. L’importante è, comunque, la ciclicità del processo che fa sì che le celle si formino, compaiano in superficie e poi ricadano all’interno.

I periodi sono dell’ordine di pochi milioni di anni. Il che comporta che, durante il ciclo, i margini delle celle passino da essere molto netti fino a scomparire del tutto. La stella marina a forma di X indica probabilmente una zona in cui si erano scontrate quattro celle. Un caso abbastanza particolare, rispetto alla norma che vede lo scontro di tre margini (è facile vederne molti ancora attivi).

Per dare un tocco di “colore” a questo fantastico paesaggio, si vede un enorme blocco scuro proprio in corrispondenza di un margine tra due celle. Quel blocco è probabilmente ghiaccio d’acqua, molto sporco, che “galleggia” sopra il ghiaccio di azoto più denso e che è stato trascinato fino al bordo di una cella.

Mamma mia, che meraviglia Plutone e che bello sarebbe poter vedere cosa sta succedendo qualche chilometro più in basso… dove c’è la “lampadina” che scalda la “cera”.

Fonte: NASA/JHUAPL/SwRI
Fonte: NASA/JHUAPL/SwRI

3 commenti

  1. gioyhofer

    Fantastico....

    Ma se la sonda fosse stata programmata per rimanere in orbita attorno a Plutone, ci sarebbe stata la possibilità di vedere quanche tipo di attività geologica nel giro di pochi anni?

  2. domanda da un milione di dollari Giorgina... la mancanza di geyser o di vera nebbiolina fa pensare che i tempi scala siano più lunghi... ma chissà? Io penso di no. Dire recenti può voler dire pochi milioni di anni...

  3. adriano

    Bellissimo, certo che il motore centrale che riscalda non se lo aspettava nessuno. Ci vorrebbe un'altra missione in loco, chissà quali altre scoperte

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