03/05/16

La Scienza del "più"

Cari amici, stamattina -forse- mi sento un po' troppo filosofo da strapazzo. Non so, ma -quantomeno- non riesco a non pensare a fatti generali e a tendenze globali.

Tutto nasce dal numero sempre più ridotto di "news" che pubblico. Le ragioni possono essere tante. La mia scarsa voglia di scrivere (è difficile, però...), il tempo ridotto, le ricerche abbastanza banali, e molto altro. Gira e rigira, però, mi sono accorto di una tendenza che assomiglia sempre di più a una curva che tende a un asintoto.

Leggendo le numerosissime ricerche, che vengono pubblicare a ritmo sempre più frenetico sulle varie riviste scientifiche, mi è saltata all'occhio la parola "PIU'". Molti lavori seguono quasi costantemente le stesse strategie sia tecniche che modellistiche. Anche i risultati sono estremamente simili, benché si faccia sempre fatica a richiamare gli studi degli altri e ciò che è già stato scoperto o descritto o migliorato.

Quello che caratterizza spesso articoli quasi identici è proprio la parola "più". La più grande, la più, piccola, la più massiccia, la più lontana, la più vicina, la più veloce, ecc., ecc., ecc. Mi sono accorto che lo scopo ultimo sembra essere poter dire: "la mia è più ... che la tua". La galassia meno luminosa di sempre o la più luminosa di sempre. La supernova più energetica di sempre, la supernova meno energetica di sempre. L'importante è mostrare che si è arrivati primi in una specie di classifica che con la ricerca scientifica ha spesso ben poco a che fare.

Arrivare più in alto, più in basso, più lontano o più vicino... questo è lo scopo ultimo che caratterizza articoli che sembrano fatti con la fotocopia. Lo scoop mediatico e -temo- anche scientifico impone ormai situazioni e configurazioni estreme, senza pensare che la Scienza si fa riempiendo tutti buchi, cercando di trovare leggi generali. Sapere chi è l'uomo più alto del mondo e chi è il più basso non dice molto sull'evoluzione umana.

Tutti ci siamo caduti... mi ricordo che quando si era iniziata la ricerca fotoelettrica sugli asteroidi, i periodi di rotazione erano tutti intorno a poche ore. Sicuramente era un fatto legato alle ore di osservazione continuative nella stessa notte e nei giorni successivi. Lavorando per dieci ore a notte e per cinque notti di fila, a Torino eravamo riusciti a trovare il periodo di rotazione di Nemesis: ben 24 ore circa! Sembrava un orologio che rallentasse come dice la relatività.

Fu subito pubblicato con enfasi su Icarus: il periodo più lungo! Poi ci si accorse che era la norma e che si poteva arrivare anche a una settimana come a due ore o poco più. Nessuno penso più di scrivere il più lungo o il più corto... l'interessante era capire se vi era qualche correlazione nascosta con altri parametri fisici.

Oggi no... si continua e anzi quella che poteva essere una pura curiosità sta diventando il vero punto di arrivo di una ricerca, magari nemmeno molto speciale o innovativa.

Può darsi che io sia il solito vecchio brontolone, ma la maggior parte delle ricerche che leggo mi spingono sempre meno a raccontarle...

1 commento

  1. Non conosco il mondo scientifico e lascio a chi lo ha vissuto come te il legittimo giudizio.Il mondo di oggi è competitivo,ed estremamente complicato,l'ignoranza di qualche aspetto anche delle nostre conoscenze è sempre presente,se poi ci mettiamo anche la psicologia individuale il gioco è fatto e poi come in tutti i mestieri siamo (siete) veramente tanti e dentro ci sta di tutto e noi diversamente giovani non abbiamo più la pazienza di visionare il dejà vu e cialtronerie che abbiamo troppe volte visto.Evoluzione o entropia?Chi vivrà vedrà :-D

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