24/07/17

I Racconti di Mauritius: GRAFFITI

E' proprio vero che la bellezza è negli occhi di chi la guarda... giusto Mauritius?!

 

Il sasso passò, sibilando nell'aria immobile della grotta,  a breve distanza dai due ragazzi, e andò a colpire la parete di roccia, sbriciolandola nel punto di impatto e rimbalzando via. Prima che l'eco si diffondesse, i due erano già schizzati verso l'imboccatura dell'antro e un attimo dopo erano scomparsi nella macchia circostante.

Nella penombra, all'interno, Ruj-ku osservava con disappunto le figure incise con la selce sulla parete. Questi giovani diventavano ogni giorno più irriverenti. Come potevano permettersi di entrare in casa sua e fare quello scempio!

 

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Lo scempio compiuto dai vandali in casa di Ruj-ku

 

A parte il malaugurio che la rappresentazione degli animali gettava sulle imprese di caccia, lo indispettiva l'aspetto caricaturale con cui erano raffigurati i cacciatori, senza alcun riguardo al ruolo fondamentale che svolgevano per garantire la sopravvivenza della tribù.

Alcuni particolari dell'anatomia erano poi decisamente inaccettabili, mortificanti e volgari. Oltre che non rispondenti al vero.

Gettò una manciata di fango sopra i graffiti, sperando che non si staccasse dalla parete, una volta seccato, poi uscì dalla stessa imboccatura da cui erano passati i ragazzi e si avviò verso la foresta.

 

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"Qualunque ne fosse la motivazione, a partire dal Paleolitico, l'arte rupestre si sviluppò e si diffuse quasi ovunque. Predominano gli animali: le figure umane sono raramente rese con la stessa vivezza naturalistica e l'acuto spirito di osservazione che caratterizzano le figure di animali. E' probabile che queste attività creative fossero in parte una forma di magia simbolica, intesa a propiziare la cattura della preda. Forse erano anche un mezzo per illustrare miti e tradizioni, creando uno sfondo per cerimonie sacre e rituali; o forse servivano semplicemente a rallegrare la vita quotidiana. La diapositiva che vi proietterò ora raffigura una caccia collettiva all'alce. Dipinta circa 6.000 anni prima di Cristo, adorna una parete della Cueva de los Caballos, presso Castellon, in Spagna. Scene di gruppo come questa  sono rare nelle circa 150 stazioni note dell'arte paleolitica in Europa, dove invece predomina la raffigurazione di singoli animali"

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Il professore spense il registratore  DVD ed estrasse il disco, riponendolo poi nella custodia assieme al computer e agli appunti per la conferenza che aveva in programma per il giorno seguente.

Mentre usciva dall'Istituto quasi si scontrò con due studenti che stavano correndo a perdifiato verso i parcheggi. Quando arrivò alla portineria capì il motivo di tanta fretta: il guardiano stava strofinando con un panno imbevuto di un diluente dall'odore disgustoso le scritte a spray  inneggianti a un gruppo punk in voga.

Il solvente tuttavia sembrava essere più aggressivo per l'olfatto che per la vernice, probabilmente indelebile, che era ormai penetrata nella grana del  costoso marmo che rivestiva la parete.

"Se li piglio li ammazzo... borbottava il guardiano, probabilmente sincero nei suoi propositi."

Il professore raggiunse la fermata della metropolitana e scese nel mezzanino della stazione.

Anche qui le scritte alle pareti abbondavano. Dal classico repertorio dei  "messaggi personali", all'inesauribile filone qualunquista porno-figurativo, fino all'impegno politico-rivoluzionario, in una confusione di forme e colori.

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Alcune scritte erano semicancellate da ampie pennellate di vernice grigia, forse erano le più antiche, quelle del periodo in cui si pensava ancora di poterle contrastare, ma sopra questi rattoppi erano nate nuove stratificazioni grafiche, che avevano trovato in quello sfondo grigio semplicemente una lavagna pulita su cui fiorire.

Lungo tutte le banchine di sbarco era un susseguirsi del medesimo panorama di iscrizioni. Anche le pareti dei convogli ne erano completamente ricoperte, sia all'esterno sia all'interno.

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Evidentemente l'accesso ai depositi dei vagoni era estremamente libero, probabilmente del tutto incustodito.

Il professore si accomodò con un certo disagio su uno dei sedili di plastica istoriato da un enorme simbolo fallico, ma non c'erano molte alternative: il grafomane aveva riprodotto la stessa immagine con maniacale sistematicità su tutti i sedili del vagone, forse aveva usato un gigantesco timbro fatto in casa.

 

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Le solide pareti della sala didattica del Museo Nazionale di Arte Antica parvero dissolversi in una nebbia azzurrina, mentre l'impianto generatore di ologrammi entrava in funzione. Pochi istanti dopo i visitatori erano immersi nella realtà virtuale degli scavi.

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La voce del commentatore iniziò a descrivere le immagini, sconcertanti nella loro tangibile tridimensionalità.

"Quello che vedete è l'ingresso principale del tempio della Fecondità. Gli studiosi ritengono che numerosi insediamenti come questo siano stati costruiti verso la fine del secondo millennio, in concomitanza al declino del tasso di natalità. I pellegrini che visitavano il tempio, che si sviluppava in una fitta rete di labirinti sotterranei, entravano in intimo contatto con le raffigurazioni simboliche che adornavano le pareti e le suppellettili.

L'immagine si modificò dando l'illusione di un movimento reale agli spettatori. Ora erano all'interno di una specie di corridoio tra file di sedili allineati. Il commento riprese "Questo carro sacro percorreva i labirinti portando di stazione in stazione centinaia di pellegrini, secondo un rituale magico che si ripeteva quotidianamente. L'accesso ai carri sacri era controllato da sacerdoti del tempio, a cui i visitatori erano tenuti a versare un obolo. Alcuni reperti dimostrano che questo obolo era destinato ad una divinità il cui nome, pur iniziando sempre con la lettera A, assumeva varianti diverse a seconda del luogo: ATM, ATAC, ACOTRAL, ATAF ecc.

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L'identità degli innumerevoli artisti che hanno contribuito alla realizzazione di questi capolavori dell'arte antica non ci è nota, se non in alcuni rari casi. Il più famoso è un certo Atomo, vissuto nel  XX secolo, il quale, oltre ad affrescare i cunicoli sotterranei ha realizzato grandiose opere all'aperto, particolarmente lungo alcune vie d'acqua denominate "navigli" nell'insediamento proto-urbano di Milano, evidentemente con lo scopo di propiziare la fecondità degli abitanti della zona.

Dalle testimonianze scritte che ci sono rimaste di quel lontano periodo si deduce che, in omaggio a questo artista, venne addirittura coniato il termine Era Atomica  per indicare il periodo della sua attività".

Le immagini sbiadirono lentamente lasciando riapparire di nuovo le pareti. A circa un metro da terra, lungo lo stipite dell'ingresso, un graffito senza tempo: qualcuno, con una grafica approssimativa, aveva disegnato un cuore trafitto da una freccia...

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Tutti i racconti di Mauritius sono disponibili, insieme a quelli dell'amico Vin-Census, nella rubrica ad essi dedicata

2 commenti

  1. Gianni Bolzonella

    I graffiti preistorici sono belli ed eleganti nella loro essenzialità.Quelli moderni sono la rappresentazione palese,di una volgarità estetica molto profonda delle società moderne.Qualcuno ci vuole fare intedere che la libera espressione di gruppi naïf,è arte,mentre a mio parere sono solo obbrobri che rendono più povere e invivibili le città,le strade,autostrade,quartieri,i costosi treni.La fantasia della volgarità distribuita generosamente da menti plebee.Per fortuna ogni tanto si legge sul giornale che alcuni di loro hanno avuto degli " incidenti " sul lavoro.

  2. Daniela

    Come darti torto, Gianni?

    Il problema, secondo me, sta nell'interpretazione di "libera espressione" che spesso sfocia nella "libera prevaricazione" ovvero faccio quello che mi pare, quando mi pare e dove mi pare. I graffiti urbani sono solo un aspetto di tutto ciò... già chiamarli graffiti anziché scarabocchi o spazzatura, li eleva ad un rango superiore che non meritano. Un po' come quando i giornalisti chiamano antagonisti (rivale, colui che è in competizione con altri) quei veri e propri delinquenti che approfittano delle legittime manifestazioni di piazza per mettere a ferro e fuoco le città e distruggere beni di privati cittadini che niente c'entrano con la loro "protesta".

    Altra cosa fa chi dipinge i propri graffiti nelle aree apposite e tanto di cappello a chi riesce addirittura a metterli in mostra e farli apprezzare da una vasta platea di pubblico. Anche questa può essere arte (qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva).

     

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