04/09/17

Giordano Bruno (1): la relatività classica e l’inerzia **

Per una trattazione completa dell'argomento, si rimanda al relativo approfondimento, nel quale è stato inserito anche il presente articolo

 

La visione dell’Universo e dell’infinito, pensata ed espressa da Giordano Bruno nelle sue opere, è sicuramente l’idea più straordinaria e moderna e, come tale, quella che “doveva” portarlo al rogo. Tuttavia, ben altre conquiste “scientifiche” sono da ricondurre al suo genio. Cercheremo di analizzarle un po’ alla volta, come se mordessimo di qua e di là uno squisito manicaretto, senza nessuna regola prefissata (in questo, seguendo in qualche modo uno dei concetti fondamentali di Bruno). Non stupitevi, ma si parlerà anche di relatività einsteiniana, di calcolo infinitesimale e di… Shakespeare.

Lo ammetto, leggendo attentamente le sue opere maggiori, mi ha investito una frenesia inarrestabile di rendervene partecipi, come se si fosse aperto, finalmente, il cofano di un tesoro tanto a lungo cercato. Incredibile la sua capacità di intuire, pur rimanendo ben lontano dalla figura che siamo abituati a dare a un “vero scienziato”, non solo la visione generale dello spaziotempo, ma anche i principi fondamentali che lo supportano. Nelle sue opere si trova di tutto e di più: matematica, geometria, fisica, chimica, perfino meccanica quantistica. Basta saperle cercare e capire.

Non solo però… in esse si vede un Universo pieno di gioia e di felicità, proprio quello che cerco di esprimere in modo spesso rozzo e vago nelle pagine di questo Circolo. Rispetto a lui e al silenzio che ho mantenuto così a lungo, mi sento gravemente colpevole e non posso fare altro che scusarmi e seguire la spinta della comunicazione e della condivisione.

Leggendo i suoi scritti, sono andato spesso a cercare conforto presso studiosi di ben altra stazza rispetto alla mia. E ogni volta che lo trovavo, l’ammirazione per quel monaco domenicano che ha preferito il dolore del martirio piuttosto che abbandonare, anche solo a parole, la sua gioiosa visione dell’Universo, in cui Dio diventava una figura sicuramente più luminosa e completa di quella fortemente voluta dalla chiesa (e a quella chiesa non metto la maiuscola per scelta), cresceva sempre più e faccio fatica a non comunicarla subito, anche se a brandelli…

Avremo tempo, alla fine, di fare ordine e di mettere insieme un fantastico racconto su uno dei massimi geni dell’Umanità (questa sì con la U maiuscola!). Discuteremo anche del perché è ancora così scomodo e della attuale resistenza di una certa chiesa. Ricordiamo, infatti, che l’odio verso Giordano Bruno non si è fermato al rogo: lui rappresentava la verità e, come tale, era un nemico peggiore del peggior diavolo. Temuto a tal punto da essere portato al rogo con la “mordacchia”, uno strumento applicato alla bocca del condannato che gli impediva di poter non solo lamentarsi, ma anche di poter parlare. Le sue parole sarebbero state frecce ancora più dolorose per le menti che assistevano al sacrificio di quanto non fossero le fiamme per lui.

Lui stesso ne era consapevole, quando disse, dopo aver udito la sentenza: “Forse con maggior timore voi pronunciate questa condanna di quanto ne provi io nell’ascoltarla”.

La chiesa è ancora sensibile a quelle parole e alla sua visione dell’Universo e di Dio stesso. La paura rimane a tal punto che non si è mai scusata con Giordano Bruno, ritenendo, con grande ipocrisia, che egli subì, per i tempi, un giusto processo. In poche parole, ammettendo che per chi esprimeva un'idea di quel genere (la realtà odierna, più o meno) poteva esistere solo il silenzio imposto dalla morte. Forse, Einstein, capace di piegare la luce (divina), avrebbe subito uguale sorte…

E’ giusto ricordare che quando a fine Ottocento venne eretta una statua in suo onore, il Papa Leone XIII digiunò per un giorno per protesta e confermò la condanna del religioso dato alle fiamme. E mentre la Chiesa condannava all’oblio l’eretico Bruno, premiava la memoria del suo inquisitore, Roberto Bellarmino, che non solo è santo, ma è anche inserito tra i pochi Dottori della Chiesa.

A distanza di 400 anni, il 18 febbraio 2000 il Papa Giovanni Paolo II, tramite una lettera del segretario di Stato Vaticano Angelo Sodano, espresse profondo rammarico per la morte atroce di Giordano Bruno, pur non riabilitandone la dottrina: anche se la morte di Giordano Bruno "costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico", tuttavia "questo triste episodio della storia cristiana moderna” non consente la riabilitazione dell'opera del filosofo arso vivo come eretico, perché "il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana". Poco importa se portarono alla rivoluzione della verità scientifica!

Il rogo, forse, non era nemmeno sufficiente a cancellarne il ricordo e le sue opere subirono gli effetti della cosiddetta damnatio memoriae e quindi vennero distrutte, non lette, non citate e dimenticate (alcuni dei suoi scritti non sono ancora stati tradotti dal latino in una lingua moderna)

Un percorso tipico di chi ha ancora paura di una visione troppo libera e troppo contraria a una gerarchia ecclesiastica che distribuisce e amministra sapientemente, ancora oggi, i propri poteri. Ben pochi "pedofili" (tanto per citare un peccato infame, di cui le prove sono innumerevoli) sono e saranno mai condannati al "rogo", anche solo virtuale...

 

La relatività di Giordano Bruno e il principio di inerzia

Nel 1632, Galileo Galilei pubblica il suo dialogo sopra i massimi sistemi. Esso è considerato quasi da tutti (e da me per primo, lo ammetto senza timore alcuno) la base fondamentale della relatività e la nascita del principio d’inerzia: il via alla fisica moderna, anche se l’idea del moto relativo non era del tutto nuova (ne abbiamo parlato QUI). Ovviamente, Galileo aveva già in mente queste idee e si pensa che esse si siano formate a partire dal 1592, durante il suo soggiorno a Padova. Coincidenza molto importante, come vedremo…

Celeberrimo è l’esempio della nave e degli esperimenti fatti in cabina e sulla terraferma. Essi si svolgono nello stesso modo e nessuno è in grado di dire chi si sta veramente muovendo. Ne abbiamo parlato a lungo QUI  e QUI , richiamando le parole del grande Galileo nel suo dialogo.

Tuttavia, qualche anno prima, nel 1584, Giordano Bruno, mentre è in Inghilterra, pubblica la sua opera meravigliosa: La Cena delle Ceneri, formata da cinque dialoghi tra vari personaggi, tra cui un discepolo (Teofilo) che riporta le idee del maestro Bruno. Per il momento tralasciamo molte altre nozioni rivoluzionarie e soffermiamoci nuovamente su un vascello, di cui lo stesso Bruno riporta l’immagine che segue.

La figura originale del vascello di Giordano Bruno. Stranamente non compaiono le lettere citate nel testo.
La figura originale del vascello di Giordano Bruno. Stranamente non compaiono le lettere citate nel testo.

Teofilo immagina qualcuno al di fuori della Terra che lanci una pietra e poi due persone, uno sulla nave e uno fermo rispetto a lei, che lascino cadere una pietra e spiega:

Con la terra dunque si muoveno tutte le cose che si trovano in terra. Se dunque dal loco extra la terra qualche cosa fusse gittata in terra, per il moto di quella perderebbe la rettitudine. Come appare nella nave A B, la qual, passando per il fiume, se alcuno che se ritrova nella sponda di quello C venga a gittar per dritto un sasso, verrà fallito il suo tratto per quanto comporta la velocità del corso. Ma posto alcuno sopra l'arbore di detta nave, che corra quanto si voglia veloce, non fallirà punto il suo tratto di sorte che per dritto dal punto E, che è nella cima de l'arbore o nella gabbia, al punto D che è nella radice de l'arbore, o altra parte del ventre e corpo di detta nave, la pietra o altra cosa grave gittata non vegna. Cossì, se dal punto D al punto E alcuno che è dentro la nave, gitta per dritto una pietra, quella per la medesma linea ritornarà a basso, muovasi quantosivoglia la nave, pur che non faccia degl'inchini ”.

E poi prosegue

Or, per tornare al proposito, se dunque saranno dui, de' quali l'uno si trova dentro la nave che corre, e l'altro fuori di quella, de' quali tanto l'uno quanto l'altro abbia la mano circa il medesmo punto de l'aria, e da quel medesmo loco nel medesmo tempo ancora l'uno lascie scorrere una pietra e l'altro un'altra, senza che gli donino spinta alcuna, quella del primo, senza perdere punto né deviar da la sua linea, verrà al prefisso loco, e quella del secondo si trovarrà tralasciata a dietro. Il che non procede da altro, eccetto che la pietra, che esce dalla mano de l'uno che è sustentato da la nave, e per consequenza si muove secondo il moto di quella, ha tal virtù impressa, quale non ha l'altra, che procede da la mano di quello che n'è di fuora; benché le pietre abbino medesma gravità, medesmo aria tramezzante, si partano (se possibil fia) dal medesmo punto, e patiscano la medesma spinta. Della qual diversità non possiamo apportar altra raggione, eccetto che le cose, che hanno fissione o simili appartinenze nella nave, si muoveno con quella; e la una pietra porta seco la virtù del motore il quale si muove con la nave, l'altra di quello che non ha detta participazione. Da questo manifestamente si vede, che non dal termine del moto onde si parte, né dal termine dove va, né dal mezzo per cui si move, prende la virtù d'andar rettamente; ma da l'efficacia de la virtù primieramente impressa, dalla quale depende la differenza tutta.

Gli esperimenti eseguiti sulla nave non sono perciò influenzati dal suo movimento, dato che tutti i corpi sulla nave prendono parte al movimento, senza essere influenzati dal fatto che siano o non siano in contatto con la nave. Questo è dovuto a una certa “virtù” che esse hanno, che rimane impressa durante il moto. Giordano Bruno perciò esprime chiaramente non solo la relatività galileiana, ma il concetto di INERZIA, intesa come una virtù (qualità) che è di tutti i corpi che si muovono con la nave o con la stessa Terra. Movimento della nave, ma anche movimento della Terra. Un passo enorme verso la generalizzazione del moto e verso il principio di inerzia!

Senza bisogno di ulteriori commenti, riportiamo ciò che scrive Newton a riguardo, dove non è certo difficile vedere uno stretto collegamento:

The vis insita, or innate force of matter, is a power of resisting by which every body endeavors to persevere in its present state, whether it be of rest, or of moving uniformly forward in a right line …   this vis insita, may, by a most significant name, be called vis inertiae. (La “vis insita”, o forza innata della materia, è il potere attraverso cui ciascun corpo persevera nel suo stato, sia di quiete che di moto lungo una direzione rettilinea… questa vis insita può essere più giustamente chiamata vis inertiae).”

La virtù di Bruno è diventata la forza d’inerzia di Newton.

Sia l’utilizzo della nave che la forma esplicativa del dialogo non possono creare dubbi sul fatto che Galieo conoscesse molto bene gli argomenti di Giordano Bruno.  Sembra, perciò, piuttosto strano che Galileo, da grande scienziato qual era, non lo abbia mai riconosciuto. Lo stesso Keplero lo aveva rimproverato per questo. Forse, solo la paura di mostrare qualsiasi contatto con una figura così perseguitata dalla chiesa e finita tragicamente? Tuttavia, non vi è traccia nemmeno di comunicazioni epistolari. Oltretutto, molto probabilmente, i due si incontrarono direttamente o a Padova o a Venezia. Proprio Galileo ottenne il posto di professore di matematica a Padova, rifiutato a Bruno l’anno precedente. E’ difficile non pensare a un po’ d’invidia per una mente che senza metodo scientifico riusciva a volare nell’infinito dell’Universo e ad avere intuizioni stupefacenti, come vedremo nelle altre puntate… E, poi, lo stesso Galilei non riusciva a pensare a un qualcosa di realmente infinito.

Quest’ultima ipotesi, forse la più vera, visto il carattere piuttosto ambizioso ed egocentrico di Galileo, sembra confermata da una lettera inviatagli da Keplero, dopo la scoperta dei satelliti di Giove, un pianeta del Sole e non un altro Sole: “Meno male! Altrimenti potremmo pensare che Bruno avesse ragione con i suoi infiniti Soli e noi cadremmo nell’orrore dell’infinito”.

Eh sì, Bruno era troppo avanti con la sua visione globale e senza limiti, perfino per le traiettorie ellittiche, ma locali, di Keplero.

Dopo il rogo, non ci fu, infatti, alcun moto di ribellione in Europa, benché i suoi viaggi avessero lasciato segni indelebili e suscitato grande ammirazione. Ma l’idea dell’infinito era, per quei tempi, qualcosa di terrificante e ben lontano dall’essere visto come quella costruzione gioiosa descritta da Bruno.

Sembra che ancora Keplero (ma non fu il solo) si fosse fatto una domanda senza immaginarne una risposta: “Se Bruno, ormai, non credeva più nel Dio dei Cristiani, né tantomeno nell’inferno, perché non aveva preso in giro la chiesa, mentendo e abiurando? L'intelligenza non gli mancava di certo! Se non aveva paura del tribunale divino, perché mai non ingannare facilmente quello dell’inquisizione?

La risposta allora sembrava assurda, ma oggi (forse in pochi) possiamo comprendere che egli giudicava la verità un valore assoluto, per il quale si poteva benissimo morire.  E la verità non è dono dei soli credenti… anzi…

Avremo modo di tornarci sopra molte volte.

Quanto descritto oggi, benché sia di eccezionale importanza fisica e non certo solo filosofica, è un minimo frammento della immensa e variegata costruzione cosmologica di Bruno. Ne vedremo delle belle!

 

QUI la serie di articoli dedicata a Giordano Bruno

11 commenti

  1. Gianni Bolzonella

    Lungi da potere giudicare Bruno un uomo lontano e futuro per noi,credo che c'entri anche il carattere.L'amore per la verità filosofica o reale non credo basti per morire in nome di essa,penso invece che abbia pensato come il Marchese Del Grillo:"Io sono io e voi non siete un c...".Un uomo consapevole della distanza tra la propria visione e quella degli altri,incapaci di andare oltre il proprio orticello mentale,giustifica questo atto di superiorità,Lui sapeva che sarebbe finita così perché l'ha deciso Lui,non gli altri! Un altro punto di nobile, superiore grandezza."Aquila non capit muscas!".

  2. Franco Mantovani

    Penso che più che l'infinito, fosse il tribunale di inquisizione a terrorizzare gli uomini di scienza/filosofi dell'epoca di Bruno.

    Keplero si è domandato perché Bruno non ha fregato la chiesa mentendo o abiurando per salvarsi la pelle come fece Galileo e Cartesio....(stranamente René evita di spingere fino in fondo il problema del "Cogito" e conclude che Dio non può ingannare l'uomo...., dopo aver evitato un processo per ateismo grazie alle sue conoscenze). Forse Keplero era più cosciente di altri della gravissima perdita che la ricerca della Verità aveva subito con la sua morte. Anche io penso che per Giordano Bruno la verità era un valore assoluto, coerente con il suo pensiero fino alla morte (si pensi anche a Socrate e a Ipazia, tanto per ricordare altre due vittime famose del libero pensiero....).

    Ancora oggi molti considerano le opere di Giordano Bruno come il frutto di una mente folle e come ricordavi tu, la chiesa se ne guarda bene di riabilitare il suo pensiero (e con la chiesa anche la ricerca "laica"....), quindi questo tuo lavoro è sicuramente una vera rarità.

    Si, è verissimo quello che dici: La verità è un valore assoluto che appartiene a tutti, non è dono dei soli credenti.

    Grazie per questo tuo progetto, attendiamo le prossime pubblicazioni. Buon lavoro.

  3. caro Gianni...

    ma, io non credo proprio che  uno  si faccia bruciare per potere continuare a credersi superiore... O quantomeno, se lo fa, è perché  crede fortemente di essere dalla parte della verità e non può mollare. Due visioni abbastanza simili, in fondo...

    Grazie a te Franco,

    cercherò di essere il più accurato possibile (non sono facilissime da leggere le opere di Bruno e anche molto lunghe). Un po' alla volta si dovrebbe riuscirne a dare una visione globale... :wink:

  4. Franco Mantovani

    Immagino che l'interpretazione delle sue opere non siano proprio una passeggiata !

    È notevole il lavoro che stai conducendo......E noi attendiamo senza premura.

  5. givi

    Anch'io mi accodo a Franco attendendo pazientemente il tuo importante lavoro.

    Grazie

  6. Fiorentino Bevilacqua

    E' un discorso che mi affascina da sempre quello su giordano Bruno, figura ricca di interesse pur nel mistero che l'avvolge, mistero creato ad arte, credo, dal poco spazio e dalla poca luce che la cultura, scolastica e non solo, gli ha sempre riservato, almeno per quanto ne so io che di filosofia e di filosofia della scienza mai mi sono occupato.

    Ben vengano, dunque, i sensi di colpa che arricchiranno questo circolo di articoli sul Nostro.

    Non sapevo tante cose su di lui; per esempio non sapevo che fosse ... atipico, un uomo di scienza atipico anche per i suoi tempi...però mi viene in mente che questo non è un limite per quanto riguarda il raggiungimento di traguardi eccelsi, inaccessibili anche alle migliori menti del momento ( anche se essere atipici e poco "dotti" non è una condizione sufficiente per raggiungere dette vette).

    Mi viene da pensare, per esempio, al matematico Ramanujan, che vide l'infinito (secondo la riduzione cinematografica della sua vita) anche se non conosceva questo o quel teorema e non aveva mai sentito parlare di certe matematiche... ma aveva un canale diretto con la Matematica, come di lui ebbe a dire Hardy; vide prima quello che altri hanno  raggiunto gradualmente molti anni dopo.

    Dello stesso Einstein, se non ricordo male, un professore di una certa università tedesca, disse che il più ignorante dei suoi studenti conosceva più matematica di Albert...ma nonostante questo ... :wink:

    Tutto ciò rende ancora più misteriose e affascinanti certe figure: ogni tanto ci vuole qualcuno che non giunge al risultato grazie ai granellini messi su da tanti altri prima di lui e da lui stesso, ma fa un salto, un balzo che lascia indietro tutti gli altri e per molto tempo a venire...

    Spero di capire quanto più possibile di quanto verrà scritto nel blog su Giordano Bruno e la sua Scienza.

  7. carissimi,

    Giordano Bruno non è mai stato uno scienziato, ma certe sue intuizioni sono sicuramente degne di nota e di studio (cosa fatta soprattutto da molti stranieri...). Il fatto stesso che Galileo abbia "copiato" la sua nave e i suoi esperimenti la dice lunga. Tuttavia, ben difficilmente si trova questa notizia! Galileo era uomo di scienza vero e, inoltre, non è stato mandato sul rogo e quindi  vuol dire che in qualche modo è rientrato sotto l'ala protettrice della chiesa. Bruno, invece, ha preferito la morte e questo la chiesa non può perdonarglielo e con lei i nostri programmi scolastici...

    Chi osa dire che non esiste un centro dell'Universo, ma che ogni cosa può essere considerata il suo centro, meriterebbe forse un Nobel (a quei tempi...). E non ci vedo niente di blasfemo, anzi lo trovo profondamente vicino alla visione di un Dio buono e di illimitata potenza... Ignoranza e arroganza sono sorelle siamesi!!!

    Spero di non deludervi!!

  8. Fiorentino Bevilacqua

    ... ma se aveva intuito che non esiste un centro dell'universo ma che ogni cosa può essere considerata il suo centro pur non sapendo nulla di Big Bang e pur non essendo un vero scienziato... fa venire alla mente Fritjof Capra quando diceva che sulla vetta della montagna della conoscenza che gli scienziati si affannano a scalare, è già assiso da tempo un saggio mistico orientale (... e Giordano Bruno).

  9. Sicuramente, ha sbagliato il tempo in cui vivere... :-|

  10. Gianni Bolzonella

    Dio ( Come concetto astratto), non è buono,è razionale e persegue i suoi fini.Che senso avrebbe avere creato un Universo  e tutto quello che ci si muove dentro,che funziona in un modo che se ne infischia palesemente dei pensieri,delle azioni e delle emozioni umane.Lui,la creatura vera di Dio,va per la sua strada.Le religioni stesse,anche per chi crede inDio, sono una sovrastruttura creata dall'uomo,e riprendono nei loro riti e teologie,cose appartenenti a religioni e riti precedenti,compresi concetti pagani,vedi la verniciatura greca data da San Paolo & c,per esempio,data al Cristianesimo.

  11. Fiorentino Bevilacqua

    Ricerche antropologiche hanno dimostrato che la sola "selezione per consanguinei" non sarebbe bastata a dare origine ad una società complessa come quella umana (visto  pure, forse, che i suoi membri sono dotati di un certo libero arbitrio). Era necessaria un'idea, una struttura religiosa e, fra quelle possibili, era più funzionale allo scopo quella con un ente supremo punitivo anziché ... tollerante, premiante o con una funzione di solo "indirizzo". Questo però rende il libero arbitrio ... molto poco libero...

    D'altra parte funziona così, in larga misura (purtroppo), anche la società civile...

    Per tornare un po' a Bruno e alla "mistica orientale" penso che, in ogni caso, per mandare in orbita una sonda (per esempio) è necessaria la scienza "occidentale": la mistica orientale non può farlo. Forse è perché sono figlio di questa cultura, ma credo sia meglio contare, misurare, pesare (pur lasciando un po' di spazio al "resto"): lo sento più mio.

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