28/04/23

L'analisi di Fourier. 3: trasformiamo gli integrali **

Trasformiamo gli integrali

Per avvicinarci sempre più alla rappresentazione della serie di Fourier più "espressiva", conviene, innanzitutto, trasformare gli integrali che ci hanno permesso di scrivere le proprietà di ortogonalità delle funzioni seno e coseno. Per far ciò cambiamo variabile e al posto della x facciamo intervenire il tempo t.

Iniziamo, quindi, con il primo integrale:

π-π cos(mx) cos(nx) dx             .... (11)

La variabile x la scrivo come:

x = ω t     dove ω è una costante.

Ovviamente bisogna anche cambiare il differenziale, ossia

dx = ω dt

nonché gli estremi dell’integrale:

dato che t = x/ω, quando x vale π, t deve valere π/ω e analogamente quando x = -π deve valere –π/ω.

L’integrale (11), perciò, diventa:

π cos(mx) cos(nx) dx = ω∫π/ω-π/ω cos(mωt) cos(nωt) dt             .... (12)

Dove abbiamo portato ω fuori dall’integrale dato che è una costante.

Qual è il periodo di cos(mωt)? Basta uguagliare la funzione di partenza a quella che si ottiene dopo un periodo Pm, ossia:

cos(mωt) = cos(mω(t + Pm))

Dobbiamo, ovviamente, considerare il valore più piccolo di Pm. Noi sappiamo bene quanto vale il periodo della funzione coseno: esso è uguale a 2π. Il che vuole dire che, affinché valga l’identità appena scritta, i due angoli del coseno devono differire di 2π. Ossia:

mω(t + Pm)) - mωt = 2π

Pm m ω = 2π

Pm = 2π/(ω m)

Per m = 1 otteniamo il periodo “base” che chiamiamo P

P = 2π/ω

Mentre tutti gli altri valgono:

Pm = P/m

In poche, ma fondamentali, parole, al crescere di m diminuisce il periodo. In particolare, , al crescere di m, il periodo sarà sempre un sottomultiplo del periodo base P. In parole ancora più semplici:

P2 = (1/2)P

P3 = (1/3)P

e via dicendo …

Lentamente ci stiamo costruendo la tanto agognata serie di Fourier, Ma procediamo con calma…

Andiamo a riprendere l’integrale precedente (12), ossia:

π cos(mx) cos(nx) dx = ω∫π/ω-π/ω cos(mωt) cos(nωt) dt

Al posto di ω possiamo mettere 2π/P. Ricordando che P = 2π/ω, al posto di π/ω mettiamo P/2 e via dicendo…

Otteniamo, perciò che:

π cos(mx) cos(nx) dx = 2π/P ∫P/2 –P/2 cos(m(2π/P)t) cos(n(2π/P) t) dt        .... (13)

Dopo questa trasformazione devono rimanere immutate le proprietà di ortogonalità che abbiamo ottenuto precedentemente. Vediamo, allora il risultato che viene fuori.

Cominciamo con quello che abbiamo appena trasformato.

2π/P ∫P/2 –P/2 cos(m(2π/P)t) cos(n(2π/P) t) dt

Devono valere i risultati ottenuti nel capitolo precedente, ossia esso deve valere

2π    per m = n = 0

π      per m = n ≠ 0

0      per m ≠ n

Scriviamo allora le tre uguaglianze moltiplicando entrambi i membri per P/(2π)

P/2 –P/2 cos(m(2π/P)t) cos(n(2π/P)t) dt = 2π P/2π  = P          (m = n = 0)

P/2 –P/2 cos(m(2π/P)t) cos(n(2π/P)t) dt = π P/2π    = P/2       (m = n ≠ 0)

P/2 –P/2 cos(m(2π/P)t) cos(n(2π/P)t) dt = 0 ∙ P/2π    = 0          (m ≠ n)

Il procedimento usato per la prima delle tre proprietà va applicato anche alle altre due. Non vi è certo bisogno di ripeterlo, dato che anche il seno ha periodo 2π. Possiamo ricordare la seconda:

π sin(mx) sin(nx) dx

Essa valeva

0    per m = n = 0

π     per m = n ≠ 0

0     per m ≠ n

Per cui la sua trasformata

P/2 –P/2 sin(m(2π/P)t) sin(n(2π/P)t) dt = 0 ∙ P/2π  = 0          (m = n = 0)

P/2 –P/2 sin(m(2π/P)t) sin(n(2π/P)t) dt = π P/2π   = P/2       (m = n ≠ 0)

P/2 –P/2 sin(m(2π/P)t) sin(n(2π/P)t) dt = 0 ∙ P/2π  = 0          (m ≠ n)

La terza proprietà è decisamente la più semplice, dato che portava sempre a un valore uguale a 0 e come tale deve rimanere anche dopo la trasformazione, cioè

P/2 –P/2 sin(m(2π/P)t) cos (n(2π/P)t) dt = 0 ∙ P/2π  = 0          SEMPRE

continua...

 

La serie di articoli dedicati alla serie di Fourier è disponibile QUI

e fanno parte del corso completo di matematica

4 commenti

  1. Alberto Salvagno

    Per ora tutto appare ancora chiarissimo, speriamo di farcela ad arrivare alla fine.

    Sono scivolati via alcuni segni di "diverso", ma li ho già segnalati alla sedula Daniela.

  2. In effetti, erano spariti anche a me... ma, alla fine, sembravano "residenti". Daniela sa sicuramente come fare!

  3. Alberto Salvagno

    Mi confermi, vero, che in fondo in fondo ω è la velocità angolare? Per quale recondito motivo non lo dici?

    Se ad esempio essa fosse di 1/4 di π al secondo, significherebbe che per compiere l'intero giro ci vogliono 8 secondi:  P = 2π/ω ossia 8 = 2π/(π/4). Un periodo P di 8 secondi. Se poi Pm = P/m vuol dire che per m=2 ci vogliono solo 4 secondi a compiere il giro completo, se m=4  il periodo diventa P =  1 secondo. L'onda insomma si fa sempre più stretta, nel tempo in cui si compiva un solo ciclo, ora se ne compiono due, tre, quattro... cioè aumenta la frequenza. Raddoppia, triplica, ecc. Se m=16 il ciclo si compie in mezzo secondo e la frequenza dell'onda è di 2 Hz.

    La parola ortogonalità, se poi ho intuito bene, deriva dal fatto che ω è un vettore ortogonale al disco, al vettore del raggio e perfino a quello della velocità periferica. Intuito bene?

  4. caro Albertone,

    ho preferito  introdurla come una costante, dato che stiamo ancora parlando di sinusoidi in funzione del tempo. Sarai accontentato quando passeremo alla forma complessa.

    L'ortogonalità si collega al fatto che i vettori rappresentanti seno e coseno possono dare prodotto scalare nullo.

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