25/03/15

Le stelle più vecchie **

Come sarebbe bello osservare le prime stelle nate nell’Universo, quelle che non hanno potuto sfruttare gli elementi chimici formatisi con la fine delle stelle precedenti e regalati al Cosmo attraverso l’esplosione delle supernove. In altre parole, ammirare oggetti nati soltanto sfruttando l’idrogeno e l’elio primordiali, fabbricati nelle fasi subito successive al Big Bang. Un sogno, questo, che per il momento deve rimanere nel cassetto.

Tuttavia, si spera di avvicinarsi sempre di più e trovare stelle che si sono formate solo dopo pochissime esplosioni precedenti. Come scoprirle? Beh… non è teoricamente difficile: ogni volta che una stella esplode aggiunge elementi pesanti al gas e alla polvere interstellare e le stelle che nasceranno dopo saranno sempre più ricche di questi elementi. Bisognerebbe trovare stelle molto povere di elementi pesanti e staremmo guardando veri e propri fossili dell’Universo. Chiaramente, tutto ciò è più facile poterlo vedere quando tutto l’Universo era giovane e quindi tutte le stelle avevano pochi elementi a disposizione.

Tuttavia, osservare oggetti così lontani nel tempo e ancora avvolti nella nebbia della fase oscura è impresa molto ardua. E se si cercasse altrove? Nessuno, infatti, vieta che qualche galassia, anche vicina, abbia smesso di formare stelle da molti miliardi di anni e che le sue stelle siano in realtà oggetti molto antichi. Il posto giusto è stato trovato ed è veramente a portata di … telescopio. Stiamo parlando di una piccola galassia satellite della Via Lattea, che prende il nome di Scultore. Una “città cosmica” molto piccola: invece di centinaia di miliardi di stelle, come la sua vicina “mamma”, ne conta solo pochi milioni. Non solo, però. Essa ha smesso in fretta di formare nuove stelle, forse privata rapidamente del gas e della polvere necessari alla formazione di nuove vite. Una situazione che condivide con molte galassie nane.

Un’immagine della galassia nana dello Scultore ottenuta attraverso il Digitized Sky Survey 2. Fonte: ESO/Digitized Sky Survey 2.
Un’immagine della galassia nana dello Scultore ottenuta attraverso il Digitized Sky Survey 2. Fonte: ESO/Digitized Sky Survey 2.

La galassie dello Scultore, sembra, però, esagerare… Sono state studiate attentamente cinque sue  stelle, attraverso la spettroscopia, per trovare le abbondanze di 15 elementi chimici “campione”. Mamma mia che miseria! Silicio, magnesio, calcio sono veramente rari. Due di esse, in particolare, presentano probabilmente un quasi-record. Sembra che per potere avere così pochi elementi pesanti abbiano sfruttato i resti di UNA sola supernova. Un ulteriore passo verso le stelle più primitive.

Ma l’interesse della scoperta può anche essere “ribaltato”. Se , in realtà, la materia “pesante” deriva da una sola supernova, lo studio di queste stelle regala grandi informazioni sulla composizione della supernova e sulla sua stella. Un serpente che si morde un po’ la coda, ma che permette di migliorare sempre di più i modelli legati alle supernove e ai loro processi evolutivi.

Soffermiamoci un attimo a pensare a questi due fossili cosmici: quando si sono formate avevano a disposizione solo ammassi quasi puri di idrogeno ed elio, le stesse condizioni delle loro sorelle nate nell’infanzia del Cosmo. Potevano contare solo su una superstella esplosa precedentemente e niente di più. Beh… possiamo essere sicuri che queste stelle non hanno potuto sostenere la vita nei loro ipotetici pianeti.

Così vecchie e così vicine…

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2 commenti

  1. davide1334

    volevo chiedere una cosa,enzo: nella formazione stellare la quantità di elementi pesanti tende ad addensarsi nel centro,giusto? quindi la maggior parte di essi saranno prigionieri all'interno della stella che nasce e solo se vi è una certa abbondanza degli stessi nella nube possono crearsi pianeti rocciosi nel sistema stellare....è giusto come meccanismo o vi sono troppe variabili in gioco?

  2. caro Davide,
    una stella non è un pianeta dominato solo dalla gravità, ma è soggetta alla radiazione che deriva dalle reazioni nucleari. Ne segue che la temperatura è talmente alta che la polvere si agita in modo da non addensarsi al centro, ma vagare abbastanza indisturbata e lasciare la stella stessa. Tuttavia, dopo la sua esplosione anche gli elementi pesanti creati nel nucleo saranno scagliati all'esterno (almeno in parte) e andranno ad arricchire la nebulosa finale.

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