05/05/16

I racconti di Vin-Census: IL NUCLEO

Inviamo sonde ad esplorare il sistema solare ed oltre, stiamo pianificando la prima missione umana su Marte, costruiamo telescopi sempre più potenti per studiare le profondità dell'Universo... ma cosa c'è all'interno del nostro pianeta? I libri di scuola ci spiegano che sotto i primi 30 km di crosta terrestre troviamo il mantello, poi il nucleo esterno ed infine il nucleo interno, con temperatura e pressione crescenti. Ma sarà davvero così? I soli 12 km del foro più profondo che sia mai stato scavato dall'uomo (progetto Kola Superdeep Borehole) hanno demolito varie teorie scientifiche. Uno scienziato addetto al progetto commentò "Ogni volta che eseguiamo uno scavo troviamo quello che non ci aspettiamo. E' eccitante, ma anche sconfortante.” Chissà fra quanto tempo la tecnologia ci consentirà di compiere un viaggio al centro della Terra, per il momento lasciamo volare la fantasia di Vin-Census!

 

IL NUCLEO

(di Vin-Census Zappalà)

La conoscenza degli interni planetari e soprattutto della Terra erano ancora legati a ipotesi e modelli estremamente vaghi e approssimativi. Per il nostro mondo si teorizzava che al centro ci fosse un nucleo solido di elementi pesanti e che questo fosse circondato da uno spesso mantello liquido e/o semiliquido. Il tutto veniva racchiuso da una sottile crosta solida, che era poi l’unica parte che l’uomo era riuscito a studiare con buona accuratezza. Ma si trattava di pochi chilometri contro i seimila che ci separavano dal centro. Eravamo andati sulla Luna, su Marte, in giro per tutto il Sistema Solare, ed ancora non conoscevamo cosa avevamo esattamente sotto i piedi. Sembrava un controsenso, ma questa era la situazione all’inizio del ventunesimo secolo.

D’altra parte, molti fenomeni importantissimi per la fisica del nostro pianeta dipendevano proprio dalla sua costituzione interna. Il campo magnetico era legato alla rotazione e alla composizione del nucleo. I terremoti dipendevano da spostamenti della crosta controllati dalla massa liquida sottostante. I vulcani e le fratture oceaniche davano solo una limitata idea di cosa ci fosse negli strati relativamente poco profondi. Una più accurata conoscenza del nostro interno avrebbe avuto risvolti teorici e pratici fondamentali.

Nel 2022 si concluse, con un drastico cambiamento di rotta, il periodo eco-terroristico legato al riscaldamento globale che aveva monopolizzato la maggior parte dei fondi destinati alla ricerca. Ci si accorse finalmente che la Terra stava andando lentamente verso un modesto periodo glaciale e non verso la febbre “da cavallo” tanto reclamizzata e da molti auspicata. I politici, gli pseudo-scienziati, i grandi industriali, gli ecologisti non se la sentirono di cavalcare subito un’onda completamente opposta a quella che tanta ricchezza e potere gli aveva dato fino a poco tempo prima e tacquero sperando in un anonimato tranquillo. La scienza non era interessata a ridicolizzarli e, con i fondi che cominciavano gradatamente a tornare verso ricerche più serie, decise di dare il via al progetto “Nucleo”, che doveva portare una spedizione umana fino al centro della Terra. In modo molto più tecnologico si cercava di imitare la geniale intuizione di Giulio Verne di circa due secoli prima.

Furono necessari molti anni di studi ed esperimenti per preparare la “talpa” meccanica in grado di perforare la crosta, di sopportare le temperature terrificanti del mantello, di resistere alla densità mostruosa del nucleo e di raggiungere infine il cuore del pianeta. Nel 2054 si costruì il primo prototipo che riuscì ad entrare in un vulcano attivo ed uscire qualche centinaio di chilometri più a est, da un’altra caldera. Tutto andò bene e l’equipaggio non ebbe alcun problema. Si completò allora la nave sub-terrestre che doveva contenere un’equipe di circa 50 studiosi e che aveva come meta il raggiungimento del nucleo: un viaggio di migliaia di chilometri. La “talpa” partì il 12 aprile del 2058 dal vulcano Mauna Loa nelle Hawaii e si diresse in verticale lungo il canale di lava che portava verso il mantello.

All’inizio e per qualche centinaio di chilometri tutto sembrò seguire i modelli scientifici ipotizzati. Poi, ci si rese conto che la materia si stava rarefacendo, mentre ci si aspettava invece una densità via via crescente. Da lì a poco, improvvisamente, apparve il vuoto. Si stava navigando in una caverna enorme e si era scesi non più di 300-400 chilometri. Ma non era solo una caverna. Tutto l’interno del nostro mondo era vuoto! La prima impressione fu quella di un palloncino da Luna Park. Ma questo non aveva ovviamente senso fisico e non poteva essere vero: come faceva la superficie terrestre a mantenere la sua struttura quasi sferica in quelle condizioni assurde?

La risposta sconvolgente venne poco dopo. Si cominciarono a vedere delle luci sempre più forti, mentre la “talpa” da scavo profondo si era trasformata in una specie di aliante. Meno male che era stata predisposta anche a questo per il timore di dover affrontare eventuali “buchi” nella crosta. Altro che buchi! Qui si era di fronte ad un universo sotterraneo.

Poco alla volta si cominciarono a vedere i primi gruppi di “lavoratori”. Erano delle specie di ominidi indaffarati con pompe, argani, gru, condotti, ed altri marchingegni difficilmente comprensibili. Quasi come in un sogno, o meglio in un incubo, la spedizione terrestre si avvicinò al primo gruppo di “persone” o quel che erano. Nessuno interruppe il lavoro e si dovette attendere pazientemente l’arrivo di un personaggio che sicuramente era un responsabile. Parlava benissimo l’inglese e non sembrava molto sorpreso dalla presenza dei terrestri di superficie.

Molto brusco nei modi, disse: “Finalmente! Era ora che veniste a vedere cosa si sta facendo qua sotto!” Il capo spedizione balbettò a lungo prima di riuscire a riprendere il controllo di una situazione del tutto inaspettata. Cominciò a fare domande su quella strana popolazione ed ebbe risposte chiare e precise, anche se con spiegazioni veramente scarne e sbrigative. Il mondo dei “subterrestri” viveva sul nucleo, un mini-pianeta di poche centinaia di chilometri di diametro. Tutta la parte tra questo e la crosta era il loro universo e il loro spazio lavorativo.

Lo scopo della loro vita era quello di preservare il mantenimento della struttura sovrastante dove vivevano i terrestri e fornire loro tutti i meccanismi fisici necessari, come la rotazione intorno all’asse, il campo magnetico, la deriva dei continenti, la gravità, l’emissione di gas vulcanici e gli stessi terremoti che, spiegò il responsabile, avevano comunque una grande utilità, malgrado la loro forza distruttiva. Era sempre stato così, dalla notte dei tempi e nessuno si era mai chiesto il perché.

Il subterrestre salì a bordo e li accompagnò in silenzio verso il suo mondo. Durante il viaggio si resero conto che tutto ciò che vedevano in superficie era di origine artificiale. Si sfruttava il materiale del nucleo per produrre materia fusa da immettere all’esterno attraverso lunghissime tubature. Altri condotti portavano il gas. Vi erano grandi centrali di fusione e serie di enormi filtri che selezionavano i vari composti ottenuti. Tralicci immensi mantenevano la struttura sferica superficiale. Un lavoro titanico di estrema durezza e complessità, cui partecipavano in silenzio milioni di lavoratori, ognuno con la propria specializzazione. Finalmente giunsero al nucleo.

Le abitazioni erano molto spartane e con pochissime comodità. D’altra parte il lavoro doveva essere continuo e quindi regolato in turni. Chi non lavorava cercava di riposare e in quell’universo sotterraneo non c’era molto altro da fare: lavorare e dormire, dormire e lavorare. Non esistevano altre attività evidenti. Fu estremamente interessante vedere da vicino l’enorme motore centrale che permetteva all’intero globo terrestre di ruotare attorno al proprio asse. Ancora più straordinaria era la dinamo che formava il campo magnetico e che proteggeva i terrestri dalla pioggia mortale dei raggi cosmici.

La spedizione fu non solo colpita dalla perfetta tecnologia mostrata dai subterrestri e dal loro impegno lavorativo massacrante e continuo, ma sopratutto dallo scopo di tutto ciò. Essi vivevano e faticavano solo e soltanto per permettere una vita dignitosa e relativamente serena ai fortunati abitanti di superficie. Era la loro unica aspirazione o, per meglio dire, il loro unico istinto da miliardi di anni a questa parte. Prima lo avevano fatto per gli animali più arcaici, poi per i dinosauri e ora per gli uomini.

La spedizione chiese di conferire con le più alte autorità dei subterrestri e fu felice di poter incontrare il capo supremo in persona, che con grande modestia e umiltà lavorava duramente come tutti gli altri. Si pulì le mani, si riassettò il vestito sporco e lacero, e salutò con discrezione i nuovi arrivati. Il responsabile della missione “Nucleo” cominciò a esprimere con le parole più toccanti, e anche a nome di tutti i governanti della superficie, l’estrema riconoscenza verso l’attività così umanitaria degli amici sotterranei. Ricordò tutti i vantaggi che essi avevano fornito e continuavano a fornire. Non sarebbe stata possibile la vita senza di loro ed i terrestri si sentivano in dovere di fare qualsiasi cosa: chiedessero pure e sarebbero stati esauditi.

Il capo supremo dei subterrestri sembrò molto imbarazzato e fece fatica a rispondere. Ma non era solo un segno di umiltà e modestia. Sembrava che ci fosse dell’altro, molto più imbarazzante. Iniziò il discorso alla lontana, richiamando i grandi ostacoli che avevano dovuto superare, la dedizione degli scienziati e soprattutto dei lavoratori più umili, le perdite subite e le condizioni di estremo disagio e solitudine a cui erano costretti da tempo immemorabile.

La delegazione annuiva con grande partecipazione e molti dovettero asciugarsi le lacrime. Il capo continuò. Molte cose stavano però cambiando, soprattutto osservando di nascosto la vita che scorreva migliaia di chilometri più in alto. L’istinto originario di creare le condizioni migliori ai compagni di superficie rimaneva nell’inconscio, ma alcuni segnali di insofferenza si erano già avuti da molti decenni e adesso la situazione si stava velocemente aggravando. Era molto imbarazzante doverlo dire, ma l’esempio dei terrestri non era stato proprio edificante …

Cercò le parole più giuste per esprimersi al meglio, mentre la delegazione non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Alla fine riuscì a superare l’impaccio e la sua semplice conclusione raggelò i terrestri: “Siete arrivati in un brutto momento. A partire da domani è stato proclamato uno sciopero generale a tempo indeterminato. Scusateci …”

 

NEWS! Oltre alla fantasia di Vin-Census, anche i neutrini potrebbero svelarci cosa c'è all'interno del nostro pianeta!

 

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2 commenti

  1. Alberto

    HAHAHA...! Non voglio essere irriverente, anzi!

     

  2. Daniela

    Non sei irriverente, Alberto, tutt'altro! :wink:  :mrgreen:

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