11/09/16

Un viaggio nell’ombra

Questo è un racconto di fantascienza (?) che è nato durante la stesura del quiz sulle ombre. Prendetelo per quello che è e, se volete avere qualche formula che dia un fondamento scientifico al suo inizio, divertitevi con la soluzione del quiz. Lo dedichiamo a Paolo, soprattutto perché è  stato il primo a provare a scrivere le formule nel suo … diario (capirete presto il significato di questa parola) e a divertirsi da tempo con le "sue" particelle. Forse, molti capiranno che il tutto è solo una metafora che si collega perfettamente al nostro modo di pensare l’Universo e le sue leggi. La prima parte è il racconto di Vin-census; la seconda la sintesi poetica, tra luce e ombra, di Daniela.

Un viaggio nell’ombra (il racconto)

di Enzo

Paolo non era proprio uno scienziato “classico”. Aveva la preparazione di uno scienziato, ma spesso e volentieri preferiva farsi trasportare dalla fantasia, dimenticandosi quasi con piacere ciò che le leggi fisiche gli avevano insegnato. Non che ipotizzasse idee veramente assurde, ma partendo da un certo punto ben accertato, innescava un concetto del tutto nuovo, sicuramente innovativo ma non verificato. In tal modo arrivava a conclusioni che spesso erano confermate osservativamente o teoricamente solo dopo anni e anni di ricerca “seria”. Potremmo chiamarlo un genio, ma un genio più fantascientifico che scientifico. Inventava con la fantasia e solo dopo cercava (o, meglio, gli altri cercavano) di verificare la plausibilità delle sue “visioni”. O qualcosa del genere… come vedremo in seguito.

La sua figura era perciò molto contestata dai colleghi, sia per un po’ d’invidia sia perché esprimeva senza alcun pudore, anche nei congressi più prestigiosi, concetti del tutto strampalati. Metterlo alla porta era, però, estremamente pericoloso, perché, spesso, quei concetti si sarebbero poi rivelati del tutto compatibili con le leggi ormai confermate dalla comunità scientifica internazionale.

Ovviamente, questa sua personalità così anomala non gli aveva mai permesso di crearsi una scuola ed era costretto a lavorare in completa solitudine. La cosa, però, non sembrava turbarlo più di tanto. Anzi, Paolo sembrava trovarne piacere e libertà d’azione. Non aveva, oltretutto, problemi finanziari dato che aveva una rendita cospicua dai brevetti di piccole invenzioni di largo consumo che sembravano vere assurdità, ma che avevano il pregio di funzionare e di fare contenti i consumatori.

Il suo lavorare sempre ai confini dell’assurdo lo aveva avvicinato alla meccanica quantistica che considerava il suo libro dei sogni o, ancora meglio, il diario dove aggiungere le esperienze giornaliere. Si sentiva veramente Alice e non aveva più alcun timore ad accettare o a ideare esperimenti  mentali del tutto illogici per la gente “normale”, anche per quelli che masticavano la nuova fisica come il pane.

Tra le sue tante fissazioni, il fotone occupava un posto di rilievo. Si chiedeva tra sé e sé: “E’ mai possibile che l’elettrone abbia la sua particella opposta, il positrone, ossia un perfetto gemello di carica positiva invece che negativa, e il fotone NO? Sì, sì, d’accordo che il fotone non ha carica, non ha massa, è l’unica cosa capace di viaggiare alla velocità della luce, e molto altro, e quindi ci può anche stare che sia l’antiparticella di se stessa, ma…ma…”

E qui partiva la parte del suo cervello intrisa di genialità, di ingenuità quasi infantile e di tanta fantasia: Paolo diventava Alice… “Sappiamo benissimo che i fotoni e gli elettroni sono amici per la pelle. Tutto ciò che succede nella materia, ossia tutto ciò che esiste nell’Universo, si basa sui “giochi” più o meno violenti, allegri, spesso spensierati, di queste due particelle. Sembra quasi che la meccanica quantistica debba inventarsi giochi di prestigio sempre nuovi per stare dietro a loro e non il viceversa.

Lo aveva detto, in fondo, anche quel musone di Einstein con tutte le sue paure nel dare troppa libertà ai fotoni. Erano troppo intelligenti qui due “birbanti” della Natura per non avere in serbo qualche sorpresa ancora imprevedibile. Solo Alice poteva scoprirla, abbassando ogni difesa e ogni pregiudizio…

L’idea risolutiva venne a Paolo-Alice guardando l’ombra di un cespuglio rinsecchito mentre il Sole tramontava. Mamma mia se era veloce! Era bastata una piccolissima variazione dell’inclinazione dei raggi solari ed ecco che quel cespuglio era diventato un gigante che si estendeva per chilometri e chilometri.

Non era certo un fenomeno nuovo, ma per Alice stava diventando un personaggio centrale del suo particolare racconto della Natura. Ci volle poco a pensare all’ombra della Terra che in un attimo arriva sulla Luna, e viceversa, e poi estrapolare il discorso a tutta la galassia. Anche se non si poteva vedere, con la scadente tecnologia di quei tempi, l’ombra della Terra poteva oscurare in qualche modo anche stelle lontanissime. E perché non stelle di altre galassie?

Non era necessario pensare al fatto che per vedere una cosa bisogna che la luce arrivi ai nostri occhi e tutte quelle limitazioni all’informazione sollevate da Einstein. Era indubbio che l’ombra potesse percorrere distanze infinite, superando anche la velocità della luce. Ne era sicuro e che fossero pure gli altri a dimostrarlo, pur cercando di salvare i capisaldi della relatività. Lui, ormai, stava viaggiando col pensiero a cavalcioni dell’ombra della Terra verso l’infinito.

Sì, stava viaggiando con la fantasia, ma il passo successivo doveva essere quello di viaggiarci davvero. Forse aveva superato se stesso, ma ormai Alice aveva preso il sopravvento su Paolo e si mise all’opera nel suo Paese delle Meraviglie, senza confini di logicità.

L’ombra è in qualche modo proprio l’opposto della luce. Se esiste una non può esistere l’altra. Eppure sono legate strettamente, dato che una prende il posto dell’altra, immediatamente. Tutto ciò lo fece pensare a una caratteristica tipica di quel piccolo mascalzone che era il fotone.

L’ombra poteva non essere un effetto puramente geometrico, capace di bloccare il viaggio dei fotoni, ma la staffetta tra due particelle uguali e contrarie: io sono costretto a fermarmi, continua tu… e viaggia pure alla velocità che vuoi, tanto Einstein non ti conosce.

Chissà quanti giochi sconosciuti era capace di fare questa particella con l’elettrone e con il suo opposto, il positrone. Paolo-Alice guardò il suo “diario”… sì, aveva ancora tante pagine da riempire! Gli venne quasi da ridire pensando alla materia oscura. Sicuramente era uno degli scherzi tipici dell’antiprotone. I suoi colleghi avrebbe avuto anni e anni per lavorarci sopra, dopo aver capito a tempo debito (come sempre) che lui aveva ragione.

Ancora una volta si stava accorgendo che la Natura non segue delle leggi prestabilite, ma che è essa stessa che viene rincorsa dalle leggi. Oggi era “nato” l’antifotone. Alla meccanica quantistica non restava che adeguarsi e dare una spiegazione esauriente a questa nuova entrata nel mondo di Alice, quello autentico, quella in costruzione continua.

Antifotone, una particella fantastica, il portatore della notte e del buio, sempre pronto a passare la mano a suo fratello di luce e di gioia. Una coppia fantastica, proprio quello che mancava all’eterno compagno di giochi, all’elettrone e al suo gemello positivo.

Non restava che passare alla pratica e iniziare il suo viaggio verso l’infinito. Quante volte Paolo avrebbe voluto cavalcare la luce e limitarsi alla sua velocità. Purtroppo la mancanza di massa e tanti altri principi glielo avevano vietato. Troppi “scienziati” venuti prima di lui l’avevano costruita in un modo che non ammettesse un abbraccio completo. Troppo timorosi e privi di fantasia. Avevano solo socchiuso la porta che Alice aveva spalancato.

Paolo iniziò a scrivere nel suo diario…

L’antifotone aveva un massa, anche se “diversa” da quella della materia (forse poteva anche definirsi negativa… ma non era così importante). Infatti, essa non interagiva con lei come facevano le onde elettromagnetiche. Il freddo che causava non era un suo effetto, ma un effetto della mancanza di suo fratello fotone.

Si accorse che stava scrivendo pagine di formule, che uscivano quasi da sole dalla sua mente ormai scatenata. Gli sembrava di vedere la meccanica quantistica che cercava disperatamente di seguirlo per non perdere nemmeno un passaggio. Quasi inconsapevolmente, si rese conto di avere descritto perfettamente la materia oscura (e si mise a ridere pensando come tutto fosse solo un gioco di prestigio degli antifotoni e degli elettroni, aiutati da una manciata di positroni).

Al principio di esclusione di Pauli si aggiunse il ben più concreto principio di inclusione di Paolo, che permetteva agli atomi materiali di legarsi agli antifotoni ed essere trascinati con loro (le masse riuscivano ad annullarsi e nemmeno Einstein avrebbe potuto dire qualcosa). In parole semplici, tipiche di Alice, un corpo massiccio come il suo poteva cavalcare l’ombra aggrappandosi agli antifotoni. In fondo bastavano piccole variazioni  nelle formule già ben stabilite, senza nemmeno doverle rivoluzionare. L’onda probabilistica giocava a suo favore, e rendeva stabile la direzione scelta dal “viaggiatore”.

Sarebbe riuscito a superare la velocità della luce, senza nemmeno ledere la fissazione di Einstein che mai si era posto il problema di una massa che poteva intendersi, sotto certi aspetti, negativa.

Alla fine costruì una navicella con una forma che non poteva esistere. Un “carro” trascinato dal buio verso l’ignoto. Un  ignoto che lui stesso avrebbe costruito durante il viaggio attraverso le pagine del suo diario. Con lui viaggiava, ovviamente, Alice, capace di sostenerlo nei momenti in cui la ragione cercava di vincere sulla fantasia.

Quando raggiunse quel meraviglioso ammasso globulare ai confini della Via Lattea, le pagine del suo diario rischiarono di terminare, ma riuscì facilmente a trovare un valido sostituto (sapeste quante civiltà esistono in uno spazio in cui le distanze sono risibili, soprattutto per le ombre). Ogni tanto si fermava ad ammirare l’ombra del suo lontano pianeta che si proiettava su un pianeta alieno. Spesso e volentieri cambiava “carro” (ops… fascio di antifotoni) per modificare drasticamente direzione. Pensava con un sorriso ai suoi colleghi che stavano lentamente arrivando a formulare le leggi che lui andava velocemente creando nel suo viaggio, senza mai avere un minimo di nostalgia.

Lui, ormai, aveva capito perfettamente perché e come giocavano le particelle dominatrici dell’Universo e partecipava ai loro giochi sempre più attivamente, attraverso quelle che componevano il suo corpo. Che bello vivere veramente nella Natura. Lui ormai non solo ne faceva parte, ma era diventato parte attiva della sua evoluzione. In fondo, Alice aveva sempre avuto ragione: la Natura è solo uno splendido gioco senza fine e senza regole: tutti possiamo e dobbiamo darle il nostro contributo, per piccolo che sia. L’importante è accettarla e giocare con lei, senza paura e senza preconcetti.

 

Un viaggio nell’ombra (la sintesi poetica)

di Daniela

 

Paolo si sentiva veramente Alice,

non aveva più alcun timore.

Il fotone non ha carica, non ha massa,

che sia l’antiparticella di se stessa?

 

Paolo diventava Alice.

I fotoni e gli elettroni sono amici per la pelle

solo Alice poteva scoprire le loro sorprese,

abbassando ogni difesa e ogni pregiudizio.

 

Guardò l’ombra di un cespuglio mentre il Sole tramontava.

Mamma mia se era veloce!

L’ombra della Terra poteva oscurare anche stelle lontanissime.

E perché non stelle di altre galassie?

 

L’ombra poteva percorrere distanze infinite,

superando anche la velocità della luce.

Sì, stava viaggiando con la fantasia,

ma ora doveva viaggiare davvero.

 

Oggi è nato l’antifotone

portatore della notte e del buio

fratello del fotone

portatore di luce e di gioia.

 

La Natura è uno splendido gioco

senza fine e senza regole

Io sono costretto a fermarmi qui…

tu viaggia con lei, e fallo pure alla velocità che vuoi!

15 commenti

  1. Daniela

    Quello che Vin-Census non ha specificato è che la poesia non l'ho scritta io, ma l'ha fatto lui senza neanche accorgersene... io mi sono limitata a "vederla" nel testo del racconto e a togliere tutte le altre parole che non servivano!

    Chi non ci crede, può divertirsi ad individuare la poesia all'interno del racconto!

    :-D

  2. per me è la stessa cosa... la vera intuizione e abilità sta nel cercare le parole...:wink:

  3. Barbara

    Non fate i timidi, bravi a tutti e due, anzi a tutti e tre.

    Non dimentichiamo chi è l'ispirazione, di questo splendido racconto e altrettanto magnifica poesia!!!

     

  4. Paolo

    A me piacerebbe poter dare una sbirciatina al diario del mio geniale omonimo ... :roll:

    Temo, o forse per fortuna, un po' tutti e tutte, ad iniziare dal sottoscritto, osservando con attenzione possiamo provare a scrivere il nostro ben più limitato diario, nel disperato e gioioso tentativo di coniugare conoscenza e fantasia.. o per dirla in altro modo nel disperato tentativo di star dietro a tutti i più strampalati e imprevedibili 8-O 8-O giochi che gli abitanti del mondo subatomico si dilettano a mostrarci con disinvoltura...

    Paolo

  5. OK Paolo, condivido... ma il racconto e la poesia ti piacciono oppure no?????? :mrgreen:  Non vorrei averti urtato in qualche modo... il racconto è solo un gesto di stima... :-P

  6. Paolo

    Il racconto è la poesia, lo davo per scontato,  sono entrambi bellissimi  : :-D ....

    Paolo

  7. scusa Paolo... ma mettere di mezzo qualcuno senza chiedere il permesso può essere anche un poco scortese. Io, come sempre, agisco d'impeto... ma ero anche sicuro che tu vedessi il lato positivo del racconto. Comunque sono contento della tua approvazione!!! :-P

  8. Paolo

    Nel lato positivo dell'ombra c'è addirittura il principio di inclusione di Paolo, che mi piace tantissimo... :-P

    Paolo

  9. PapalScherzone

    Mumble, mumble... potremmo addirittura costruirci un gioco papalliano... cosa ne pensi Paolino? Richard il Quantico ci aiuterà volentieri!

  10. Paolo

    Scherzy, lo sai che siamo ospiti nel mondo Subatomico... e gli abitanti sono restii a raccontare che hanno dei “gemelli inversi”, il cui comportamento è l'esatto contrario rispetto al loro.... e poi mi dicono che ci toccherà passare per due strette fenditure e anche lì se ne vedranno delle belle.. 8-O

    Perciò attenzione alla pancetta se no si finisce per incastrati nelle fenditure..

    Paolo

  11. PapalScherzone

    Lo sapevo io... per continuare l'avventura subatomica mi toccherà mettermi a dieta!  :(

    E sia, per la Scienza questo e altro!!  :wink:

  12. Gianni

    Paolo costruiva modelli,potenzialità, che lasciava salire dove esiste tutto quello che può esistere.La concretezza che esiste in uno spazio è come il numero che esce dalla roulette,ma ne esistono altri 35 ,non sono usciti,ma aspettano...l'ombra è come il silenzio che segue quando si spegne la radio,lo stupore di chi guarda dentro la stalla quando i buoi sono scappati.Immagino le spiagge dell'Africa piene zeppe di bagnanti negri che vanno a prendersi la tintarella di luna.

     

  13. Paolo

    Caro Enzo più leggo questo racconto più mi piace, per cui per contraccambiare ho deciso di realizzare una (spero) simpatica figura.... :mrgreen: 

    Paolo

  14. grazie Paolo, veramente straordinario!!! Lo inserisco come immagine nell'articolo sulla soluzione che sto terminando.

    Cari amici, questi sono esempi di vera collaborazione!!!!! Più leggo questo blog/circolo e più mi piace (grazie a voi!)  :-P

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:wink: :twisted: :roll: :oops: :mrgreen: :lol: :idea: :evil: :cry: :arrow: :?: :-| :-x :-o :-P :-D :-? :) :( :!: 8-O 8)

 

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