21/03/17

La verità sulle unità di misura (3): il Coulomb

Dopo l'Ampere e l'Ohm, siamo giunti al terzo episodio di questa ricostruzione della verità sulla genesi di alcune delle più note unità di misura. E' la volta del Coulomb, l'unità storica della carica elettrica.

Il Coulomb

Il Coulomb è l’unità di misura della carica elettrica e corrisponde alla quantità di elettricità di 6,25 miliardi di miliardi di elettroni.

leggi-fisiche-coulomb
Charles-Augustin de Coulomb (1736 - 1806)

Se vi pare poco ....

Si potrebbe anche affermare che gli elettroni sono 6,25 milioni di milioni di milioni giacché l’esponente del 10 arriva comunque a 18, con il vantaggio, se non siete amanti del rischio, di mettere in gioco milioni anziché miliardi.

Questo, degli elettroni, è veramente un numero enorme; ma avrete già intuito che la mia curiosità va soprattutto al sorprendente 6,25 che, in modo del tutto incomprensibile, fa da prefisso. C’era proprio bisogno di moltiplicare un’esagerazione per 6,25 ?

Non poteva forse accontentarsi, questo Charles-Augustin de Coulomb, del valore 10 “alla diciottesima” senza andare a moltiplicarlo ancora per lo stupido coefficiente 6,25 ? Come può essergli venuta questa stupida idea ?

Basta, era ora di dormire. Chiuso il vecchio libro di fisica che avevo rispolverato, alla ricerca di uno straccio di giustificazione, scivolai, con piacevole consapevolezza, in un sonno profondo.

La targa sulla porta era di plastica dorata con le scritte incise in rosso, tipo quelle usate dalle portinaie per spiegare il motivo della loro temporanea assenza. Solo che invece di “sono sulle scale”, c’era scritto:

GILDA - PASSATO, PRESENTE, FUTURO.

Esitai lungamente prima di suonare il campanello. Quando mi risolsi a farlo, una voce decisamente giovane chiese: “Chi è ?”. Non seppi trattenermi e risposi: “Non mi sembra una domanda che una veggente dovrebbe fare...”. La porta si aprì ed una ragazza si affacciò dicendo: “Guardi che io sono solo la domestica...” “Bene, vorrei la consulenza della signora Gilda per una certa faccenda che mi angustia da qualche tempo.”

Non c’è problema, vedo se la può ricevere subito, aspetti...” e mi fece cenno di entrare.

Sorvolai sulla frase “Non c’è problema” che trovo sempre un po' irritante, falsa e stereotipata, e mi accomodai nella stretta anticamera.

Pochi istanti dopo apparve la padrona, Gilda - passato, presente, futuro.

Buongiorno signor ...?”

Mi presentai e iniziai ad esporle il motivo della visita, ma Gilda mi fermò subito obiettando:

Se lei è qui per conoscere fatti che riguardano il suo passato, o il suo presente, o il suo futuro, allora va bene; ma se si tratta di cose che riguardano altri non le posso dire niente, sarebbe contro l’etica professionale, capisce?”

Perfettamente, ma si rassicuri, la persona in questione è morta e io vorrei semplicemente capire il significato di certi numeri...”

M'interruppe di nuovo: “Capisco, si tratta di un terno secco, eh? ”

Lasci che le spieghi, è solo un numero ma vale un sacco di miliardi...”

Nei suoi occhi guizzò un lampo d'avidità, ma fu solo un istante, poi, con aria professionale, disse:

Guardi che se ci sono altri parenti potrebbero chiedere una parte della somma...”

Ero costernato dalla piega che stava prendendo la conversazione e non sapevo come uscire dall’evidente equivoco che andava sviluppandosi ad ogni frase.

Non ci sono parenti!” esclamai con veemenza, “Il problema è semplice: mi interessa solo capire perché si deve usare una carica cosi alta !”

La parola CARICA la mise visibilmente in allarme.

Per piacere mi lasci fuori da questa storia, non voglio saperne di attentati o cose di questo tipo...”

Gilda, ascolti: qui non si tratta di attentati, la carica è un'innocua misura elettrica, il Coulomb, che è stata definita appunto dal signor Coulomb, morto a Parigi circa 190 anni fa, a settant’anni, di morte naturale.”

Dissi ciò tutto d’un fiato; poi, approfittando del suo sollievo e del suo momentaneo silenzio, aggiunsi: “Lei deve aiutarmi ad evocare questa persona perché giustifichi la scelta di un certo coefficiente che non mi è per niente chiaro.”

Ero finalmente riuscito a spiegarle la mia richiesta!

                                                                                              coulomb

Gilda era una vera professionista. Lo sguardo vuoto, assente, era già in piena “trance”. Come tutti i veri medium non aveva bisogno di alcuna messa in scena, niente tavolini a tre gambe, né luci basse, né pendolini, solo pochi dati di fatto sull’entità da contattare, come la data ed il luogo della sua morte, il nome, gli elementi salienti della sua vita. Per caso le avevo fornito, tutti assieme, questi elementi e lei li aveva istantaneamente elaborati con la sua capacità medianica. Pochi istanti dopo parlavo con Charles-Augustin, con una qualità di comunicazione superiore a qualsiasi linea telefonica.

Se vi è capitato di telefonare a casa da un albergo di Parigi saprete che occorre innanzi tutto ottenere la linea esterna, componendo lo 0, poi dovete comporre il 19 per accedere ai servizi internazionali, poi il 39 per selezionare l’Italia, poi (se, per esempio, chiamate Rapallo) il prefisso 185, infine il numero dell'abbonato che, mettiamo, sia di cinque cifre. In definitiva dovete comporre 13 o 14 cifre, sempre con il rischio di sbagliarne una e di dovere ricominciare da capo. Ebbene, senza fare né prefissi né numeri, parlavo con una persona che si trovava a Parigi e con una distanza temporale di quasi due secoli. Altro che telefonini cellulari o satelliti Telecom!

Ma veniamo alla conversazione vera e propria.

Il tono di voce di Charles-Augustin (mi pregò quasi subito di chiamarlo in modo più familiare e sbrigativo Charlin, dalla fusione dei due nomi CHARLes e augustIN) era pacato e disteso, con una bizzarra cadenza, quasi piemontese, forse voluta o forse no. Quando seppe il motivo della “chiamata” fece un risolino furbo e mi chiese con quel suo accento cantilenante: “Lei è un tècnico, nèh ?”

Alla mia risposta affermativa ribatté “Lo sapèvo che qualcuno prima o poi me lo avrebbe chièsto ma oramai pènsavo che, essèndo passato un bel po' di tèmpo, la probabilità era piuttosto scarsa, nèh? E invèce...! ”

Lo rassicurai che, qualunque spiegazione mi avesse fornito, non ci sarebbe stata alcuna conseguenza negativa: lui era già morto, la sua unità di misura era ormai saldamente affermata ed utilizzata in tutto il mondo, quindi...

Via, Charlin, mi tolga questa curiosità...”

Va bène, glielo dirò... Deve sapère che a quel tèmpo andava molto di moda fare delle formule con dèntro il Pi grèco, insomma il 3,14, nèh? Non solo il Pi grèco, ma anche tutte le frazioni e i multipli possibili e immaginabili: 4/3 Pi grèco... 2 Pi grèco... 4 Pi grèco... etc. etc. Devo dire che a mè piacèva il 2 Pi grèco... Però avevo un po' di vergogna a metterlo, così, in una formula... come si fa? Allora mi accorsi che tra i numeri più vicini a 6,28 (2 Pi grèco) c’era un numero, 6,25 che era proprio il quadrato di 2,5. Se immaginiamo di avere un quadrato di 2,5 mm di lato, pièno di elettroni vivi, quanti elettroni ci possono stare sopra? Mi risponda ...”

Charlin, vuol forse dire che quel numero corrisponde al Coulomb? Ossia 2,5 * 2,5 * il quadrato del numero di elettroni che si trovano in un millimetro?”

Bravo! È proprio questa l’idèa. Il resto sono solo dettagli, nèh? Per esèmpio, il 10 alla diciottèsima: Dato che gli elettroni sono veramènte piccoli, in un millimetro è facile che ce ne sia un miliardo, cioè 10 alla nona; allora in un millimetro quadrato ce ne stanno 10 alla diciottesima! E il gioco è fatto, nèh ?” Stavo per ribattere a Charlin che il ragionamento non mi sembrava per niente scientifico ma, proprio in quel momento, Gilda si svegliò dal trance con uno sbadiglio, sonoro e contagioso, tanto che mi ritrovai anche io a sbadigliare e, sbadiglio dopo sbadiglio, mi risvegliai nel mio letto.

Così avevo semplicemente sognato tutto! Gilda, Charlin, la soluzione del mistero del Coulomb, non era vero niente; tutte fantasie oniriche, tutte palle.

Tutto da rifare... In fondo meglio così.

Rassicurato mi affacciai alla finestra, ammirando la splendida luce del sole invernale, tutto appariva reale, solido, tangibile. Nell’angolo più lontano del cortile condominiale notai un grosso camion carico di mobili; evidentemente c’era un trasloco in corso. Un uomo in tuta reggeva una targa di quelle che usano esporre i professionisti come medici, avvocati, o notai negli atri di ingresso per indicare i propri uffici.

Quando l’uomo si girò vidi la scritta sulla targa, lettere rosse su fondo dorato; sapevo cosa diceva prima ancora di leggerla.

QUI potete trovare racconti di vario tipo dello stesso autore, Mauritius, insieme a quelli di Vin-Census e QUI la serie di racconti dedicati alla verità sulle unità di misura

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