08/10/17

Evoluzione dell'intelligenza: la scimmia e l'uomo

Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "L'intelligenza che non ti aspetti" (in "Vita, Intelligenza, Astrobiologia")
Una questione fondamentale della storia della vita è il processo evolutivo che ci ha reso uomini: lo sviluppo dell'intelligenza. Questa rincorsa è cominciata in un arco di tempo di circa 7 milioni di anni, durante i quali si è passati da un antenato scimmiesco a homo sapiens con i suoi 1400 cm cubici di calotta cranica.

evoluzioone uomo

Cos'è l'intelligenza? Quando si parla di questo, la prima intuizione va  subito all'uomo. Ci crediamo chissà chi. Abbiamo un ego smisurato. Esseri superiori? mah ho miei dubbi.
Dal punto di vista biologico vince chi sopravvive meglio: i batteri lo fanno meglio di noi credetemi. Viaggiano nello spazio e ritornano sulla Terra senza il minimo graffio.

Precisiamo una cosa. L'intelligenza non è da collegare alle dimensioni della scatola cranica. Se fosse cosi dovremmo pensare che i nostri cugini neanderthal erano più intelligenti di noi perchè avevano una scatola leggermente più grande. Loro però non avevano pensieri astratti o capacità di immaginazione per giudicare i pro e i contro di una scelta,  ciò che poi ha reso l'uomo quello che è oggi ed è il motivo per cui ci consideriamo esseri intelligenti. I neanderthal non conoscevano l'arte, ad esempio. Essi, tuttavia, seppellivano i morti. Forse, agli inizi, lo si faceva per non attirare i predatori. Non si vedevano, però, ornamenti che potevano far pensare a riti funebri.

Ciò che conta nell'intelligenza, quindi, è il numero dei neuroni ed il numero di collegamenti tra essi (le sinapsi). Stiamo riuscendo a scoprire molto del cervello negli ultimi anni e molto resta ancora da scoprire. Rimane il mistero di cosa sia la coscienza, di quella fase in cui l'uomo si interroga rendendosi conto di esistere.

Dal punto di vista evolutivo come si è giunti fin qui?
Ci sono fin troppe variabili! Di certo, la crescita dell'intelletto nel percorso evolutivo è stata graduale e la si può riscontrare tuttora confrontando le diverse specie di mammiferi.

Quali sarebbero stati i punti cruciali, fondamentali allo sviluppo dell'intelligenza, ovvero alla crescità esponenziale di dimensioni e, soprattutto, di  complessità del nostro cervello?

Vediamone alcuni...
Ad esempio, vi è l'evoluzione del pollice opponibile, che consente l'utilizzo di oggetti e prendere in braccio la prole per difenderla al meglio dai predatori,  e il sollevarsi in posizione eretta, che ha permesso non solo di liberare le mani ma anche di aumentare la visione dell'ambiente circostante.
Un'altro punto cruciale è la migrazione degli ominidi dalle foreste alle savane che li ha spinti da una dieta prevalentemente a base di frutta ad una onnivora per scarsità di risorse.
La possibilità di mangiare carne sembra sia stata fondamentale per la crescità del cervello umano disponendo di più nutrienti. L'attività della caccia necessitava sicuramente di processi cognitivi più sviluppati e quindi un cervello via via sempre più complesso.
La scoperta del fuoco, poi, ha permesso di rendere i nutrienti ancor più biodisponibili e l'energia contenuta nel cibo ancor più utilizzabile. Ha permesso, inoltre, di distruggere, tramite cottura, i parassiti e patogeni che portavano infezioni serie e questo portò ad un abbassamento della mortalità.
Il fuoco permetteva di allontanare anche i predatori.

Lo sviluppo culturale certamente migliorò "in una reazione a catena", figlio dei progressi descritti prima amplificando lo sviluppo cerebrale. Questa comprendeva l'evoluzione di arte e pittura, la possibilità di avere tempo da dedicare al gruppo e al sociale, sviluppo tecnologico, ecc.

NOTA BENE

La selezione naturale ha in mano un mazzo di carte. Gioca una carta pescata a caso nel mazzo. Questa carta è un carattere adattivo che una specie assume. Se questa specie sopravvive il carattere è vincente e viene conservato, altrimenti il nuovo carattere viene perso. L'accumulo di differenze poi fa si che la specie con i nuovi caratteri si discosti dalla specie originale talmente tanto che non si può più incrociare. Nasce così una nuova specie. Questa è l'evoluzione.

Quindi l'intelligenza è solo una carta nel mazzo.

La nostra evoluzione biologica sembra essere finita. E' in corso quella culturale. L'accumulo di conoscenze fatte fin qui ha permesso gli adattamenti dell'uomo a climi più diversi tra loro. La tecnologia prolunga il nostro cervello e lo farà ancora in futuro.

Domanda: è stato un caso o è stato inevitabile che questa carta sia stata giocata qui sulla Terra?

Dato l'arco di tempo, 3 miliardi e 800 milioni di anni, era inevitabile, a mio avviso, giocare questa carta. Se non altro, per una questione di probabilità.

Se le probabilità sono state alte qui sulla Terra, quante sono le probabilità che l'intelligenza si sia sviluppata altrove?

Di sicuro alcuni aspetti mi sono sfuggiti. Ci sarebbe da scrivere tantissimo di questi concetti.

4 commenti

  1. un gran "bentornati" agli articoli di Peppe!

    Volevo chiederti una cosa... siamo sicuri che sia solo il cervello (e i suoi neuroni) a prendere decisioni? Tempo fa avevo letto e scritto qualcosa su un tipo di ameba (senza cervello) che era in grado di prendere decisioni riguardo a un cibo non conosciuto e di memorizzare il risultato. Analogamente, lo scarabeo dello sterco (il cui cervello è sicuramente infinitesimo) riesce a orizzontarsi guardando la Via Lattea. Istinto e basta? Temo che ancora molte potenzialità degli animali e la dipendenza delle azioni progredite dai neuroni cerebrali e basta sia un argomento all'ABC... Tu che ne dici?

  2. peppe

    Caro Enzo, eventi personali indipendenti dalla mia volontà, mi hanno tenuto lontano dalla possibilità di scrivere in modo ragionato. vi leggo sempre comunque :-)

    Per il fatto dell'ameba mi devo documentare bene, mentre sapevo qualcosa dello scarabeo, il quale si orienta con il sole di giorno e sfruttando la via Lattea di notte. il tutto per poter portare la palla di sterco verso la tana più in fretta possibile fuori dalle grinfie dei loro competitor. Ancora ci sono dei dubbi, poichè non si capisce come fa un animale con un sistema neuronale semplicissimo ad avere un tale senso di orientamento. cioè roba di fotocettori collegati a neuroni quasi direttamente. comunque Warrant, il ricercatore del team che ha studiato la cosa, è convinto che non è l'unico insetto capace di tale impresa e non bisogna stupirsi se altri sarebbero capaci di tanto.insomma ancora ipotesi

    una cosa è certa la natura è capace di sorprenderci sempre...siamo piccoli e presuntuosi. dobbiamo imparare tanto :mrgreen:

    opinione personale basata su una logica fantasiosa: hanno installato l'app di orientamento in aggiunta al primitivo sistema operativo utile alla sopravvivenza :mrgreen:  :mrgreen:

  3. grazie Peppe e cerca di non farci più mancare i tuoi articoli!!! :-P

  4. Gianni Bolzonella

    Sembra che anche le piante proteggano i loro piccoli,per esempio nella foresta.Lasciando passare della luce,o nutrendoli via radici,favorendo o combattendo insetti...Altre sembrano giocare.
    Secondo il libro di Bohm "Universo, mente e materia", nell'UniVerso esisterebbe un ordine implicito (implicate order), che non vediamo e che egli paragona ad un ologramma nel quale la sua struttura complessiva è identificabile in quella di ogni sua singola parte come in un frattale, e uno esplicito (explicate order) che è ciò che realmente vediamo; quest'ultimo sarebbe il risultato dell'interpretazione che il nostro cervello ci offre delle onde (o pattern) di interferenza che compongono l'UniVerso. Ho l'impressione che fondamentalmente la vita,tutta,abbia questo implicate order.

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