20/10/23

Basta con le frasi fatte dal significato fasullo *

Ho resistito parecchio, per non cadere  in "inutili" discussioni simili a quelle del cambiamento climatico, a cui la gente piace credere e che la convince a sopportare sempre peggiori angherie economiche pur di seguire regole del tutto insensate impartite dai solidi "media", vero strumento di istupidimento della specie umana. La parola d'ordine è: "Spaventa!" e così anche i più poveri saranno contenti di pagare!

Nessuno si stupisce che d'inverno faccia più freddo che d'estate, dato che l'altezza del Sole è un concetto ancora abbastanza conosciuto  dalla gente comune (ma,,, per quanto?) sempre più ignorante e quasi contenta di esserlo, ma basta parlarle di effetto serra (il meccanismo che permette alla vita di sopravvivere al gelo dello spazio) perché si cominci a credere a tutto e di più.

Non ci vuole poi molto a capire che l'energia solare non è costante, indipendentemente dall'altezza della sorgente, ma dipende da molti fattori e che tra lei e il suolo dove viviamo c'è di mezzo un'atmosfera e un campo magnetico che "elaborano" in modo sempre diverso e imprevedibile l'energia che arriva dalla nostra stella. Come si fa a parlare di cambiamenti climatici se ancora non conosciamo tutti i dati che possono giocare un ruolo fondamentale? Come si possono fare previsioni secondo modelli che si reggono su sistemi fisici del tutto imperfetti e soprattutto  caotici? Eppure lo si fa sia per l'ignoranza che ci viene fatta ingerire come una pastiglia salva vita sia per interessi economici e finanziari di pochi a dispetto della stragrande maggioranza (per farla stare zitta basta dargli qualche fake news e, come già detto, spaventarla).

Insomma, non siamo in grado di predire il clima su tempi scala che vadano oltre un giorno o due e pretendiamo di tartassare la gente non straricca su eventi che diamo per certi tra venti, trenta o cinquant'anni. Solo un uomo istupidito dai social media può arrivare a questo livello di incapacità di ragionamento.

Però, forse, una possibilità c'è ed è ormai sulla bocca di tutti: l'Intelligenza Artificiale. Ieri sera ho visto un documentario sulla tecnologia applicata alla cultura e al mantenimento delle opere d'arte. Magnifico, senz'altro... ma dalla stessa operatrice sul campo ho sentito ripetere per dieci volte la frase "grazie all'intelligenza artificiale", in un discorso di un paio di minuti.

Ormai l'intelligenza artificiale fa concorrenza ai cambiamenti climatici. E' diventata peggio del prezzemolo e ci viene proposta per qualsiasi cosa, dai viaggi su Marte alla macchinetta per il caffè.

A questo punto vorrei capire cosa s'intende per INTELLIGENZA.

Il vocabolario Treccani dice: "Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà".

In poche parole l'intelligenza ha bisogno del pensiero, della comprensione e della spiegazione per potere elaborare modelli che descrivano la realtà.

Bene, il cambiamento climatico è un processo naturale (e resta sempre naturale, anche se potrebbe essere influenzato minimamente dallo stesso uomo che fa parte della Natura). Cosa potrebbe e dovrebbe fare l'Intelligenza Artificiale, visto che è un'intelligenza? Pensare, capire e spiegare. In poche parole dovrebbe essere lei a predire correttamente il futuro. Perché non lo fa? Perché non ha abbastanza dati e perché nessuno sa bene cosa chiederle. In altre parole, perché l'uomo non ha predisposto nessun programma capace di risolvere equazioni ancora sconosciute applicate a dati altrettanto sconosciuti. Bene, non dovrebbe essere proprio questo il compito di un'intelligenza "superiore"?

Facciamo un altro esempio, molto più "semplice". Attraverso l'intelligenza umana sappiamo quasi tutto sulle orbite dei pianeti e dei corpi minori. Abbiamo miliardi di dati a disposizione. Tuttavia, non siamo ancora riusciti a risolvere analiticamente il problema dei tre corpi. Figuriamoci quello degli n-corpi. Ma oggi le cose sono cambiate... abbiamo un'intelligenza artificiale che dovrebbe, a quanto ci propinano i media a riguardo, essere in grado di pensare, di analizzare ed elaborare dati, di spiegare e trovare una soluzione. Eppure, non ho ancora sentito parlare di risoluzione analitica del problema dei tre corpi da parte di Intelligenza Artificiale.

La faccenda mi ricorda il mio caro vecchio computer (macchina straordinaria per velocità, ma del tutto schiava dei miei ordini) quando ho affrontato la suddivisione in famiglie degli asteroidi. La parte importante era stabilire una "distanza" fisicamente plausibile  tra elementi orbitali di migliaia e migliaia di oggetti per poterli inserire in gruppi ben definiti  (QUI trovate i dettagli). Trovato il modo migliore con il pensiero e con la riflessione ho dovuto stendere un programma che facesse quello che avrei voluto fare io.

Il fatto è che io avrei impiegato anni e anni, mentre il mio caro "schiavo" ha risolto tutto in meno di una giornata o poco più. Oggi, probabilmente, basterebbero pochi secondi, ma la richiesta di base sarebbe la stessa di allora. Oppure pensate che basti che io mi avvicini a una Intelligenza Artificiale per dirle: "Creami una classificazione di tutti gli asteroidi in famiglie". La risposta sarebbe qualcosa di assurdo e senza senso. Dovrei anche dirle: "Tieni conto delle distanze reciproche ed elabora una "differenza" fisica plausibile per definire tale distanza". Perfetto... ma quale sarebbe la risposta? Niente di veramente sensato... e avanti così fino a che io non gli fornissi tutte le caratteristiche che voglio sul raggruppamento di dati.

A quel punto l'intelligenza diventerebbe un fantastico archivio con un velocissimo archivista. Ma dove sarebbe l'intelligenza? Dove sarebbe la capacità di prendere decisioni? Potevo anche dirle di prendere la distanza in qualsiasi unità di misura e moltiplicarla pe il numero e e dividere per pi greco e poi magari fare qualche integrale, che la macchina l'avrebbe fatto, con enorme gesto di servilismo.

Come ho già scritto tempo fa, nessuna Intelligenza Artificiale potrebbe mai scrivere la Relatività Generale vedendo un imbianchino che cade da un tetto. Al più, se predisposta a ciò,  analizzerebbe rapidissimamente che tipo di ferite ha riportato e che medicine dargli. Un lavoro ripetitivo, privo di fantasia e creatività.

Al limite, perché non chiederle direttamente una soluzione a problemi ben più grandi. Abbiamo miliardi di dati astrofisici, ebbene chiediamo all'Intelligenza Artificiale di spiegarci  il Big Bang, se è esistito, come è avvenuto e perché. Ma possiamo anche spingerci molto più in là. Abbiamo a disposizione la storia di miliardi di uomini vissuti attraverso i secoli e abbiamo ancora una moltitudine di Entità Superiore in cui si è creduto e si crede tuttora . Bene chiediamo all'Intelligenza Artificiale: "Qual è il vero DIO?"

No, amici miei, chiamatela pure come volete: supercomputer, archivista artificiale, Pico della Mirandola.4, ma non infangate la parola INTELLIGENZA con un prodotto tecnologico frutto solo e soltanto della vera intelligenza (finché sarà ancora patrimonio della specie umana).

Potrei scrivere ancora per ore, ma mi fermo qui, pronto a ricevere attacchi da chi crede che tutta la tecnologia moderna sia sempre e comunque un segno di progresso.

No, non dobbiamo aver paura che le macchine prendano il sopravvento sugli uomini, ma dobbiamo avere il terrore di chi utilizza le macchine per scopi disumani. Orwell insegna...

Poi ognuno creda a quello che preferisce, ma, per favore, lo decida pensando anche solo per pochi minuti con la sua testa!

10 commenti

  1. givi

    Concordo in totalmente.

  2. Adriano

    Mi associo

  3. Fabrizio

    Parlare di "Intelligenza" per la così detta IA mi sembra (ancora) esagerato ed ancora peggio l'uso mediatico che ne viene fatto. D'altra parte è un campo dove le denominazioni credo rispondano più al marketing che alla scienza. Un esempio più banale. Si fa grande sfoggio del termine Tensore associandolo a quelle che sono solo matrici multidimensionali.

    In astronomia, per quanto ho visto, si utilizzano le tecniche di  "Machine Learning" e così le vedo chiamate. In rete ho trovato questo articolo 1904.07248.pdf (arxiv.org) che fa una panoramica dell'argomento.

    Nella sezione 3 tratta proprio il tema che citi riguardante la classificazione. In particolare in 3.1 si pone alcuni dei problemi che hai evidenziato  sulla definizione delle distanze e dà alcune risposte. Il tema credo sia come definire delle distanze sensate di validità abbastanza generale senza influenzare (troppo) il risultato. Mi sembra non ci sia la ricetta valida per tutte le occasioni. Qui deve intervenire l'intelligenza vera per definire le distanze e vagliarne ed interpretare i risultati.

    Rispetto alla esperienza che racconti, un vantaggio è che non ti devi più scrivere il programma. Ce ne sono disponibili con licenze più o meno libere in grado anche di elaborare moli notevoli di dati sia per gli oggetti osservati sia per la quantità di parametri misurati come quelle che escono dai numerosi survey in corso.

    Mi stuzzica la tua sfida quando dici "... ma quale sarebbe la risposta? Niente di veramente sensato...". Sarebbe interessante poter fare una prova. Magari finito il lavoro che ho in corso, con il tuo aiuto ci potrei provare.

    Per quanto riguarda il clima sai che non condivido la tua visione. Le premesse sulle conoscenze attuali credo siano in gran parte vere, ma le conclusioni non sono necessariamente quelle che trai. Considererei anche gli N miliardi di umani che popolano la Terra. Per l'aspetto politico-sociologico direi che la vedo in modo opposto. Non si vorrà/potrà/riuscirà a fare gran che nonostante i proclami. Vedremo, o meglio, vedranno.

     

  4. Fabrizio

    PS Avere a disposizione programmi che utilizzano le conoscenze e le esperienze accumulate in anni di lavoro. dalla comunità scientifica ed informatica è certamente un vantaggio. Il risvolto negativo è che queste tecniche potrebbero essere utilizzate senza conoscerne il contenuto statistico/matematico/logico che le sostiene.  In generale questo non porta bene.

  5. Francesco

    Vorrei dire due parole a proposito dell'affermazione di Vincenzo "No, non dobbiamo aver paura che le macchine prendano il sopravvento sugli uomini", e spero di dirle usando quel po' di testa che mi è rimasta :-)
    Direi che potremmo considerare vera l'affermazione di Vincenzo se fossimo sicuri su cosa genera in noi umani la consapevolezza di sé, che è poi la qualità primaria che ci permette di vivere in una natura tutto sommato ostile, in quanto ci permette di difenderci da nemici veri o supposti.
    Se non ho autoconsapevolezza di me posso venire investito da un tram senza neanche spostarmi; se invece ce l'ho mi sposto, in una parola mi difendo.
    Se l'autoconsapevolezza ce l'ha data un Dio siamo a posto, le macchine mai l'avranno e dormiamo sonni tranquilli.
    MA SE l'autoconsapevolezza fosse un fenomeno emergente dalla complessità del sistema (connessioni presenti nel cervello, reti neurali artificiali...), allora esiste una soglia di complessità superata la quale anche un algoritmo potrebbe 'diventare' consapevole di sé, e chissà, potrebbe anche decidere di difendersi, ad esempio evitando di venire disattivato...
    Se così fosse sarebbe come dare consapevolezza a un ragno. Noi umani saremmo visti come nemici dal ragno, no? Non nego di essere preoccupato dall'intelligenza artificiale!

  6. Guido

    Posso testimoniare che l'AI ha trovato un diffusissimo e fecondissimo campo di applicazione, ed è quello di dare rapidi e fondamentali contributi agli scolari che devono dire "qualcosa" su questo o quell'argomento ma non hanno la minima voglia di studiare. Pochi secondi ed il pc o il cellulare sfornano opportune frasi, persino adeguando il linguaggio se la prima risposta fornita appare al volonteroso studente "troppo tecnica".

    Risultato lusinghiero: si ottiene un triplice giovamento:

    1: nessuna nozione da studiare e ancor meno da capire;

    2: minimo tempo impiegato a svolgere i compiti e totale perdita della capacità di concentrazione;

    3: nessuno sforzo di applicazione logica e consequenzialità in quel che si scrive, ci pensa già l'AI, che peraltro vien considerata depositaria della verità.

    Ulteriore conseguenza, di gran valore: appiattimento totale dell'individualità, c'è solo quella dell'AI.

  7. Ringrazio tutti per i commenti a questo articolo di "sfogo personale". E' sempre utile sentire pensieri e deduzioni diverse. Inutile dire che condivido pienamente il "sarcasmo" di Guido. Ci mancava solo l'idea che l'IA fosse la verità assoluta, per annullare del tutto la poca voglia di pensare con la propria testa. L'importante è che si usi in modo negativo l'avanzata impetuosa della tecnologia e si aiutino i poteri forti a trarne vantaggi personali.

  8. manuele

    Ho letto le diverse riflessioni e opinioni ... alla fine ho ceduto al piacere della condivisione. Trovo interessante l'impostazione di Francesco... "cosa genera in noi umani la consapevolezza di sé, che è poi la qualità primaria...".

    Su questi argomenti è fondamentale condividere il significato dei termini.

    Al termine composto "consapevolezza di sé", mi piace sostituire la definizione più profonda "Sentirsi d'essere"... io concordo con le conseguenze di questa definizione, che in estrema sintesi separano dal corpo l'entità che vive il sentirsi d'essere.

    Noi non siamo il nostro corpo! E questo vale, con alcune varianti e con un crescendo di -sentire- differenti, per tutti gli esseri viventi. Questo crescendo parte dalla capacità elementare dei cristalli e arriva all'uomo.

    Detto questo in natura, siamo di fronte a diverse espressioni di intelligenza e di consapevolezza. Uso il termine consapevolezza perché mi sposto nel discorso ad un livello meno spirituale e più fisico.

    Purtroppo il 90% dell'umanità vive per la maggior parte della giornata in una condizione di NON consapevolezza. Si limita a REAGIRE agli stimoli esterni con meccanismi sempre meno consapevoli. La consapevolezza al contrario consentirebbe di AGIRE  rispetto agli stimoli esterni.

    Questo è un punto importante: la REAZIONE a mio avviso può essere codificata in un algoritmo e TUTTO quello che può essere sintetizzato in un algoritmo può essere fatto meglio e più velocemente da una IA. Quindi le attività non consapevoli posso essere effettuate senza nessun problema da una IA e il 90 % della popolazione si sentirà correttamente sotto attacco perché si renderà conto di essere sostituibile. Il 90% della popolazione crederà davvero che l’IA sia una reale intelligenza. 

    Una conseguenza utile della IA invece,  è quella di averci fatto scoprire che la nostra idea di creatività e/o spiccata intelligenza/genio andava rivista. Basta pensare alle sconfitte nel gioco degli Scacchi, e del Go.

    Concludendo è utile far comprendere - non sapere , non conoscere - ma comprendere, che una IA non potrà mai "Sentirsi d'essere" perché  (e qui purtroppo sia deve accedere al livello spirituale) il sentirsi d'essere NON è un "fenomeno emergente dalla complessità" ma è un anelito che non fa parte del piano fisico, non segue le sue regole, ed è eterno.

  9. Fabrizio

    Segnalo l'articolo pubblicato su "Il Post" che si  trova a questo link.
    Partendo da un caso di uso distorto di un particolare tipo di intelligenza artificiale, l'articolo tratta più in generale dello stato della peer-review che è alla base della editoria scientifica.

    Più che l'intelligenza artificiale, mi sembra protagonista del caso la Stupidità Umana e la ricerca del guadagno. Autori, revisori ed redazione hanno fatto passare illustrazioni prodotte dalla AI giudicate senza senso da molti dei lettori.

    Forse gli editori della rivista hanno ridotto i controlli per ridurre tempi e costi. Tanto se c'è qualcosa che non va e i lettori lo segnalano, l'articolo si può sempre ritirare. Lo ammette quasi esplicitamente la stessa rivista nei ringraziamenti ai lettori per le segnalazioni ricevute. Un sintomo di questa situazione è la crescita degli articoli ritirati dopo la pubblicazione segnalata nell'articolo.

    Ancora più sconcertante è la notizia di casi di corruzione per spingere la pubblicazione dei propri articoli. Un fatto  molto preoccupante che segnala la situazione critica dei criteri di valutazione e finanziamento della ricerca. Li abbiamo discussi in questo articolo di Enzo.

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