15/12/13

La seconda rivoluzione copernicana *

Un recente articolo statistico dedicato alle probabilità di esistenza di pianeti simili alla Terra attorno ad altre stelle, mi ha indotto a proporvi questo articolo che oltre a fare il punto della situazione vuole anche essere uno spunto di riflessione.

Partiamo da una base generale abbastanza “pessimistica”, ma sicuramente concreta. Per definire un pianeta abitabile esso deve essere nella ormai celebre zona abitabile, quella in cui l’acqua si può trovare allo stato liquido. Escludiamo a priori stelle troppo grandi con una vita media troppo corta e con periodi di instabilità troppo violenti. In qualche modo, ci dobbiamo limitare a un intervallo che va da poco più della massa del Sole alle nane rosse medio-piccole. In termini di temperatura ciò vuol dire da 7000 a 3000 gradi centigradi superficiali.

Probabilmente, l’acqua liquida  potrebbe essere anche nel sottosuolo, ma escludiamo anche questa ipotesi. I dati ottenuti finora cosa ci dicono? Sono state svolte varie analisi statistiche e i risultati sembrerebbero darci numeri abbastanza ben definiti. Ci dovrebbe essere una stella con un pianeta simile alla Terra (sia per dimensioni che per caratteristiche abitabili) ogni due stelle di tipo M. Altre ricerche danno invece un risultato meno favorevole, ma pur sempre interessante: una su dieci dovrebbe essere accompagnata da una Terra abitabile. Riguardo a stelle “solari” le conclusioni si assestano su valori più bassi, che non dovrebbero, però, scendere sotto una su dieci. Dato che le stelle M sono più frequenti, esse dovrebbero rappresentare il “target” principale. Non ci resta che trovarle e -soprattutto- studiarle. Basterebbe considerare dieci stelle di tipo M e saremmo praticamente certi di avere almeno un paio di sosia cosmici. Cosa aspettiamo a partire in quarta? Oltretutto dieci stelle rosse si troverebbero abbastanza vicine a noi.

Il problema è che non abbiamo i mezzi per effettuare questo tipo di analisi. Lo strumento, infatti, dovrebbe avere la capacità di vedere l’acqua e altri tracciati vitali, come l’ossigeno e vari gas, stabilendone le abbondanze e altri fattori. Impossibile per la nostra tecnologia? No, ma molto costoso. Troppo costoso per i fondi disponibili per una ricerca scientifica di questo tipo.

Esso avrebbe anche un nome già coniato: Terrestrial Planet Finder. Non vi è nemmeno bisogno di tradurlo. Uno dei problemi è il seguente: “E se dopo tale spesa, le dieci stelle scelte (ricordiamo che per studiarne di più dovremmo allontanarci e i fondi necessari crescerebbero di molto) non mostrassero nessun pianeta da analizzare? O -peggio ancora- se i pianeti ci fossero ma senza alcuna traccia di vita?” Per la Scienza sarebbe un non-risultato molto importante, comunque, ma non certo per l’opinione pubblica e per i governanti che hanno dato il via a un progetto tanto costoso e tanto inutile.

Insomma, il TPF resta un sogno nel cassetto, anche se senza di lui ben poco si potrà sapere sulla vita degli altri pianeti. La speranza di un segnale radio temo sia ancor meno probabile, dato che implicherebbe non solo la vita, ma anche una vita evoluta a livello simile al nostro.

Sarebbe poi sufficiente una risposta affermativa del tipo: “Sì, il pianeta ha l’acqua liquida e tutti i giusti ingredienti. Potrebbe benissimo sostenere la vita. Ma esserne sicuri è ancora impossibile”? Con questo tipo di risposta i fondi sembrerebbero ugualmente mal spesi.

Vi è poi un  altro fattore, non secondario, che ci riporta alla rivoluzione copernicana. In un mondo come quello attuale, farebbe molta differenza sapere se è la Terra a girare intorno al Sole o il viceversa? In fondo, niente cambierebbe nella vita di tutti i giorni; l’importante sarebbero gli effetti e questi sarebbero perfettamente uguali. Perché cercare la verità se non porta a risultati utili e concreti?

Allo stesso modo si potrebbe dire “Che vi siano altri pianeti abitabili, con o senza forme di vita, ma non raggiungibili e “utilizzabili”, cosa cambierebbe nella mia vita? Niente. E allora perché spendere una cifra enorme per saperlo? L’importante è che io ci sia”.

Sapere di non essere soli nell’Universo sarebbe la seconda rivoluzione copernicana, ma per cercarla bisognerebbe anche ragionare in termini diversi da quelli attuali. In fondo sono passati secoli e secoli senza voler conoscere la struttura dell’Universo, accettando il sistema geocentrico. Forse si può fare lo stesso per la vita oltre alla Terra, in attesa di un altro Copernico, che non dovrà però essere solo uno scienziato, ma sicuramente qualcosa di più.

Lascio a voi la riflessione su qualcosa che sembra ormai un dato di fatto, quasi tangibile, con numeri abbastanza precisi e sicuri. Il passo successivo, però, ha il guaio di essere troppo costoso rispetto ad altri interessi umani. Pur essendo quasi sicuri che tra dieci stelle ve ne sia una abitabile e -magari- ogni cento una sicuramente abitata, difficilmente si farà qualcosa. Il vero problema non è più la distanza. Essa è, in fondo solo un alibi del tipo: “E’ inutile cercare di prendere l’uva, tanto è acerba”. Prima di Copernico il blocco verso la conoscenza era rappresentato dalla Religione. Oggi dai soldi.

D’altra parte, con tutta le gente che muore di fame nel nostro piccolo granello di sabbia, sarebbe giusto spendere per accontentare la mente e la sete di sapere o sarebbe molto più giusto dare a tutti una piccola fetta di vita (ce ne sarebbe abbastanza per tutti).

Non è facile rispondere e sarebbe troppo sbrigativo dire che la via di mezzo è quella migliore. Forse la verità è che questa razza non è ancora quella giusta per incontrare i suoi simili.

Dite la vostra, io non sono molto sicuro del mio vero pensiero…

Articolo originale QUI

24 commenti

  1. adriano

    Con tutti i soldi che hanno speso per mandare su Marte sonde e robottini quasi tutti uguali, ne finanziavano due di TPF oltre a spedire una sonda su Europa, ed avremmo avuto sicuramente
    dei ritorni scientifici più interessanti 

  2. caro Adriano,
    non giriamo il coltello nella piaga... :mrgreen:  

  3. giorgio

    Bel problema.

  4. teto

    Enzo io sapevo che pianeti abitabili intorno a Rosetta non ci potessero essere perchè essendo bloccati marealmente non avrebbero generato un campo magnetico.

  5. davide1334

    ma nel grafico la fascia abitabile non dovrebbe essere al contrario?cioè invece che da in alto a sinistra che si allarga verso destra man mano che si scende ,dovrebbe essere da in basso a sinistra che si allarga verso l'alto a destra,visto che sotto sono rappresentate le più fredde....cioè kepler 22b è più lontano dalla propria stella di tipo solare,mentre gliese 667c  è decisamente più vicino alla nana rossa come distanza,no?o non ci ho capito una mazza?

  6. marco massara

    Da economista e zappatore quale sono vorrei ricordare a tutti che l'uomo è una specie animale che si ciba di frutta (io e qualcun altro per scelta) e bistecche (i più per possibilità), ma non certo di denaro. Se i soldi mancano si possono sempre stampare :wink: , il problema è che questi non hanno un valore assoluto ma relativo; servono infatti a stabilire dei rapporti di potere (contrattuale) tra noi scimmie stupide e ignoranti  :evil:
    Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche possiamo tranquillamente accettare che la probabilità che vi siano altri pianeti vivi nell'universo sia pari al 100%, la rivoluzione copernicana è dunque già avvenuta. Dove siano esattamente questi pianeti è un altro discorso, prematuro per la nostra tecnologia e al momento probabilmente non così importante: lo sarebbe stato se nella nostra storia avessimo dimostrato, col nostro comportamento verso i nostri simili e soprattutto verso le altre specie, di essere delle creature degne di questo universo.
    Come sempre, grazie per l'articolo.

  7. caro davide...
    è un po' colpa mia nell'aver riportato quel grafico che non mostra le zone abitabile, ma zone derivanti da certi rapporti tra temperatura della stella e flusso ricevuto. Hai pienamente ragione...crea confusione. meglio toglierla, tanto c'entra ben poco con i il discorso dell'articolo. Ah... se non ci foste voi!!!! :-P
    Grazie! 

  8. caro teto,
    tu dici bene, ma tieni conto che qui si parla di condizioni abitabili sulla base dell'esistenza di acqua e di altri componenti chimici. Quanto, poi, le forme di vita possano sopportare le radiazioni della stella è cosa diversa. Già, per esempio, si pensa solo alle zone del "terminatore" (perenne) come zone a temperatura accettabile. Ma, non è detto che chi è abituato a vivere tra le radiazioni fin da "piccolo" non abbia ormai gli anticorpi per sopportarli senza problemi. Pensiamo che per noi europei fare un bagno nel Nilo potrebbe significare morte sicura, ma non per gli egiziani. E non parliamo dell'acqua in molti paesi: noi dobbiamo bollirla e gli altri se la bevono tranquillamente. Se poi pensiamo agli animali le differenze sono ancora più enormi...
    Essere fatti delle stesse molecole è una cosa, ma le condizioni di vita sono un'altra...
    Infine, bisogna poi anche studiare bene il limite per il blocco mareale...Tieni presente che la marea va con la terza potenza della distanza e quindi decade più facilmente del flusso luminoso... Penso che siano già stati fatti studi a proposito, non del tutto immediati...

  9. gioyhofer

    Sinceramente penso che qualsiasi luogo che ha colonizzato l'uomo negli ultimi 200 anni è stato rovinato, se esistono dei pianeti su cui si può sviluppare la vita è meglio che siano irraggiungibili...
    Che almeno lì la natura, che ben sa autoregolarsi, sia libera dall'homo sapiens...
    Giorgia 

  10. cara Giorgia,
    hai proprio ragione... Hai visto che ti ho dedicato l'articolo su Giove????? 

  11. gioyhofer

    L'ho stampato ma devo ancora leggerlo.... Grazie mille

  12. davide1334

    mah....è difficile rispondere e "schierarsi" da un punto di vista etico e morale sul fatto di come indirizzare le nostre risorse.è un dilemma che ci portiamo  dietro da sempre volendo...ma  allora perchè gli americani sono andati sulla luna?perchè i russi hanno speso follie per innumerevoli missioni per raggiungere il suolo venusiano con tutti i morti di fame che ci sono ancora oggi sul pianeta?
    si vabbè la guerra fredda,il dominio terrestre di chi ce l'ha più lungo .....
    non era forse meglio tenerci la poesia e l'idilliaco profilo che si aveva nell'antichità che ha ispirato anche tantissime opere ?valeva la pena solo per scattare un paio di foto come queste?
    per me si....queste valgono più di tutti i romanzi ,film di fantascienza e non
    scusate la divagazione 
    http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2012/01/venera13-hi-res2.jpg

  13. alexander

    Non so Enzo, questa volta non sono troppo d'accordo...
    Probabilmente è dovuto al fatto che in passato ho letto pochissimo di planetologia e abitabilità dei pianeti (tra l'altro oltre ad esser rimasto indietro con la matematica sono rimasto indietro anche con i pianeti, speriamo nel nuovo anno!)  :(
    Comunque tornando a noi, se affiniamo i nostri strumenti "convenzionali" in modo da ottenere la certezza statistica dell'esistenza di pianeti abitabili attorno a stelle come il sole o nane rosse, secondo me potremmo anche accontentarci per il momento dato che con la statistica possiamo risparmiare ottenendo lo stesso risultato dello strumento molto costoso.
    Questo ovviamente varrebbe solo per un pò, fino al prossimo passo tecnologico che permetterebbe di abbassare i costi, magari unendo gli sforzi di questa missione con una simile si potrebbe anche ottenere qualche economia di scala che abbatta ulteriormente i costi...
    Ma questa è solo l'opinione di un ignorante totale nel campo, ne ho ancora tante e tante di cose da leggere in merito!   :)  

  14. Andrea I.

    Secondo me stiamo rischiando di perdere la vera Scienza ragionando cosí.
    Io mi sono spesso chiesto da cosa nasce la nostra capacitá di fare scienza e di migliorare noi stessi....Personalmente penso che nasca tutto dalla nostra incontrollabile pulsione a conoscere e a scoprire.
    Se dobbiamo dare un obbiettivo alla scienza allora penso che sia questo : conoscere.
    Se invece la facciamo diventare serva di una o dell'altra cosa (tra l'altro tutte cose ci ci siamo inventati noi....curioso no? La realtá che soccombe davanti all'inventato. Se poi anazlizziamo i motivi che ci sono dietro alle singole "invenzioni" la cosa diventa tragica), allora possiamo davvero chiamarla scienza?
    Mah, io penso che se abbiamo la possibilitá di sapere e imparare, allora dobbiamo farlo...Forse esagereró scrivendolo, ma penso che non assecondando la nostra voglia di conoscere andremmo contro la nostra stessa natura........E una specie che fa una cosa del genere che fine potrá mai fare? :mrgreen:

  15. grazie a tutti, ragazzi delle belle riflessioni. C'è del vero in ognuna. Io forse mi schiero con Andrea I. Ma, forse, ci sarebbe un'altra strada, la più semplice e quindi la più complicata. Dividere equamente le risorse mondiali e abbattere la smania dei soldi a tutti i costi. Ce ne sarebbe per tutti e anche per le missioni spaziali. Tuttavia, una razza come la nostra che non è capace a condividere, è meglio che non incontri ancora nessun altro. Forse e se cambierà (mah?) saremo pronti anche al nuovo incontro. Magari non siamo ancora in grado di mandare particelle entangled nel Cosmo e quindi è impossibile recepire un segnale mentale che ci apra la porta della Nuova Era: quella della naturalezza, della spontaneità e della VERA fratellanza.
    Mi sa che questo blog finisca per essere un sito ... filosofico... :roll:  

  16. teto

    pensavo che le radiazioni fossero tali da essere letali in modo assoluto, in ogni caso Rosetta all'inizio della sua vita è turbolenta, senza pianeti dotati di campo magnetico le atmosfere non rischiano di essere spazzate via?

  17. dunque... ragioniamo un attimo. Innanzitutto il  pianeta potrebbe essere a una distanza tale da non subire il blocco della rotazione. In tale caso potrebbe avere un campo magnetico. Inoltre, la fase iniziale molto violenta potrebbe trascinare via l'atmosfera originaria, ma potrebbe poi nascere quella secondaria come successo da noi. Oltretutto, non è il campo magnetico il maggior difensore della eliminazione dell'atmosfera, ma la bassa gravità del pianeta. Se fosse più massiccio della Terra, potrebbe trattenere una notevole atmosfera che sarebbe anche utile per i raggi ultravioletti. Insomma, troppi parametri giocano nelle condizioni abitabili, fermo restando che la vita biologica potrebbe nascere con particolari difese contro una situazione più critica. Ci sono batteri che sopportano benissimo le radiazioni e quindi...

  18. Perchè dici che il problema non è la distanza? Che razza di strumento possiamo mai inventarci per accertarci  che un pianeta ad anni luce da noi abbia ossigeno, acqua liquida e una temperatura accettabile e avere la certezza matematica che sia così? Per avere la certezza dovremmo andarci o comunque avvicinarci un bel po' e amen... fine dei giochi, contro la distanza non abbiamo e non avremo mai speranza fin tanto che non esce qualcosa di epocale tipo la capacità di curvare lo spazio. Poi per come la vedo io dovremmo capire cosa cerchiamo. Speriamo di trovare un sosia del nostro pianeta o cerchiamo la vita? Nel secondo caso dovremmo piantarla di pensare in quei termini, perchè se cerchiamo le condizioni necessari per una vita terrestre a mio avviso cerchiamo solo una piccola frazione di tante possibili forme di vita. Ormai è cosa assodata che la vita è capace di sopportare condizioni ben più estreme anche qui sulla terra, figuriamoci di cosa sia capace di fare una forma di vita che si genera altrove, con altre molecole, un'altra biochimica, altre risorse... insomma a mio avviso la nostra ricerca della vita  (la stiamo cercando veramente? A parte il SETI ormai al lumicino cosa stiamo facendo veramente) è estremamente riduttiva e limitante!

  19. caro Marco,
    la distanza è un problema ma non IL problema. Ti rendi conto di quali e quante scoperte si sono fatte sulla composizione di oggetti dell'Universo primitivo? Eppure non ci siamo andati più vicini, ma abbiamo solo migliorato le tecniche osservative. Certe tecnologie, non certo nel visibile soltanto, potrebbero fare il salto qualitativo anche nella direzione dei pianeti abitabili. Inoltre, sì, probabilmente si comincia a cercare una vita simile alla nostra, ma tieni conto che è ormai chiaro che le molecole complesse esistenti nell'Universo sono tutte basate sul carbonio. Una volta si poteva pensare di essere stati un caso, oggi sappiamo quello che formano le stelle e gli altri pianeti extrasolari. No, cambieranno le condizioni al contorno e alcune caratteristiche (come da noi tra gli esseri che vivono al polo o all'equatore) ma la vita è quasi sicuramente di un solo tipo chimico.
    Il discorso è -per adesso- di tipo economico e non tecnologico... 

  20. davide1334

    enzo metto qua una cosa: stiamo facendo una relazione moolto amatoriale :lol: al planetario  sui pianeti extrasolari,le zone  abitabili,ecc...volevo sapere se si potrebbe includere una possibilità anche se remota: prendiamo i casi(frequenti direi) di (eso)pianeti attorno a nane rosse e bloccati marealmente con periodi di rivoluzione di tot giorni. aldilà del fatto del campo magnetico,eventuale atmosfera eccetera, sarebbero,da un certo punto di vista, più o meno tutti dei "mercurio",con temperature roventi sulla faccia esposta alla stella e magari congelati  nella faccia opposta giusto?però su ognuno di essi  vi sarebbero zone limitate e precise con una costante irradiazione e temperatura che teoricamente permette l'acqua allo stato liquido e una temperatura abitabile,visto che si troverebbero sempre in  una posizione fissa rispetto alla stella....è giusto?

  21. caro Davide,
    non direi che la temperatura deve essere altissima... dato che basterebbe che la distanza fosse quella giusta. In ogni caso, se fosse bloccato marealmente, le zone migliori sarebbero quelle vicine al terminatore, sempre con in Sole sull'orizzonte o poco sotto...

  22. davide1334

    grazie,si in realtà volevo sapere se,esclusa la zona  favorita primaria definita goldilocks,vi potrebbero essere altre potenziali  "nicchie",almeno a livello teorico, anche nelle zone escluse e  più interne al sistema,per questo pensavo che l'eventuale  blocco mareale potesse  offrire questa limitata "finestra"

  23. Andrea I.

    Trovo sia quantomeno curioso che ció che blocca il progresso dell'uomo sia sempre qualcosa che l'uomo stesso ha "inventato" (spero di non offendere chi ha fede esprimendo questo pensiero, ma per me é così :mrgreen: ). Religione e soldi dovrebbero essere nati con lo scopo di rendere la nostra vita migliore, invece spesso finiamo per esserne controllati e limitati.
    Personalmente credo che per fare dei passi avanti non dovremmo far altro che rispettare la natura delle cose, distinguendo tra ció che l'uomo ha scoperto/capito e ció che invece ha inventato per sua stessa conveninenza.

  24. davide1334

    enzo se permetti metto qua una news: ricordate i famosi due pianeti extrasolari che fecero un gran dire cinque o sei anniu fa? inseriti tra i primi 10 phl -gliese 581d e gliese 581g d - non solo non sarebbero abitabili,ma non esisterebbero proprio....insomma una cantonata :roll:
    http://scienza.panorama.it/spazio/extremamente/gliese-581

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