23/01/15

Si può vincere al superenalotto osservando un quasar? *

La notizia in sé è facilmente riassumibile in poche parole. Mi sono permesso, però, di allargare un po’ il discorso per cercare di dare il dovuto risalto a una serie di osservazioni che hanno caratteristiche veramente eccezionali.

Il tempo è molto relativo. Sia perché così ci dice la relatività speciale di Einstein sia perché ogni attore dell’Universo segue ritmi di vita completamente diversi. Le creature viventi sono sicuramente tra quelle più rapide nel nascere e nel tornare al loro stadio originario: piccole fluttuazioni di entropia.

Basta guardare le stelle e subito si capisce che l’unità di misura del tempo deve cambiare: non più mesi o anni o secoli, ma milioni e miliardi di anni. Un astro ha vita breve se spende qualche milione di anni nella Sequenza Principale, un uomo non riesce ancora a superare il secolo nella sua “sequenza principale” (chiamiamola così). Ne deriva, che, al di là del vantaggio indiscutibile di avere l’unica fonte di vera informazione estremamente lenta (non supera i 300 000 km/sec) e quindi capace di mostrare nello stesso istante eventi collegati a episodi di nascita, gioventù, maturità e vecchiaia degli oggetti dell’Universo, lo scorrere del tempo dei primattori rimane  teoria soffusa di mistero.

Ogni immagine è uno scatto fotografico a sé stante: un vero film può essere costruito solo cambiando attore. E chi ci assicura che ogni attore si comporta veramente allo stesso modo? L’uomo deve accontentarsi  di piccoli variazioni nella vita degli amici del Cosmo. Qualche macchia stellare, qualche interazione tra piccoli pianeti, i fuochi d’artificio delle comete e poco di più. Sì ogni tanto vede apparire una supernova e poi la vede spegnersi. Colpi di fortuna che però vengono osservati solo dopo che sono successi. Una misera ripresa in diretta di ciò che segue il momento topico.

Non parliamo, poi, se si considerano le galassie. Esse sono nate quando l’Universo era ancora nella nebbia e spesso hanno dato il meglio di sé in quegli istanti primordiali. I loro buchi neri rimescolavano il gas che li circondava, regolando le nascite per non essere troppo generosi e nemmeno troppo tirchi.

Ultimamente, abbiamo parlato spesso di quasar e del loro fondamentale ruolo nella gestione e nell’evoluzione dell’Universo. Abbiamo seguito il filo logico che lega tra loro osservazioni che cercano di evidenziare le diverse fasi di vita di queste sorgenti così luminose ed energetiche.

Spesso, ammetto, di scegliere le news proprio per cercare di collegare tra loro i vari articoli in modo da non perdere la coerenza e cercare di costruire la storia più o meno completa degli attori selezionati. In realtà, saltare troppo di palo in frasca può portare  a scarsa comprensione dei fenomeni nella loro generalità. Soprattutto quando si susseguono, a volte, news contrastanti tra loro. Il buon divulgatore deve, perciò, fare opera di selezione e di collegamento e non solo scaricare notizie a raffica. Io, nel mio piccolo, cerco di adeguarmi a questa strategia e spero di riuscirci… ogni tanto. Ma basta con le autocitazioni e torniamo ai quasar, nostri vecchi amici, ormai.

Sappiamo abbastanza bene che essi devono crescere nella loro giovinezza, sicuramente a ritmi estremamente efficienti. Immagini che si riferiscono a tempi diversi ci hanno convinto di questa fase formativa. D’altra parte, però, sappiamo anche che ogni tanto devono subire momenti di “digiuno” o -se preferite- di sosta ponderata. I buchi neri che hanno dato origine ai quasar sono gli stessi che oggi occupano il centro delle galassie mature, la Via Lattea per prima. Col tempo il riposo diventa probabilmente sempre più lungo, anche se episodi di frenetica attività in sorelle non troppo distanti ci dice che la “fame” prende ancora il sopravvento. Sappiamo, inoltre, che parlare di dieta e di pasti luculliani è estremamente riduttivo per questi Signori del Cosmo. Dietro alla veste di impietosi “cannibali” c’è una sapienza eccezionale nel dosare la nascita delle creature della loro galassia.

Sì, come già detto, potremmo mettere insieme un bel film, unendo fotogrammi di galassie in varie fasi della loro vita. D’altra parte queste enormi città stellari stanno vivendo da miliardi e miliardi di anni e chissà ancora per quanto tempo continueranno nel loro lavoro incessante… Sembrerebbero gli oggetti più lontani dallo scorrere del nostro tempo umano. Eppure, eppure, ogni tanto si vince al superenalotto!

A furia di studiare quasar e di confrontare immagini riprese da varie strumentazioni, se n’è trovato uno veramente particolare. Ho già perso troppo tempo in parole poco scientifiche e ve la faccio corta: la luminosità del quasar in oggetto è calata di sei o sette volte nel giro di pochi ANNI terrestri! L’idea più pazza e più attraente è sicuramente una: si è assistito a un cambiamento di azione del quasar, a un vero e proprio spegnimento del suo “interruttore” creativo. Ma, forse, il calo di luce è solo dovuto a qualche nube scura che è passata davanti al motore galattico simulando una perdita di energia. Non restava che controllare le linee di emissione del gas che lo circondava. Se fosse ancora stato “vivace” avrebbe continuato a emettere radiazioni e a eccitare la materia che era troppo lontana da lui per essere ingoiata, ma troppo vicina per non subire le sue emissioni energetiche e riemetterle adeguatamente.

Niente da fare: le righe erano praticamente sparite, confermando l’effettivo spegnimento del buco nero. La soluzione sembra una e una sola: si è assistito in diretta al cambiamento di “umore” di un quasar, da direttore instancabile di una concerto di nascite e di rimescolamento a pacifico osservatore della sua città finalmente in quiete.

Ciò che doveva sicuramente succedere, come dimostrano le osservazioni dei suoi fratelli e delle galassie “moderne”, era successo nel giro di pochi anni. Che fortuna, mamma mia! Ma la fortuna potrebbe non essere finita. Non sappiamo quanto duri il sonno improvviso di un buco nero durante una fase eccezionalmente attiva, ma perché non sperare che sia molto breve? Non ci resta che sperare di vedere riaccendere la luce e capire molto di più sul passato delle città cosmiche e quindi anche della nostra.

Chi ha mai detto che non si può vincere due volte al superenalotto? Chiedete, magari, a qualche particella che conosce molto bene la MQ…

L’articolo non è ancora uscito… ma qualcosa si può trovare QUI

Prima e dopo... Fonte: Michael Helfenbein/Yale University
Prima e dopo... Fonte: Michael Helfenbein/Yale University

2 commenti

  1. Mario Fiori

    >Beh la quiete dopo la tempesta? O semplicemente un quieto e temporaneo riposo verso un'altra tempesta? Una tempesta costruttrice , però, portatrice di vita. Meraviglioso comunque.

  2. foscoul

    Bella news! Un'altro oggetto da tenere sotto controllo, nuove osservazioni ci danno da riflrttere e fore nuove scoperte ci aspettano all'orizzonte...
    Magico Universo. :-P

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