29/01/15

Pianeti abitabili a tutti i costi *

Sembra proprio che lo scopo di molte ricerche sia quello di trovare finalmente un pianeta “veramente” abitabile. Purtroppo, con la tecnologia attuale, le prove sono ancora lontane e allora le teorie abbondano.

Non metto in discussione che la ricerca appena uscita manchi di  tutti i crismi per essere plausibile, ma sembra proprio una specie di arrampicata sui muri. Ve ne rendo partecipi…

Se si vuole trovare un pianeta abitabile, bisogna prima trovare una stella che lo permetta. Certamente non sarà una gigante che vive troppo poco e la scelta migliore cade più o meno sempre su stelle di tipo solare. Tuttavia, la sosia della Terra tarda ad arrivare, malgrado una tecnologia sempre più raffinata. In parole povere, a distanza di sicurezza (zona abitabile), si trova molto poco e di massa non ideale. Molto meglio sarebbe cercare attorno a stelle più piccole e soprattutto molto più numerose: le probabilità dovrebbero aumentare.

E qui cominciano i guai, che ormai conosciamo abbastanza bene. Stelle come la nostra “Rosetta” hanno un’infanzia estremamente irrequieta e scaricano raggi X e altri radiazioni letali a raffica. Non basta, ancora, però: la zona abitabile (dove l’acqua può esistere allo stato liquido) deve essere molto vicina alla stella e subisce, perciò, effetti mareali molto pesanti. Al di là del rischio di arrivare velocemente a una sincronizzazione del periodo di rotazione con quello di rivoluzione, sorgono problemi ben più gravi. Le forze mareali riescono a riscaldare il pianeta in modo simile a quanto Giove fa con Io. Maggiore riscaldamento vuole dire ebollizione degli oceani ed evaporazione dell’acqua. Ma anche le radiazioni ultraviolette molto intense possono facilmente riscaldare l’alta atmosfera e favorire  l’evaporazione e la perdita del vapor d’acqua. Tutto ciò nel giro di poche centinaia di milioni di anni. Insomma, la posizione sarà anche quella giusta, ma le condizioni al contorno la rendono comunque invivibile.

Eliminare le stelle di tipo M è un vero peccato, perché si ridurrebbe di molto il numero delle candidate. Ed ecco che si cerca di studiare qualche trucco dinamico e fisico per superare una difficoltà apparentemente insormontabile.

Ormai, sappiamo che è molto facile trovare pianeti di grandezza poco inferiore a Nettuno. Un tipo di pianeti che latita da noi, ma è frequente nella Via Lattea. Il guaio è che questi oggetti hanno un’atmosfera molto spessa di idrogeno ed elio e non hanno certo le caratteristiche necessarie alla vita. Tuttavia, la coltre atmosferica nasconde nuclei rocciosi e, se sono situati a distanze ragguardevoli, essi contengono anche molto ghiaccio. Beh… trovare mini-Nettuno a distanze nettamente superiori alla zona abitabile è decisamente più facile, come indicano  le osservazioni.

L’idea, allora, è abbastanza “semplice”. Perturbazioni di altri oggetti vicini possono innescare processi di modifica orbitale, costringendo i mini-Nettuno a spingersi  più vicini alla stella e subire effetti mareali anche molto importanti. In qualche modo questi pianeti gassosi inizierebbero a migrare verso l’interno, raggiungendo alla fine la zona abitabile, dove le radiazioni e il calore mareale inizierebbero a “lavorare” sull’atmosfera fino a trascinarla via e lasciare il pianeta nudo come un … verme. Un  verme che avrebbe, però,  molto ghiaccio capace di diventare acqua liquida, formare oceani ed evaporare abbastanza da creare una giusta atmosfera.

Fonte: Rodrigo Luger / NASA images
Fonte: Rodrigo Luger / NASA images

Ovviamente, qualcuno potrebbe dire: “Sì, ma a quel punto inizierebbero a bollire gli oceani e tutto finirebbe nuovamente con un pianeta senz’acqua”. Entra in gioco, allora, la tempistica. Se la migrazione avvenisse troppo velocemente, la fine sarebbe simile a quella di un pianeta nato direttamente nella zona abitabile. Se, invece, avvenisse troppo tardi la stella non sarebbe più capace di pulite l’atmosfera. Insomma, un processo che potrebbe funzionare solo con tempi perfettamente studiati… a tavolino.

Come vi dicevo, la soluzione di meccanica celeste esiste sicuramente, ma la probabilità che ciò avvenga nel tempo giusto e con l’oggetto giusto mi sembra una specie di lotteria. Che dire? Un bell’esercizio di dinamica planetaria che dà nuovo vigore (forse) a chi vuole una nuova Terra a tutti i costi e al più presto, ma che mi lascia alquanto dubbioso. Poi, ovviamente, il Cosmo ci ha talmente abituato a esaudire sogni che sembravano impossibili e ... quindi… mai dire mai!

Articolo originale QUI o QUI (come Poster)

5 commenti

  1. SuperMagoAlex

    Ho letto su un libro che, vista l'incertezza su come si possa sviluppare la vita (per non parlare di vita intelligente) su un pianeta abitabile e statistiche alla mano, è mostruosamente più probabile che siamo soli non solo nella nostra galassia, ma in tutto il nostro Universo. Se prima anch'io pensavo, come più o meno tutti, il contrario, dopo aver visto certi numeri mi sono dovuto ricredere... vincere al Superenalotto sarebbe nettamente più probabile! Detto questo, non sarebbe meglio destinare i soldi delle ricerche verso obiettivi più "statisticamente" raggiungibili? :wink:

  2. caro SMA,
    diciamo le cose come stanno... La ricerca di pianeti attorno ad altre stelle ha lo scopo principale di capire tutti i processi di formazione e di migrazione. Si deve riuscire a creare una serie di modelli generali, perché è impensabile che ogni stella faccia le cose a modo suo. Fondamentale è quindi allargare il numero dei sistemi e scendere in dimensioni, eliminando gli effetti selettivi che ancora rimangono (oggetti lontani non causano eclissi e le velocità spettroscopiche sono irrisorie).
    La parte "abitabile" aiuta nel trovare fondi (ma solo per una sottoparte delle ricerca planetaria) e nell'apparire nei media, che quando si parla di risonanza di Kozai non ci capisce niente e spara cavolate, mentre va subito al sodo semplificando le caratteristiche di abitabilità: acqua = vita!!! Bisognerebbe usare un filtro molto stretto per selezionare le ricerche. Io cerco di farlo, ma siti come quello dell'Inaf (ad esempio) preferiscono dare al popolo le cose ad effetto dato che lo reputano più scemo di quello che è... (a parte che a volte chi scrive e traduce non è molto più esperto).
    Gli esopianeti sono fondamentali per capire cosa succede alla materia che la stella non ha usato per sé. Se poi, si verificano le condizioni per la vita, tanto meglio... ma è una ricaduta di secondo o terzo grado...

  3. Mik

    Potrebbe essere successo così x la Terra? Eravamo anche noi un "Nettunino" in un remoto passato, nella primissima infanzia del nostro sistema solare?

  4. mah... non penso proprio... :roll:

  5. Alvermag

    Penso che si debba fare chiarezza sulla questione inerente alla vita extraterrestre ed alla sua ricerca.
    Tanti anni fa lessi un libro di Isaac Asimov:

    Civiltà Extraterrestri - Arnoldo Mondadori Editore - 1979.
    No, non è un libro di fantascienza - disciplina di cui, peraltro, Asimov è stato un esponente di spicco: niente mostriciattoli più o meno improbabili, ma sane riflessioni sul cosmo - ma un percorso logico nel quale si cerca di stabilire, su base statistica, la probabilità della vita nel cosmo.

    Il fatto che sia molto improbabile, forse addirittura impensabile, scovare razze aliene imbec .... ehm ... intelligenti come la nostra, dipende da diversi fattori.

    Se ci limitiamo a valutare la probabilità che, in tutto l'universo, esistano pianeti abitati da razze intelligenti, la conclusione è che, data la quantità inimmaginabile di mondi aventi le caratteristiche fisiche e chimiche giuste, anche una bassissima probabilità si trasforma in un numero di casi positivi tutt'altro che trascurabile.

    Se non ricordo male, l'analisi statistica di Asimov consegnava una quantità ... industriale di mondi presumibilmente abitati, ma a noi non basta che un dato mondo sia abitato, ma anche bisogna che:
    - sia sufficientemente tecnologico;
    - sia nostro contemporaneo (il termine va preso nel giusto verso);
    - abbia le sue antenne, e noi le nostre, volte nella direzione giusta;
    - si trovi ad una distanza accessibile;
    - ... e, probabilmente, altre questioni ancora che ho trascurato.

    Orbene, credo siano proprio queste ragioni a rendere senza speranza (a mio giudizio) tali ricerche.

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