10/06/17

La vera storia di Vin-Census (12): UN VINO MATEMATICAMENTE "COMPLESSO"

(a) La matematica è il linguaggio dell'Universo.

(b) Anche il vino è Universo.

(c) Vin-Census è un matematico.

Per la proprietà transitiva della Conoscenza: se (c) studia (a) e (b)⊂ (a) allora (c) studia (b) per mezzo di (a)... o no?!  8-O 

Boh! Forse mi sono impapallicolinato perché sono un po' imbranato... sarà meglio che lasci al nostro Vin-Census il compito di dare una descrizione matematica del suo nettare di-vino! Cercate di capirla voi così poi me la spiegate!!scherzy-2

 

 

 

La scienza più teorica, la matematica, sta forse risolvendo uno dei problemi più grandi del vino: quello della sua “complessità”, spesso carente. E forse permetterà di riconoscere finalmente chi sono i veri Grandi Degustatori. Una rivoluzione epocale nel mondo delle Guide del settore.

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I matematici sono sempre stati dei grandi furbi e dei perfetti manipolatori. Hanno utilizzato spesso e volentieri equazioni e definizioni per risolvere i problemi più ostici, introducendo a piacimento parametri e definizioni di tipo essenzialmente teorico.

Prendiamo uno degli esempi più classici, che sarà poi proprio quello che si adatterà al caso pratico discusso nel presente articolo. Come sappiamo non tutte le equazioni sono risolvibili in matematica. Consideriamo la più semplice tra queste:

x² = – 1

ebbene se cerchiamo di risolverla troveremo che

x = √¯-1

Per chiunque di noi è ben chiaro che non può avere soluzione. Infatti la radice quadrata di un numero negativo non ha alcun senso. Non riusciremo mai e poi mai a trovare un numero il cui “quadrato” sia negativo (basta chiederlo ai figli più grandicelli se non vi ricordate più… si insegna già nelle scuole medie!). Per definizione il “quadrato” di qualsiasi numero (positivo o negativo) DEVE essere positivo.

E allora? Cosa hanno escogitato i matematici molto tempo fa? Hanno introdotto uno “spazio” immaginario in cui inserire tutti i numeri che non sono “reali”, ossia che sembrano assurdi. L’unità immaginaria è stata proprio definita come la radice quadrata di -1 ed è stata chiamatai” (immaginaria appunto). In questo modo sono riusciti a risolvere moltissimi problemi una volta insoluti. Almeno in via puramente teorica. Sfido chiunque a “toccare” con mano un numero immaginario… Ma ciò ha tuttavia permesso di allargare il significato di qualsiasi numero e la sua definizione. Consideriamo un numero N qualsiasi (sia esso reale o immaginario o quello che volete). Lo chiameremo numero complesso e lo scriveremo sotto la forma

N = a + b ∙ i

Non spaventatevi! E’ tutto molto semplice. Chiameremo a la sua “parte reale” e b la sua “parte immaginaria”. Quindi qualsiasi numero sarà composto da una parte reale, che tutti possono manipolare, ed una parte immaginaria, di tipo puramente teorico. Se b fosse uguale a 0, il nostro numero N sarebbe uguale esattamente ad a (l’unità immaginaria i, moltiplicata per zero, darà come risultato zero, come fanno tutti i numeri, siano essi reali o no) e tutto andrà avanti come sappiamo (a è infatti un numero “reale” in tutto e per tutto, come 2, 5, 0.12, 27.3, o quello che volete). Se invece il numero lo vogliamo veramente “complesso” basterà che a e b siano entrambi diversi da zero. Se infine a fosse uguale a 0, il numero sarebbe puramente “immaginario”. Tutto semplice? Forse no.

Tuttavia, senza cadere in formule che possono apparire complicate, quello che sarà veramente importante per lo scopo dell’articolo e per gli appassionati di vino, può essere sintetizzato con poche parole: i matematici hanno costruito uno spazio immaginario dove inserire tutti numeri, anche quelli che non riusciamo a visualizzare e manipolare con le regole alla portata della gente comune. Questo tipo di numeri vengono chiamati “complessi” e sono composti da una parte reale e da una “immaginaria”. Una bella furbata, non c’è che dire.

Ma che c’entra il vino? Ebbene, attraverso i secoli la matematica si è sempre più avvicinata ai problemi pratici, cessando di essere materia di discussione solo e soltanto per i teorici più visionari. Oggi si cerca di applicarla continuamente a fenomeni realmente concreti. Ed ecco che i “numeri complessi”, prima introdotti in modo giocoforza molto vago e solo teorico, permettono di risolvere problemi di fisica quantistica, di dinamica dei fluidi, di relatività, ecc. Tutte cose che hanno poi una fondamentale ricaduta pratica sulle svariate realizzazioni tecnologiche di uso quotidiano.

Mai però i matematici si erano spinti nella problematica del vino, della bevanda più fantasiosa, poetica e inebriante della storia dell’uomo. Mai fino a pochi mesi fa, quando due giovani ricercatori della Madness University di Santa Fe (New Mexico) ebbero la folgorante idea di usare l’analisi dello spazio complesso come base per la realizzazione di un vino del tutto nuovo e sbalorditivo. E non era nemmeno poi così difficile intuire la soluzione.

Qual é infatti la caratteristica più ricercata in un grandissimo vino? Si fa presto a rispondere: la COMPLESSITA’. Purtroppo non è sempre facile ottenerla. Ci vogliono il giusto terreno, il giusto microclima, il giusto territorio, il giusto trattamento della vigna, la giusta applicazione delle tecnologie di cantina, ecc., ecc. Insomma, un vero problema per molti. Ma la cosa può diventare invece facilissima se si utilizza la sfera dei numeri complessi e delle soluzioni immaginarie. Bastava pensarci in termini matematici. Ed i due ricercatori l’hanno fatto e pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica (Science and Nature, 2008, Vol. VII, Pag. 212-235).

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una delle semplici formule usate dai due scienziati

 

Cerchiamo di semplificare al massimo il procedimento teorico e la sua applicazione pratica, quella che più interessa a noi. Si prenda un vino che per semplicità chiameremo V, veramente ignobile o quasi, e lo si consideri invece un vino estremamente “complesso”. Come poter ottenere ciò? Basta definirlo (al pari di un numero) come entità “complessa”, composta quindi da due parti: V = A + B ∙ i, dove A è la parte normale, “reale”, quella “ciofeca” che tutti possono bere, e B la parte “immaginaria”. Se questo semplice procedimento lo applichiamo in cantina, attraverso procedure dettate da formule troppo complicate per essere illustrate in questa sede, si potrà presentare alla critica enologica un vino veramente “complesso”, in cui però la caratteristica più attraente risieda nella parte “immaginaria” (in altre parole, qualitativamente, B molto più grande di A)

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Si sta ormai lavorando alacremente su vini solo “apparentemente” ignobili, ma che presentano invece la parte “immaginaria” veramente fuori dal comune. Vini quindi “complessi” a tutti gli effetti. Addirittura, si cerca di arrivare, ed ormai i primi risultati si stanno vedendo, a vini che abbiano la parte reale inesistente (A uguale a zero): grandi capolavori del tutto “immaginari” e che risultino magari anche “introvabili”, date le loro caratteristiche. Potrebbe essere un problema per le Guide del settore? Neanche per sogno! Siamo completamente sicuri che ci saranno Grandi Degustatori professionisti che sapranno reperire, riconoscere e valutare questi vini rivoluzionari e le loro qualità nascoste.

O forse ci sono già...?

(27/2/2009)

 

QUI trovate i libri scritti da Vincenzo, compreso "Vini dell'altro mondo" che descrive l'eNoica avventura di Vin-Census nella galassia di Andromeda. QUI la telenovela a puntate della sua vera storia, QUI i suoi racconti di fantascienza e QUI un'intervista al Prof. Zappalà

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