07/10/18

L’Universo in un bicchiere di vino e la Natura in un sorriso di donna: cinque secoli e non sentirli *

Questo articolo è stato inserito nella sezione d'archivio "Arte e letteratura"

 

Un confronto forse un po' azzardato? Chissà. Sicuramente, a me è servito per fare un po' più luce nella nebbia di un povero cervello qualunque. Un po' di quel sorriso è comparso anche sul mio volto...

Anche se non è facile scegliere tra infiniti capolavori, possiamo dire che l’elettrodinamica quantistica (QED) sia l’opera più alta e completa di Richard Feynman. Il nome può incutere paura, ma non è assolutamente il caso di averla se ci si limita all’essenza più profonda della trattazione: descrivere i rapporti tra la luce e la materia (non per niente questo articolo-riflessione ha un solo asterisco, ossia è leggibile da tutti).

In altre parole, la QED studia, analizza e riassume, in grafici meravigliosamente compatti e semplici, le interazioni tra gli elettroni (materia) e i fotoni (onde elettromagnetiche, luce). Spesso noi li abbiamo chiamati “giochi” tra particelle, sui quali si basa tutta la struttura micro e macroscopica dell’Universo. Una teoria completa come poche che scava fino al fondo qualsiasi reazione senza chiedersi il perché, ma solo descrivendola e inserendola in un contesto veramente globale. Spesso è stata definita il “gioiello della fisica”, ma altro non è che il modo più semplice e naturale per spiegare la meravigliosa catena che lega ogni attore, grande o piccolo, dell’infinito teatro del Cosmo.

Un genio di questo tipo, con la QED sulle spalle, non ha alcun problema a scrivere frasi classiche come “L’Universo in un bicchiere di vino”. Non esiste più chimica, fisica, geologia, filosofia, matematica, ma solo la descrizione di come tutto nell’Universo dia origine al tutto o al particolare più nascosto. La Natura svela i suoi giochi più segreti e Richard non ha difficoltà a vedere in un bicchiere di vetro con dentro un liquido rosso scuro l’intero lavoro incessante dei suoi attori preferiti: elettrone e fotone, ossia materia e luce.

Un bicchiere di vino, in questo contesto, diventa un capolavoro di sintesi e di semplicità, un punto di arrivo fantastico in cui miliardi di anni e miliardi di interazioni si sono concentrati in una forma piacevole che chiunque riesce a comprendere. Il bicchiere di vino non sorride (o almeno lo fa a modo suo), ma Feynman , se lo può permettere, guardandolo e descrivendolo …

Ancora meglio se sentiamo anche la sua voce sempre velata di ironia e di grande sicurezza: sembra quasi che sia lui stesso a costruire quel meraviglioso oggetto attraverso le sue parole e i suoi concetti.

Studiata la Natura, capiti o recepiti i suoi segreti più intimi, compreso il gioco meraviglioso che si ripete  per ogni microscopica particella in modo sempre uguale e sempre diverso, accettata l’impossibilità di capire come possano piccoli, infinitesimi pacchetti di energia, decidere il proprio destino, tutto diventa semplice e… naturale (appunto). Per sintetizzare il tutto basterebbe uno dei tanti diagrammi che la QED riesce a costruire… una figura banale, ma che al suo interno contiene scelte, decisioni, leggi e tanta fantasia creativa

 

diagramma

“L’Universo in un bicchiere di vino” assume, perciò, sempre più un valore grandioso e completo, che va ben al di là di un modo di dire o di una battuta scherzosa. La frase descrive realmente, in poche parole, la capacità della Natura di trasformarsi e di rimanere sempre se stessa.

Un concetto che però non ci è nuovo (ne abbiamo già parlato… ma non posso esimermi dal ribadirlo tutte le volte che posso) e ci riporta a qualche secolo indietro. Siamo a cavallo tra '400 el '500 e un giovane genio assoluto, Leonardo da Vinci, non può limitarsi alla pittura, alla scultura o all’architettura. Quelli sono solo mezzi per esprimere il proprio pensiero. Prima, però, bisogna costruirselo e per farlo è necessario capire la Natura che ci circonda. Egli capisce che essa sembra formata da cose completamente diverse, ma che in realtà le leggi che la governano sono sempre le stesse. Deve perciò osservarla nei particolari, sezionare una rana morta o un fiore, studiare il volo degli uccelli, le fronde di un albero, le rocce di una montagna, qualsiasi cosa appartenga alla Natura, alla stessa Natura a cui appartiene l’uomo.

leonardo

Non ha ancora i mezzi tecnici di Feynman e nemmeno può immaginare l’esistenza di quei giochi meravigliosi eseguiti dalle particelle più piccole e ancora per molto tempo invisibili e impensabili. Tuttavia, la linea che segue è molto simile: interazioni tra materia e luce, attraverso le varie forme assunte dalla Natura. Tutta la Natura in un bicchiere di vino? No, al giovane genio Leonardo, basta molto meno ma già sufficiente ad arrivare al di là di qualsiasi mente precedente. A lui basta  la frase: “La Natura in un sorriso di donna” e riesce a scriverla attraverso la pittura, sfruttando la tecnica prodigiosa dello sfumato che rende quasi impalpabile il passaggio da una creatura, vivente o non vivente, a un’altra. Tutto è Natura e il sorriso della Gioconda ne è la sintesi, al pari di un diagramma di Feynman o del suo bicchiere di vino.

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Il sorriso è lo stesso di Feynman…  la Gioconda è Leonardo che è riuscito a prendere coscienza di se stesso attraverso i rapporti strettissimi di ogni particella della Natura. Questo fatto pone la Gioconda come massimo punto di arrivo della pittura intesa come manifestazione di un essenza interiore profonda. Essa non descrive un singolo stato d’animo o una singola virtù. In lei non vi è solo la rappresentazione di forza e di potenza di Michelangelo, di dinamicità di Donatello, della capacità di calpestare il terreno reale dei giganti di Masaccio, dell’armonia totale di Brunelleschi, della geometria poetica di Piero della Francesca, della drammaticità scarna e violenta di Picasso… in lei vi è una presa di coscienza completa di tutta la Natura che si fa creatura umana, la quale comprende e non può che sorridere di un sorriso immenso, calmo, eterno…

Non sono mai andato a vedere la Gioconda al Louvre dato che vorrebbe dire mischiarsi a una folla che della vera grandezza della Gioconda non ne ha la più pallida idea. Mi immagino già i milioni di selfie in cui sono immortalati, insieme, il sorriso più ignorante e quello più luminoso. Mi accontento delle meravigliose riproduzioni moderne.

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La Gioconda deve essere capita profondamente attraverso l’intera opera di Leonardo, attraverso la sua smania di sapere e di conoscere. Solo così quel magico sorriso potrà anche stamparsi sulle nostra labbra, così come i fotoni e gli elettroni sono riusciti a imprimersi sul volto di Feynman mentre ammira e gusta un bicchiere di vino.

Dovrebbe essere la Scuola a preparare i giovani che, a loro volta, potrebbero anche preparare i genitori. Ma… cosa sto mai dicendo? Ho dimenticato di essere nel XXI secolo, nel secolo della tecnologia più raffinata, in quella di facebook, di twitter, dell’insulto pubblico e anonimo. Scusate, non avevo pensato al grande progresso odierno…

Comunque, grazie Leonardo e Richard. I vostri protoni e i vostri elettroni si sono già sicuramente incontrati da qualche parte e stanno divertendosi con tanti allegri fotoni…

P.S.: Un grazie particolare anche a mia figlia Barbara che, durante una delle tante discussioni su l’eresia e Dante, ha fatto scattare la molla per questo articolo…

6 commenti

  1. Frank

    Miiiiiiiii sono io che ringrazio Barbara, hai provato a "spiegarmi" la Gioconda due o tre volte ed ero al punto di prima. Adesso credo di aver afferrato e si capisce meglio, attraverso di essa, anche quel che dice Feynman. Un'immagine vale più di mille parole, Leonardo batte Feynman di 500 anni ahahahahah. Confesso di aver visto la Gioconda al Louvre circa 35 anni fa, tempo perso, già allora era un casino e non avevo idea di ciò che guardavo, o meglio non avevo capito quel che dovevo guardare e ciò che dovevo sapere per poter capire. Anche nel modo di dire al mondo la sua presa di coscienza Leonardo è stato geniale oltre che originale.

  2. grazie a te di aver condiviso e di partecipare sempre con gioia semplice e sincera!!!! Magari stai anche sorridendo.... :lol:

  3. Barbara

    Caro Frank  ho dovuto leggere Feynman per capire la Gioconda  Per adesso , mi accontento  Per capire cosa dice Feynman veramente dovrò far funzionare meglio i miei neutroni ,elettroni che dir si voglia

    Bacioni carissimo

  4. guardate che sono io ad averla spiegata a Feynman .... :mrgreen:

  5. Mario Fiori

    Grande Enzo , matematica,poesia, fisica, arte , chimica, filosofia , ma cosa sono in realtà difronte a quanto ci hai esposto.

    Tutto ciò mi ha veramente affascinato, grazie Enzo.

    Hai spiegato tutto tu a Feynman oltretutto ( :mrgreen: ) , si, ma come era grande quel bicchiere di vino (o quanti erano) quando lo facevi? :mrgreen:  :mrgreen:

  6. non stiamo a sottilizzare... :-P  :mrgreen:

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