19/11/17

Il re è sempre più nudo, ma in Italia i pesci abboccano meglio! *

Un bel video presentato dalla NASA è subito diventato un simbolo per i media italiani  che lo hanno interpretato a modo loro, cercando di continuare a gestire “antiscientificamente” il  filone del riscaldamento globale, ben lieti di trovare pesciolini sempre pronti ad abboccare a un amo anche senza esca.

Questo è quello che dice la NASA : “By monitoring the color of reflected light via satellite, scientists can determine how successfully plant life is photosynthesizing. A measurement of photosynthesis is essentially a measurement of successful growth, and growth means successful use of ambient carbon (controllando il colore della luce riflessa via satellite, gli scienziati possono determinare quanto sia in forma la fotosintesi delle piante. Una misura della fotosintesi  è essenzialmente una misura della crescita, e la crescita indica quanto sia ottimale l’utilizzo del carbonio”.

Il titolo dell'articolo è: "Earth: Our Living Plant"

Questo è invece quello che viene “tradotto” su La Stampa (ma anche su riviste con scopi  "scientifici"): “Osservata dall’alto per vent’anni la Terra sembra respirare. Appare quasi come un organismo vivente che reagisce ai mutamenti climatici, si adatta, assume nuove forme, muta la diffusione delle entità biologiche che la abitano. È davvero straordinario il video che la Nasa ha messo online questa settimana: un filmato che condensa in 2’30” le immagini scattate dai suoi satelliti dal settembre 1997 al settembre 2017.  

Chi avesse ancora dubbi sui drammatici mutamenti del clima che sono in corso dovrebbe guardarlo più volte, e farsene una ragione: oggi viviamo in un mondo diverso da quello di vent’anni fa, la Terra si evolve in continuazione e continuerà a farlo in futuro, anche con modalità che non ci piaceranno per nulla.

Il titolo è diventato:  "Com’è cambiata la Terra in 20 anni: lo svela un video della Nasa"

Stanno sicuramente parlando di due cose diverse… e, invece, no!

Il video mostra CHIARAMENTE, senza allarmismi drammatici, le variazioni stagionali, coprendo solo vent’anni… un niente. Cosa mai c’entra il riscaldamento climatico che proprio in questi vent’anni non ha portato a nessun aumento di temperatura? Per far credere che il re è sempre in forma e non è nudo, si tenta di tutto e di più… tanto i pesciolini che abboccano ci sono sempre!

E in Italia è proprio quello che vogliono… e i pesciolini sono sempre di più. Si grida alla meraviglia, si piange per la disperazione, ma - soprattutto-  si capisce poco o niente!

I colori, come dice la NASA (che non è certo immune da trucchetti pro GW),  rappresentano molte cose, ma NON tendono a far capire ciò che non è vero… In particolare, il bianco non è il ghiaccio, ma le zone momentaneamente ai limiti della vita vegetale. In altre parole, mostra le normali stagioni…e non certo le glaciazioni…

“ La Terra sembra respirare”… si dice nella versione “italiana” (che non spiega cos'è il bianco), come ha sempre fatto e come farà nel futuro, Sole permettendo.  Cosa c’entra tutto ciò con il GW? Oltretutto le variazioni più significative sono negli oceani e sono dovuti a el Nino e a la Nina, come si dice anche, tra le righe, nel testo. Però, l’idea è quella di un pianeta affannato che subisce violenze inaudite. Ma neanche per sogno… è solo una normalissima e comunissima respirazione.

Tuttavia, chi legge e guarda e ha come idea fissa che il re “media”  ha sempre ragione, tirerà delle conclusioni che dire ridicole è veramente troppo poco. Non ci credete? Eccovi un esempio perfetto nei commenti tratti da un sito che ben conosciamo…

https://www.astronomia.com/forum/showthread.php?23386-Com%92%E8-cambiata-la-Terra-in-20-anni&p=266907#post266907

(per aggirare questo blocco e leggere quei commenti, è sufficiente copiare e incollare l'indirizzo sulla barra del browser)

Innanzitutto ci si stupisce che non scorra la data… Ma è ovvio, dato che il significato del video è ben spiegato dalla NASA, ossia l’alternanza delle stagioni. E’ abbastanza intuitivo che l’estensione e le riduzioni delle zone bianche si riferiscano all’estate e all’inverno e così quelle delle foreste e della vegetazione (in senso inverso). Non c’è assolutamente bisogno di inserire una data, del tutto fuori dallo scopo del video originale. Stiamo parlando di vent’anni, in cui i cambiamenti climatici sono stati del tutto insignificanti, come ha ammesso lo stesso IPCC.

Già da questa richiesta si capisce come sia stato subito raccolto l’amo gettato da La Stampa… ma il meglio viene dopo. Un lettore commenta: “È splendido questo video .."sembra che la Terra stia respirando", in realtà ho provato come un senso di soffocamento vedendo i ghiacciai ridursi tanto velocemente. Dovremmo guardarlo e riguardarlo davvero più volte per ricordare che ciò che stiamo quotidianamente calpestando è vivo ed è, per noi tutti, vitale”.

Poveri noi, poveri noi… il nostro amico non solo crede che il bianco rappresenti proprio i ghiacciai (che nel video a volte coprono gran parte dell’Europa…), ma che le glaciazioni siano a livello annuale. E pensare che siamo in un sito in cui l’Universo e la Natura dovrebbero essere ben conosciuti!

Nessuno dei curatori, ovviamente, è ancora intervenuto per avvertire dell’errore macroscopico o che, dopo aver letto l’originale, abbia messo in chiaro la personale traduzione del giornalista, diventato improvvisamente un climatologo.

Sì, l’Italia è proprio un paese in cui i pesci abboccano proprio bene… per non parlare della conoscenza dell’astronomia e della geografia.

13 commenti

  1. Fiorentino Bevilacqua

    ...il lettore, di fatto, è un bel credulone ma anche un tantinello sprovveduto, a corto di conoscenze elementari di geografia: non si accorge che, se quel bianco che interpreta come ghiaccio fosse veramente tale, vorrebbe dire che il Giappone settentrionale, tutta la Russia, l'Europa centrale fino a parte della Francia e lo stesso Canada (km  più, km meno per tutti), erano tutti coperti dai ghiacci solo 20 anni fa!?!!!! Questo significa non analizzare nulla, neanche le immagini più semplici. Su queste basi, la stampa, certa stampa nostrana (di cui all'estero non c'è grande stima), può seminare di tutto, al servizio di qualsiasi interesse... :-|

  2. caro Fiorentino... ormai l'organo che più si sta atrofizzando è il cervello. Certa stampa, come dici tu, ci va a nozze! :-x

  3. Daniela

    Come ho avuto modo di esprimere altre volte, continuo a pensare che non ci sia un piano "criminale" di stampa intelligente che vuole plasmare l'opinione pubblica al servizio di chissà quali occulti poteri, ma solo tanti giornalisti col cervello atrofizzato che si appoggiano alle traduzioni improvvisate lanciate dalle agenzie e ci ricamano sopra, senza ragionarci, con l'unico obiettivo di ottenere tanti clic sull'articolo online... e cosa c'è di meglio per ottenere tanti clic, se non inserire nell'articolo termini come "cambiamenti climatici" e "riscaldamento globale"?!? Et voilà, il clic (quindi la vendita di pubblicità e quindi, forse, il rinnovo del contratto precario per il giornalista dal cervello atrofizzato) è garantito! :-|

  4. sono d'accordo con te  Dany, anche se ci sono direttive superiori che regolano questo tipo di stampa (ma solo lei?). Io ne conoscevo qualcuno veramente "ignorante"... I giusti giornalisti per i giusti lettori (non sapere che i ghiacciai non arrivano a coprire tutta l'Europa è un po' grossa... almeno oggi). 8-O  8-O

  5. Gianni Bolzonella

    Una volta avviato,il transatlantico va avanti per inerzia.Credo ci sia un poco di tutto; pedissequeria ignorante,poca riflessione,articoli che tirano, mentre il non riscaldamento vende meno perché non catastrofico.Ma non bisogna ignorare che una fetta enorme di capitali sono ormai investiti nel verde,non si può assolutamente cambiare rotta,costa meno raccontare falsità.

  6. Roberto Arrighi

    personalmente condivido le posizioni dei commenti dei lettori e le considerazioni scientifiche che Vincenzo porta avanti da molto tempo sull'argomento (e non solo su questo... GRAZIE !), ma..., e sì, poi viene il ma..

    perché se è vero che le persone si "bevono" tutto quello che i media propinano lo è ancora di più se suffragate da dichiarazioni di personalità eccellenti come ad esempio recentemente il Papa, il quale dichiara :

     

    "Il cambiamento climatico si vede nei suoi effetti, e tutti noi abbiamo una responsabilità morale nel prendere decisioni. Credo sia una cosa molto seria. Ciascuno ha la sua responsabilità morale e i politici hanno la loro. Che uno chieda agli scienziati e poi decida. La storia giudicherà sulle sue decisioni", dice ai giornalisti sul volo dalla Colombia secondo quanto riportato da Vatican Insider.  (fonte : http://www.lapresse.it/l-attacco-di-papa-francesco-cambiamenti-climatici-uomo-stupido-testardo-e-superbo.html)

     

    Personalmente mi chiedo cosa intenda Bergoglio per cambiamenti climatici, perché mi sembra più che altro una "generalizzazione" su comportamenti umani, che influenzerebbero il clima anche se probabilmente no..., ma che sicuramente vanno a discapito del suo ristretto ambiente vivibile.

    Ora con questo discorso non voglio dire che non si raccontino falsità o che anche le idee di chi ha influenza sulle persone non siano confuse (anche se tutti noi ci aspetteremmo che così non fosse), forse l'obiettivo è comunque quello di raggiungere le coscienze in un modo o nell'altro, anche a costo di fare terrorismo su clima ed ambiente, nell'intento di smuovere le persone a comportamenti più rispettosi.

     

    Un punto di vista che ritengo sia importante da tenere in considerazione per tutti noi che vogliamo conoscere le cose per come sono nel rigore della scienza (per quanto possibile...) e che vogliamo (vorremmo..) divulgare al meglio questi concetti. Un discorso che potrebbe essere di riflessione per parlarne e confrontarsi ed anche smentirmi, naturalmente !  :mrgreen:

     

    Un caro saluto a tutti

  7. caro Roberto,

    secondo me la faccenda ha diversi aspetti...

    C'è chi spinge verso i cambiamenti climatici sapendo bene cosa può ottenere da quel tipo di scelta. E qui parliamo dei grandi giochi di potere economico, finanziario e (in parte) politico.

    C'è chi non sa nemmeno di cosa si parli, ma ci vede strumenti di guadagno e/o di visibilità (i politici, ad esempio, ma anche la criminalità con le pale eoliche e non solo).

    C'è chi crede sempre e comunque in quello che dice la televisione

    C'è chi segue quella direzione perché se no non ottiene i fondi per la ricerca (che poi spende per fare altro)

    C'è chi lo fa per appartenere a un giro che in questo momento va per la maggiore e magari è invitato a destra e a sinistra.

    C'è chi non è un climatologo, ma ha appoggi molto in alto, e viene invitato per dire proprio quello che si vuole.

    C'è chi spinge prendendo per buono ciò che dicono i media e lo fa anche in buona fede.

    Insomma, un mix di ignoranza e di furbizia (la prima in netto vantaggio). Chi veramente ha capito cos'è veramente l'effetto serra? E chi ha capito la differenza tra gas inquinanti e gas vitali come la CO2? Le piante sicuramente, dato che mai sono state così rigogliose. Inoltre, chi si è mai preso la briga di leggere il pro e il contro con spirito libero e consapevole? E se qualcuno l'ha fatto, ha le carte in regola per potere giudicare?

    Infine, il Papa. Un grand'uomo, sicuramente, ma non certo un climatologo... Chi gli ha dato le informazioni? I veri scienziati puri o i cardinali che hanno i soldi nei paradisi fiscali? Oltretutto parla, come dici tu, di cambiamenti climatici e dei suoi effetti... ma quali? L'inquinamento delle città o un  riscaldamento globale che è fermo da vent'anni... Qualcuno gli ha mai spiegato il contributo del Sole, con i suoi minimi?

    In fondo, anche lui, in questo argomento è "ignorante", anche se in perfetta buona fede.

    Altro che cambiamenti climatici... la corruzione generale, l'apatia, il menefreghismo, la criminalità, la paura e l'ignoranza cattiva sono i veri nemici da combattere. In fondo, anche il Papa si adegua a quelli che gli dicono essere i grandi pericoli. Vorrei fargli alcune domande tecniche e scientifiche e vedere che cosa risponderebbe. Temo che apra le braccia e dica: "Questo è quello che mi hanno detto gli scienziati...". Un po' come la ministra Gelmini aveva fatto pensando che i neutrini avessero bisogno di un vero tunnel per andare da Ginevra al Gran Sasso.

    L'unica differenza è che al Papa magari salterebbe la voglia di capire, alla Gelmini nemmeno un poco...

     

  8. Paola

    Buonasera ,
    sono il commentatore "credulone " ed anche "un po' sprovveduto ".

    Intervengo giusto per sottolineare di NON aver scritto che il bianco rappresenti i ghiacciai, lo si può evincere dai commenti successivi. Non sono una climatologa né tantomeno un'astronoma , nella vita mi occupo di tutt'altro ed è per questo che mi perplime leggere di un mio commento qui.
    Ciononostante Vi ringrazio dell'attenzione accordatami.

    Saluti

  9. cara Paola,

    Vorrei sperare  fortemente che tu non intendessi parlare di ghiacciai (anche se nel sito italiano niente si diceva sul BIANCO), ma il guaio è che lo hai scritto e tutti possono leggere e farsi idee molto strane, soprattutto in questo periodo di decadenza mentale generalizzata. E se non ritornano sul sito si terranno quella convinzione...

    Riporto quanto tu hai scritto:

    ... in realtà ho provato come un senso di soffocamento vedendo i ghiacciai ridursi tanto velocemente...

    le parole parlano da sole... e , al limite, avresti potuto scrivere subito che intendevi "aree momentaneamente prive di vegetazione" come era scritto nel lavoro originale. Un po' di umiltà farebbe bene comunque...

     

  10. Gianni Bolzonella

    Per ora. L'auto del futuro c'è già, è l'auto ibrida. Non c'è gara fra una Toyota e una Tesla
    L'auto elettrica è una bufala
    Si basa su ipotesi che generano leggi e finanziamenti
    di Riccardo Ruggeri

    Il caso Tesla ha assunto ormai una valenza che va molto al di là della strategia prodotto-mercato di una casa automobilistica di nicchia, inventata da un markettaro (i colti preferiscono visionario) come Elon Musk. Da tempo, la rivista Zero Hedge ha cercato di capire perché Wall Street continui a ignorare le perdite (mostruose) di Tesla.
    Eccole: nel 2016 ha prodotto 76mila auto e perso 773 milioni di dollari, ora viaggia sui 700 milioni di perdite al trimestre, cioè perde oltre 30mila dollari per auto venduta. Eppure ha una capitalizzazione dell'ordine di 60 miliardi di dollari contro i 50 di Gm, i 45 di Ford.

    Poiché il mercato ha sempre ragione, «a prescindere» avrebbe detto Totò, cosa dovrà succedere affinché Musk diventi winner-take-all (chi vince prende tutto) dell'intero comparto? Banalmente, costruire un monopolio (ci sta provando), facendo imporre ai singoli governi norme di circolazione automobilistica privata limitata alle sole auto elettriche, se possibile alle sue.

    La filosofia è quella della smart mobility (nel linguaggio liberal, e pure politicamente corretto: «Muoversi meglio per vivere meglio»). Solito il giochino delle felpe californiane: fissare un obiettivo di grande fascino come «Salvare il pianeta, visto che presto supereremo i 10 miliardi».

    Come? Con l'auto elettrica a guida autonoma. In che modo? Limitando l'auto a solo quelli che se la possono permettere? Pochi? Ovvio, una percentuale di quel 10 per cento dell'unica classe sociale che avrà un lavoro ben retribuito (il 90 per cento farà lavori o idioti, o insalubri, o part-time, tutti mal pagati: con reddito di cittadinanza integrativo, per sopravvivere da cittadino zombie).

    Come si vede l'opposto dell'idea di Henry Ford di retribuire i suoi dipendenti più del mercato affinché fossero pure clienti. Come si muoveranno i cittadini zombie? Con mezzi pubblici gestiti da Uber a prezzi prefissati dal loro algoritmo. Ricordate quando ci dicevano: l'automobile privata è libertà?

    Era una balla. A proposito, tre quarti dei cittadini dichiarano di rifiutare le auto a guida autonoma: tranquilli, essendo tutti o precari o zombie non potrete permettervelo, accontentatevi di passare il tanto tempo libero che avrete sui social e su internet (gratuiti).

    Tornando a bomba mi chiedo perché i grandi costruttori mondiali dell'auto siano così pigri. Il prodotto del futuro l'hanno, l'ibrido, basta fare un viaggio di 500 chilometri, percorso misto città-autostrada con una Toyota ibrida e con una Tesla S: non c'è partita. La loro potenza condiziona (per ora) i governi più potenti del mondo (Usa, Cina, Giappone, Germania, Uk, Sud Corea, Francia; noi italiani no, ormai siamo ridotti a quattro stabilimenti cacciavite), sono i più grandi datori di lavoro (pregiato) al mondo. Se non fanno nulla sono destinati a diventare i «carrozzieri» delle felpe californiane.

    È ciò che vogliono?

    Quand'ero giovane, e lavoravo nell'automotive (componenti) le batterie erano al piombo acido, ora sono al litio-cobalto. Quelle erano inquinanti (noi non lo sapevamo), queste lo sono di più, e lo sappiamo, ma sappiamo pure che sono estratte con metodi inquinanti e vengono da paesi che calpestano i diritti umani. Nel frattempo la speculazione finanziaria si è scatenata, i prezzi sono già scattati verso l'alto: un chilo di carbonato di litio è passato da 7 a 26 dollari, e nessuno scrive che su una Tesla ce ne vogliono almeno 60 chili.

    Per non parlare del cobalto, per il 60% estratto nella Repubblica del Congo, anche da minatori bambini. I giganti svizzeri (Glencore) e cinesi (China Moly) stanno investendo miliardi di $ in Congo dopo essersi accaparrati i giacimenti più importanti. Ancora prima di cominciare a produrre su scala industriale le batterie Tesla, il prezzo per tonnellata del cobalto è già schizzato a 58 mila dollari. Una chicca. Secondo uno studio dell'Istituto di Ricerca Ambientale svedese una batteria Tesla (una), ancor prima di lasciare lo stabilimento ove viene prodotta, ha già emesso nell'atmosfera 17,5 tonnellate di diossido di carbonio, equivalente a otto anni di emissioni di un'auto di oggi circolante a benzina o diesel.

    Vivrà e poi dovrà essere smantellata. Il bilancio ecologico lo si deve fare al termine del ciclo, cioè dalla culla alla tomba del prodotto. E poi, mai dimentichiamo che, quando la mettiamo in ricarica, dall'altra parte della spina solo per il 5% sono energie prodotte da vento e sole, il resto è «schifoso» fossile e nucleare. Quindi più produciamo auto elettriche più inquiniamo il pianeta.

    Ci rendiamo conto di cosa parliamo e delle grandezze in gioco? Abbiamo forse una massa di studi coerente con i problemi posti? No. Eppure governi idioti decidono date cervellotiche di fine corsa di tecnologie sicure senza avere testato quelle nuove, oltretutto nate vecchie, messe a punto da aziende canaglia. Senza analisi scientifiche, economiche, di disponibilità di materie prime, di componenti strategici, di emissioni, di inquinamento, non si può neppure dibattere, figuriamoci decidere.

    Secondo aspetto, fondamentale, e perfettamente colto dal solo Francesco Paternò (Carblogger): Musk si rifiuta di comunicare al mercato il Ttm, time to market (tempo che trascorre dalla ideazione alla commercializzazione del prodotto). Questo periodo, un tempo era di 5 anni, non è mai sceso sotto i 3. Ricordiamo tutti il disastro industriale avvenuto a cavallo degli anni 2000 quando molti straparlavano di «auto paperless» (auto disegnate dal computer, la carta uccisa dal digitale, si diceva), quindi con un Ttm di 18 mesi.

    Un flop colossale paragonabile solo a quello della Ford Edsel, anni 60. Per ora il Ttm di Tesla è una fake news. Quando Musk lo ridurrà o lo azzererà (non solo in termini di comunicazione) entrerà nell'Olimpo dell'Auto. Nel ceo capitalism e nel linguaggio dei politici attuali c'è una totale confusione fra i desideri e i fatti, gli obiettivi e l'execution.

    Il passaggio dalla trazione benzina-diesel-ibrido a quella full electric non ha nulla a che fare con il passaggio dalla carrozza con i cavalli alla Ford T di cui blaterano intellò, sociologi, economisti, politici d'accatto. Finalmente il presidente di Toyota, Takeshi Uchiyamada ha detto ciò che tutti noi, non di regime, sapevano: «Questa tecnologia avrà un futuro, ma prima di andare in produzione ci vorrà tempo, Tesla non è un nostro concorrente, e non è neppure un esempio da seguire».

    Possibile che nessuno capisca il giochino delle felpe californiane? Vogliono smantellare un business di altissima strategicità (industrial-socio-politica) come quello delle ruote, con una trazione (elettrica) non competitiva con l'attuale (ibrida), solo per impossessarsene e sostituire il loro cuore con una piattaforma digitale e con app idiota.

    Ma non hanno alcun know how specifico, solo slide di obiettivi e prototipi presentati a media osannanti stile presentazioni Apple e Alibaba. Null'altro che ballon d'essai. Modo elegante per non dire arlecchinate.

    http://www.riccardoruggeri.eu

    © Riproduzione riservata

  11. givi

    Gianni, concordo perfettamente con te, anche da un punto di vista professionale ( mi occupo di elettronica di potenza).

  12. Gianni Bolzonella

    Per chi ha letto con interesse la precedente:
    La realizzazione della Tesla viene sempre rinviata e ciò non depone bene per il progetto
    Auto elettrica, dal dire al fare
    Le fantasie sono tante, la realtà invece è tutt'altra
    di Riccardo Ruggeri http://www.riccardoruggeri.eu

    Due giorni fa è uscito su ItaliaOggi un mio Cameo dal titolo: «L'auto elettrica per ora è una bufala». Mi sono arrivate diverse centinaia di risposte-commenti sotto forma di mail, tweet, telefonate, addirittura due inviti a tenere una conferenza sull'auto elettrica.
    Fra i lettori si sono aperti dibattiti, tecnici o filosofici, che ho apprezzato ma sui quali non sono intervenuto. Lo faccio ora.

    Nello stesso giorno Repubblica pubblicava un inserto di 32 pagine intitolato «La Scossa», sottotitolo «L'auto elettrica pronta per l'invasione» (chiara la linea editoriale del giornale liberal per eccellenza).

    Su tale supplemento si sono esercitate le migliori firme dell'automobilismo, ed è stato tutto un peana, un inno dedicato alla divinità Tesla e a Elon Musk.

    Solo a pagina 19 si trova un pezzo dell'amico Francesco Paternò, titolare di un blog specialistico (Carblogger) e studioso serio del mondo dell'auto, che racconta, sottovoce, i primi guai di Tesla, con una notazione «A sorpresa, a Wall Street le azioni Tesla vanno giù».

    Poi scoppia la polemica Enel versus Sergio Marchionne (via Eni) sul metano. Il primo finge che sia possibile la sostituzione totale dei combustibili fossili, il secondo prende atto che, non avendo investito sulla modalità vincente (ibrido), intende ripiegare sul metano, come carburante del «durante» (sto con Marchionne, è mossa managerialmente ineccepibile).

    Avendo passato la mia vita nel mondo delle «Ruote» (auto, trattori, camion) e della componentistica auto (motori, batterie, etc.) è evidente che il nostro sogno nascosto è sempre stata la propulsione elettrica, tecnologicamente banale rispetto alla complessità del ciclo Otto e Diesel, oppure, in via subordinata, la sostituzione del petrolio con l'idrogeno. Così come nel mondo della produzione di energia il sogno è tuttora quello del nucleare pulito (fusione fredda).

    Secondo Aldo Pizzuto (direttore Ricerche Enea) fra 50-60 anni le rinnovabili rappresenteranno il 30% del fabbisogno di allora mentre fossili e nucleare il 70%. Se così fosse di cosa parliamo? Vero? Falso? Non lo so, ma a Pizzuto io credo.

    Il mio Cameo non presentava ricette o contro ricette, si limitava a riportare alcune ovvietà: l'assoluta mancanza di seri studi di fattibilità sull'auto elettrica di serie, supportati non da chiacchiere o magiche slide ma da una execution effettiva.

    Per esempio, il Ttm, il time to market effettivo della Tesla manca, l'uscita viene spostata sempre più in là, chi sa di auto sa che, quando ciò avviene, il flop diventa probabile (per questo il titolo in borsa cede).

    Poi i personaggi che propugnano il ceo capitalism, non sanno di cosa parlano ma parlano lo stesso, ergo sono sempre in totale confusione.

    Lo scrivo in grassetto, fra i desiderata e i fatti, fra gli obiettivi e l'execution c'è la realtà, c'è la vita.

    Non sono disponibile a discutere di desiderata e di obiettivi, o delle visioni visionarie di individui come Elon Musk. Portino i risultati effettivi, si analizzino, poi si valutino. Il resto è politicamente corretto, è noia.

    © Riproduzione riservata

  13. caro Gianni,

    grazie di questi approfondimenti, che si legano perfettamente al sistema usato per far diventare il GW il punto chiave del futuro. Una ciliegina tira l'altra e si costruisce un mondo virtuale che è ben distante da quello reale.

    Le discussioni e i confronti scientifici sono esclusi e quello che diceva Orwell sulla libertà è diventata una chimera:

    If liberty means anything at all, it means the right to tell people what they do not want to hear.

    Al limite puoi ancora parlare (per quanto?), ma intanto nessuno ti ascolta...e la libertà di pensiero rimane una cosa soltanto tua che non può costruire niente.

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