01/03/21

GEOLOGIA DELL'ALTRO MONDO (1) *

Aggiornamento della missione MARS2020: 27.2.2021 (Sol 9)

Potete seguire gli aggiornamenti nella pagina dedicata a Mars 2020, all'interno della sezione d'archivio "Strumenti e Missioni"

 

Il rover Perseverance ha iniziato a mandare foto della superficie marziana circostante al sito di atterraggio. Questo primo aggiornamento (al 27.2.2021-Sol 9) intende evidenziare alcuni aspetti geologici interessanti. Seguiranno altri aggiornamenti via via che saranno resi disponibili i dati dalla NASA/JPL.

L'atterraggio sulla superficie marziana è avvenuto come da programma (mi rifiuto categoricamente di chiamarlo "ammartaggio" come ho sentito proporre da qualcuno, è un neologismo davvero insensato. Atterraggio significa "manovra necessaria per far scendere un aeromobile al suolo", che sia suolo marziano, lunare o terrestre nulla cambia. Non vorremo per caso prendere una strada che porterebbe poi a ulteriori turpitudini come "avveneraggio", attitanaggio" o "enceladaggio"?).

Le telecamere del rover hanno iniziato a fotografare gli immediati dintorni e già per i geologi del JPL c'è materia su cui arrovellarsi. Dare un senso geologico a semplici immagini scattate "a caso" è tutt'altro che facile a meno che non si abbia la fortuna di riprendere una morfologia peculiare molto simile a qualcosa che si può trovare sulla Terra. Però già dai primi 6000 e più scatti fatti dalle due telecamere MASTCAM del rover Perseverance si vede qualcosa di molto interessante.

In attesa che si proceda con immagini dettagliate mirate su oggetti specifici, possiamo curiosare grazie al sito web della missione (https://mars.nasa.gov/mars2020/) che mette praticamente quasi tutto a disposizione degli interessati. Le fotografie hanno una risoluzione molto più alta di quelle finora scattate nel corso delle precedenti missioni marziane, e pertanto è possibile distinguere molto bene particolari anche molto minuti. Tutte le fotografie della superficie marziana che seguono sono state estratte dal sito ufficiale della missione.

FOTO n. 1

Questa foto mostra il suolo molto vicino al rover. Si distingue nettamente un suolo sabbioso con ghiaia e ciottoli da cui affiorano numerose rocce molto chiare, non particolarmente erose (gli spigoli sono poco arrotondati) ma con una caratteristica particolare che subito s'impone all'occhio: sono butterate da piccole cavità. Le cavità si presentano come dei vacuoli, mediamente con pareti curve. Questa non è una caratteristica qualsiasi, strutture analoghe sulla Terra si possono trovare in rocce carbonatiche (il colore molto chiaro si accorda con questa classe di rocce, sebbene non sia una caratteristica esclusiva) e in rocce di origine vulcanica. Nella foto sottostante il particolare della superficie di una roccia calcarea terrestre (di origine organogena) che presenta strutture vacuolari analoghe.

Nella foto seguente un esempio di roccia con una genesi del tutto differente ma dall'aspetto analogo: una pomice, roccia di origine vulcanica (eruttiva).

Visivamente le due rocce si presentano assai simili, pertanto sulla base delle sole fotografie fornite da Perseverance non è possibile alcuna classificazione. La più evidente caratteristica distintiva tra le due è la densità apparente (la densità misurata in rapporto al volume totale del pezzo di roccia, valore che pertanto è fortemente influenzato dal volume complessivo delle piccole cavità), la pomice è quasi 4 volte meno densa di una roccia calcarea tipica. Esse mediamente hanno densità apparenti di 0.55-0.66 gr/cm3, quindi immerse in acqua galleggiano. Un calcare vacuolare in generale presenta una densità apparente inferiore alla densità tipica di un calcare massiccio (2,55-2.4 gr/cm3) ma molto superiore ai valori di densità apparente della pomice.

Ricordiamo al proposito che le tipologie di roccia che Perseverance è chiamato ad indagare alla ricerca di testimonianze biologiche fossili sono proprio le rocce carbonatiche. Indagini più specifiche sul chimismo delle rocce ci diranno nei prossimi mesi qualcosa di più sulla loro natura.

FOTO n.2

Siamo sempre nelle immediate vicinanze del rover. Queste rocce appaiono diverse dalle precedenti: colore diverso e struttura diversa. Il colore "vero" della roccia non è il color sabbia, che predomina arealmente, ma il colore grigio chiaro visibile al centro della roccia grande al bordo inferiore della foto e nella roccia un po' più piccola proprio sulla verticale della roccia grande, quasi al centro della foto. Queste due superfici infatti sono superfici "fresche", cioè da poco tempo esposte all'atmosfera e quindi ancora non alterate. A prima vista sembrano meno interessanti delle precedenti.

FOTO n.3

L'oggetto interessante in questa foto è il clasto (un banale sassolino, ma usiamo il termine "geologico") prossimo all'angolo in alto a sinistra. Ha un colore nettamente diverso da tutti gli altri elementi nella foto: è grigio abbastanza scuro, possiamo ipotizzare con una certa tranquillità che si tratta di una roccia di natura diversa da quelle del contesto circostante.

FOTO n.4

Veniamo al "piatto forte" di questa prima carrellata, un piatto davvero succulento. Nella foto si vedono le solite rocce chiare color sabbia (ed ora sappiamo che questo è in realtà il colore dovuto all'alterazione superficiale) ma nel terzo superiore della foto, un po' sulla destra compare un elemento particolare: una grossa roccia grigia dalla forma peculiare, vagamente somigliante a quella di una bitta. La sua superficie è liscia e molto smussata, levigata. Non mostra spigoli vivi ma arrotondati. La sua dimensione è stata stimata in circa 0.5 m (alla base). Sembra appoggiata su una delle rocce chiare.

La foto ci fornisce anche indizi sulla direzione prevalente che ha avuto il vento di recente in questa zona: da sinistra verso destra, infatti la sabbia si è accumulata in lunghe strisce decorrenti secondo tale direzione, con una leggera inclinazione verso destra. La striscia sabbiosa più evidente si è formata proprio dietro (rispetto al verso di provenienza del vento) la "bitta" ed ha formato una minuscola duna (guardando bene se ne vedono altre qui e là, meno pronunciate). Nella foto sottostante è raffigurata una roccia terrestre che presenta una morfologia simile.

Questo tipo di morfologia, molto particolare, prende il nome di "tafone" ed è il risultato di un fenomeno di erosione. L'erosione può essere dovuta al vento o all'aggressione del sale marino (nei siti costieri). Nel caso di Marte e della roccia in questione il vento è il più probabile indiziato e la giacitura spaziale delle superfici "tafonate" lascia supporre che la roccia non abbia cambiato posizione da un certo tempo. Essere più precisi non è possibile al momento, non abbiamo idea della reale capacità erosiva eolica su Marte (ma probabilmente è elevata, vista la gran quantità di particelle fini libere sulla superficie marziana).

Ho ingrandito l’oggetto quanto più possibile senza perdere troppo in definizione:

FOTO n.5

L’ingrandimento sembra indicare che la “bitta” non è una roccia tanto diversa dalle rocce circostanti color giallo sabbia, anzi si direbbe che sia proprio della stessa natura. Seguendo il profilo destro della “bitta” si nota infatti che il colore passa gradualmente dal grigio al giallastro, poi la roccia non è più visibile, finendo sotto la piccola duna di sabbia. L’indicazione pertanto è che l’erosione eolica, agendo sulla parte aerea della “bitta”, la consuma continuamente, impedendo all’ossidazione di alterarne la superficie. La porzione basale, oltre ad essere meno esposta al vento perché meno elevata, è possibile che subisca periodiche ricoperture ad opera della sabbia alternate a momenti di parziale esposizione (come nel caso della foto).

Alla prossima puntata....

Fonte delle immagini scattate da Perseverance: NASA/JPL-Caltech

2 commenti

  1. Mario Fiori

    Interessantissimo caro Guido.

  2. Guido

    Buongiorno e grazie. Cercherò di seguire la missione e di fornire aggiornamenti tempestivi su quanto di interessante dovesse subentrare.

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