14/05/16

Questa è divulgazione? Forza, pensateci voi! *

Approfitto di uno dei soliti “orrori” divulgativi che si trovano nel web, per dare a voi la parola. Sono sicuro che scoverete subito quanto sia facile e deleterio comunicare un concetto sbagliato ai principianti. E nessuno che se ne accorga (anzi lo acclama) o che abbia “voglia” di avvertire l’autore (un astrofisico, oltretutto). Ma sì... che il popolo "bue" rimanga pure nell’ignoranza!

Qualcuno ha chiesto spiegazioni sul metodo dei transiti per trovare gli esopianeti. Una parte della risposta è stata la seguente: "... I pianeti gassosi vengono comunque scovati con più facilità perché sono quelli che più facilmente lasciano evidenza di eclissi a causa delle loro grandi dimensioni, e perché comunque si trovano il più delle volte più distanti dalla stella, e quindi è più facile risolvere i fenomeni transienti".

Forza, ditemi subito dov’è  l’ “orrore”… e magari anche senza usare… stellarium!

transito

La risposta la trovate QUI

22 commenti

  1. givi

    A distanza maggiore ombra minore, quindi caduta di luminosità minore (la legge è quadratica).  :twisted:

    Approfitto per congratularmi della nuova veste del sito :-D  Trovo, però, che le risposte di Enzo sono poco leggibili: carattere azzurro chiaro su fondo bianco, sarebbe meglio usare un colore più scuro per i caratteri. Grazie

     

  2. caro Givi,

    stiamo ancora cercando la veste migliore... siamo in "work in progress" :roll:

    L'orrore è ancoora più grave... pensa bene alla geometria della situazione...

  3. Supermagoalex

    @givi: i commenti dovrebbero avere tutti il carattere nero, anche quelli di Enzo, se notate dei problemi segnalatemelo  :wink:

  4. lucianodev

     Forse il fatto che orbitando ad una distanza maggiore e quindi con un periodo maggiore la transienza si nota meno a causa del transito più lento?

  5. lucianodev

    Mi spiego meglio, sicuramente non è un caso che il primo esopianeta scoperto, 51 Pegasi b, appartiene a quella classe che è stata denominata "gioviani caldi", ossia pianeti di massa paragonabile o superiore a quella del nostro Giove , ma orbitanti a distanze minori (5 UA in questo caso).

    Il periodo orbitale minore consente eclissi più frequenti e perciò più evidenti, osservando il nostro sistema solare dalla stella più vicina nell'intento di scoprire dei pianeti assisteremmo ad un'eclissi ogni 12 anni causata dal transito di Giove, sempre che l'angolo di osservazione sia favorevole!

  6. Gianni Mastropaolo

    la distanza dalla stella per me è irrilevante

    conta di più la posizione del piano orbitale rispetto alla direzione della terra

  7. Paolo

    A mio avviso se si usa il metodo del transito del pianeta e della caduta di luce, un pianeta più lontano dalla stella ha anche un periodo di rivoluzione più lungo ed ovviamente un orbita più larga.

    Ne segue che solo in un breve tratto della sua orbita questo risulterà transitare davanti alla stella.

    Se l'orbita è stretta i transiti saranno più frequenti, sempre ammesso che il transito sia visibile dalla nostra posizione.

    La maggior frequenza di un transito aumenta le possibilità di accorgersi della conseguente caduta di luce e di accorgersi che questa ha una sua periodicità... ma se il periodo tra un transito e l'altro è molto lungo, occorre molto più tempo per confermare che si tratta di un pianeta.

    Un pianeta più lontano dovrebbe essere invece più facile (si fa per dire) da scovare occultando la stella e cercando di scorgere la debolissima luce riflessa da pianeta (un'impresa titanica).

    Paolo

  8. ahi, ahi, penso di aver fatto bene a mettere questo post... c'è molta confusione e solo uno mi ha dato la risposta giusta... Pensate alla geometria del sistema planetario visto dalla Terra... ne avevamo anche parlato introducendo i transiti dei satelliti di Giove...

    Andando lontano è più facile che capiti qualcosa.... basta una figurina ... "di taglio"... :wink:

  9. Daniela

    Per quel che mi ricordo, gli esopianeti gassosi scoperti sono sopratutto Giovi caldi, quindi molto vicini alla stella (non lontani come i pianeti gassosi del nostro sistema solare); oltretutto, di recente si è scoperto che molti di essi sono nane brune (ho provato ad inserire il link all'articolo "Pianeta? No, stella... o, probabilmente, nessuno dei due" ma non ci riesco, chi è interessato può trovarlo col motore di ricerca). Inoltre, più il pianeta è lontano dalla stella, maggiore è la probabilità che, dal punto di vista della Terra, non transiti davanti alla stella stessa e, se lo fa, il calo di luminosità dovrebbe essere impercettibile per i nostri strumenti. Infine, maggiore lontananza implica periodi di rivoluzione più lunghi e conseguente difficoltà ad osservare più di un transito per confermare l'esistenza del pianeta.

    Se, per esempio, da un lontano sistema planetario osservassero il nostro alla ricerca di pianeti e dovessero confermare l'esistenza del nostro Giove tramite il sistema dei transiti, dopo la prima diminuzione della luminosità del Sole, dovrebbero attendere altri 12 anni per avere una prima conferma... per non parlare poi di Saturno (30), Urano (84) e Nettuno (165).

  10. ti ci sei avvicinata molto, a un certo punto, ma poi hai detto cose anche giuste, ma non così fondamentali...

  11. Paolo

    Ho realizzato una figura che dovrebbe raffigurare 4 tra le tante possibili angolazioni che dipendono dall'angolo formato tra la nostra linea di vista e l'equatore della stella.. con relative possibilità o meno di cogliere il transito di pianeti.... :roll:

    http://postimg.org/image/zc0x6546p/

    Paolo

  12. Paolo

    E quindi la probabilità di cogliere un transito con la "luce nel sacco" dipende da come si presenta l'orbita del pianeta rispetto alla nostra linea di osservazione ed all'equatore della stella (ovviamente se il pianeta è più grande a parità di condizioni la caduta di luce sarà maggiore).

    Se poi non ho toppato la seconda figura in alto a destra, in molte situazioni intermedie tra la situazione idilliaca e quella impossibile, il transito di pianeti più lontani ha meno possibilità di essere scorto.

    Paolo

     

  13. Con un triangolo rettangolo si ha subito l'angolo tra piano orbitale e direzione dell'osservatore che può permettersi un pianeta per avere un transito visibile:

    sin(alpha) = R/d  dove R è il raggio della stella e d la distanza del pianeta. Più d aumenta e più l'angolo diminuisce. Ne segue che più è lontano e più è difficile sperare in un transito (a parte il fatto che i transiti sono decisamente più rari), dato che l'inclinazione deve essere molto piccola.

    Proprio il contrario di quanto detto dall'esperto" dell'altro sito "divugativo".... La distanza conta e molto, a parità di inclinazione orbitale (cosa normale)

    Attenzione a non parlare di "ombra", dato che sarebbe la Terra a essere in ombra. Quello che si vede è proprio il pianeta, come il transito di Mercurio...

  14. givi

    Chiaramente ho parlato di "ombra" intendendo l'area della stella oscurata dal pianeta e ho supposto orbite giacenti, circa, sul piano equatoriale dell'astro, come nel sistema solare.

    @SMA, in questo post vedo tutte le risposte in nero, quindi tutto bene.

    Però ci sono gli avatar, ma mancano i nomi. E' una cosa voluta?

     

  15. perfetto Givi...

    io li vedo i nomi...  :cry:  per farlo però ho dovuto eliminare i file temporanei del browser... E dopo tutto è stato perfetto. Se vuoi maggiori informazioni chiedi direttamente a SMA... io sono completamente imbranato!

  16. Arturo Lorenzo

    Enzo, se alpha è l'angolo tra il piano orbitale e la direzione dell'osservatore, se ho capito bene su quali vertici impostare il triangolo rettangolo e avendo considerato d come la distanza del pianeta dal centro della stella, non dovrebbe essere R = d * tan (alpha)  ?

  17. Arturo Lorenzo

    ok, come non detto, il triangolo rettangolo corretto è quello che ha vertici in P (centro del pianeta), C (centro della stella) e T (intersezione tra la superficie della stella e retta tangente ad essa e passante per P.

    Che', poi,, tutto sommato, considerato che d è >> R , alla fine sen(alpha) e tan(alpha) differiscono di poco  :wink:

     

  18. caro Arturo,

    in realtà, L' angolo può essere anche molto grande, dato che R e d sono spesso comparabili... Ed è per questo che si scoprono più facilmente pianetoni molto vicini alla proprio stella. La distanza da noi c'entra poco. puoi provare a vedere quanto deve essere inclinato al massimo il piano orbitale per scoprire una Terra alla distanza di 1 UA. Esercizio che in pratica avevamo già fatto relativamente alle stelle che ci possono vedere...

    http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2015/02/23/quante-stelle-ci-vedono/

  19. Arturo

    Raggio della stella e distanza del pianeta da essa comparabili ? Non lo avrei mai ipotizzato, sul serio. Ho scoperto il circolo cercando info sulla RR, di astronomia non so molto. Ma mai avrei pensato che un pianeta potesse ruotare attorno alla sua stella ad una distanza comparabile al raggio della stella medesima.  8-O

    Comunque, nel caso della Terra e del Sole, applicando la formula indicata, R/d=sen(alpha), ottengo immediatamente alpha=0,27 gradi circa, che è il valore da te ricavato nell'articolo di febbraio 2015, che non avevo ancora letto. Se prendessi Giove, l'angolo sarebbe ancora piu' piccolo. Ma quindi possono esserci pianeti gioviani caldi molto vicini alla loro stella ? Cosi' di primo acchito mi sembrebbe una situazione instabile, destinata a durare relativamente poco.

  20. caro Arturo,

    quando dico "comparabili" intendo tali da permettere angoli di transito anche abbastanza grandi. Pensa che ci sono Giove caldi a distanze tipo Mercurio e anche meno. Sulla stabilità e sui problemi di migrazione abbiamo parlato spesso nel blog (puoi cercare nel motore di ricerca proprio giove caldi e/o esopianeti in genere. Con 1400 articoli pubblicati non mi ricordo più dove trovarli...).

    Comunque il succo è che più vai lontano e più è difficile occultare la stella, anche se sei piuttosto grande...

  21. caro Arturo,

    se vuoi averne un'idea puoi andare qui:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_dei_pianeti_scoperti_dalla_missione_Kepler

    e guardare il semiasse maggiore dell'orbita planetaria... Come vedi si arriva quasi a sfiorarla...

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