26/08/16

I Racconti di Vin-Census: LA VOCE DEL MARE, OVVERO IO E LE BALENE

Questo articolo è inserito nelle sezioni d'archivio "Quanta vita sulla Terra e (forse) oltre" e "Arte, Letteratura, Racconti"

Non è difficile ascoltare e comprendere la voce del mare. Con un po' di pazienza, sguardo attento e mente aperta, chiunque può farlo e trarre da esso emozioni ed insegnamenti che interpreterà in modo del tutto personale. Le emozioni provate da Vin-Census sono state così forti e chiare, che ha voluto condividerle con tutti noi. Apriamo cuore e mente e ascoltiamo il rumoroso silenzio delle balene...

 

La terra e il mare: due entità fisiche percepite in modo nettamente diverso dalla maggior parte degli esseri umani. La prima è qualcosa di tattile, di investigabile, di manipolabile. Ha anch’essa lati oscuri, misteriosi, a volte terribili e a volte affascinanti, ma è lì a portata di mano (e di piede). In altre parole, è il nostro mondo, parla la nostra lingua (o almeno così crediamo).
Il mare no. Esso non sembra voler comunicare con noi. Sia che si presenti con un confine distensivo e tranquillo, sia che si mostri con la rabbia delle sue onde, esso è un “diverso”, sempre impenetrabile e incomprensibile. Sì, possiamo anche immergerci e vedere cosa contiene. Possiamo, anche studiarlo attraverso svariate tecnologie, ma rimane qualcosa di estraneo, di alieno. Non esistono parole tra di noi o, quanto meno, parliamo due linguaggi troppo distanti tra loro. Questa è la prima impressione che mi colpisce quando mi affaccio da un’altura verso il mare. Una gran voglia di conoscere e di interagire, ma un senso di frustrazione nel non esserne capace.

Almeno, queste erano le mie sensazioni fino al recente viaggio alle Hawaii. Adesso tutto è cambiato. La voce del mare è risultata improvvisamente udibile e comprensibile in tutte le sue sfumature. Vi racconto com’è successo.
Isola di Maui, temperatura del mare estremamente piacevole, profondità non troppo elevata. Un luogo perfetto perché i giganti del mare possano mettere alla luce i loro piccoli.balena con cucciolo Vale la pena percorrere migliaia di chilometri dall’Alaska per approdare in una “nursery” di livello eccezionale. Come dargli torto? Anche noi cerchiamo di fare lo stesso per i nostri neonati.
I giganti del mare, le balene, enormi creature che potrebbero comunque nascondersi tranquillamente al di sotto di quel confine invalicabile di cui dicevo prima. Basta un attimo per respirare e tornare nel mondo dell’incognito e del mistero. E invece non lo fanno. Le balene vogliono comunicare con la terra e usano tutti i sistemi di cui sono capaci. Per loro quel confine è superabile e leggero. In fondo, basterebbe immergere un dispositivo acustico per sentire il loro canto dolce e variegato, che ci racconta di avventure, di speranze e di drammi. Ma non lo capiremmo comunque e il loro mondo resterebbe nascosto e inviolabile. Hanno, perciò, scelto di apparire direttamente agli abitanti della Terra e di farlo con una costanza e una passione che noi non riusciremmo mai a possedere.
Mi sono fermato per pochi minuti su un promontorio a guardare quella distesa liquida che sentivo ancora lontana e insuperabile. Bella, limpida, colorata, ma invalicabile. Improvvisamente, il mare ha parlato e si è fatto capire. Uno sbuffo altissimo, poi un altro. Una coda che si erge dritta contro il cielo blu e che percuote le onde. balena 2 code
Un gesto ripetuto con accanimento. “Allora… mi stai sentendo? Io sono il mare e cerco di parlarti!”. E’ un caso, un momento irripetibile che non fa storia. Il confine torna alla sua anormale normalità. No, ecco un altro sbuffo e questa volta un dorso enorme e arcuato sembra uscire ed entrare al rallentatore. Non è solo, però. Insieme a quello più grande ve ne è uno più piccolo che cerca di seguire gli insegnamenti. Sì, è un cucciolo che sta imparando dalla mamma. E continuano a volteggiare per lunghi minuti.
La coda dell’occhio, però, nota altri sbuffi a destra e poi a sinistra. Alcuni lontani, altri vicinissimi. La testa mi sta girando. No, non posso sbagliarmi: il mare mi sta parlando attraverso i suoi giganti. Comincio a capire e mi accorgo che sto sorridendo. Poi entrano in scena i maschi, un po’ prepotenti e sempre desiderosi di mettersi in mostra anche se il tempo degli amori è ancora lontano. Forse vogliono insegnare ai piccoli qualcosa che non siano solo le tecniche base di movimento e di sopravvivenza. Ogni tanto fanno uscire solo una pinna, altissima come una torre. A volte solo l’enorme testa che sembra scrutare curiosa la superficie del mare o forse la terra lontana. Non posso sbagliarmi: sto assistendo a uno spettacolo che il mare mi sta regalando attraverso i suoi attori più importanti e prestigiosi.

Penso con disgusto e con compassione agli spettacoli artefatti che si vedono negli acquari. Com’è stupido l’uomo e come la sua ignoranza riesce facilmente a trasformarsi in cattiveria. Scaccio quel pensiero e torno agli amici del mare.
Comincio a riconoscere i vari ruoli e le varie scene che hanno preparato. Mi accorgo che spesso dove penso di vedere una sola creatura ve ne sono invece tre, quattro o anche più. Sembrano scandire le loro parti in modo da regalarmi un colloquio continuo. Poi un primo colpo di fortuna. Una mamma (è sicuramente lei) spinge fuori dall’acqua il suo erede e lo lascia ricadere in modo abbastanza rovinoso. Deve imparare anche a saltare. Qualsiasi dubbio mi lascia. Il salto non è legato a nessun bisogno fisiologico delle balene (dicono di sì, ma sono solo le solite invenzioni umane costruite per sentirci superiori). E’ un gesto di gioia, di allegria, di partecipazione e di comunicazione. Se viene insegnato ai piccoli, vuol dire che deve far parte del repertorio degli adulti. Ne ho sentito parlare, ho visto anche delle foto. Ma tutt’altra cosa è assistervi direttamente in un colloquio diretto, a tu per tu. Scruto il mare che ormai mi sta chiamando da molte direzioni. Trascuro molti messaggi aspettando l’urlo liberatorio. Finalmente arriva e sento una stretta nel petto. Incredibile! balena saltoUna creatura di venti metri di lunghezza esce completamente dall’acqua e compie un salto arcuato e nettissimo. Sta facendo il “ponte”, l’esercizio più entusiasmante e sicuramente “inutile” da un punto di vista logico e fisico.
Non posso che considerarlo come un grido lanciato verso di me e mi accorgo che ho risposto con un “Evviva” o, forse, con un “Bravo”. Sembra che mi abbia sentito e lo ripete tre, quattro, cinque volte in una sequenza che lascia di sasso. E ogni volta, nella ricaduta, l’urto con l’acqua è un rumore, anzi un suono, che non ha confini. Guardo l’orologio. E’ passata meno di mezz’ora e sto parlando con il mare. Tra di noi tutto è cambiato, grazie alle balene e alla loro rappresentazione sempre uguale e sempre diversa. Potrò mai ringraziarle abbastanza?

 

La poesia delle balene continua QUI

QUI potete udire la voce del castagno

Potete trovare tutti i racconti di Vin-Census nella rubrica ad essi dedicata

8 commenti

  1. Mario Fiori

    Che  spettacolo cara Daniela, che meraviglia. Chissà perchè quano si assiste a simili eventi e si fanno simili "dialoghi" ci si sente in pace con se stessi e si riflette a fondo sulla Natura e sulla natura umana. Forse proprio vivendo certe esperienze e facendo certe riflessioni, seguite dai fatti ovviamente, si potrebbe fare molto per dare uno sguardo diverso a questo Mondo, senza fare cslogan o perdere di vista la realtà. Vedi anche le mie risposte all'articolo di Enzo sulla fantascienza di serie B.Comunque grande Daniela.

     

  2. Daniela

    Grazie Mario  :-D

    Sono convinta che riflettere sulla Natura possa insegnarci molto su noi stessi e, soprattutto, a sviluppare sensibilità ed istinto di protezione verso il nostro unico e meraviglioso pianeta. L'importante è farlo con umiltà e capacità di meravigliarsi, non soltanto davanti al mirabolante salto di una balena fuori dall'acqua, ma anche davanti alla prima rondine di primavera o ad un campo di girasoli. Per questo mi ha fatto molto piacere riproporre questo racconto... Grande Vin-Census che ci dà l'opportunità di ammirare certi spettacoli attraverso i suoi occhi e la sua sensibilità!

  3. Gianni Bolzonella

    Fortunata è quella persona che riesce a vedere le cose oltre le apparenze.Fortunata è quella persona che riesce a vedere le cose malgrado le apparenze.Fortunata è quella persona che riesce guardare il mondo per quello che è.Ma la poesia è un'altra cosa,essa appartiene agli Dei che se ne compiacciono.

  4. Daniela

    Grazie per le tue riflessioni, Gianni, sono molto profonde, come sempre, ma non condivido quella sulla poesia.

    Cosa ne pensi di questa?

    Improvvisamente,
    il mare ha parlato
    e si è fatto capire.
    Uno sbuffo altissimo,
    poi un altro.
    Una coda che si erge dritta contro il cielo blu
    e che percuote le onde.
    E’ un caso,
    un momento irripetibile che non fa storia?
    No,
    non posso sbagliarmi,
    il mare mi sta parlando attraverso i suoi giganti.
    Sto parlando con il mare.
    Tra di noi tutto è cambiato.

    Non ho fatto altro che copiare delle frasi del racconto e spezzarle per dare rilievo alle pause… per me è una bellissima poesia frutto di una sensibilità tutta umana, non degli dei.

    Vorrei che questa idea fosse farina del mio sacco, ma devo ammettere di averla rubata ad una mia concittadina che si chiamava Oriana e che di arte dello scrivere se ne intendeva. Tra le tante cose che ha fatto, c’è anche una raccolta di frasi scritte da carcerati o prigionieri di guerra, spesso su muri o su altri mezzi di fortuna, e trasformate in poesie semplicemente inserendo delle pause. Queste, per esempio, sono parole scritte un partigiano durante la prigionia che precedette la sua fucilazione da parte dei nazisti:

    Non piangetemi,
    non chiamatemi povero
    Muoio
    per aver servito un’idea

  5. cara Dany,

    sono ultracommosso... tu fai apparire poetico anche ciò che non lo è. Un bacione da Vin-census tutto speciale!!!!

    :oops: :oops:

  6. Barbara

    Gli stessi sentimenti li provo ogni sera osservando i miei piccoli amici, ricci, mici e anche il canto degli uccelli che cambia con il passare delle ore.

    Ma  comincio in parte con la mia ignoranza, ma al tempo stesso ingenuità a provare forti emozioni guardando le stelle, nella speranza che un giorno sia in grado di dialogare con loro cosi come faccio con i miei animaletti.

  7. Daniela

    Fortuna, Barbara, che ci sono ancora persone "ignoranti" e ingenue come te!  :wink:

  8. ricordati Barbara che il primo passo verso la conoscenza è ammettere e accettare la propria ignoranza. Tutti dovremmo saperlo fare...

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