03/07/20

"Cadono sempre in piedi": 1° pillola di storia

Questo è il terzo articolo della serie "Il fantastico mondo del gatto"

Se vogliamo dare rilevanza scientifica alla leggenda secondo la quale il gatto acquisì la capacità di cadere sempre in piedi grazie alla benedizione ricevuta da Maometto dopo avergli salvato la vita uccidendo il serpente che stava per morderlo, possiamo considerare il caso chiuso ed evitare di raccontare gli sforzi che, a partire dal '700, molti scienziati hanno profuso per comprendere le cause di questo apparente paradosso fisico. Ma, siccome siamo dei miscredenti e pure un pochino eretici, non ce ne voglia Maometto, ma li racconteremo!

Prima di andare avanti, però, non possiamo esimerci dal ricordare il triste contributo di René Descartes (1596 - 1650), meglio conosciuto come Cartesio (sì, proprio lui, quello del celeberrimo "cogito, ergo sum") che, volendo dimostrare che gli animali erano privi di anima, condusse esperimenti che preferiamo non descrivere. Tra questi, pare che i meno crudeli fossero quelli del lancio del gatto dalla finestra per vedere se mostrasse segni di paura: per fortuna, non essendo la finestra di Cartesio particolarmente alta, sembra che tutti i felini siano sopravvissuti all'esperimento (dopodiché siano fuggiti alla ricerca di un umano meno... disumano!).

Primo modello (errato) di teoria sul raddrizzamento aereo del gatto

I primi studi documentati sul raddrizzamento del gatto in caduta libera sono opera di Antoine Parent (1666 - 1716), un brillante ma misconosciuto matematico francese che, dopo essersi appassionato alla matematica da ragazzino, la lasciò momentaneamente per laurearsi in giurisprudenza, per poi tornare all'antico amore, riuscendo finalmente, nel 1699, a conquistare una posizione accademica stabile che gli consentì di dare libero sfogo alla sua versatilità. Si occupò, infatti, di ricerche in vari campi del sapere, tra cui botanica, chimica, matematica, fisica, praticamente tutto ciò che stuzzicava il suo interesse, senza, tuttavia, lasciare in eredità ai posteri contributi significativi per il progresso scientifico. Ironia della sorte, l'unico contributo per il quale non è caduto nel completo oblìo, ovvero il primo tentativo di spiegazione fisica del riflesso di raddrizzamento felino, è completamente... SBAGLIATO!

Fervente ammiratore di Archimede e del suo celebre "principio", assimilando l'aria ad un fluido e il gatto ad una sfera immersa in tale fluido, ne dedusse che per il micio volante era sufficiente inarcare la schiena per spostare il proprio centro di gravità (o centro di massa) e provocare la rotazione.

Parent non poteva saperlo, ma tale strategia, inapplicabile per il gatto in quanto la spinta idrostatica dell'aria è trascurabile rispetto alla gravità, è invece più che valida per il paracadutista che, se si ritrova accidentalmente in caduta libera con la schiena rivolta verso il basso, dovrà inarcarla per cambiare posizione, sotto l'effetto della resistenza dell'aria. Insomma, povero Parent... è nato troppo presto!

Il problema è che la sua spiegazione fu talmente convincente, da far sì che la questione venisse archiviata come risolta per ben duecento anni, prima di essere rimessa in discussione (più avanti scopriremo perché...).

Appare, quindi, abbastanza singolare l'interesse per l'argomento dimostrato da una delle menti più brillanti del XIX secolo, ovvero colui che comprese che elettricità e magnetismo non erano altro che due facce della stessa medaglia, imprimendo, così, una svolta epocale al progresso scientifico. Stiamo parlando di James Clerk Maxwell (1831 - 1879), il padre dell'Elettromagnetismo.

Probabilmente qualcosa non lo convinceva nella spiegazione comunemente accettata e, quando era ancora studente al Trinity College, condusse alcuni innocui esperimenti facendo cadere gatti su un materasso da pochi centimetri di altezza.

"...imprimendo [al gatto] una rotazione iniziale di varie entità, si convinse che l'animale sfruttasse istintivamente la conservazione del momento angolare, allungando il corpo se la rotazione era tanto veloce che altrimenti sarebbe caduto a testa in giù, o raccogliendosi se ruotava troppo lentamente"

Queste parole non le ha scritte Maxwell, ma compaiono nel suo necrologio pubblicato su Nature, ad opera dell'amico (e fisico scozzese) Peter Guthrie Tait. E' lecito pensare che, se Maxwell fosse stato davvero convinto di questa soluzione, l'avrebbe divulgata quando era in vita. Invece non lo fece mai, probabilmente perché si rendeva conto che era, se non totalmente sbagliata, quantomeno incompleta, dal momento che era applicabile solo al caso del gatto che si spinge via da un oggetto fisso.

Ma come farebbe il micio a sapere la giusta rotazione da imprimere per raddrizzarsi? E come la mettiamo col micio cadente lasciato andare a zampe in su e senza imprimere alcuna rotazione iniziale? Secondo le leggi di Newton dovrebbe cadere di schiena... invece no, cade sempre in piedi. Maometto 1 - Newton 0? Aspetta a cantare vittoria, Maometto!

Intanto, però, l'autorevolezza della fonte fu più che sufficiente a far sì che la Comunità scientifica accettasse questa spiegazione e archiviasse di nuovo il caso come chiuso.

Se Maxwell avesse aspettato una ventina d'anni prima di passare a miglior vita, avrebbe avuto la possibilità di vedere ciò che gli occhi umani, da soli, fino a quel momento non avevano potuto vedere a causa dell'estrema velocità alla quale il fenomeno si verifica. Nel 1894, infatti, grazie al progresso della tecnica fotografica, il fisiologo Étienne-Jules Marey (1830 - 1904) pubblicò la prima "moviola" del raddrizzamento di un gatto in caduta libera.

La sequenza di foto, oltre a mostrare chiaramente che il micio volante comincia il raddrizzamento quando la caduta libera è già iniziata ed è lontano da qualunque oggetto che potrebbe usare per darsi una spintarella, mostra anche che non era stata una buona idea semplificare la questione assimilando il micio ad un corpo rigido... è vero che del senno di poi son piene le fosse, ma che questa esemplificazione fosse un tantino azzardata, lo si poteva capire anche senza bisogno di attendere i progressi delle tecniche fotografiche...

Attente osservazioni di laboratorio dimostrano senza ombra di dubbio che il corpo felino è tutt'altro che rigido.

A questo punto una nuova teoria, apparentemente compatibile con le immagini di Marey, si fece strada: la formulò il matematico francese Émile Guyou (1843 - 1915) e si basava sull'ipotesi che il gatto usasse le zampe anteriori e posteriori per controllare il momento d'inerzia della parte anteriore e posteriore del corpo:

Modello (errato) c.d. "Ritrai e gira" di teoria sul raddrizzamento aereo del gatto

In qualche modo si trascurava la conservazione del momento angolare che al momento dell'inizio della caduta poteva essere anche zero... La teoria apparve, comunque, convincente ed entrò di diritto nei manuali di fisica di fine '800. Ma non sopravvisse a lungo...

Nel frattempo Marey, grazie agli studi sul movimento (di animali, atleti, fluidi) resi possibili dalle sue macchine fotografiche ad alta velocitrà, oltre a diventare ricco e famoso, diede impulso alla nascita del cinema. Amadeo Peter Giannini ringrazia.

Fine della storia? Neanche per sogno! In realtà è appena cominciata... la prossima volta, per esempio, scopriremo come gli sviluppi scientifici indotti dallo studio del volo felino abbiano ispirato idee (e suscitato discussioni) sul modo in cui ruota la Terra.

 

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La fonte delle informazioni su cui si basano le nostre pillole di storia è il libro "Perché i gatti cadono sempre in piedi e altri misteri della Fisica" di Gregory G. Gbur, professore di Fisica alla University of North Carolina e grande amante dei gatti.

7 commenti

  1. Alberto Salvagno

    Anche mia moglie ed io siamo sempre stati amanti dei gatti e posso confermare che hanno un corpo tutt'altro che rigido. Abitavamo in campagna e una mattina, mentre mia moglie usciva dal garage con l'auto in retromarcia, ho visto letteralmente la ruota posteriore destra passare sopra il ventre di Vega, una nostra gatta incinta. Un tremendo miagolio e la gatta sparì in un campo di mais. Andai a cercarla per abbatterla subito senza farla troppo soffrire. La chiamavo ma non rispondeva. Rispose a mia moglie quando torno' di sera. La stendemmo su un cuscino sopra una sedia e lì rimase immobile tre giorni. Il terzo giorno resuscito' semplicemente balzando a terra d'improvviso e andando alla ciotola del cibo. Qualche settimana dopo partorì una nidiata intera di mici tutti vivi. Un miracolo di Mohamed?

  2. Guido

    Articolo divertente e intrigante! Grazie Daniela!

  3. Daniela

    Dopo avere letto il libro dal quale sono tratte le pillole di storia, Albertone, niente di ciò che ha a che fare con i gatti riesce a stupirmi.

    Pensa che sono documentati molti casi di gatti che hanno riportato ferite non gravi dopo cadute dal trentesimo piano di un grattacielo. Sembra addirittura, che la gravità delle conseguenze delle cadute aumenti fino al settimo/ottavo piano, dopodiché si riduca. La spiegazione di questo apparente paradosso sembra risiedere nella capacità del gatto di usare il corpo come paracadute, non appena l'altezza della caduta lo consenta.

  4. Daniela

    Grazie a te, Guido, per l'interesse.

    A dire il vero ci sarebbe altro materiale interessante su cui lavorare per continuare la serie dedicata ai nostri a-mici volanti. Il titolo del prossimo articolo potrebbe essere "Storie di gatti, di pendoli e di altre cose strane" e dovrei riuscire a spiegare, entrando a zampa tesa nella topologia, che il pendolo di Foucault, la luce polarizzata, i parcheggi a S e i felini che cadono sempre in piedi sono tutte manifestazioni fisiche della "fase geometrica". Spero di riuscire, prima o poi, a trovare il tempo per capire di cosa si tratta e di riuscire a raccontarlo.

  5. Frank

    Dani non riesco a ricordare quale articolo analizzava la caduta del gatto ne su quale rivista fosse pubblicato ma ricordo bene la conclusione ed è legata alla variabile tempo cioè il gatto necessita di un certo tempo per coordinarsi e allinearsi in modo da cadere sulle zampe e se questo è superiore al tempo di caduta rischia di farsi male quanto noi bipedi. L'articolo era corredato da una statistica ricavata dai dati forniti da veterinari dove si evinceva chiaramente che con modeste altezze (1/1,5 m se non ricordo male) anche i gatti possono farsi male sul serio. Su youtube vi sono parecchi video di gatti che cadono dal tipico mobile casalingo e spesso si vede che atterrano in malo modo, non riesco a capire cosa si trovi di divertente nel vedere questi simpatici felini farsi male..............

  6. Daniela

    Sì, certo, se il gatto non ha il tempo di girarsi, vince sempre Newton su Maometto. Nel libro che cito, ho letto che ce la fa anche cadendo da altezze inferiori ad un metro, ma è difficile su questo punto avere dati estremamente precisi.

    Riguardo alle cadute dai grattacieli, pare che il minor numero di lesioni sia imputabile alla capacità del gatto di rilassarsi: a quanto pare, dopo un certo tempo che "vola", il micio inizia ad apprezzare quel nuovo gioco e rilassa gli arti (che, infatti, non si fratturano), distribuendo così le conseguenze dell'urto su tutto il corpo.

    Per fortuna nessun ricercatore ha mai pensato di buttare gatti dai grattacieli per effettuare una sperimentazione di stampo galileiano, quindi questi dati si basano su casi documentati da veterinari che, tuttavia, appaiono coerenti e concordanti.

    Questo il risultato di una ricerca svolta nel 1987 su 132 gatti curati dopo un volo in caduta libera: il 10% di essi sono caduti da piani compresi tra il 9° e il 32° e non hanno riportato fratture ossee (il dato è stato confermato da un'altra ricerca compiuta nel 2004 su 119 cadute feline).

    Degno di nota il caso di Sugar, un gatto di Boston uscito illeso da una caduta dal 19° piano perché atterrato su un mucchio di pacciame, unica zona morbida contornata da mattoni e cemento. Gran colpo di fortuna, miracolo di Maometto o capacità di controllare il volo tramite i lembi di pelle posti sotto le zampe anteriori per controllare la posizione di atterraggio? Un unico caso del genere non può consentirci di trarre conclusioni, ma sono pronta a scommettere che chi vive con i gatti, propenda per quest'ultima possibilità.

    Vero Enzone?? :wink:

     

  7. Alberto Salvagno

    Non si tratterà di seri ricercatori, ma fin da bambino ho sempre sentito raccontare la leggenda (?) che avevano provato a lanciare dal campanile di San Marco un gatto e una gallina. Quest'ultima crepo' sfracellata mentre il povero micio sopravvisse (non so in quali condizioni).

    Fatto sta che una volta le isole della Laguna erano piene di gatti e adesso sono spariti...

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