22/09/20

La doppia "natura" di Ryugu **

Le analisi dettagliate della superficie del piccolo Ryugu hanno confermato ciò che si sapeva da anni: questi oggetti non possono che essere frammenti di collisioni, probabilmente multiple.

Fa sempre piacere sapere che le ipotesi e i modelli proposti tanti anni fa abbiano avuto un riscontro diretto attraverso le immagini riprese da una missione spaziale. Questo è ciò che è capitato su Ryugu, l'asteroide visitato dalla missione Hayabusa 2.

Per anni il  DPS di Tucson, alcuni colleghi di Pisa e il sottoscritto con il suo gruppo di Torino hanno collaborato per simulare l'evoluzione collisionale degli asteroidi e i prodotti di queste collisioni. Per anni sono state spaccate e sgretolate rocce di vario tipo con urti a ipervelocità, analizzando pazientemente i frammenti. Per anni la strada che alcuni di questi hanno preso per giungere vicino alla Terra o come vere e proprie meteoriti (cadute al suolo) o oggetti del tipo NEA sono state "percorse", facendo evolvere orbite situate in diverse posizioni peculiari (risonanze con Giove). Per anni l'esistenza e le caratteristiche fisiche e dinamiche delle famiglie asteroidali ha portato alla convinzione che la maggior parte degli asteroidi non solo siano il residuo di collisioni, ma che siano anche formati da un insieme di sassi più o meno grandi tenuti insieme dall'autogravitazione (piles of rubble). Per anni si è ipotizzato che la densità degli asteroidi medio-piccoli dovesse essere molto più bassa di quella che avrebbe dovuto avere una roccia solida composta dello stesso materiale (un insieme di sassi contiene molti "buchi" e a parità di volume complessivo deve avere meno massa). Potrei riportare una serie lunghissima di articoli apparsi sulle maggiori riviste del settore, ma basterebbe andare nel "nostro" archivio per vedere descritte molte di queste "scoperte" (lasciatemele chiamare così...).

Oggi, la presenza di rocce di tipo tassonomico diverso, di tipo C (carbonacee) e tipo S (silicee) illumina i ricercatori che propongono una "scoperta" eclatante, ossia gli asteroidi hanno subito continue e frequenti collisioni e Ryugu è probabilmente nato dall'urto tra due oggetti di composizione diversa, un S e un C. La stessa densità avvalora la struttura tipo Pile of Rubble. Nella bibliografia compare un articolo che mi vede coinvolto, ma non certo di quelli fondamentali per le conclusioni  a cui oggi si è pervenuti attraverso la missione spaziale giapponese. Speriamo -e lo dico sinceramente- che i futuri risultati di Haybusa 2 siano ben più innovativi rispetto alla solita minestra riscaldata...

Media INAF, ovviamente, si adegua...

Articolo originale QUI

E' sempre un po' triste vedere come si faccia presto a dimenticare o a fingere di dimenticare... noi, però, non c'eravamo dimenticati di Carl Barks, il vero scopritore a tavolino delle Piles of Rubble!

 

QUI potrete seguire gli aggiornamenti via via disponibili sulla missione Hayabusa 2

Questo articolo è stato inserito nella pagina d'archivio dedicata alle missioni spaziali

1 commento

  1. Mario Fiori

    A volte si cercano grandi e nuove scoperte dove non ci sono o dove è da un bel pò che ci sono state ma il pubblico attuale non lo sà (eccetto la nicchia dei veri e puntuali appassionati). Ma questo caro Enzo è ormai una brutta abitudine .

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