06/04/21

Il nostro cervello decide troppo in fretta?

Il nostro cervello comprende la realtà o ne dà una visione troppo affrettata e distorta? Parliamone...

Il titolo sembra considerare il nostro cervello come un bimbo che si senta sicuro di ciò che ha imparato e che abbia fretta di metterlo in atto, rischiando clamorosi errori.  Un confronto assurdo? Forse non tanto... e ce lo dice l'apofenia. I suoi risvolti sono estremamente interessanti soprattutto in campo medico, ma appartengono anche alla vita di tutti i giorni e potrebbero influenzare pesantemente le idee più innovative su cosa sia veramente la realtà. In altre parole, la stessa Meccanica Quantistica. Forse ha ragione la religione buddista... ma cerchiamo di andare con ordine.

Il termine, che deriva dal greco e ha il significato di "apparire, far diventare", è stato coniato nel 1958 da Klaus Konrad, che la definì come una "immotivata visione di connessioni" accompagnata da una "anormale significatività".

L’apofenia è un fenomeno che, in dati casuali o senza alcun senso, ti consente di riconoscere schemi ordinati o connessioni. In altre parole, è una tendenza istintiva e automatica a ricondurre a forme ordinate e "familiari", immagini senza alcun vero ordine reale.  In qualche modo è una semplice "illusione", legata a errori interpretativi, attraverso i quali il nostro cervello percepisce immagini (ma anche suoni) e le trasforma in conclusioni troppo avventate o del tutto errate.

Si considera spesso un fenomeno collegato a forme di psicosi, legate a patologie neurologiche. Un esempio ben conosciuto è quello di mostrare al paziente figure più o meno geometriche e chiedere che cosa vede in quell'immagine. La figura che segue mostra un classico di questo genere.

Tuttavia, il fenomeno si applica molto facilmente anche a tutte le persone "normali", in modo più o meno evidente a seconda delle capacità di ragionamento. Spesso, però, il cervello decide in modo improvviso e autonomo. Rimanendo in campo astronomico, l'immagine che segue ha sicuramente colpito più di una persona e ha lascito molti nel dubbio...

Chi non ha riconosciuto la "sfinge" marziana? Il comune buon senso ha cercato di riportare la visione verso una corretta interpretazione, ma molti sono rimasti convinti di vedere una vera costruzione aliena. Una interpretazione che ha superato la soggettività e che si è trasformata in una conclusione oggettiva. Come diceva  M. R. Endsley: "Spesso vediamo ciò che ci aspettiamo di vedere, interpretando il mondo attraverso la nostra lente personale. Siamo tutti straordinariamente esposti alla trappola dell'apofenia... ".

Vediamone altri esempi, che, quanto meno, ci fanno pensare alla scimmietta che battendo su una macchina da scrivere riproduca l'intera Divina Commedia. Una probabilità quasi insignificante, ma che deve essere accettata, anche se con grande difficoltà. Guardiamo queste due nuvole o poi pensiamo, soprattutto nel secondo caso, a quale complessa situazione fisica possa aver portato a una somiglianza così accentuata:

Eh sì... spesso è molto difficile accettare come "caso fortuito" ciò che il nostro cervello ha velocemente ispezionato e concretizzato. Non per niente, questo tipo di fenomeno è stato spesso collegato al paranormale.

Tuttavia, questa è la realtà dei fatti e dobbiamo accettarli: poche linee fanno subito pensare a cose di normale realtà, spesso e volentieri collegate al volto umano o a forme animali comuni, come negli esempi che seguono:

 

 

Ma bastano, a volte, poche linee geometriche per fare scattare la molla...

Poche linee geometriche... Facciamo un passo in più e cominciamo perfino a perdere la capacità di capire esattamente i meccanismi che hanno portato a certe impressioni  (ben diverse dalle illusioni ottiche che hanno normalmente una chiara spiegazione logica). In particolare, le immagini acquistano perfino un "movimento":

Per tanti sforzi che si facciano (meglio guardarla da una certa distanza), la parte centrale dell'immagine si muove e la spiegazione è ancora molto aleatoria. Niente da fare, il nostro cervello arriva a conclusioni sicuramente affrettate  e decisamente oggettive.

Fatemi allora entrare di più nel mondo della realtà fisica... Tutto ciò che dirò è, ovviamente esasperato e ha un intento provocatorio nelle sue personalissime conclusioni. Uno stimolo per una discussione e per volare con il pensiero.

Einstein ci ha detto e dimostrato che tempo e spazio sono relativi e quindi tali sono anche i movimenti (perfino Galileo e Giordano Bruno lo avevano stabilito). Ma... esistono davvero i movimenti nella realtà che crediamo di avere spiegato perfettamente con leggi fisiche ineccepibili. Non è che possano essere veramente fenomeni costruiti in modo soggettivo (ma anche oggettivo) dal nostro cervello. A questo punto, la realtà stessa viene messa in discussione e ci riallaccia alla Meccanica Quantistica...

Al di là di tante formule ed esperimenti, siamo costretti a dire, anche se con parole più o meno complicate, che la realtà esiste solo se la osserviamo e la stessa osservazione ne cambia lo stato. Risuonano le parole di critica (o quantomeno di dubbio) di Einstein: "La meccanica quantistica fornisce una descrizione incompleta dello stato reale della situazione".

Sicuramente aveva una visione classica, ma resta il fatto che la Meccanica Quantistica pone seri dubbi su cosa sia realmente la... realtà. E' quella che osserviamo e, come tale, soggetta a fenomeni simili all'apofenia? Esiste una realtà veramente oggettiva o è tutta filtrata attraverso la smania di concludere del nostro cervello e, anche, delle sue manipolazioni involontarie?

Consideriamo la semplice figura che segue, una struttura in cui si evidenziano ben 5 triangoli, oltre che a vari rombi e trapezi: il tutto è stato ottenuto attraverso 9 bastoncini.

A questo punto, eliminiamo 3 bastoncini , eliminando in tal modo ben 3 triangoli e molte  altre figure che avevamo accettato come realtà assoluta.

La domanda è: "Dove sono finite queste figure?"

Una risposta proviene proprio da un monaco buddista: "In realtà, non esiste alcun triangolo, ma solo una particolare immagine che varia al variare della situazione e delle circostanze in cui la figura è inserita. Basta poco per trasformare completamente ciò che sembrava assodato. Noi stessi potremmo non esistere se venissimo portati in una altra situazione, come ad esempio nel vuoto assoluto. Se si escludono le condizioni al contorno parole come io, tu, le cose, i movimenti, perdono di significato, diventano una mera illusione". In poche parole, tutta la realtà ha un valore effimero, discontinuo, forse inesistente...

Che sia una rivoluzione ancora più rivoluzionaria della Meccanica Quantistica?

Forse che la teoria del tutto si trasformerà nella teoria del niente?

4 commenti

  1. Mario Fiori

    Giustissime riflessioni caro Enzo, come ci dhiediamo se il tempo esiste ci dobbiamo chiedere se esiste quella che chiamiamo realtà e cosa è veramente reale. E' veramente un rompicapo che probabilmente, come si è sempre detto , è molto più semplice e interessante di ciò che pensiamo....il pensiero altro mistero che influisce ( o forse determina) sulla realtà.-

  2. giustissimo Mariolino!

  3. Fiorentino Bevilacqua

    Un piccolissimo appunto: mi sembra che noi si stia parlando del cervello delle sue potenzialità e dei suoi limiti, quasi come se esso fosse stato CREATO e, per di più in maniera perfetta, come solo un demiurgo può fare.

    Il cervello, come gli arti, il fegato etc, è frutto di un lungo processo evolutivo che, partendo da certe basi, da certi precedenti, con determinate spinte e una buona dose di casualità, è arrivato dove è arrivato...

    Mi pare che i neurobiologi (penso a Vallortigara) non considerino tanto "immotivate" le connessioni che esso riesce a stabilire anche fra cose che connesse non sono (magari questo è anche alla base del processo di ideazione, della fantasia etc). Noi e i nostri antenati, eravamo prede affamate: meglio commettere l'errore, l'apofenia, di prendere per predatore un insieme di linee, dovute a oggetti fisicamente fra loro non connessi, e farne un tutt'uno che ricorda il predatore e darsela a gambe, piuttosto che sottovalutare la somiglianza e correre il rischio di finire dritti nella bocca di predatore... Idem per le nostre eventuali prede e i frutti di cui ci cibavamo etc: in questo caso, meglio avvicinarci per andare a verificare se, per caso, ciò che sembrava un succulento pasto, non lo fosse veramente che correre il rischio di lasciare indietro un bel mucchio di calorie e materiali "da costruzione".

    Che l'apofenia sia stata usata per spiegare il paranormale, ci sta: può essere, può spiegare visoni di volti e figure mistico-religiose; ma non può essere chiamata in causa per tutto...

    Buono il "normale" tra virgolette: Franco Basaglia diceva che, "visto da vicino, nessuno è normale".

     

    Mi scuso per la "telegraficità" del commento (che pure è abbastanza lungo)

     

     

     

  4. grazie del commento Fiore!

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