14/05/22

Un'altra storica "foto"

Questo articolo è inserito in Buchi Neri

 

Eccola finalmente, la "foto" del nostro padrone di casa!

Parliamo di Sagittarius A*, ovvero il buco nero supermassiccio presente al centro della Via Lattea la cui esistenza, grazie proprio a questa immagine, possiamo considerare finalmente dimostrata (non che avessimo grossi dubbi, tuttavia, fino ad ora, potevamo essere certi solo della presenza di un oggetto estremamente massiccio e invisibile ai nostri telescopi, grazie allo studio delle orbite delle stelle amanti della vita spericolata che gli "gironzolano" intorno).

Sagittarius A* (Fonte EHT - ESO)

Però però... no, non è una foto, anche se è così che la stanno presentando in molti, bensì il frutto dell'elaborazione digitale di montagne di dati raccolti cinque anni fa da EHT[*], una rete di radiotelescopi grande quanto la Terra (di cui fa orgogliosamente parte anche il nostro caro ALMA).

Né quella ciambella giallo-arancione è un'istantanea della materia calda che sta per essere inghiottita da Sagittarius A*

Ma allora cosa rappresenta quell'immagine?

Spiegarlo in parole semplici non è facilissimo, ma abbiamo fatto del nostro meglio nell'articolo Cosa si vede realmente nell'immagine del buco nero? scritto nel 2019 (quando è stata diffusa l'immagine del buco nero galattico M87) ed è, pertanto, a quell'articolo che vi rimandiamo per soddisfare la vostra curiosità. Vi anticipiamo solo che sentirete parlare di sfera fotonica ed ergosfera... e, se siete ancora a digiuno di certi concetti, è altamente consigliata la preventiva lettura di Destinazione buco nero. Dopodiché sarete pronti per apprezzare l'importanza scientifica di quell'immagine andando oltre l'indubitabile fascino estetico che emana da ogni suo singolo fotone!

Immagine di M87, il buco nero al centro della lontana galassia Messier 87, mille volte più grande e più massiccio di Sagittarius A*

Altro aspetto importante da apprezzare è la notevole somiglianza di Sagittarius A* con M87, nonostante le enormi differenze tra di essi:

"Abbiamo due tipi completamente diversi di galassie e due buchi neri con masse molto diverse, ma vicino al bordo questi buchi neri sembrano sorprendentemente simili", afferma Sera Markoff, copresidente dell'EHT Science Council e professore di astrofisica teorica presso l'Università di Amsterdam. "Questo ci dice che la Relatività Generale governa questi oggetti da vicino, e qualsiasi differenza che vediamo più lontano deve essere dovuta a differenze nel materiale che circonda i buchi neri".

Degno di nota anche il fatto che, contrariamente a quanto si possa pensare, è stato notevolmente più difficile elaborare l'immagine del nostro vicino di casa rispetto a quella del lontanissimo M87. Lo scienziato EHT Chi-kwan Chan, dell'Osservatorio Steward e del Dipartimento di Astronomia e del Data Science Institute dell'Università dell'Arizona spiega: "Il gas in prossimità dei buchi neri si muove alla stessa velocità - quasi quella della luce - sia attorno a Sgr A* che a M87*. Ma se il gas impiega giorni o settimane per orbitare attorno al più grande M87*, nel molto più piccolo Sgr A* completa un'orbita in pochi minuti. Ciò significa che la luminosità e lo schema del gas intorno a Sgr A* stava cambiando rapidamente mentre la Collaborazione EHT lo osservava, un po' come cercare di fare un'immagine nitida di un cucciolo che si insegue rapidamente la coda".

"Siamo rimasti sbalorditi dal modo in cui le dimensioni dell'anello concordano con le previsioni della teoria della relatività generale di Einstein", ha affermato lo scienziato del progetto EHT Geoffrey Bower dell'Istituto di astronomia e astrofisica, Academia Sinica, Taipei. "Queste osservazioni senza precedenti hanno notevolmente migliorato la nostra comprensione di ciò che accade al centro della nostra galassia e offrono nuove intuizioni su come questi buchi neri giganti interagiscono con l'ambiente circostante".

 

[*] I singoli telescopi coinvolti nell'EHT nell'aprile 2017, quando sono state condotte le osservazioni, erano: l'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), l'Atacama Pathfinder EXperiment (APEX), l'IRAM 30-meter Telescope, il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT), Large Millimeter Telescope Alfonso Serrano (LMT), Submillimeter Array (SMA), UArizona Submillimeter Telescope (SMT), South Pole Telescope (SPT). Da allora, l'EHT ha aggiunto alla sua rete il Greenland Telescope (GLT), il NOrthern Extended Millimeter Array (NOEMA) e l'UArizona 12-meter Telescope su Kitt Peak.

 

Articolo originale QUI

 

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