16/06/17

Gli anelli nel sistema solare (3): NETTUNO (e RHEA) *

Per una trattazione più ampia di tutti i corpi del Sistema Solare che presentano anelli, si consiglia di leggere QUESTO APPROFONDIMENTO, nel quale è stato inserito anche l'articolo che segue

 

Concludiamo la nostra carrellata sugli anelli del Sistema Solare con quelli di Nettuno. Saltiamo quelli di Saturno dato che sono già stati ampiamente trattati, ma ci soffermiamo su un suo satellite molto particolare. Facciamo quindi un breve confronto tra i vari sistemi e terminiamo con i “nostri” anelli, sicuramente non naturali, ma ben più pericolosi.

Dopo la scoperta degli anelli di Urano attraverso un’occultazione stellare, negli anni '80 si cercò di ottenere lo stesso risultato anche per Nettuno, ma senza risultati altrettanto decisivi. Una delle più significative evidenze di “qualcosa” attorno a Nettuno si ebbe nel 1983, ma strutture parziali vennero identificate anche negli anni successivi. L’idea generale fu che esistessero soltanto degli archi di polvere e non veri e propri anelli. Ancora una volta fu il Voyager 2 nel 1989 a risolvere la questione in modo molto democratico: esisteva un sistema di sottili anelli, ma anche gli archi ipotizzati da Terra. A tutt’oggi se ne conoscono cinque e il più esterno tra questi, chiamato Adams, è caratterizzato da zone più dense e stabili. Questi archi hanno preso il nome di Fraternité, Liberté ed Egalité, per volontà degli scopritori francesi durante le occultazioni del 1984 e 1985. In seguito furono aggiunti Egalité 2 e Courage. La sopravvivenza di queste strane strutture rimane ancora un mistero, anche se si pensa che siano mantenute da una strana e complicata risonanza rotazionale con il satellite Galatea.

I tre principali archi dell’anello Adams (a destra nella figura)
Figura 1 - I tre principali archi dell’anello Adams

Gli anelli di Nettuno assomigliano a quelli di Giove per composizione, in quanto formati essenzialmente dalla polvere creata dagli urti delle meteoriti che cadono sui satelliti, ma almeno tre di loro sono piuttosto sottili. Dall’interno all’esterno i loro nomi sono: Galle, Le Verrier, Lassell, Arago e il già menzionato Adams.

Figura 2 - Una delle migliori immagini ottenute, ma la visibilità di alcuni anelli è veramente scarsa.
Figura 2 - Una delle migliori immagini ottenute, ma la visibilità di alcuni anelli è veramente scarsa.

Gli anelli sono formati e confinati in modo più o meno complicato da quattro satelliti che si trovano vicini tra di loro (Naiad, Thalassa, Despina e Galatea) e da uno esterno (Larissa). Vedi Fig. 3.

Figura 3
Figura 3

A questo punto potremmo avere finito, avendo escluso volontariamente Saturno. Ed invece dobbiamo tornare proprio nelle vicinanze di quest’ultimo per trovare un altro sistema di anelli. Più esattamente ci accosteremo al satellite Rhea, il più grande dopo Titano con i suoi 1500 km di diametro. La sonda Cassini (sempre lei) stava effettuando un esperimento con lo strumento MIMI (Magnetosphere Imaging Instrument) il 26 dicembre 2006 per misurare l’interazione di una possibile tenue atmosfera del satellite con la magnetosfera di Saturno. Ed invece di gas ha rivelato un disco di pezzi di roccia e ghiaccio (grandi fino a parecchi centimetri) giacente sul piano equatoriale del satellite. Non solo, ma all’interno di questo disco si sono notate tre chiare strutture ad anello.

Figura 4 - Prima e dopo il passaggio di Rhea davanti alla strumentazione MIMI per la misurazione di ioni energetici collegati alla magnetosfera di Saturno si sono notate tre chiare cadute di segnale, indicanti tre anelli composti da blocchi solidi grandi fino a qualche decina di centimetri.
Figura 4 - Prima e dopo il passaggio di Rhea davanti alla strumentazione MIMI per la misurazione di ioni energetici collegati alla magnetosfera di Saturno si sono notate tre chiare cadute di segnale, indicanti tre anelli composti da blocchi solidi grandi fino a qualche decina di centimetri.

La loro origine potrebbe essere collegata ad un impatto su Rhea che avrebbe espulso frammenti o alla distruzione di piccolo oggetto già in orbita attorno al satellite. Non tutti sono ancora pienamente convinti di questa scoperta, ma le osservazioni sembrano non lasciare dubbi. Lo stesso non potrebbe capitare a Dione e Tethys, troppo vicini a Saturno, e nemmeno a Titano per colpa dell’attrito causato dalla sua atmosfera.

Facciamo adesso un po’ di ripasso generale, attraverso uno schema dei quattro sistemi di anelli visti dall’alto (o dal basso…) e lateralmente

Figura 5
Figura 5

Come si vede molto bene in fig. 5, quasi tutti gli anelli sono compresi entro il limite di Roche del pianeta, ossia quella distanza dove la forza mareale supera la forza di coesione della materia, fermo restando che si sgretola solo tutto ciò che non sia “troppo” piccolo.

Per finire un accenno all’ultimo sistema di anelli, gli unici (per il momento) non naturali

Figura 6 - Gli "anelli" della Terra
Figura 6 - Gli "anelli" della Terra

Direi che non c’è bisogno di alcun commento! Prima o poi non ci sarà più un posto tranquillo e allora addio telefonini, televisione, GPS, ecc... Ma sarà poi un gran male?

 

QUI gli altri articoli dedicati agli anelli nel sistema solare

1 commento

  1. Mario Fiori

    Interessante caro Enzo, sopratutto che un satellite (naturale) abbia anelli.

    Gli...anelli della Terra mi preoccupano veramente. Ogni tanto vi sono progetti di ripulitura anche fattibili tecnologicamente, ma il solito "dio" denaro incombe...

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