23/08/20

Finalmente un telescopio "femminile" *

Un nuovo telescopio spaziale, capace di scoprire centinaia di pianeti vagabondi, è stato dedicato a una grande astronoma, Nancy Grace Roman, che ha avuto un ruolo decisivo nella costruzione del telescopio Hubble, tanto da essere chiamata "la madre di Hubble". Essendo donna, la sua carriera è stata irta di ostacoli, ma alla fine i suoi meriti sono stati riconosciuti.

Nancy è stata la prima donna ad avere un ruolo esecutivo nella NASA, tanto da assumere il ruolo di Capo dell'Astronomia e della Fisica Solare e poi quello di Capo dell'Astronomia e della Relatività.  Nata nel 1925, ci ha lasciato nel 2018. Un lungo tempo, in cui ha dovuto lottare con le unghie e coi denti, riuscendo a sconfiggere, con la sua poliedrica attività e capacità, il solito maschilismo che sicuramente ancora esiste in campo scientifico (e non solo). La sua morte, infatti, non ha sollevato particolare interesse pur essendo, come già detto, considerata la madre di Hubble.

Poche parole sulla sua carriera...

Nel 1949 Nancy ottiene il Ph.D. all'Università di Chicago e lavora presso l'Osservatorio Yerkes per sei anni. In questo periodo dimostra che le emissioni della stella AG Draconis sono drasticamente cambiate nel tempo. La scoperta la fa conoscere a una comunità astronomica molto ampia, ma, come spesso accade, la sua carriera rimane schiacciata dal fatto di essere donna. D'altra parte, fin da piccola, la sua passione per l'astronomia è stata osteggiata da chi la circonda. In poche parole, all'Università di Chicago rimarrebbe sempre in un ruolo di subalterna. Decide di andarsene e ottiene un posto presso il Naval Research Laboratory (NRL) dal 1955 al 1959, occupandosi di radioastronomia. In particolare, si occupa ad altissimo livello degli spettri non termici e svolge anche lavori di geodesia. In breve, diventa il capo della sezione di spettroscopia delle microonde. La sua esperienza le permette anche di adattarsi facilmente all'ambiente ingegneristico che la circonda e questo segna il passo decisivo per la sua carriera.

Nancy Grace Roman, vicino al modellino in scala 1/6 dell'Hubble Telescope, al Goddard Space Flight Center della NASA.

Mentre partecipa a una conferenza, viene avvicinata da Jack Clark, "pezzo grosso" del Centro Goddard della NASA che le chiede se conosce qualcuno che può essere interessato a creare un programma spaziale per l'osservazione astronomica. Nancy lo prende come un invito e si getta anima e corpo nella nuova impresa, dando un contributo talmente notevole alla creazione di un'astronomia spaziale da diventare, prima donna, capo dell'Astronomia in ambito NASA. E' lei, in particolare, a sostenere e a fare approvare dal Congresso la realizzazione del telescopio Spaziale Hubble.

Oggi, il suo nome viene accostata a un altro telescopio spaziale che, tra le altre cose, cercherà di aprire i nostri occhi verso i pianeti solitari, che in numero incredibile vivono tra le stelle senza alcuna fissa dimora. In particolare, si potrà capire la loro formazione e se hanno abbandonato per colpa di qualche "lite" dinamica planetaria la casa di origine o se sono nati in modo del tutto indipendente da qualche mini ammasso di materia, senza alcuna pretesa di diventare stella, ma in grado, comunque, di formare una piccola famiglia di satelliti.

Questi oggetti, benché probabilmente numerosissimi (decine di miliardi o trilioni nella nostra galassia), sono estremamente difficili da scoprire, data la loro temperatura troppo bassa, tale da farli rimanere praticamente invisibili anche nell'infrarosso. Tuttavia, viene in aiuto Einstein e il suo effetto lente. Controllando attentamente e assiduamente una certa zona di cielo, anche ristretta, è prevedibile che qualche pianeta vagabondo passi prospetticamente davanti a una stella più lontana. La luminosità di quest'ultima subirà un improvviso aumento che durerà  solo poche ore o al massimo un paio di giorni. Occasioni da non perdere, dato che non solo permetterebbero la scoperta, ma, attraverso le equazioni di Einstein, anche la determinazione della massa dell'oggetto che ha causato l'accensione temporanea della stella. Si pensa di potere rilevare oggetti della grandezza di Marte (per saperne di più sul MICROLENSING potete andare QUI ; per un'analisi più ampia dell'effetto lente potete andare QUI).

Il telescopio Roman avrà uno specchio di 2.4 metri di diametro, come quello di Hubble, ma con un campo 100 volte più ampio. Il suo contributo sarà essenziale anche per l'immagine diretta di esopianeti e di svariata astronomia infrarossa. Dovrebbe essere lanciato a metà del corrente decennio.

Articolo originale QUI

 

QUI il sito ufficiale del Telescopio Roman

NEWS del 28/2/2022 - Vediamo come il potente coronagrafo del Telescopio Roman ci permetterà di scoprire pianeti vagabondi

 

3 commenti

  1. ALESSANDRO

    Ciao Enzo.. scusa la domanda  dettata dalla mia ignoranza, se il pianeta "invisibile" passa davanti  ( a quale distanza?) alla stella, perchè quest'ultima dovrebbe aumentare di luminosità?   tipo:  sono un alieno e osservo da lontano il sole.. se  marte gli passa davanti.. il sole aumenta di luminosità?  :?:

  2. Caro Ale,

    nell'effetto lente (e microlente in particolare) molti parametri giocano un ruolo fondamentale per rendere visibile la dispersione della luce causata dal campo gravitazionale del pianeta o stella che sia: innanzitutto la distanza tra di loro e la  piccolezza della sorgente. Altrimenti chi domina il tutto è proprio il contrario, ossia una vera e propria eclissi, sia parziale che totale. Ciò fa anche sì che la dispersione della luce venga concentrata in un angolo estremamente piccolo, visibile con tecniche adatte allo scopo. In altre parole, il pianeta occulta la stella lontana (eclissi), ma la luce che filtra dai suoi bordi riesce a concentrarsi in un "dischetto" così piccolo che la luminosità totale la fa risplendere più di quanto non lo fosse senza occultazione. L'effetto lente enisteniano supera di gran lunga la scomparsa della stella per occultazione.

  3. ALESSANDRO

    ah ok.. grazie Enzo, chiarito il dubbio! :-D

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