01/10/20

A volte il vento solare non basta *

Questo articolo è stato inserito nella sezione dell'archivio dedicata al clima e al riscaldamento globale, nella quale troverete una selezione di articoli sull'argomento e le motivazioni della nostra impostazione critica a riguardo.

 

Abbiamo parlato da poco di quanto sia utile il Sole per tenere a bada i raggi cosmici e di quanto sia auspicabile una sua vivace attività (QUI).  Ma a volte potrebbe non bastare...

Ormai è cosa largamente accettata che i raggi cosmici, oltre che ad essere pericolosi per la strumentazione tecnologia elettronica d'avanguardia, possano anche essere deleteri per la nostra stessa salute. Non per niente, in questo momento di "stanca" solare i viaggi spaziali umani restano nel cassetto (checché se ne dica). E' ormai anche provato, con poca incertezza se non da parte degli scienziati mediatici, che i raggi cosmici contribuiscano sensibilmente alla formazione di nubi e quindi siano causa fondamentale di drastici cambiamenti climatici.

Legando attività solare e aumento di raggi cosmici ne deriva una conseguente diminuzione delle temperature terrestri come il minimo di Maunder e quello di Dalton insegnano. Tuttavia, a volte l'attività solare -e quindi la potenza del suo "vento"- non bastano a proteggerci dai raggi cosmici. Pensiamo, infatti, all'eventualità che la sorgente di raggi cosmici sia decisamente vicina a noi, come, ad esempio, una stella che esploda come supernova.

Non dimentichiamoci che Betelgeuse, ormai prossima allo scoppio finale, ci abbia non poco spaventato di recente (fortunatamente era solo un falso allarme). Resta, però, il fatto che non è sempre stato così e il Sole si è trovato, in passato, vicino a qualche stella che è esplosa senza badare alla sua distanza dalla nostra pacifica stella. Come poterlo sapere? Beh... quando una stella gigante esplode, oltre che ai deleteri raggi cosmici, inonda le vicinanze con gli elementi pesanti che ha costruito nella sua vita, soprattutto di quelli pesanti come il ferro e il manganese. Tuttavia, quelli che vengono regalati da questo tipo di esplosione sono isotopi molto particolari che si differenziano da quelli "terrestri".

Basterebbe allora andare a studiare i sedimenti marini e fermarsi a studiare quelli che hanno una certa quantità di isotopi "alieni". Non solo, però... a causa della vita media di questi isotopi è anche possibile stabilire la loro quantità iniziale, conoscendo l'età dei sedimenti. Utilizzando proprio questo metodo, con tecnologie sempre più sofisticate, è stato possibile ipotizzare con buona sicurezza che circa 2.5 milioni di anni fa una supernova, dovuta a una stella tra le 10 e le 25 masse solari, ha avuto la sfrontatezza di esplodere molto vicino al Sole, inondando la Terra non solo di manganese, ma anche di raggi cosmici in maniera tale che il povero Sole non ha potuto fare un granché. Particolarmente interessante è il fatto che proprio circa 2.5 milioni di anni fa è iniziato il periodo del Pleistocene, quello che ha dato il via alle grandi ere glaciali.

Uno più uno sembra proprio fare due. Tanti raggi cosmici, tante nuvole e tanto freddo... Se poi il Sole fosse anche addormentato nel momento critico... fatti nostri!

Ti preghiamo Betelgeuse... stai ancora tranquilla (anche se sei abbastanza lontana... non si sa mai). In fondo, in fondo... il caldo di questo periodo (checché se ne dica) fa ancora parecchio piacere, tant'è che -Covid permettendo- gli abitanti dei paesi nordici vengono ancora a cercare il caldo estivo nelle zone dove il Sole è più alto nel cielo e si guardano bene dallo stendersi su un asciugamano sul "pochissimo" ghiaccio rimasto in Groenlandia.

Articolo originale QUI

 

Grazie allo studio degli isotopi "alieni" presenti nei microfossili oceanici, è stato anche possibile ricostruire il lungo viaggio del Sole all'interno della Via Lattea. Ne abbiamo parlato QUI

QUI, invece, parliamo del "mistero" del plutonio che ci si aspettava di trovare nei fondali oceanici e invece non c'è!

2 commenti

  1. michele celenza

    Scusa Vincenzo volevo chiederti se la variazione del clima ha effetti determinati dovuti al moto di precessione dell'asse terrestre.

    Poiché ho letto che il periodo del moto di precessione è di 25765 anni in un semiperiodo l'asse terrestre dovrebbe essere più/meno  perpendicolare rispetto ai raggi solari da cui dovrebbe scaturire un maggiore/minore irraggiamento della superfice terrestre.

    Attualmente in che fase siamo?

  2. Attualmente, ciò che conta è la distanza perielica che è minima durante l’estate dell’emisfero australe, quella afelica durante l’inverno. Siamo in una fase del ciclo di Milankovitch che deve tener conto delle tre cause di cambiamento: eccentricità orbitale, precessione, cambiamento dell'inclinazione asse polare-asse dell'eclittica. Durante la precessione cambiano le zone più o meno raggiunte verticalmente dal Sole, ma devono essere legate alla posizione in cui si trova il Sole in quel periodo.

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