19/12/23

UNA SCOPERTA CASUALE *

Quanto la casualità ha influito sul percorso della conoscenza umana? Quante volte ci si è imbattuti in fenomeni imprevisti mentre si tentava di indagare tutt’altro?

Forse più di quanto indicherebbe una prima speditiva valutazione e forse si potrebbe ipotizzare che simili occorrenze saranno più frequenti in futuro, considerato che è soprattutto la ricerca sperimentale a produrre accidentali scoperte e che gli strumenti d’indagine e di elaborazione del dato si stanno facendo e si faranno ancora più raffinati e potenti.

La fantomatica “materia oscura” da qualche anno sta richiamando risorse di entità non trascurabile a scapito di altri filoni di ricerca in ambito cosmologico, i risultati per ora restano interlocutori e tutto sommato piuttosto deludenti per chi sta dedicando le proprie forze alla ritrosa forma di ipotizzata materia mentre, per ironia della sorte, di tanto in tanto fa capolino qualche inattesa novità relativa ad un’altra nicchia di ricerca.

E’ il caso della scoperta di un esteso festone di stelle dipanato nello spazio tra le galassie dell’ammasso Abell 1656 (Coma Cluster o Ammasso della Chioma), distante circa 321 milioni di anni luce dalla Terra e comprensivo di oltre 1000 elementi.

La scoperta (pubblicata su Astronomy & Astrophysics nel novembre 20231) è sopraggiunta casualmente analizzando le riprese dedicate alla rilevazione delle stelle costituenti gli aloni delle galassie dell’ammasso nell’ambito di un programma di ricerca rivolto a indagare il campo di potenziale gravitazionale in cui si trovano gli aloni per ottenere informazioni ad eventuale supporto dell’ipotesi “materia oscura” (HERON Coma Cluster Project).

Le riprese che hanno evidenziato la nuova grande struttura intergalattica (figg. 1a e 1b) sono state inizialmente effettuate nel 2019 e 2020 con un telescopio di 0.7 m di diametro, particolarmente efficace nell’osservazione di oggetti diffusi e con luminosità molto bassa, quali sono appunto gli aloni galattici. Successivamente il dato è stato confermato utilizzando il telescopio Herschel da 4,2 m di diametro, situato presso l’osservatorio Roque de los Muchachos, sull'isola di La Palma alle Canarie.

Fig. 1a. Porzione periferica dell’ammasso Abell 1656 in cui è stato rilevato il filamento stellare intergalattico. Nell’immagine, ottenuta con il telescopio Herschel, la nuova struttura è rappresentata dalla sottile banda diagonale in grigio scuro visibile nel settore centrale. Fonte: Roman J., Rich R. M., et al. 2023. Astronomy & Astrophysics.1
Fig. 1b. Ingrandimento dell’immagine precedente centrato sul filamento stellare. Si noti la scarsissima luminosità dell’oggetto, di poco superiore al disturbo di fondo.

La struttura, sulla cui origine al momento non ci sono ipotesi vere e proprie, è notevole per diversi aspetti:

  • ha una morfologia molto ben definita, estremamente sottile ed allungata;
  • ha una luminosità estremamente bassa (fig. 2);
  • si trova all’interno dell’ammasso, a circa 2.6 anni luce dal centro;
  • si sviluppa per una lunghezza di ben 510 kpc (circa 15 volte il raggio della Via Lattea);
  • ha una massa stellare totale stimata nell’intervallo 60-76 milioni di masse solari;
  • non mostra alcun legame gravitazionale con le galassie circostanti e non sembra essere presente alcun residuo di galassia o di alone galattico da cui possa essersi differenziata.

Non è chiaro come un oggetto così diafano ed esile ma al tempo stesso così esteso possa essersi conservato nella forma osservata pur essendo immerso in un campo gravitazionale come quello che tiene vincolate le 1000 e più galassie di Abell 1656.

Fig. 2. Immagine in falsi colori (elaborata dai dati ottenuti con il William Herschel Telescope) del filamento stellare. I colori sono stati assegnati in funzione della luminosità secondo la scala cromatica riportata in alto. Estratto da Roman J., Rich R. M., et al. 2023. Astronomy & Astrophysics.1

Al di là delle ipotesi che chiamano in causa ipotetici modelli di universo “a materia oscura fredda”, la scoperta della nuova struttura in un settore celeste già da tempo molto ben indagato può esser letta come la testimonianza della estrema parzialità delle attuali conoscenze astronomiche. Pur con il dispiegamento di strumenti altamente sofisticati e con l’utilizzo di elaborazioni molto più raffinate rispetto a quanto è stato possibile nel recente passato, le sorprese continuano a manifestarsi anche senza scomodare remoti oggetti agli estremi lembi dell’universo.

 

Riferimenti bibliografici

1 - https://www.aanda.org/articles/aa/full_html/2023/11/aa46780-23/aa46780-23.html

 

 

3 commenti

  1. Guido

    Aggiungo una riflessione personale: il nostro livello di conoscenza dell'universo sembra troppo scarso per sentirci autorizzati a fare a meno del "rasoio d'Ockham" e introdurre "enti" ipotetici in un sistema naturale a giustificazione di quanto attualmente sfugge (o sembra sfuggire) al nostro modello fisico del sistema stesso.

  2. Alberto Salvagno

    Dalle immagini non non si capisce che si tratta di un festone di stelle. A un ingenuo come me sembra piuttosto una nuvola di polvere.

  3. Guido

    E' verissimo, infatti gli stessi scopritori hanno a lungo e attentamente indagato prima di arrivare alla conclusione che dovrebbe trattarsi proprio di stelle. La pubblicazione specifica che la bassa densità stellare e la notevole distanza rendono così poco luminoso il filamento da essere a malapena rilevabile pur con i potenti strumenti utilizzati.

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