18/03/17

UNO, NESSUNO, CENTOMILA PIANETI. 2: Il nono pianeta distrugge le coppie? **

Come promesso nella prima parte dell'articolo, ora vi parlerò di qualcosa di più... serio: è ora di tornare a parlare del nono “pianeta” (in base alla vecchia classificazione… che spero non sia cambiata). Un lavoro di estrema attenzione e dedizione, che ha permesso di portare un piccolo tassello in più per confermare la sua esistenza. Al di là di questo scopo ancora un po’ aleatorio e controverso, resta una ricerca di quelle vere e impegnative.

Riuscire a osservare oggetti trans nettuniani di tipo estremo (ossia con orbite decisamente lontane) è un lavoro molto difficile. Essi sono debolissimi e, inoltre, il loro moto è estremamente lento, tale da renderli difficilmente individuabili rispetto alle stelle fisse (o quasi). Eppure, un po’ alla volta ci si riesce, anche senza l’ausilio dei più grandi telescopi. Non solo, però. Alcuni ricercatori spagnoli sono riusciti a localizzarne due e a ricavare il loro spettro nel visibile, una vera e propria carta d’identità della loro composizione.

Questi due oggetti al limite del Sistema Solare conosciuto si chiamano, per adesso, 2004 VN112  e 2013 RF98 e sembrano proprio corpi alieni… Essi fanno parte della ristretta cerchia degli ETNO (Extreme Trans Neptunian Objects), oggetti con semiasse maggiore superiore alle 150 Unità Astronomiche (pensiamo che Plutone ne dista solo una quarantina…) e ad alta eccentricità. Ad oggi se ne conoscono solo 21 e sette di questi hanno fatto sorgere, a causa delle anomalie delle loro orbite, l’idea che esista un nono pianeta di circa venti masse terrestri, a distanze ancora maggiori, dell’ordine delle 600 - 700 UA. Su di esso si sono fatte molte speculazioni teoriche di tipo dinamico e sebbene sia quasi impossibile da localizzare con i mezzi attuali, la sua presenza non si può certo escludere.

Rappresentazione schematica delle orbite di sei dei sette ETNO, usati per proporre l’ipotesi del “nono pianeta”. La curva tratteggiata rossa mostra la possibile orbita del gigante. Fonte: Wikipedia.
Rappresentazione schematica delle orbite di sei dei sette ETNO, usati per proporre l’ipotesi del “nono pianeta”. La curva tratteggiata rossa mostra la possibile orbita del gigante. Fonte: Wikipedia.

I due ETNO, scopo della ricerca, sono particolarmente importanti, dato che hanno orbite estremamente simili, compreso il loro piano orbitale. Non è strano, quindi che si sia pensato a una origine comune, in qualche modo “distrutta” da un avvicinamento piuttosto stretto con un grande perturbatore. Magari proprio l’ipotetico nono pianeta.

I ricercatori si sono messi al lavoro e, innanzitutto, con grande fatica, hanno identificato i due oggetti tra le stelle e hanno, di conseguenza, migliorato l’orbita di uno dei due (abbastanza lontano dal punto previsto). Poi sono passati a un’azione veramente disperata: cercare di vedere se avevano anche caratteristiche composizionali simili. Non è del tutto ovvio, anzi… D’altra parte Plutone ci ha insegnato che le diversità superficiali possono essere tante e variegate. L’unica cosa che si poteva fare era di ottenerne uno spettro, almeno nel visibile, dato che l’infrarosso è ancora fuori portata.

Ci sono riusciti e ciò che hanno ottenuto conferma in pieno una probabile origine comune. I loro spettri, che inseriamo qui di seguito, sembrano un qualcosa di poco importante e, invece, la pendenza di quella curva zigzagante la dice lunga sulla composizione.

A sinistra la sequenza di 4 posizioni , in notti consecutive, di 2013 RF98. A destra, gli spettri nel visibile dei due oggetti. Particolarmente importante è la linea rossa che identifica il gradiente e che è estremamente simile. Fonte: Julia de León (IAC).
A sinistra la sequenza di 4 posizioni, in notti consecutive, di 2013 RF98. A destra, gli spettri nel visibile dei due oggetti. Particolarmente importante è la linea rossa che identifica il gradiente e che è estremamente simile. Fonte: Julia de León (IAC).

Scusate, ma ritengo questo risultato quasi commovente. Mi ricorda le nostre osservazioni spettroscopiche dei membri della famiglia di Eos (meno difficili da ottenere), inseriti in una risonanza che li stava portando lontano da casa, e l’emozione di aver visto che il loro “strano” passaporto era proprio simile a quello dell’ormai lontano capo famiglia (Eos), in una zona dove questo tipo di spettro era del tutto inaspettato. Un bel lavoro di equipe dinamico-osservativo che ci era valso la pagina di copertina di Icarus (e dico poco…). Grande ammirazione per questi ricercatori, quindi, al di là della validità finale dell'ipotesi riguardante il nono pianeta.

In realtà, del gruppo degli ETNO fa parte anche Sedna, il primo a essere stato scoperto, ma il suo spettro è del tutto diverso. Non è difficile arrivare alla conclusione, temporanea, dell’ottimo lavoro: i due oggetti così uguali sia dinamicamente che fisicamente avrebbero potuto far parte di un sistema binario stretto che solo una certa massa, a una certa distanza, avrebbe potuto spezzare. E, allora, via con tante simulazioni e alla fine una possibile teoria, che prima o poi si potrà e dovrà confermare: il nono pianeta sarebbe il responsabile della rottura della coppia e avrebbe agito quando essa era vicino all’afelio.

La sua massa dovrebbe aggirarsi sulle 10-20 masse terrestri e l’incontro distruttivo sarebbe avvenuto a una distanza dal Sole da 300 a 600 UA, non più tardi di una decina di milioni di anni fa.

Adesso, non resta che sperare che il nono pianeta, sentitosi veramente scoperto, decida di farsi finalmente vedere. Sarebbe una grande notizia, perché cambierebbe di molto le nostre idee sulla formazione dei pianeti giganti in un sistema planetario. Per ottenere grandi risultati, bisogna, però, lavorare anche nel piccolo e ottenere due piccoli-grandi capolavori come i due spettri mostrati precedentemente.

Parlando di questo, benché si sia ancora nel campo delle ipotesi, mi viene ancora più da ridere pensando alla voglia maniacale di classificare i numerosi e tutti importanti figli della nostra stella!

Articolo originale QUI

 

Può un semplice appassionato di astronomia contribuire alla ricerca del Pianeta Nove? Ebbene sì, si può fare!

NEWS del 11/9/2018 - Plutone potrebbe tornare ad essere considerato un pianeta

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