18/06/18

La Vera Storia di Vin-Census (20): RISOLTO IL PROBLEMA DELL'ASTRONAUTA UBRIACO

Se pensate che uno dei maggiori problemi da risolvere per le future missioni umane su Marte sia quello dell'esposizione ai raggi cosmici, vi sbagliate di grosso! Quella è solo la versione ufficiale: Vin-Census ha scoperto la verità e, forse, anche la soluzione. scherzy-2

 

 

Una grande scoperta della fisica quantistica risolve un dramma epocale che stava sconvolgendo i legislatori e gli scienziati di molte nazioni del mondo, in vista delle prime missioni umane su Marte.

E’ facile capire la tensione e la disperazione dei politici e dei tecnici spaziali che devono pianificare le future missioni sul pianeta rosso. Problemi simili erano stati facilmente risolti durante il programma Apollo che aveva portato l’uomo sulla Luna, ma essi si prospettavano ora in modo ingigantito e a prima vista irrisolvibile.

Il parametro fondamentale è ovviamente il tempo: prima si risolveva tutto in pochi giorni di viaggio, ora, per Marte, sono necessari mesi e mesi di Spazio profondo. Prima di affrontare la questione in modo dettagliato, fatemi descrivere brevemente le condizioni critiche dei viaggi spaziali e i caratteri peculiari dei cosmonauti. Un periodo troppo lungo di assenza di gravità porta sicuramente gravi problemi medici, sia per quanto riguarda la struttura ossea che la circolazione sanguigna. La ricerca moderna sembra, però, aver risolto quasi tutti questi problemi “clinici”, ma poco è riuscita a fare per quelli psicologici e caratteriali. Non tutti, infatti, hanno la forza, la determinazione e il coraggio per affrontare le forze immani dello spazio interplanetario. Quei pochi che superano tutti i test, mostrano caratteristiche psichiche fuori della norma.

Niente di tragico per l’esecuzione tecnica della missione (anzi), ma di difficile soluzione per la sopravvivenza. In generale, gli astronauti selezionati per viaggi molto lunghi hanno un forte egocentrismo, sono arroganti e autoritari e ben difficilmente si piegano alle regole impostegli dall’esterno. D’altra parte è impossibile trovare una persona docile e servizievole che sia anche in grado di sfidare senza paura i pericoli dello Spazio. In qualche modo, anche se siamo ormai nel ventunesimo secolo, i cosmonauti ricordano le mitiche figure dell’epopea del Far West: uomini duri, implacabili, irremovibili, freddi e a volte spietati. Tanti John Wayne, Gary Cooper o Clint Eastwood, nelle loro migliori interpretazioni. Attivi, precisi, leali, onesti, sono degni di grande fiducia, ma non fategli mancare i loro piccoli e fondamentali momenti di “relax”. Otterreste reazioni incontrollate e violente.

Purtroppo, una delle abitudini più comuni tra la ferrea gente dello spazio è l’alcol. Potreste, infatti, pensare a un grande eroe dei film western che non tracanni a raffica un ottimo whisky, o un paio di pinte di birra o, più recentemente, una buona bottiglia di vino? Niente da fare, coraggio e sicurezza creano un binomio indissolubile con una buona dose di alcol. Gli scienziati e i legislatori le hanno provate tutte, ma qualsiasi soluzione teorica sembrava irrealizzabile. I medici hanno inutilmente fatto forza sul fattore lucidità e reattività: gli astronauti hanno dimostrato che i loro riflessi rimanevano perfetti anche dopo parecchie bottiglie di gin.

astronauta-ubriacoD’altra parte le Nazioni mondiali non potevano certo permettere che le astronavi diventassero luoghi liberi alle libagioni più smodate, dopo il clima proibizionistico che avevano imposto sulle strade terrestri. Sarebbe stato troppo facile accusarli e metterli con le spalle al muro: “Ci perseguitate con gli etilometri su veicoli che a malapena raggiungono i 200 km/h e accettate impunemente che una navicella spaziale, che viaggia a velocità di migliaia di km/h, simbolo stesso del futuro dell’uomo, dia ricovero a una massa di ubriachi?”. Ma si direbbe anche di peggio: “Che figura faremmo con i marziani o altri alieni di passaggio se vedessero che il fior fiore della razza umana è costituita da squallidi alcolizzati? Andate a spiegargli i nostri problemi caratteriali…”.

I legislatori, sempre di rarissima perspicacia e logicità, avevano pensato all’introduzione di etilometri, da posizionare ogni qualche milione di chilometri lungo la rotta Terra-Marte. Loro pensavano giustamente: “Sono uomini duri e implacabili, ma anche estremamente leali e onesti. Non potrebbero mai andare contro la legge.” Purtroppo, la loro proposta ha ricevuto solo “pernacchie” sia dagli stessi astronauti che hanno risposto con un ghigno: “Provateci e vedrete…”, sia dalla polizia che proprio non se la sentiva di appostarsi per mesi e mesi vicini a qualche asteroide o cometa di passaggio. Infine sembrava che gli etilometri funzionassero molto male in quelle condizioni, anche se questo era il male minore, dato che già si sapeva che non funzionavano nemmeno sulla Terra.

Insomma, niente da fare. Sembrava proprio che i viaggi su Marte fossero da abolire per problemi legati solo e soltanto all’alcol e alle abitudini spavalde e libere dei cosmonauti. Ma ecco che recentemente la questione ha avuto uno sbocco inaspettato. Il Prof. Eran Rabani dell’Università di Tel Aviv e i suoi colleghi della Columbia University (Quantum fluctuations can promote or inhibit glass formation. Nature Physics, 2011; 7 (2): 134 DOI, http://www.sciencedaily.com/releases/2011/02/110202102748.htm) hanno fatto una scoperta eccezionale. Potete trovare nella bibliografia che ho riportato nella parentesi i dettagli della ricerca, ma è facile sintetizzarla in poche parole.

Gli scienziati hanno dimostrato che il vetro, con cui sono fatti i bicchieri e le bottiglie, non solo fonde alle alte temperature, come tutti sanno molto bene, ma anche a temperature freddissime, vicine allo zero assoluto (ossia a -273°C). La fisica che spiega il fenomeno è complicata e ha bisogno di teorie “quantistiche”, tuttavia il risultato è semplicissimo: i bicchieri si sciolgono quando il freddo diventa troppo intenso.

Avete già capito la soluzione del problema spaziale? Non è difficile. La temperatura nello spazio interplanetario è propria quella che ci serve, vicinissima allo zero assoluto. Si è allora stabilito un patto con gli astronauti, fidandosi della loro lealtà e onestà, senza ovviamente renderli partecipi della scoperta. Avrebbero potuto bere quanto volevano, ma solo e soltanto al di fuori della navicella cosmica (un po’ come quando sulla Terra si è vietato il fumo all’interno dei locali pubblici).

I duri uomini dello spazio hanno subito accettato, anche perché un brindisi al di fuori dell’astronave, nel nero più nero del nero, illuminato solo da milioni di stelle, li fa sentire ancora più eroi. Oltretutto, mai vorrebbero nella loro nave cosmica dei bicchieri o delle bottiglie di plastica. Queste sono idiozie tipiche dei rammolliti moderni.

A questo punto devo fare una richiesta ai lettori: “Vi prego, se avete amici o parenti tra gli astronauti, non ditegli niente di questa scoperta”. Loro non devono sapere cosa succede al vetro! D’altra parte, se non glielo dite voi, mai leggeranno le righe di questo sito, avendo ben altre cose da fare. I duri uomini dello spazio conosceranno la verità solo quando saranno a milioni di chilometri dal nostro pianeta e nella loro visione limpida dei rapporti umani mai penseranno che qualcuno abbia potuto nascondergli volontariamente la scoperta. Vedranno il liquido agognato disperdersi nel vuoto del Cosmo e non potranno accusare nessuno, se non le inflessibili leggi misteriose dell’Universo. Né, d’altra parte, potranno andare contro al giuramento fatto: “Alcol sì, ma solo all’esterno!”.

La strategia è sicuramente un po’ truffaldina, ma sembra perfetta, grazie alla nuova e insospettabile proprietà del vetro: un risultato straordinario per la civiltà umana vale bene qualche “piccolo” inganno.

Tuttavia, mi sta girando in testa un pensiero che mi sconvolge non poco. Quando, finalmente, qualcuno avrà il coraggio di dimostrare che i mezzi attuali per evitare l’utilizzo smodato dell’alcol sono non solo inutili, ma soprattutto ingannevoli e menzogneri, vi è il rischio che il sistema usato per gli astronauti venga adottato su larga scala anche in Italia.

Come? Niente di più facile. Basterebbe portare la temperatura all’interno dei locali pubblici vicina a quella dello zero assoluto. Come astrofisico, vi posso assicurare che non sarebbe una bella esperienza, soprattutto senza tute protettive.

Mi raccomando, quindi, non ne fate parola con i “nostri” illuminati legislatori! Finiti i loro pressanti impegni con donnine e festini potrebbero pensare anche alla nostra salute…

(9/2/2011)

 

Poveri astronauti... oltre a non poter bere un goccio d'alcol e a dover mangiare un cibo di m***a, rischiano di: diventare ebeti, invecchiare prima del tempo e di subire le conseguenze di un'eccessiva esposizione alle radiazioni cosmiche. Se lo sapessero forse si farebbero sostituire volentieri dai tardigradi!

QUI trovate i libri scritti da Vincenzo, compreso "Vini dell'altro mondo" che descrive l'eNoica avventura di Vin-Census nella galassia di Andromeda. QUI la telenovela a puntate della sua vera storia, QUI i suoi racconti di fantascienza e QUI un'intervista al Prof. Zappalà

 

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