06/05/19

Relatività: il pesante fardello della tradizione

Questo articolo costituisce la riflessione introduttiva a "La Relatività Ristretta per tutti"

La tradizione vuole che si debba arrivare a comprendere il presente ripercorrendo la storia passata. Ma la discontinuità tra il modello Newtoniano, estremamente intuitivo e tangibile, e quello Einsteiniano, più generale e più lontano dalle esperienze quotidiane, è tanto più insormontabile, quanto più prolungata è la familiarità con il pensiero tradizionale.
Invece di trasmettere "certezze" superate da oltre un secolo, è necessario creare una mentalità orientata già da subito ad accogliere la corretta e più ampia visione della realtà, negli anni in cui le menti sono più ricettive ed elastiche, immuni da polarizzazioni e tabù. Forse avremo anche una società più attenta e smaliziata.

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Jules Henri Poincaré (1854 - 1912) - Insegnò prima Fisica matematica e Calcolo delle probabilità e, successivamente, Astronomia e Meccanica celeste presso la Facoltà di scienze di Parigi. Mente versatile e feconda, coltivò tutti i campi delle matematiche pure e applicate, divenendo un punto di riferimento per i matematici, i fisici e gli astronomi dell' epoca. I suoi studi sull’elettrodinamica dei corpi in movimento lo portarono a prevedere, nel 1901, l'indipendenza dei fenomeni ottici ed elettrici da un moto di traslazione rettilineo uniforme dell'osservatore; anticipando, così, quel risultato che doveva diventare il cardine della Relatività Ristretta, formulata da Einstein nel 1905.

"Relatività dello spazio" è  il titolo del  primo capitolo del Raisonnement mathématique (1908) di Jules-Henry Poincaré.  Leggiamone l'incipit...

“È impossibile rappresentare lo spazio vuoto; tutti i nostri sforzi per immaginare uno spazio puro, escludendo le immagini mutevoli degli oggetti materiali, non possono aver altro risultato che una rappresentazione in cui le superfici intensamente colorate, ad esempio, sono sostituite da linee di colori tenui, e non potremmo percorrere fino in fondo questa strada perché tutto svanirebbe e finirebbe nel nulla.
Da ciò deriva l'irriducibile relatività dello spazio.
Mi trovo in un determinato punto di Parigi, la Place du Panthéon, per fare un esempio e affermo: tornerò qui domani.

panthéon

Se qualcuno mi domandasse : “Volete dire che ritornerete proprio nello stesso punto dello spazio?”, sarei tentato di rispondergli di sì; ma avrei torto, poiché di qui a domani la Terra si sarà mossa, trascinando con sé la Place du Panthéon, che avrà così percorso più di due milioni di chilometri. E se volessi precisare le mie parole , non concluderei nulla, perché questi due milioni di chilometri, il nostro pianeta li avrà percorsi nel suo moto rispetto al Sole, e il Sole a sua volta si muove rispetto alla Via Lattea e la Via Lattea pure si muove, ad una velocità che non siamo in grado di stabilire.

 

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Io sono qui... forse ( J. H. Poincaré)

Sicché ignoriamo completamente e sempre ignoreremo di quanto si sia spostata in un giorno la Place du Panthéon. Insomma, volevo solo dire questo: “domani vedrò di nuovo la cupola e il frontone del Panthéon”, ma se il Panthéon non esistesse, la mia frase non avrebbe alcun senso e lo spazio svanirebbe.
Questa non è che una delle forme più banali del principio della relatività dello spazio; ma ce n'è un'altra, sulla quale Delboeuf ha insistito in modo particolare, Supponiamo che, nel corso di una notte, tutte le dimensioni dell'universo divenissero mille volte più grandi. Il mondo sarà rimasto simile a se stesso, se si attribuisce al termine similitudine lo stesso significato che ha nel terzo libro degli Elementi; sennonché, ciò che aveva un metro di lunghezza misurerà ora un chilometro, ciò che era lungo un millimetro diventerà lungo un metro. Il letto dove dormo e il mio corpo stesso saranno diventati più grandi nella stessa proporzione. Quando mi sveglierò, il mattino seguente, quale sensazione proverò al cospetto di un trasformazione tanto stupefacente? Ebbene, non mi accorgerò proprio di niente. Nemmeno le misure più precise saranno capaci di rivelarmi qualcosa di questo colossale sconvolgimento, poiché i metri dei quali mi servirò avranno variato le loro dimensioni nella stessa proporzione degli oggetti che cercherei di misurare. In realtà questo sconvolgimento esiste solo per chi ragiona come se lo spazio fosse assoluto...”

Il seguito di questa lunga citazione sviluppa il concetto di relatività delle misure di spazio, tempo, velocità, alla luce delle trasformazioni di Lorentz e Fitzgerald e, spingendosi oltre, ipotizzando trasformazioni ancor più complesse, trae la conclusione che, qualsiasi possa essere una deformazione, se investe tutti i soggetti di un universo, non potrà mai essere percepita. Solo un osservatore che vive in un universo separato, non deformato se ne renderebbe conto e, viceversa, la sua normalità apparirebbe come deformazione agli occhi degli “altri” (su questo, tuttavia, il nostro Oreste non è totalmente d'accordo e QUI ci spiega - seriamente - il perché).
Nel secolo che è trascorso dalle parole scritte da Poincaré abbiamo accumulato uno straordinario numero di prove che confermano la fisionomia multiforme del nostro universo, la convivenza di verità relative da accogliere con uguale rispetto, l'illusorietà delle leggi fisiche in cui, complici i nostri sensi e le nostre esperienze quotidiane, abbiamo riposto la nostra fiducia per millenni.
E proprio questa formazione che fa leva sull'istinto, è la zavorra che impedisce alla mente di accettare il nuovo modello, che va oltre, e allo stesso tempo include il precedente.
Ancora oggi il nostro sistema educativo espone i giovanissimi ad un trauma inutile, anzi, dannoso, focalizzando la loro attenzione su concetti, certamente intuitivi e tangibili, ma limitanti, consolidando certezze che poi saranno macigni sulla via dell'apprendimento della fisica moderna.

Agli antipodi, in tutti i sensi, nella lontana Australia si sta pensando di insegnare la relatività non alle menti ormai formate (direi fuorviate) dei diciottenni, ma bensì nei primi anni di scuola.

In questo articolo di Marco Passariello  ( https://nova.ilsole24ore.com/progetti/la-scuola-comincia-da-einstein/ ) che riportiamo integralmente, viene presentato un progetto di rinnovamento radicale dell'approccio formativo,

Einstein si studia alle elementari.

Sebbene la Teoria della Relatività di Einstein abbia raggiunto ormai il secolo di vita, sia considerata una parte fondamentale della fisica e sia alla base di molti oggetti di uso comune, come i navigatori Gps, la maggior parte delle persone non solo ne ignora completamente i principi, ma ritiene che comprenderla sia un’impresa alla portata di poche menti eccelse, del tutto impossibile per l’uomo comune. Anche chi si intende di scienza non di rado considera la Relatività, per non parlare di altre branche della fisica moderna come la meccanica quantistica, come qualcosa di assolutamente controintuitivo, una descrizione del mondo che, a differenza della Fisica classica, contrasta con la nostra esperienza.
Ma è davvero così? O non sarà piuttosto che la nostra percezione è viziata dal fatto che fin da bambini ci è stata insegnata una versione della Fisica ormai vecchia di secoli, e solo all’Università, quando la nostra mente è tata totalmente plasmata da modi di pensare antichi, ci è stato svelato come stanno davvero le cose?
La pensa così il professor David Blair, direttore del Centro internazionale australiano di ricerche sulla gravità, il quale ritiene opportuno spiegare fin da subito ai ragazzini la visione del mondo di Einstein, e ha concretizzato questa idea in un programma scolastico battezzato Einstein-First, “Prima Einstein”. Secondo il professore, studi pilota hanno dimostrato che per un undicenne le idee di Einstein risultano comprensibili senza sforzo, e sembrano complicate e difficili solo per gli adulti che hanno assimilato concetti antiquati di spazio, tempo, gravità e materia.
“Chiunque, non importa se frequenta una remota scuola in una comunità indigena o un istituto privato d’élite, merita di apprendere il funzionamento dell’Universo come meglio lo comprendiamo oggi, non secondo la scienza obsoleta vecchia di 300 anni che riempie tuttora i programmi di fisica”, ha dichiarato Blair. “Tutti hanno il diritto di imparare i concetti su cui si appoggia la moderna tecnologia. Einstein è dentro ai nostri telefoni, perché tutti noi usiamo fisica einsteiniana ogni giorno. Abbiamo il diritto di sentircela spiegare a scuola”.
La visione di Blair è risultata abbastanza convincente da spingere il governo australiano a stanziare 400.000 dollari per la sperimentazione del suo programma, che verrà portata avanti da tre università dell’Australia Occidentale. Un altro milione di dollari è stato raccolto da altri finanziatori, mentre l’Accademia Aeronautica degli Stati Uniti ha versato 460.000 dollari per la costruzione di un telescopio da mettere a disposizione degli studenti. I fondi serviranno a sviluppare e diffondere attività di classe che permettano ai bambini di familiarizzare concretamente con i concetti della fisica einsteiniana, nonché per l’aggiornamento degli insegnanti. Una delle principali difficoltà che incontra la diffusione della fisica moderna è infatti che spesso gli insegnanti sono i primi a non conoscerla e a non capirla. Quando i ragazzini che usufruiranno del programma saranno cresciuti, si vedrà se, un secolo dopo Einstein, sarà nata una generazione in grado di fare davvero proprie le sue idee.

Il terreno di partenza non è molto diverso da quello della nostra Scuola. Anche da noi si potrebbe sperimentare la stessa impostazione e, senza troppe lungaggini, realizzare una riforma che farebbe balzare in avanti le potenzialità dei nostri ragazzi, facendoli partire con il piede giusto, calando nelle loro ricettive menti, fin dall'inizio, quei concetti che altrimenti risulterebbero di difficile digestione, come tutti sappiamo e vediamo.
Conosciamo bene l'inerzia delle istituzioni su molti fronti, tra cui certamente la Scuola. Un malinteso senso di identificazione della Cultura con la preservazione del passato , della tradizione, dei percorsi formativi ormai fuori del tempo, si oppone come una gigantesca muraglia a questo genere di “rivoluzione”.
Ma c'è anche un inquietante riflessione che vorrei aggiungere, ed è tutta in questo interrogativo: una società meno newtoniana (assolutista) e più einsteiniana (relativista) non potrebbe essere più difficile da gestire? L'abitudine a considerare più punti di vista contemporaneamente non potrebbe renderci più immuni dalla suggestione delle comunicazioni ufficiali (oggi incontestabilmente veritiere per definizione) e molto più critici nei confronti dei messaggi persuasivi di chi amministra il potere?

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Amare il passato non deve essere un ostacolo a vedere e capire il presente.

Ebbene, per quanto vedo attorno, dopo secoli di soggezione al potere oscurantista della religione, la scienza conosce in questi anni una nuova e più subdola schiavitù,  al servizio di poteri economici che la strumentalizzano per legittimare le grandi decisioni politiche che coinvolgono la vita di miliardi di individui, opportunamente tenuti lontani dalla autonomia di giudizio che nasce dalla Conoscenza.
E' una scienza che viene filtrata e resa "magica", deliberatamente confinata in un ambiente ristretto, sacerdotale, ripercorrendo a ritroso il cammino di secoli, verso un moderno medioevo, verso una società dealfabetizzata di puri fruitori di risultati prodotti "misteriosamente".
L'alibi della difficoltà, della stranietà delle teorie, viene invocato e servito gratuitamente a potenziamento della tendenziale inerzia intellettuale di moltissimi. "A che serve conoscere e capire? Basta possedere, usare, consumare, per vivere felici."

Ma come rendere accessibile una teoria come la Relatività, sia pure quella ristretta a sistemi inerziali, che si presume ostica anche per persone preparate?
Proprio in questi giorni è in corso un laboratorio aperto all' interno dell' Infinito Teatro del Cosmo, per proporre e sperimentare un approccio didattico particolare, pensato per avvicinare chiunque, anche e soprattutto i giovanissimi, alla comprensione di questa visione del mondo,  iniziando subito il cammino  nello scenario del nostro presente.

 

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                                                              Per capire il presente occorre viverlo da vicino, da subito...

 

Lo sforzo maggiore per chi già conosce, consiste nel partire su nuovi binari e osservare il paesaggio con occhi nuovi.
Non perdete questa stimolante opportunità di partecipare ad una avventura della mente, ad un progetto che potrebbe essere il seme di una nuova pianta, su questo pianeta che si va desertificando.

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Il commento di Vincenzo Zappalà

Parole sante, quelle di Mau, che vorrei arricchire con un esempio:

si dovrebbe iniziare col dire che la Terra è sferica e poi, per raccontare la nostra vita e la nostra fisica giornaliera, si dovrebbe fare un bello zoom, cominciando a considerare segmenti rettilinei, triangoli con la somma degli angoli di 180° e via dicendo; casi particolari di una realtà ben più ampia e generale. Lo stesso succede per un cerchio, dove zoomando trascuriamo la curvatura e trasportiamo facilmente archi di cerchio in segmenti e poi magari insegniamo i limiti e le derivate.

Viviamo in un mondo non euclideo e, invece, cominciamo a spiegare quello euclideo. Non sarebbe molto meglio partire dalla geometria non euclidea e poi arrivare all'approssimazione euclidea? Si sarebbe già fatto il primo passo verso lo spaziotempo einsteniano e sarebbe bellissimo ricostruire come Newton sia riuscito a sfruttare al massimo un'approssimazione che va bene per la Terra e il Sistema Solare, ma non certo per i grandi attori dell'Universo. Idem con la relatività ristretta. Impariamo facilmente la relatività dello scorrere del tempo (basta un trenino o poco di più o anche di meno), capiamo così il tempo improprio e poi sarà facilissimo considerare solo il tempo proprio... Si partirebbe già avvantaggiati. Una piccola fatica (magari nemmeno) e poi un percorso solo in discesa... Pensiamo al cono di luce... un concetto banale e intuitivo che permetterebbe subito di VEDERE chiaramente il legame spaziotemporale.

Forza professori, se non lo avete ancora fatto, imparate le basi della relatività e poi iniziate a regalarle lentamente e con brio ai vostri alunni. Spiegategli come funziona un GPS (banale) e raccontategli la favola di Muo. Forse si costruirebbe una generazione nuovamente ricca di fantasia e di voglia di pensare con la propria testa... E i miti costruiti per fregarli crollerebbero come castelli di carta...

Giuro che la prossima conferenza pubblica la dedicherò alla relatività ristretta (almeno fino alla dilatazione del tempo) e se mi cacceranno a pedate, potrò sempre dire di averci provato!!!!

Il commento di Vincenzo continua QUI

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QUI il laboratorio sulla Relatività Ristretta dedicato ai più giovani (sia d’età che di spirito!)

QUI il laboratorio avanzato sulla Relatività Ristretta (ma sempre accessibile a chiunque dotato di un pizzico di buona volontà)

QUI il laboratorio sulla Relatività Generale dedicato a tutti (ma proprio a tutti!) coloro che hanno voglia di comprendere come funziona davvero il macrocosmo, che le formule di quei giganti che sono stati Newton e Galileo riescono solo descrivere in modo molto approssimativo.

QUI  una lettura per chi desidera addentrarsi ulteriormente nell'argomento.

E, se siete proprio “incontentabili” e desiderate lanciarvi nel meraviglioso e controintuitivo mondo dell’infinitamente piccolo, potete farlo QUI.

 

13 commenti

  1. Paolo

    Caro Mau, bell’articolo.

    A mio avviso, spesso si confonde ciò che si ritiene intuitivo con ciò che convenzionalmente siamo abituati a pensare.

    La R.R. e la M.Q. sono controintuitive ?

    Vanno contro la realtà di tutti i giorni ?

    O forse vanno contro il modo in cui siamo abituati a raccontare ed interpretare la realtà di tutti i giorni ?

    In fin dei conti, per esempio, lo scopo dei racconti papalliani è proprio quello di presentare come “normali” cose che a prima vista potrebbero sembrare assurde (vedi il viaggio nel mondo subatomico)… a mio avviso, così facendo, si abitua la mente a ragionare in modo libero dalle antiche ed approssimative interpretazioni della realtà.

    Fin da piccoli ci hanno abituati a pensare che tutto è deterministico e determinabile…

    Ma questa descrizione della realtà, nel mondo del particelle è palesemente falsa.

    Laggiù, nell’infinitamente piccolo, a farla da padrone è il principio di indeterminazione… più si cerca di conoscere la posizione di una singola particella, più diventa impossibile stabilirne la velocità (intesa come un vettore, composto da modulo, direzione e verso).. il determinismo, che ci hanno abituato a considerare assoluto, è uno strumento inutilizzabile per descrivere la realtà del mondo subatomico.

    La descrizione dei fenomeni del mondo macroscopico, sono solo il frutto di un’approssimazione.

    Non possiamo sapere cosa farà un singolo fotone, ma se si prendono in considerazione moltissimi fotoni, si può provare a stabilire l’ampiezza di probabilità che un certo numero di questi in particolari condizioni si comportino in un certo modo (per esempio si può provare a dire che di fronte ad un pezzo di vetro il 96% dei fotoni attraversa il vetro ed il 4 % viene riflesso, ma non quale penetrerà nel vetro e quale verrà riflesso…http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2014/07/15/feynman-e-la-qed-1-decidere-dopo-cio-che-si-e-fatto-prima/ )

    Lo stesso approccio è quello che ci ha abituato a ritenere spazio e tempo come entità assolute e separate.

    Ma nell’Universo la realtà è molto diversa… non solo spazio e tempo sono strettamente connessi fra loro, ma sono tutt’altro che assoluti, anzi sono relativi al luogo ed al proprio sistema di riferimento.

    La R.R. ci insegna che quando si prova ad usare il proprio sistema di riferimento inerziale per misurare tempo e spazio di un altro sistema di riferimento inerziale, il tempo dell’altro risulta scorrere più lentamente e lo spazio si accorcia.

    Il nostro è solo uno dei tanti sistemi di riferimento possibili, non vi è nulla di assoluto… ed in fin dei conti la dilatazione del tempo e la contrazione delle lunghezze “avviene” ogni volta che abbiamo a che fare con qualcos’altro che si muove a velocità costante rispetto a noi… solo che se la velocità è infinitesimamente bassa rispetto a quella della luce, tali variazioni (del tempo e dello spazio) sono così piccole da risultare quasi impercettibili…

    La presunta assolutezza di tempo e spazio è solo il frutto di una nostra approssimazione… ossia stiamo descrivendo un’approssimazione, non la realtà.

    Che dire poi del tempo e dello spazio che si curvano in prossimità di una concentrazione di massa/energia?

    Fantasia?

    Per nulla, anche in prossimità della Terra due identici orologi uno posto al suolo ed uno a centinaia di chilometri di altezza non si comportano allo stesso modo, ma la colpa non è degli orologi, ma del tempo che in prossimità della massa terrestre scorre più lentamente rispetto a quello più distante.

    D’altronde per rendersi otticamente conto della curvatura dello spaziotempo, basta guardare una lente gravitazionale (https://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/multimedia/index.html)…. la presenza di una grossa massa (una galassia, un ammasso di galassie, ecc.) consente alla luce proveniente da oggetti che dovrebbero essere nascosti dietro, di raggiungerci, amplificandola e distorcendola come farebbe una lente, grazie al fatto che i fotoni seguono la traiettoria dettata dalla curvatura dello spaziotempo…

    Paolo

  2. Paolo

    Ops chiedo scusa, ma il link dell'immagine della lente gravitazionale rimanda alla pagina generale delle immagini di  Hubble... meglio usare questo link :

    https://www.nasa.gov/sites/default/files/styles/full_width_feature/public/thumbnails/image/potw1829a.jpg

    Paolo

  3. PapalScherzone

    E questo link per saperne di più sulla lente gravitazionale  :wink:

    http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/effetto-lente-gravitazionale/

     

  4. Maurizio Bernardi

    Grazie Paolo e Scherzy per i vostri preziosi commenti

  5. Umberto

    é la prima volta che vedo in rete dei riferimenti storici alla RR che non siano quelli einsteiniani. Non tutti sanno del grande contributo di gente come Poincaré, Lorenzt, Fitzgerald alla relatività ristretta. Mi fa molto piacere. Articolo molto originale.

  6. Maurizio Bernardi

    Verissimo, Umberto. Si tratta di personaggi giganteschi vissuti in anni straordinari.

    Grazie per il tuo apprezzamento.

  7. Daniela

    Una menzione d'onore tra quei giganti la merita Hendrik Lorentz che, oltre ai contributi scientifici dati a molti campi del sapere, si dava un gran daffare per favorire la libera circolazione delle idee organizzando incontri tra scienziati provenienti da tutto il mondo.

    Questo uno stralcio tratto dal fantasioso dialogo tra Einstein e Bohr, in cui parlano del suo ruolo fondamentale (le parole in grassetto corsivo sono citazioni di frasi pronunciate realmente da Einstein, il resto lo abbiamo inventato noi):

    Albert: ... Hendrik è sempre stato un punto di riferimento per me, gran bella persona e scienziato eccezionale. E non lo dico solo per i suoi studi sulla contrazione dei corpi in movimento che hanno dato un contributo fondamentale alla mia Relatività…la sua immancabile gentilezza, la magnanimità e il suo senso della giustizia, uniti ad una comprensione intuitiva della gente e delle cose, lo portavano a essere guida in ogni suo campo. Tutti erano contenti di seguirlo perché sentivano che non si esponeva mai per dominare, ma semplicemente per essere utile”.

    Niels: Dici bene, Albert, egli ha contribuito al progresso di molti campi del sapere: i più conosciuti sono quelli sull’elettromagnetismo e l’elettrodinamica, oltre a quelli da te ripresi nella Relatività, ma non possiamo dimenticare ciò che ha fatto per lo studio degli elettroni, la termodinamica, l’idrodinamica, la teoria cinetica e quella sullo stato stazionario, lo studio della luce la sua propagazione. E ultimo, ma non per importanza, l’impegno profuso negli ultimi anni di vita per dare impulso alla nascente Fisica Quantistica che fu protagonista del V Congresso Solvay del 1927, poche settimane prima della sua morte. Aveva un’apertura mentale invidiabile e, facendo di tutto per favorire ed organizzare gli incontri tra noi scienziati, rendeva di fatto più facile la libera circolazione delle idee, quindi il nascere di nuove teorie. Ricordo che fu proprio dopo un’accesa discussione con te, in quel memorabile 11 dicembre 1925, che Pauli partorì il fondamentale Principio di Esclusione che porta il suo nome.

    Albert: La gente non si rende conto di quale grande influenza abbia avuto Lorentz sullo sviluppo della fisica. Non possiamo immaginare come sarebbe andata se egli non avesse dato tanti contributi impareggiabili”.

     

     

  8. Andrea I.

    In tutta sinceritá mi suona un po' paradossale sostenere che non esiste lo spazio tempo assoluto, se poi parliamo di deformare lo "spazio-tempo". Scritta cosi, mi pare che una cosa contraddica l'altra, o quantomeno fa stridere la logica del ragionamento.

    Questa interpretazione di un concetto tanto fondamentale e le sue implicazioni, mi lasciano tuttora parecchio perplesso. :cry:

  9. Maurizio Bernardi

    Caro Andrea, la contraddizione di cui parli (deformazione  come modifica di uno spaziotempo "assoluto") non è   affatto ciò che  intende Poincarè.

    dopo l'ultima frase contenuta nella citazione, cioè questa:

    ....In realtà questo sconvolgimento esiste solo per chi ragiona come se lo spazio fosse assoluto...”    

    prosegue  esattamente con queste precise parole:

    Se anche io ho ragionato per un momento come costoro, è stato allo scopo di mostrare meglio che questo modo di vedere implica una contraddizione. In verità, sarebbe meglio dire che, siccome lo spazio è relativo, non è accaduto assolutamente niente, e che proprio per questa ragione non ci siamo accorti di niente. "...(omissis)

    Non ti sarà difficile recuperare il testo integrale di questa opera, "Relatività dello spazio" la cui lettura consiglio a tutti.

    Altrettanto interessante è il punto di vista di  Karl Werner Heisenberg in: "Natura e fisica moderna" ( del 1957) in cui esprime la difficoltà che sorge per il fatto che lo studio delle particelle elementari, lanciate a velocità prossime a quella della luce, non può trascurare effetti relativistici ma, contemporaneamente,  deve tener conto del principio di indeterminazione, con inconciliabili effetti che ..."impediscono una soddisfacente formulazione matematica.  Intorno a queste difficoltà si sono svolte negli ultimi anni molte ricerche.  Come unico rimedio  sembra,  per il momento, offrirsi l'ipotesi che in piccoli domini spazio-temporali dell'ordine di grandezza delle particelle elementari, spazio e tempo si dissolvano in modo del tutto particolare, in modo tale, cioè, che, in tempi così piccoli, gli stessi concetti, prima o poi non si possono più esattamente definire. Nel mondo macroscopico è naturalmente escluso che avvenga qualche cambiamento riguardo alla struttura spazio-temporale, ma bisognerebbe tener conto della possibilità che da esperimenti su processi in piccolissimi domini spazio-temporali risulti che certi processi decorrono apparentemente nella direzione temporale inversa a quella corrispondente alla loro successione causale.  A questo punto, quindi, i più recenti sviluppi della fisica atomica sono di nuovo in stretta connessione col problema della legge di causalità ." ...(omissis).

    In definitiva, una doppia relatività, a seconda della scala di grandezza dei fenomeni studiati.

     

     

  10. Andrea I.

    Infatti trovo che la citazione di Poincarè esprima un concetto che sia fondamentale per qualsiasi ragionamento a riguardo alla questione.

    Personalmente ho l'impressione che spesso e volentieri si rischi di cadere nel trappolone dello spazio-tempo puro, come se fosse una entitá a se stante, e cio implicherebbe l'esistenza dello spazio vuoto e altre amenitá simili.

    Grazie per il suggerimento Mau, lo cerco immediatamente :mrgreen:

  11. Andrea I.

    Mica la trovo l'opera che mi hai suggerito Mau  :cry:

    ohhi giornata no con i libri...2 su 3 li ho dovuti ordinare in inglese che in italiano non si trovano  :twisted:

  12. Maurizio Bernardi

    Guarda nella tua posta ....

  13. Andrea I.

    8) 8)  :mrgreen:  acie

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