25/11/14

La storia infinita di G2 ovvero la pazienza del nostro buco nero **

Sono anni ormai che si parla di G2, l’ammasso di gas che doveva essere ingoiato dal nostro buco nero galattico. Il pranzo però non arrivava e, finalmente, sembrava che si fosse trovata la spiegazione: non era una nube di gas, ma l’involucro gassoso che nascondeva una stella doppia orbitante attorno al buco nero. Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Le idee sono nuovamente cambiate. Capite perché spesso tardo a riportare le news…

E’ da poco che ho riportato la nuova soluzione per G2 e il suo mancato incontro con il nostro buco nero. Non vi era stata rilascio di energia e quindi il banchetto non doveva esserci stato. Come mai? Facile, erano stati usati occhiali sbagliati. L’ammasso di gas nascondeva una coppia di stelle che orbitava attorno al buco nero e il gas era prodotto dalla loro vicinanza e dallo scambio di materia che inviluppava il sistema binario (leggete QUI).

Tutto a posto? No, G2 torna a essere motivo di discussione. Non solo sembra proprio un ammasso di gas senza “sopresa” interna, ma qualche anno fa un'altra nube di gas era stata osservata su una rotta molto simile a quella di G2. Non per altro si è chiamata G2, proprio perché  G1 era quella precedente. E già così sento le mani che prudono… Possibile che ce ne accorgiamo solo oggi?

In realtà, un nuovo modello, che tiene conto della deformazione orbitale dovuta al passaggio così vicino a un buco nero sembra (ormai userò sempre il “sembra”) che G1 e G2 seguano la stessa orbita, entro gli errori intrinseci del modello.

In poche parole, lungo tutta quella traiettoria vi sarebbero nubi di gas più o meno dense. Causate da chi? Probabilmente dall’espulsione di materia da parte di una stella gigante che si sta liberando dei suoi strati superficiali attraverso poderosi sbuffi. Dove starebbe questa stella? Beh… lontana dal buco nero, nei pressi dell’apobuconero dell’orbita di G1 e G2.

Sì, sì, bellissima ipotesi, ma… la faccenda comincia ad assomigliare a quella di Pierino e il lupo… Oltretutto, quest’ultima soluzione non spiegherebbe del tutto la sopravvivenza delle nubi e la mancanza di segnali ad alta energia. Insomma, dico io, ma era o non era un corpo massiccio quello di G2? La massa è nuovamente sparita? Il problema, temo, è sempre il solito: la smania di pubblicare e di fare uno scoop. Cosa che capitava e capita sovente nei paesi in cui la carriera si fa solo se si ha l’onore delle prime pagine… Purtroppo, la ricerca va fatta con calma, senza fretta  e senza la smania di arrivare per primi… Un discorso che si allarga ad altri campi scientifici. E più i posti di lavoro dei ricercatori saranno precari e più queste scoperte, subito smentite e poi magari riprese nuovamente, capiteranno spesso.

Va beh… soprassediamo e diciamo qualche parola in più sull’ultima versione della favola di G2. Ci aiuta la figura sottostante che presenta osservazioni  eseguite nel 2006-2008. La nube azzurra (G1) è già passata al peribuconero e sta allontanandosi. G2 (rossa) è invece ancora in fase di avvicinamento al buco nero (mi sembra veramente molto paziente… fossi in lui ne avrei già fatto un boccone, chiudendo la serie di nuove possibili  ipotesi). La stella S2 è une delle tante orbitanti attorno al Buco Nero, ma non ha niente a che fare con G1 e G2.

G1

Un’immagine più recente del 2013 (figura seguente),  ci fa vedere l’allungamento della G2. Le immagini, se non altro, ci regalano qualche numero. Facciamo nuovamente una breve storia della situazione:

G2 G1 viene scoperta nel 2011. Nel 2013 passa (almeno la prima parte) al peribuconero a una distanza di 20 ore luce dal mostro fin troppo paziente (circa 2000 raggi di Schwarzschild). G1 però era stata già vista tra il 2004 e il 2008. La sua orbita ci dice che era passata al peribuconero nel 2001. Oggi è già fuori pericolo e precede la sorella G2 di circa 13 anni. Molto affascinante, ma speriamo che non compaia un’altra sorellina G3 a cambiare nuovamente le idee.

Che dirvi? Scegliete l’ipotesi che preferite. Io sono un po’ sconsolato e vorrei fare una bella chiacchierata (a tu per tu) con i vari gruppi di ricerca. Una fantastica occasione di studio sulle interazioni tra buco nero e materia orbitante è stata relegata a una specie di leggenda metropolitana, in cui la serietà va cercata molto attentamente. Un vero peccato, perché le osservazioni e il loro valore meritano molto di più.

Forse sono, come al solito, un po’  troppo polemico e dovrei accettare che la ricerca scientifica vada avanti a piccoli passi. Non c’è niente di male a smentire ipotesi precedenti. Anzi, fa proprio parte del gioco. Tuttavia, quando i cambiamenti di idea nascono solo dalla fretta, rimango un po’ interdetto e temo che qualche dato possa essere stato anche un po’ “aiutato”. Non si arriva certo al livello dell’IPCC con il GW (qui soldi ce ne sono molti meno e la politica rimane esclusa), ma penso che Galileo e Einstein siano un po’ arrabbiati…

Articolo originale QUI

P.S.: state attenti a come la news sarà data negli altri siti divulgativi… Penso che faranno una grande confusione tra G1 e G2. Vi faccio vedere qua sotto l’immagine che viene già riportata in qualche sito straniero.

G3

Bellissima immagine, ma le due macchie sono G1 e G2 o è soltanto G2, spezzata in due? Bene, leggendo direttamente l’articolo originario, direi che questa immagine crea solo confusione. Sarà anche ben ripulita, ma si riferisce solo a G2, come appare nel 2014, spaccata in due: la blu è passata e la rossa ancora no. I colori sono quelli veri dell'effetto doppler: rosso si allontana da noi e blu si avvicina. G1, comunque, non si vede. Il guaio è che questa immagine (non riportata nel lavoro originale) assomiglia molto a quelle del 2006-2008 in cui c’erano sia G1 che G2. Aspetto con ansia il comunicato di media INAF… Boccaccia mia statti zitta!!!

 

La storia di G2 (e forse è la volta buona che si è capito cos'è) continua QUI

4 commenti

  1. Michael

    Un vero mistero... anzi: un mistero dentro al mistero.
    C'è quello relativo al buco nero e quello relativo a quanto stanno capendoci gli scienziati.

  2. mik

    Ma il peer review non dovrebbe bastare a introdurre tutti i se e i ma del caso? Oppure è la successiva risonanza mediatica, se pure nell'ambito scientifico, a stravolgere il senso è i risultati del lavoro?
    Michele

  3. Caro Mik, la tua domanda è molto interessante.

    Accettiamo, di battuta, che un referee sia perfettamente onesto.

    Lui deve verificare se i dati presentati sono corretti e avvalorati da osservazioni controllabili. Deve poi valutare se la teoria ipotizzata segue le leggi della fisica conosciuta. Potrebbe anche non seguirla nel caso di una teoria pura, ma in quel caso dovrebbe verificare che non ci siano errori formali.

    Il nostro G2 non cade in questo caso. Le osservazioni e le ipotesi, però, possono essere confermate da più di una interpretazione. La valutazione dell'interpretazione è però qualcosa di molto soggettivo e il referee non dovrebbe dare un giudizio finale influenzato dalle sue idee in proposito, ma solo in base alla correttezza dell'esposizione.

    Al limite, può dire all'editore che reputa molto improbabile quella interpretazione, ma che non ha dati per poterla giudicare incoerente o errata. Nel caso in oggetto, il fatto che G2 non si fosse sbriciolata nel passaggio rendeva abbastanza sensata l'ipotesi di un corpo massiccio, di tipo stellare, e quindi non poteva essere rifiutata.

    Le nuove osservazioni, con la comparsa di G1, cambia tutta la situazione e quindi la nuova ipotesi di ammassi di gas inseriti in una certa orbita, e non vaganti a casaccio, può essere una spiegazione altrettanto valida e formalmente corretta.

    Il referee, insomma, non deve far pesare le proprie interpretazioni se non confutando quelle dell'articolo attraverso dati osservativi non valutati correttamente e/o dimostrazioni di ipotesi infondate.

    Sta, poi, all'editore valutare se i dubbi "soggettivi" del referee debbano essere considerati sufficienti a un rifiuto. Non è facile, perché ci vogliono prove e non parole. Spesso e volentieri questo viene fatto, soprattutto per riviste tipo Science e Nature (articoli brevi, immediatamente pubblicati e di importanza generale) che hanno il problema dell'abbondanza. Ne so qualcosa anch'io e so quante liti sono stato costretto a fare... Una volta, ricordo, il referee aveva detto: "Lavoro corretto, ma che non mi "piace"..." e ne chiedeva il rifiuto. Ovviamente, l'editore ha dovuto cambiare referee e poi il tutto è andato a buon fine. Si è poi saputo che il referee stava per fare uscire un lavoro simile con un'interpretazione diversa... (ma questo cade nel caso della relativa onestà del referee)

    Alla fine, non è tanto il referee che può scremare le ipotesi più o meno credibili. Dovrebbe farlo lo stesso autore che sa molto meglio la probabilità che la sua interpretazione sia realmente credibile o se è solo un tentativo sparato un po' a caso per arrivare per primo... Ad esempio, sapere che esiste G1, ma non tenerlo in conto... Ipotesi sicuramente non vera, ma...

    Ovviamente, se il referee avesse conosciuto l'esistenza di G1 avrebbe potuto dire di rifare tutti i conti tenendo conto di questo nuovo dato osservativo... Non un vero rifiuto, ma un invito a una revisione pesante.

    Ad esempio, uno dei miei primi lavori non teneva in conto i dati che stava accumulando un collega americano. Non era colpa mia, dato che non erano ancora stati pubblicati. Ilo referee (decisamente onesto e fattivo) mi aveva invitato a mettermi in contatto con questo collega e scambiarsi le idee e i dati. Sicuramente, il lavoro finale sarebbe stato più solido e veritiero. Così ho fatto e , alla fine, con un ritardo di circa un anno, è uscito un lavoro con i nostri due nomi. Una scelta ottima, perché sia io che il collega avremmo fatto uscire lavori meno credibili e che sarebbero forse passati nell'anonimato. Quello comune era stato invece scelto come lavoro base per il congresso internazionale sugli asteroidi organizzato l'anno dopo.

    Insomma, ci sono tante sfumature e l'utilità del referee dipende molto dalla sua attenzione, correttezza e voglia di leggere e studiare... Senza dimenticare l'editore e soprattutto l'onestà dell'autore (quello che conosce meglio cosa sta dietro le osservazioni sue e quelle degli altri sullo stesso oggetto...)

  4. mik

    Grazie mille della esauriente spiegazione!

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