Categorie: Pianeti Strumenti e missioni
Tags: acqua brina Marte missioni umane vita
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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A cosa servono le missioni marziane? *
Questo articolo è stato inserito nella pagina d'archivio dedicata alle missioni su Marte
Una recente ricerca basta su dati di Curiosity (qualcosa sta facendo…) ha chiarito abbastanza bene qual è il vero scopo delle continue missioni su Marte. Non ci deve stupire più di tanto, ma le cose sono ora dette in modo molto chiaro, anche senza leggere tra le righe…
Negli anni passati, lo scopo “ufficiale” delle missioni attorno a Marte erano indirizzate mediaticamente sulla ricerca di vita aliena. Erano gli anni di Carl Sagan che ammetteva chiaramente, tra gli amici, che senza un fine tra il fantascientifico e il misterioso, i fondi disponibili sarebbero stati ben poca cosa. Non bastava dire di fare solo Scienza su un pianeta diverso dal nostro per aprire le tasche delle Istituzioni. E così tutti a far finta di cercare la vita su un corpo che aveva tutte le caratteristiche per non sostenerla e, quasi sicuramente, non averla mai sostenuta.
Si sapeva, in fondo, che lo scopo “ufficiale” era quasi ridicolo, ma -almeno- si riusciva a fare ricerca vera, a iniziare la “planetologia”. Il fine giustifica i mezzi? Probabilmente sì o -se preferite- parzialmente sì. Marte venne studiato molto bene e si scoprirono tanti processi e fenomeni in grado di ampliare le conoscenze sulle fasi formative del Sistema Solare e sulle interazioni tra mamma stella e i suoi figli più o meno grandi e distanti (ci pensarono i Voyager fino a Cassini).
Poi venne il periodo di Marte come campo di prova tecnologico. Per certe apparecchiature, cosa c’era di meglio che dire di dover andare su un pianeta alieno per toccare con mano le rocce e la sabbia? Alla ricerca della vita si affiancò la ricerca dell’acqua, come elemento indispensabile per la prima. In realtà non è così… e la presenza di acqua non implica immediatamente la presenza di vita: ci vuole ben altro. Comunque i fondi arrivarono e i robottini divennero un sostegno indispensabile per gli studi marziani. Pochi si accorsero, al di fuori degli addetti ai lavori, che le uniche nuove scoperte su Marte provenivano sempre e comunque dai satelliti o addirittura da terra.
Nel frattempo ci si accorgeva anche che la vita e l’acqua erano ben più probabili su altri mondi del Sistema Solare, ma chissà perché si preferiva sempre Marte (c’era già puzza di bruciato). D’altra parte era più vicino e costava meno… E poi l’acqua sembrava trovarsi dappertutto, probabilmente vi erano stati oceani e segni chiari di fiumi, cascate, inondazioni. Forse c’era ancora… Insomma, non si poteva fare a meno di mandare i robottini.
Marte, però, si conosceva ormai abbastanza bene e non era difficile pensare che di acqua allo stato liquido era inutile parlare. Pressione atmosferica, piccola gravità, vento solare e molte altre cose dimostravano che c’era poco da sperare. E senza acqua niente vita…
Tuttavia, questa lotta un po’ falsa per ottenere fondi doveva avere uno scopo diverso. Una volta era la Scienza vera che sapeva di non poter vincere senza qualche manifesto mediatico, ma adesso? I tempi quasi “puri” di Sagan erano finiti. Marte aveva ben pochi segreti scientifici da risolvere se non quelli che si potevano studiare anche da lontano.
No, lo scopo non poteva più essere quello scientifico. Quello puramente tecnologico era tirato per i capelli, dato che condizioni estreme per provare soluzioni meccaniche ed elettroniche si trovavano tranquillamente anche sulla Terra.
Perché allora si continuavano a mandare robottini e perché l’unica loro occupazione era di trovare acqua che sicuramente non c’era? Perché c’è acqua e acqua! Una cosa è averne a sufficienza per sostenere la vita e un’altra è trovarne dei serbatoi più o meno utilizzabili. Entrarono in scena i perclorati, scoperti da lontano, ma confermati da Curiosity a diverse latitudini. Essi abbassano la temperatura di congelamento. Se non è proprio acqua liquida (su Marte essa bollirebbe o congelerebbe quasi immediatamente, a seconda di dove si trovi: la pressione atmosferica non perdona!), si ci può anche accontentare di brina. Momentanea, ma è pur sempre qualcosa… Sì, qualcosa ma per che cosa?
La risposta non è difficile se si pensa alla conquista della Luna. Anche per lei vi era una grande lotta tra necessità scientifiche e necessità politiche. Vinsero le seconde, anche se nella preparazione delle missioni Apollo si impararono tante magnifiche cose (vero grande Shoemaker?) . Gli Stati Uniti arrivarono prima dell’Unione Sovietica e questo era quello che contava, malgrado si fosse tentata una missione mai provata in precedenza, con una percentuale di rischio mostruosamente alta. Ma il fine giusticava di nuovo i mezzi, anche se in questo caso i mezzi volevano dire vite umane.
Che Scienza si è fatta con lo sbarco sulla Luna? Poco o niente: qualche sasso scelto a casaccio per i musei e qualche analisi chimica di importanza molto relativa. Le vere scoperte sulla Luna arrivarono dopo, attraverso osservazioni da lontano e con strumentazione adeguata.
Ecco… Marte sta ora prendendo il posto della Luna, soprattutto dal punto di vista politico. E’ la nuova sfida e la nuova lotta tra le potenze mondiali. Meglio sbrigarsi, però, prima che la lotta tra due diventi una lotta tra tre o quattro. O adesso o mai più. Bisogna fare in fretta e preparare il terreno. Altro che vita passata o presente, altro che acqua antica o studio di processi scientifici, l’importante è oggi trovare il materiale essenziale per inviare gli eroi-vittime sacrificali. Ossigeno e acqua (anche se solo sotto forma di brina, molto più facile da “trattare” che non il ghiaccio) e poi sia quello che sia. Si era rischiato sulla Luna? Si può rischiare anche su Marte.
I cosmonauti probabilmente moriranno o diventeranno delle larve umane? Poco importa, in fondo. eroi caduti o colpiti duramente fanno sempre più effetto di eroi sani e salvi. E di uomini pronti a immolarsi per qualcosa di materiale o di spirituale ce ne sono sempre di più (o sbaglio?).
Ho descritto un racconto di fantascienza? Probabilmente sì… ma non obbligo nessuno a credermi, ovviamente. Tuttavia, il nuovo lavoro uscito da poco, sulla presenza di brina marziana, non mi smentisce più di tanto e sembra farsi scappare la verità. Ecco cosa dice uno degli autori.
“What we demonstrated is that under specific circumstances, for a few hours per day, you can have the right conditions to form liquid brines on the surface of Mars (Ciò che abbiamo dimostrato è che sotto circostanze specifiche e per qualche ora al giorno si possono avere le giuste condizioni per ottenere brina liquida su Marte)”.
E, poi, continua. “If we combine observations with the thermodynamics of brine formation and the current knowledge about terrestrial organisms, is it possible to find a way for organisms to survive in Martian brines? My answer is no (Se si combinano le osservazioni con la termodinamica della formazione di brina e la conoscenza dei microorganismi terrestri, è possibile che esista vita su Marte? La mia risposta è NO)”.
E poi la ricerca conclude: “Though the briny water on Mars may not support life, it does have implications for future manned missions that would need to create life-sustaining resources such as water and oxygen on the planet (Anche se la brina di Marte non può sostenere la vita, essa diventa fondamentale per le future missioni umane su Marte, che abbisognano di elementi per sopravvivere, come l’acqua e l’ossigeno, reperibili direttamente sul pianeta).
Beh… almeno sono stati chiari e sinceri! Lo scopo di tutti i soldi spesi per i robottini vari ha uno scopo ben preciso: preparare il terreno per le missioni umane, senza curarsi troppo degli studi sui raggi cosmici e sciocchezze del genere! La Scienza? No, quella si può fare in altro modo… ora tocca nuovamente alla lotta per la supremazia tra nazioni…
Ovviamente, l’autore ha rischiato grosso ed è meglio che la ricerca si concluda dicendo: “We need to understand the earliest environment. What was happening 4 billion years ago? (Noi abbiamo bisogno di capire l’ambiente circostante primitivo. Cosa è accaduto 4 miliardi di anni fa?)”. Va bene, va bene… è una frese trita e ritrita e fa sempre effetto su certi media…
Boh… che dirvi? Sbaglierò tutto e sarò smentito in fretta? Meglio così. Al momento, però, mi sento abbastanza deluso e un poco disgustato. Mi torna in mente Sagan, che consideravamo un po’ troppo furbo e politicante, e mi fa molta tenerezza.
Articolo originale QUI
3 commenti
Gli USA non hanno la storia dell'Europa.
In fondo si può capire che Colombo eserciti una certa influenza su di loro.
Tra 500 anni potranno dire, e giustamente: "il primo fu un americano ad andare sulla luna" (anche se non potranno dire ha "scoperto" la luna).
Già che ci siamo, facciamo anche Marte, il primo pianeta a portata di mano. E così non ci pensiamo più.
O altrimenti insceneranno l'arrivo su Marte e le attività extra veicolari degli intrepidi astronauti ormai con gli effetti speciali del giorno d'oggi tutto è possibile
o quasi.
Capricorn One....? Speriamo di no!