07/02/16

Madri cannibali? *

Spesso si schematizzano e si semplificano troppo i meccanismi che portano alla costruzione di una qualche struttura cosmica. Queste semplificazioni potrebbero nascondere episodi violenti e imprevisti.

Una fase estremamente importante, e sicuramente complessa, è la formazione del disco proto planetario. Sappiamo che esso è ciò che resta della materia che è servita a nutrire la stella e a farle raggiungere una certa massa. Passata la fame, si immagina che la stella inizi a vivere una vita, più o meno agitata, che lasci, comunque, lavorare in pace i suoi figli che stanno formandosi nel disco che la circonda.

Un passaggio troppo drastico, da un lato, e un andamento troppo tranquillo e costante, dall’altro. Il disco è sicuramente molto più agitato e intricato di quanto non si cerchi di ipotizzare, così come la stella non decide dall’oggi al domani di smettere il proprio pasto. Ne segue che mentre le turbolenze del disco favoriscono agglomerazioni di materia, la stella-madre non disdegna di farne un solo boccone, di tanto in tanto. Domanda: “quanti proto-Giove sono finiti nelle fauci del nostro Sole?”.

Ovviamente, questa è solo una teoria, basata però sullo strano comportamento della stella  giovanissima FU Orionis, che ha mostrato una variazione di luminosità di un fattore 250 in un intervallo di tempo di solo un anno terrestre. Un lampo seguito da un secolo di quiete.

Oggi, questa stella, insieme ad altre tre dello stesso tipo, sono state osservate con occhi fuori dal comune (quelli del SUBARU da 8.2 m al Mauna Kea) e si è visto che, effettivamente, il disco che le circonda è tutt’altro che tranquillo e regolare. Esso mostra archi, strutture allungate e molte altre caratteristiche che indicano una forte turbolenza e una grande instabilità gravitazionale che portano a frammentazioni. Frammentazioni che potrebbero essere il primo passo verso i pianeti giganti e che, invece, di tanto in tanto, vengono trasportati verso la stella ancora affamata di materia, come previsto dai modelli costruiti al calcolatore già da parecchi anni  e che darebbero luogo ai lampi osservati.

Le osservazioni del telescopio SUBARU alle Hawaii mostrano che i dischi proto planetari di quattro stelle giovanissime sono decisamente turbolenti e ricchi di caratteristiche previste dai modelli numerici idrodinamici. H. B. Liu et al. Science Advances, 2016
Le osservazioni del telescopio SUBARU alle Hawaii mostrano che i dischi proto planetari di quattro stelle giovanissime sono decisamente turbolenti e ricchi di caratteristiche previste dai modelli numerici idrodinamici. Fonte: H. B. Liu et al. Science Advances, 2016

In poche parole, i pianeti che sopravvivono sono veramente baciati dalla sorte.

E se questa fosse la regola di tutte le stelle giovani? Chissà se anche il Sole si è comportato in questo modo? Quanti “Giove” sono stati sacrificati prima di ottenerne uno stabile con la mamma ormai sazia?

I futuri telescopi giganti e ALMA ci diranno molto di più…

Articolo originale QUI

Una simulazione di un disco circumstellare instabile. Embrioni proto planetari si formano attraverso frammentazioni, ma vengono ingoiati dalla stella, dando luogo a lampi di luce. Fonte: Eduard Vorobyov, Universität Wien
Una simulazione di un disco circumstellare instabile. Embrioni proto planetari si formano attraverso frammentazioni, ma vengono ingoiati dalla stella, dando luogo a lampi di luce. Fonte: Eduard Vorobyov, Universität Wien
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