29/06/16

!! Ogni stella crea una vita biologica diversa? **

Mi limito ai concetti base, che sono già sufficientemente affascinanti ed emozionanti. Senza entrare nei dettagli di uno studio fisico e chimico compiuto sui dati di ALMA, si può già sobbalzare sulla sedia…

L’analisi dei dati ottenuti da ALMA non è cosa semplice da spiegare, dato che unisce modelli fisici e chimici, rotazione e trascinamento verso il centro e ricadute varie sulle composizioni chimiche. Rimaniamo perciò a un livello veramente divulgativo e ai due concetti fondamentali che ne derivano, di un’importanza veramente notevole sia per la formazione dei dischi protoplanetari sia per la loro composizione chimica.

Attorno alla protostella IRAS 16293-2422A, di tipo solare, si sono identificate due strutture separate. Un disco interno, il vero e proprio disco protoplanetario, e un disco più esterno gassoso, che indica la strada che le molecole seguono dallo spazio verso la stella in formazione. L’inviluppo di gas è, in pratica, ciò che invia la materia verso il disco interno e, in qualche modo la seleziona a causa delle differenti condizioni fisiche.

Il primo risultato fondamentale è che si nota chiaramente questo moto di caduta di molecole complesse, come il formiato di metile (HCOOCH₃) e il solfuro di carbonile (OCS). E’ vero che già sapevamo che le molecole complesse si formano nelle nuvole interstellari, ma adesso vi è la prova decisiva che è da questi luoghi che le molecole provengono e vanno a inseminare il disco stellare. Un lavoro di raccolta e di discriminazione effettuato dall’alone gassoso più esterno.

Ne segue anche che, mentre il formiato di metile riesce ad arrivare nelle zone più interne a bordo di granelli di polvere, il solfuro di carbonile si accentra verso il disco esterno. La separazione tra i due dischi si identifica soprattutto attraverso la rotazione delle particelle e permette la diversificazione chimica tra parte interna ed esterna. Il disco protoplanetario vero e proprio arriva fino a circa 50 UA (simile al nostro sistema planetario), mentre l’inviluppo di gas che rifornisce il materiale si estende fino a circa 200 UA.

Un’illustrazione schematica del gas che precipita verso la protostella. Un disco di raggio 50 UA è quello più interno, a sua volta circondato da una struttura gassosa di raggio pari a circa 200 UA. L’OCS esiste nell’inviluppo gassoso, mentre il formiato di metile si spinge molto più internamente. Nel riquadro di sinistra si vede la distribuzione del formiato. Nel riquadro di destra quello dell’OCS, decisamente più estesa verso l’esterno. Fonte. ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Oya et al.
Un’illustrazione schematica del gas che precipita verso la protostella. Un disco di raggio 50 UA è quello più interno, a sua volta circondato da una struttura gassosa di raggio pari a circa 200 UA. L’OCS esiste nell’inviluppo gassoso, mentre il formiato di metile si spinge molto più internamente. Nel riquadro di sinistra si vede la distribuzione del formiato. Nel riquadro di destra quello dell’OCS, decisamente più estesa verso l’esterno. Fonte. ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Oya et al.

Un lavoro di equipe fisico-chimico meraviglioso che porta alla stella il materiale per costruire i suoi pianeti e possibilmente la vita. Forse più che figli delle stelle, siamo figli del gas interstellare (che però proviene da stelle più vecchie…). Senza dimenticare che siamo anche figli delle galassie (QUI). Mamma mia, che lavoro che fa l’Universo per creare la vita che poi viene, magari, sprecata da creature come l’uomo. Se IRAS 16293-2422A lo sapesse forse bloccherebbe tutto…

Già questa è una conferma a dir poco decisiva che solo la separazione angolare di ALMA poteva mostrarci (in fondo, l’uomo sarebbe anche in gamba se non sprecasse le sue capacità…). Ma l’analisi chimica ci dice molto di più e solleva un problema affascinante e sconvolgente.

Un sistema analogo era stato osservato nel 2014, attorno ad un’altra stella di tipo Solare (L1527), ma il risultato era ben diverso. CCH e C3H2 ciclico erano molto abbondanti nel gas che cadeva verso la protostella, mentre SO rimaneva confinato tra l’alone gassoso e il disco più interno. Qualcosa di simile a ciò che si è visto su IRAS 16293-2422A, ma la composizione chimica è completamente differente. Insomma, ogni stella ha la sua ricetta?

Molte domande sorgono ovvie. “Il Sistema Solare è, allora, veramente unico nella sua composizione, forse come ogni stella dell’Universo?”; “Più che il tipo stellare conta il tipo di materia che le è stata fornita nelle fasi di costruzione?”; “Dato che sembra un bellissimo gioco di incastri di pochi atomi che creano infinite soluzioni, sono tutte plausibili per giungere fino alla vita biologica?”. In parole ancora più semplici e generali: “Esiste una composizione chimica più normale di altre nei sistemi planetari o le stelle si divertono a fare ognuna a modo suo, riuscendo, comunque, ad arrivare alla vita?”

Domande sconvolgenti ed emozionanti, che ci costringono a pensare: “Ma abbiamo veramente capito qualcosa della vita e della sua origine?”.

Lavoro originario QUI.

Chi desidera continuare ad interrogarsi su queste domande, trova molti articoli nella categoria “Astrobiologia”. Magari iniziando da questo, questo e questo particolarmente significativi.

4 commenti

  1. peppe

    caro Enzo,

    sono talmente tante le stelle dell'universo che non dovrebbe stupire il numero di combinazioni chimiche che possano esistere. c'è da capire se la nostra combinazione è da ritenersi la sola capace a sviluppare la vita o se, al contrario, ce ne sono altre e magari anche numerose.

    c'è solo un modello standard per la vita o più modelli possono portare allo stesso risultato? più modelli possono portare a maggiori possibilità. Viste le dimensioni del cosmo sono ottimista :-)

  2. Eh sì, Peppe, penso che quello sia veramente l'enigma di fondo...

  3. Seba

    Dai, gli esseri umani non sono poi così male... Purtroppo come molte cose siamo portati ad accorgerci e ricordare di più gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi.

    Certo, questo non toglie che basterebbe veramente poco a migliorarsi.

  4. Gianni Bolzonella

    Un Big Bang per ogni vita.Ad ogni Big Bang una vita. 8-O 
    A guardare l’Universo con occhi poco scientifici,e concedendoci una trasgressione onirica,mi viene di pensare a una sensazione che ho, ogni volta che penso al mondo,ovvero che abbia una consistenza chiusa,circolare.Consideriamo un essere umano,ma potrebbe essere qualcosa d’altro di complesso,e pensiamolo come ad un forziere di informazione attivo che proietta all’esterno,come si fanno con gli ologrammi,l’immagine di ogni suo singolo organo, fino alle parti viventi più piccole come le cellule..La sua dimensione che diventa un mondo o anche l’universo,ovvero una serie di configurazioni segnate dalla nostra vita.Noi come individui in un’altra configurazione siamo proiezioni parcellizzate di qualche altra vita.Configurazioni infinite di infiniti mattoni,che a loro volta costruiscono vite,che poi proiettano ologrammi di mondi reali costruiti con l’energia universale.Un big bang per ogni vita,Ad ogni big bang una vita.Guardando un albero o un animale uno potrebbe pensare a quale cellula assomiglia,e a quale infezione del proprio organismo corrisponde un tipo di conflitto in essere sulla terra o altrove...si,sotto questo cielo mi aspetto di tutto.Poi parlando con un gufetto,che ho incontrato di recente ho scoperto che loro hanno una visione simile ma non uguale,per esempio tutto quello che loro incontrano nella loro linea di universo viene come registrato,visto dalla loro individuale dimensione,poi una dimensione superiore la mette insieme e a confronto con le altre tipo Puzzle.I falchi invece affermano che,restando uguale la “registrazione”delle linee di universo,registrano quello che effettivamente viene cambiato del paesaggio attraverso l’interazione dinamica prodotta dal loro esistere.Mi fermo qua pensando a quante specie siamo,solo sulla terra. 8-O  8)

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