01/11/15

Sì, lo ammetto: Encelado è il mio satellite preferito *

Forse l’avete già capito, ma se dovessi dire qual è il mio satellite preferito non avrei dubbi: Encelado! Le ragioni sono sia “fisiche” che “psicologiche”. Proprio queste ultime gli permettono di superare, nella mia scala soggettiva, sia Europa che Titano. Intanto restiamo in attesa dei dati che il passaggio radente del 28 ottobre ha immagazzinato e che forse ci regaleranno novità entusiasmanti (a parte le immagini sempre affascinanti). Cassini è una vecchia missione e ha la “cattiva” abitudine di essere stata costruita poco mediaticamente, per cui, normalmente, rende subito di dominio pubblico le scoperte scientifiche.

L’importanza fisica e … biologica di Encelado è ormai indubbia: un piccolo mondo che mostra una serie impressionante di probabili sorgenti idrotermali che sbuffano come balene, indicando il calore interno e la presenza di un oceano liquido sotterraneo. Condizioni ideali per lo sviluppo di una vita rigogliosa, come gli abissi oceanici terrestri indicano chiaramente.

Da questo punto di vista  potrebbe non differire troppo da Europa, ma ecco entrare in ballo l’emozione personale. Europa è un grande satellite che ha un meccanismo mareale di riscaldamento abbastanza ben stabilito. Encelado è invece estremamente piccolo (500 km di diametro, un’inezia) e ha dovuto lavorare duro per potere mantenere caldo il suo interno. Probabilmente ha bisogno di Dione che gli perturbi l’orbita e gli causi una variazione dell’eccentricità periodica, sufficiente a innescare le forze mareali necessarie. Un aiuto sicuramente, ma quante cose ha saputo fare da solo!

Vediamone qualcuna… ma prima, due parole su Titano. Sì, siamo tutti d’accordo, se c’è un mondo straordinario è proprio lui. Un’atmosfera densissima, un ciclo del metano simile a quello dell’acqua, laghi e stagioni, piogge e forse anche vita. Ma… Titano, di dimensioni quasi planetarie, gioca facile con tutte quei regali che ha avuto dalla Natura. Encelado, invece, sembra un piccolo Davide che si comporta come Golia. Scusate questo modo di rappresentare un fatto scientifico, ma fatico molto a non personalizzare questi gioielli del nostro Sistema Solare.

Fin dalle missioni Voyager, Encelado ha mostrato “qualche” stranezza. E’ bianchissimo, tra i più luminosi oggetti del Sistema Solare, simile a una sfera  imbiancata da una fitta nevicata. Esso riflette circa il 100% della luce che riceve, quasi a confermare che lui del Sole può anche fare a meno… come vedremo tra non molto! La sua temperatura è bassissima, ben - 200°C, sicuramente un segno apparente di mondo inospitale per i canoni umani. Guardando bene la sua superficie, però, si notano zone completamente diverse. Alcune sono profondamente craterizzate (ma mai con crateri molto grandi, al più 35 km in diametro) e altre sono completamente lisce con strane strisce sottili che le attraversavano.

Deve aver subito profonde trasformazioni geologiche, magari impatti catastrofici che gli hanno permesso di cambiare quasi tutto il suo vestito in tempi recenti. Ma, questa è un’idea poco sostenibile…  Molto meglio è pensarlo come un corpo ancora attivo, vanitoso, alla ricerca di una pulizia esteriore sempre perfetta. Per un oggetto di 500 km, però, è difficile pensare un’attività del genere. Con l’aiuto di Cassini le cose si sono sempre più chiarite e… complicate. Non solo deve essere stato attivo, ma lo è ancora! Dal suo polo sud escono getti di vapore simili a geyser. Fantastico! Deve esserci un lago sotterraneo che li rifornisce. Un’attività locale? Nemmeno per sogno.

Luci nella notte. I geyser ci chiamano a gran voce. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Luci nella notte. I geyser ci chiamano a gran voce. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI

Sorvolando da vicino il polo nord, questa zona ha mostrato che ciò che sembrava tranquillo e regolare è invece solcato da fratture in grado di modificare la struttura stessa dei crateri. Tutto l’oggetto è in movimento frenetico, come se fosse sul punto di … scoppiare. Una sfera che traballa a causa di un massa interna in qualche modo libera di muoversi. Niente di macroscopico, ovviamente, ma la conclusione quasi certa è che l’oceano non è locale, ma totale.  Una somiglianza enorme con Europa, ma i geyser mostrano che Encelado vuole farci notare quello che ha al suo interno e lo spara fuori per permetterci di studiarlo in dettaglio.

Non tutto è tranquillo al polo nord. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Non tutto è tranquillo al polo nord. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Fessure che indicano una agitazione interna. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Fessure che indicano una agitazione interna. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Terreno antico segnato da attività giovane. Una visione affascinante. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Terreno antico segnato da attività giovane. Una visione affascinante. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI

Sto semplificando di molto la trattazione, ma vorrei che questo articolo fosse letto da tutti e che si comprendesse bene l’importanza fondamentale di un satellite di dimensioni quasi ridicole. Piccolo sì, ma capace di formare un anello, l’anello E, frutto del materiale che fuoriesce dagli sbuffi e che si inserisce in orbita attorno al gigantesco pianeta. Un gesto grandioso e globale.

Encelado e il suo anello E. Un segno grandioso per un piccolo corpo celeste. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Encelado e il suo anello E. Un segno grandioso per un piccolo corpo celeste. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI

Si potrebbero mostrare centinaia di foto meravigliose di tutte queste caratteristiche. Non è difficile trovarle, basta andare QUI e divertirsi a vedere come agisce il nostro Davide senza alcun timore reverenziale verso i fratelli più grandi di lui.

Le "cose" più importanti restano, comunque, i geyser, quei getti provenienti sicuramente dall’oceano sottostante. Come già detto, sembra proprio che Encelado voglia raccontare la sua storia e i suoi misteri più segreti. Vuole farsi sentire, vedere e studiare a fondo. “Su di me non c’è bisogno di scavare, scalfire pietre, fare illazioni: basta solo analizzare il messaggio che mando all’esterno”.

Le spaccature del polo sud, da cui fuoriesce il vapore dei geyser. Il colore azzurro è dovuto alla "grana" più grande delle particelle depositate al suolo. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI
Le spaccature del polo sud, da cui fuoriesce il vapore dei geyser. Il colore azzurro è dovuto alla "grana" più grossa delle particelle depositate al suolo. Ovviamente, nessun cratere (o quasi) su un "vestito" così nuovo. Fonte: NASA/JPL-Caltech/SSI

Peccato che quando Cassini è partita nessuno poteva minimamente pensare di portarsi dietro strumentazioni adatte alla scoperta della vita biologica. Tuttavia, si può tentare di farlo in modo indiretto, anche se nessuna conclusione può essere definitiva.

Certo è che i pennacchi hanno tutte le caratteristiche dei geyser e della loro composizione (acqua, molecole organiche e vari composti tra cui il sale). Mancando l’ammoniaca (ottimo anticongelante), si può concludere che sia proprio il calore interno a mantenere l’acqua calda e farle svolgere un lavoro fantastico nei fondali dell’oceano. Lasciatemi parlare di qualcosa che capita sul nostro pianeta. Vi sono esperti in questo circolo che potranno sicuramente migliorare la mia descrizione estremamente semplificata.

Fino a non molti anni fa, si pensava che la luce solare fosse l’unica a fornire l’energia necessaria alla vita. La fotosintesi ne era l’esempio più classico. Ben presto, però, si scoprì che nelle profondità degli oceani, a causa del calore interno e delle reazioni tra acqua e rocce vicine, poteva presentarsi la chemiosintesi, un sistema in grado di mantenere la vita anche senza l’aiuto dell’energia solare. In un primo momento si pensò che ciò potesse avvenire attraverso resti biologici sprofondati nell’oceano. Poi, però, si concluse che si potevano produrre sostanze organiche utilizzando solo sostanze inorganiche. Un processo capace di produrre energia e far proliferare organismi del tutto peculiari.

Il contatto tra l'acqua liquida e le rocce innesca il meccanismo della serpentinizzazione. Senza entrare nei dettagli (magari lo farà Peppe), si ottengono idrocarburi e idrogeno molecolare, capaci di “nutrire” innumerevoli forme di vita.  Si pensa, addirittura, che la vita sulla Terra possa essere cominciata in questo modo.  Zone perfette perché avvenga  questo scambio energetico sono le sorgente idrotermali, intorno alla cui bocca è un fiorire di organismo biologici. Le fonti idrotermali fanno risalire l’acqua fino all’esterno, dando luogo ai geyser e portano con sé elementi chimici che sono una specie di carta d’indentità di ciò che succede laggiù in fondo.

In particolare, dovrebbe uscire l’idrogeno molecolare, un indizio fortissimo dei processi che avvengono a grandi profondità, nell’interazione tra acqua e roccia, dove brulica la vita. Cosa possiamo concludere? Che, anche se Cassini non può  scoprire direttamente la vita, può però scoprire l’idrogeno molecolare.

Se esso verrà trovato negli sbuffi durante il passaggio ravvicinato appena avvenuto ci sarebbe un forte indizio che il fondale dell’oceano possa “brulicare” di vita. Una prova indiretta, ma abbastanza “pesante” per richiedere una missione dedicata.

Dopo tanti robottini marziani, un bel robottino enceladiano il piccolo satellite se lo meriterebbe davvero. Sarà una mia fissazione, ma penso –se la scienza avrà ancora un peso nelle future missioni spaziali future- che la prima forma di vita aliena si troverà su Encelado… Io non ci sarò più, ma faccio comunque una scommessa.

Lasciatemi concludere questo articolo di presentazione e di partenza, per qualcosa che spero sia ancora più entusiasmante, con una riflessione che nasce fin dai tempi dei Voyager. La razza umana è abituata a pensare al freddo come a un qualcosa che blocca qualsiasi attività. Il mondo del gelo è un mondo che non si muove, che attende o si cala in un sonno eterno. Favole che avevano condizionato anche la fisica e ben mi ricordo quando si pensava che i satelliti di Giove e Saturno (per non parlare dei corpi ancora più lontani dal Sole) fossero oggetti ghiacciati, geologicamente immobili, immagini antichissime bloccate da una temperatura che sfiorava lo zero assoluto. Solo le comete, avvicinandosi al Sole, tornavano in vita… ma erano piccole, schegge che tanto potevano dire, ma la cui massa ne limitava l’informazione più generale sulla nostra casa cosmica.

I vulcani di Io, prima, e poi via via tutte le altre lune hanno fatto cambiare radicalmente le idee. La marea poteva scaldare e rendere geologicamente vivi anche i mondi del sonno eterno. La fonte di calore poteva anche non essere quella primigenia, dovuta al decadimento radioattivo. Su Giove tutto funzionava bene. Averci pensato prima… (in effetti qualcuno aveva previsto un Io attivo, ma sembrava una “sparata” che la missione avrebbe facilmente smentito).

Su Saturno le cose diventarono meno ovvie, a parte Titano che con la sua atmosfera e le sue dimensioni andava collocato a parte. Encelado, ma non solo, ha dato indicazioni inaspettate e la fonte del calore è diventata ben più sofisticata. Poi è arrivato Tritone (il grande “dimenticato”) con i suoi sbuffi di vapore e molto altro (ma quando ci torniamo, accidenti?!).

Dov’era finita la rigidità dovuta al freddo? Sembrava quasi che capitasse il contrario: più ci si allontanava dalla fonte energetica più importante, il Sole, e più l’attività diventava frenetica. In fondo, in fondo, anche se non vi erano spiegazioni plausibili, quasi tutti i planetologi si aspettavano che Plutone e Caronte tutto fossero meno che due belle “addormentate”. E chissà cosa ci mostrerà il prossimo oggetto della fascia di Kuiper.

La dinamica planetaria ha acquistato una valenza fisica sempre più importante. L’attività geologica legata a fonti di calore che non possono essere quelle dei mondi più grandi e/o vicini alla stella, dimostra sempre più che le fasi di “stabilizzazione” di questi oggetti lontani hanno giocato e giocano un ruolo decisivo, che supera il freddo in cui sono ibernati. Eccentricità variabili, processi dinamici lunghi e magari ciclici, sono tutto ciò che possiamo sospettare. Poi, magari, si troverà qualche nuovo espediente usato da pianeti che non vogliono assolutamente addormentarsi.

Insomma, fatemelo dire: stiamo assistendo alla rivincita del freddo! Forse molte favole dei bambini andrebbero riscritte…

 

Un caso raro l’oceano sotterraneo di Encelado? Non sembra proprio…

QUI un simpatico video Curiuss-one che spiega come è stato possibile dedurre la presenza di un oceano sotto la crosta di Encelado grazie all'osservazione dei suoi movimenti libratori

17 commenti

  1. Mario Fiori

    Mi sono sempre trovato bene anche negli inverni rigidi e non ho mai rimpianto troppo il sudore in fronte di Agosto, anche se ovviamente l'estate mi piace, ed allora partiamo verso gli angoli congelati del Sistema Solare dandoci una scongelatina con l'ammoniaca di Caronte, torniamo indietro a farci un po' di cura idrotermale su Encelado e poi fermiamoci ad ammirare Saturno ed il lontanissimo Sole su qualche spiaggia di Titano, sulla via del ritorno una visitina immancabile a scoprire cosa nasconde Europa.
    Buonissima ed efficace spiegazione Enzo in attesa del Grande Peppe che ci illumini ulteriormente.

  2. Diego

    Ben detto Enzo finalmente si aprono gli occhi anche sulla chemiosintesi io ne sono stato un convinto sostenitore.
    Enzo non hai citato Cerere anche lui con presenza di una qualche attività nel sottosuolo vedi geyser e bernoccoli vari :wink:

  3. Non l'ho citato volontariamente... La faccenda per lui non è chiarita e sembra che il silenzio regni sovrano.... attendiamo che qualcosa si muova (al momento potremmo dire che ha ghiaccio sotto al vestito... ma quanto?)

  4. Diego

    Ah!! Ok perfetto. 8)

  5. adriano

    Speriamo che si sveglino e mandino una missione almeno su Encelado, altro che catturare un asteroide con i costi astronomici che dovrebbero sostenere

  6. Aldebaran

    Raccogliamo firme x dire BASTA ROBOTTONI SU MARTE: CI AVETE STUFATO!

  7. caro Aldebaran... saremmo una goccia in un mare. Speriamo che la NASA riesca ancora a pensare scientificamente e confermi le ipotesi di una missione sul "mio" satellite :mrgreen: :roll:

  8. Aldebaran

    Secondo me il vero motivo x cui la NASA invia robot su Marte è la futura colonizzazione da parte degli USA del primo vero avamposto dopo la Terra...Insomma, roba in cui la scienza c'entra davvero poco e tanto con le solite politiche di conquista tipicamente americane!

  9. Diego

    @Aldebaran. Dici bene la scienza è relegata a serva del potere si sa, anzi si mascherano finanziamenti elargiti in nome della ricerca quando il vero scopo è la mera supremazia.. Bleah!!! :(

  10. Lampo

    Con sto maledetto GW vogliono inculcarci nella testa che ormai il pianeta terra sta diventando sempre più inospitale e Che saremo costretti ad andare a colonizzare un altro pianeta dove poter vivere felici e contenti.... Purtroppo la gente ci crede e le Agenzie Spaziali buttano via soldi per studi e viaggi inutili...

  11. Lampo

    Comunque un oggetto che anziché pulire la sua orbita si crea un proprio anello...è davvero uno spettacolo!

  12. ciao Lampone! Un bacione a Lampina e Lampino...
    il tuo passato scientifico ti fa capire molto bene la situazione... :mrgreen:

  13. Lampo

    Dici bene caro Enzo...grazie ed un abbraccio anche a voi!

  14. Diego

    Ciao Lampo ben ritrovato... Grazie!!

  15. Guido

     

    Encelado and E ring. Processed using calibrated red, green, and blue filtered images of Enceladus taken by Cassini on March 15 2017.

    Credit: NASA/JPL-Caltech/SSI/CICLOPS/Kevin M. Gill

     

    Mi permetto di postare quest'immagine, non recente per la verità ma, secondo me, di grande fascino. Rilevo in particolare il "baffo" curvilineo inferiore, i geyser superiori e l'ombra proiettata sul finissimo anello E.

    Pura poesia.

  16. grazie Guido... bellissima veramente!!

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